Poesie dei bambini di Terezín

46. PRINCIPIO

 Eri tu colei che i miei passi ha guidato

 grigia, crudele, senza felicità,

 i veli delle nebbie davanti alle mie mete hai filato.

 È passato il tempo ormai delle nostre ingenuità,

 sulle nostre strade è caduta una nuvola di piombo.

 Ci ha tagliato le mani e ci ha storpiato così,

 che abbiamo perduto anche la fede.

 Questo eri tu stendardo della morta città,

 vanitosa per amore, la via per la Dama

 speranze e bastoni hanno gettato ombre su di te.

 Per quelli che hanno avuto di fronte la morte

 sei stata del mondo il quadro

 e lo stesso per me

 Eppure una vergogna eri !

 Io ti ho superato !

 Ed il sole dall'alto è divampato

 tra gli alberi i raggi tremolavano,

 le bimbe … bambole rococò

 pecore rococò sull'erba han pascolato,

 la città ho visto animata,

 ho sentito suonare la fatica,

 le donne ho visto - fiammeggianti stelle,

 i mazzi ravvivati dei vestiti estivi

 Ho capito che il sole non si è spento

 per le ombre sul mio pellegrinaggio.

 E senza domande ho inteso

 nel rosso raggio solare

 che nelle mani la vita ci cadrà

 quando ce la conquisteremo.

 (Jirka Polak)

47. Senza titolo

 Vorrei andare sola

 dove c'è un'altra gente migliore

 in qualche posto sconosciuto

 dove nessuno può uccidere

 

 Ma forse ci andremo in tanti

 verso questo sogno,

 in mille forse

 - e perché non subito ?

 (Alena Synkovà  nata il 29. 4. 1926 - liberata)

48. Senza titolo

 Il male di Terezín

 15 letti, 15 targhe di nomi

 15 creature senza genealogia,

 15 corpi tormentati dai rimedi,

 letti percorsi da secoli di sangue:

 15 corpi che vogliono vivere qui,

 30 occhi che cercano quiete,

 teste rasate che ricordano la galera.

 Santità delle sofferenze

 a cui vorrei sottrarmi.

 incanto dell'aria da un giorno all'altro

 impregnata di strani odori

 e di fiori.

 Le infermiere passano col termometro,

 le madri sospirano un sorriso

 il cibo che danno qui è un vero lusso.

 Troppo lunga è la notte per un giorno troppo breve.

 Malgrado tutto non voglio abbandonare

 questa stanza più grande,

 la mia polmonite

 e le infermiere, ombre vaganti

 che aiutano i piccoli malati.

 

 Vorrei restare qui, piccolo malato,

 in questo luogo di visite mediche,

 finché non sarò guarito.

 Poi vorrei vivere

 e tornarmene a casa.

 (Anonimo)

 

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