sei sul sito di Giovanni Fraterno
Introduzione
In sintesi, l'entusiasmante storia di come sono giunto a scrivere quello
che si può leggere su questo sito web e sul sito con
Ultimus.
E allora giù a spiegare, soprattutto sui newsgroup, che dire
quella cosa di cui sopra è dire un'idiozia, e nel farlo scendendo
a livelli del pensiero logico sempre più bassi,
e talmente bassi che un giorno Giovanni si è chiesto:
"Ma come è possibile che ci sia gente che si rifiuti di
"Vuoi vedere che è tutta una balla anche la cosa che raccontano
gli storici, e cioè che l'anno zero non esiste nemmeno dal
punto di vista storico ?"
capire cose così semplici, e come è possibile che queste
cose non le abbiano fatte proprie nemmeno gli Antichi ?"
Ebbene, indagando e interpretando correttamente un
documento ben noto agli storici moderni (una lettera scritta da Dionigi il Piccolo
al vescovo Petronio), Giovanni scoprì che effettivamente
l'anno zero esiste anche dal punto di vista storico, ed è il
753 A.U.C. .
Le spiegazioni di Giovanni sui newsgroup che erano scesi fino
all'arbitraria designazione degli intervalli di tempo,
però, consentirono
a Giovanni stesso di dar corpo ad una designazione di questi ultimi
duale rispetto a quella impiegata dalla matematica corrente.
Designazione duale degli intervalli di tempo del tutto legittima,
al punto che Giovanni ci ha costruito sopra una matematica, la MOC,
una matematica senza zero del tutto coerente, e dove però
alberga solo il discreto.
Ma a questo punto Giovanni si è chiesto:
"Come è possibile che la semplice duale designazione
degli intervalli, ha condotto ad un prodotto, la MOC,
tanto diversa dalla matematica corrente, con appunto quest'ultima
che contempla sia il continuo che il discreto ?"
"Vuoi vedere che c'è qualcosa di inventato nella
matematica corrente ?"
Pensa che ti ripensa, effettivamente Giovanni scopre che il
continuo numerico e quello geometrico,
come non esistono nella MOC, così non esistono
nemmeno nella matematica corrente, ma sono stati
inventati a seguito dell'adozione di arbitrarie convenzioni.
Non contento Giovanni fa vedere, e proprio adottando
i simboli numerici della matematica corrente (e quindi
anche lo zero), che la Realtà effettivamente può essere
descritta numericamente impiegando solo i numeri
con sviluppo decimale limitato.
Il continuo, insomma, Giovanni ha fatto vedere che è un perfetto sconosciuto al mondo vero.
Rimarebbe l'incognita del movimento in una Realtà
tutta discreta, dove tutto è finito
e limitato e dove
è contemplato il vuoto.
Ma anche questa contestazione viene da Giovanni fatta cadere, facendo presente che il movimento è concepibilissimo nel discreto, basta che avvenga a scatti.
Il vero vincitore di questa storia è il discreto, mentre
il grande sconfitto è il continuo, e con esso, la grandezza
fisica continua per eccellenza, il tempo, che nel discreto
viene ridimensionato al rango di semplice invenzione di comodo.
Tutto, in sostanza, rimane perfettamente come è adesso,
anche se prima o poi ci sarebbe bisogno di una rifondazione,
peraltro solo formale, della matematica corrente, su
basi esclusivamente discrete.
Il discreto ha il pregio o il difetto (e questo dipende dai punti di vista) di ridimensionare tutte le teorie che si fondano sull'invenzione del continuo, al rango di semplici modelli ingegneristici, e di rendere viceversa ridicole tutte quelle teorie che si fondano contemporaneamente sull'invenzione del continuo e del tempo.
Giovanni
lunedi 16° giorno di dicembre 2002