Non a caso, per quanto riguarda la pittura, da Antonio Mangione Nino Della Notte
è stato accostato a due poeti, Comi e Bodini, la cui sensibilità e salentinità
vanno ben oltre lo scorcio paesaggistico diventando tormento e, nello stesso tempo,
estasi interiore attraverso lo smarrimento in una selva di simboli e di emblemi che
annichilano e sublimano la coscienza.
Questa comunanza e connessione di tematiche
che il Mangione rileva tra la poesia di Bodini e di Comi e l'arte del Nostro si può
riscontrare anche nelle sue poesie in cui la preghiera del tempo si propaga su
una piana assolata di pietre fiorite e di case dai muri bianchi.
La musicalità dei versi, inoltre, il lampo visivo, la tragica associazione di parole
stridenti fra loro è la base da cui sorge la poetica di Nino Della Notte. L'adesione
al verso libero, franto da enjambement, a volte, invece, salmodico, risucchia la
coscienza del lettore nell'oblio, nell'abbandono dei sensi, in sublimi contemplazioni.
E dall'attesa-contemplazione si passa subitaneamente al travaglio della vita con
immagini che scorrono verso un nulla informe e s'annegano nell'inconscio primordiale
collettivo della morte. A conferma di ciò ecco la sua ultima poesia, il suo ultimo
flash visivo, la sua ultima fotografia dell'anima:
SANGUE SULL'ASFALTO
Un grande vuoto nell'anima |