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<< Che la gente di Melk non sapesse affatto che a Melk ci fosse un campo di concentramento è notoriamente una sciocchezza e una menzogna>>, osservava il dottor Hans E., un altro sopravvissuto nel campo di concentramento. Ogni giorno gli internati venivano condotti nei pressi della stazione da dove, dopo essere stati caricati su dei vagoni merci in attesa su uno dei binari laterali, erano portati al luogo di lavoro. Nel loro cammino per raggiungere la stazione marciavano attraverso la città; spostandosi in due turni, colonne di internati apparivano in città quattro volte al giorno. Gli abitanti devono avere visto gli internati visibilmente esausti e in condizioni miserevoli. Mentre alcuni al ritorno dal lavoro si trascinavano faticosamente, quelli ancora in forze trasportavano <<i moribondi o quelli già morti, fin dentro al campo, su delle travi incrociate che avevano raccolto da qualche parte>>.

 

Gordon J. Horowitz All’ombra della morte (capitolo " Fuori dal monastero")

 

 

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L'abbazia benedettina di Melk che sovrasta il borgo omonimo e fronteggia il lager



Il sottocampo di Melk e il lavoro in galleria


Il sottocampo di Melk fu fondato nell'ambito del progetto di dislocazione delle industrie belliche (cfr. la scheda n. 2 - Mauthausen - all'anno 1942). La cittadina dominata dalla celebre abbazia benedettina fu scelta per la presenza di alcune caserme risalenti alla I guerra mondiale, dove si insediarono le SS. Il campo (ufficialmente sorto il 20 aprile 1944, in omaggio a Hitler) venne fatto costruire dai prigionieri trasferiti da Mauthausen, il cui primo nucleo giunse a Melk il 23 aprile (un migliaio di deportati politici francesi). Ai deportati furono fatte costruire le infrastrutture per raggiungere, con la ferrovia, la località di Roggendorf, circa 4 km a Est, dove si cominciò a realizzare un complesso sistema di gallerie per la produzione di cuscinetti a sfera e di altre componenti per l'industria bellica. L'insieme dell'operazione, cui era principalmente interessata la ditta Steyr-Daimler-Puch AG (collegata, dopo il 1938, agli "Hermann Göring Reichswerke"), fu denominata in codice "Progetto Quarzo".
Ogni mattina i deportati venivano caricati su carri bestiame per raggiungere il cantiere delle gallerie; qui la produzione bellica fu avviata nel dicembre 1944, mentre parallelamente proseguivano i lavori di scavo. In marzo gli stabilimenti sotterranei coprivano un'area di ben 7.880 metri quadrati. I lavori si svolgevano in condizioni disumane e specialmente quelli relativi allo scavo delle gallerie portavano al rapido esaurimento fisico dei deportati, insufficientemente nutriti, alloggiati e vestiti ("Di 10.000 uomini non più di 1.000-1.200 erano dotati di camicia e solo la metà possedeva delle scarpe" - G.J. Horwitz, All'ombra della morte, p. 135).




Il clima, le sevizie, le condizioni di lavoro aggravavano la situazione. Nel novembre 1944, nel campo fu costruito un crematorio (ditta Topf - la stessa che si aggiudicò l'appalto di Auschwitz-Birkenau) mentre gli inabili e i malati gravi venivano rinviati a Mauthausen per l'eliminazione diretta (camere a gas del campo centrale o di Hartheim) o tramite il passaggio al Revier ("Campo russo").

A Melk furono trasferiti prigionieri di ogni nazionalità: tra gli altri, polacchi e ungheresi (in gran parte ebrei provenienti da Auschwitz nell'estate 1944), francesi, italiani, sovietici, jugoslavi, austriaci e tedeschi, greci.
Una statistica delle SS registra un totale di 5.000 decessi (tra cui 300 italiani); a questa cifra, non completa, vanno aggiunti più di 1.500 malati eliminati a Mauthausen o Hartheim.
Circa 14-15.000 persone furono complessivamente deportate a Melk, dove il numero più alto di prigionieri raggiunto fu di circa 10.000 presenze.
Con l'avvicinarsi dei sovietici, le SS evacuarono il campo. L'11 aprile 1945 si cominciò lo sgombero dei 7.800 prigionieri presenti: 1.500 giovani, giovanissimi e malati furono inviati a Mauthausen; una quarantina di malati gravi e intrasportabili fu uccisa sul posto, secondo una pratica usata in molti sottocampi di Mauthausen. Il grosso dei prigionieri fu avviato con trasporti fra il 13 e il 15 aprile 1945 verso il campo di Ebensee, ormai sovraffollato e ridotto in condizioni indescrivibili (v. più avanti la scheda su Ebensee).
Del campo di Melk rimane soltanto un Memoriale contenente il crematorio.



Bibliografia
Fondamentale è lo studio di Bertrand Perz, purtoppo non tradotto in italiano: Projekt Quarz. Steyr-Daimler-Puch und das Konzentrationslager Melk, Wien 1991, 523 pp. (ne esiste anche una riduzione: Konzentrationslager Melk, Wien 1992, 57 pp.)
Molti disegni del deportato francese Daniel Piquée-Audrain, Plus jamais ça!, Parigi 1967 sgg., si riferiscono a Melk.
Nello studio di Gordon J. Horwitz, All'ombra della morte. La vita quotidiana attorno al campo di Mauthausen, Padova, Marsilio, 1994, il cap. "Fuori dal monastero" è interamente dedicato al Lager di Melk (pp. 131 sgg.).

 

arrowb3.gif (1338 byte) IL LAVORO IN GALLERIA

IL CASTELLO DI HARTHEIM anarrow.gif (973 byte)