Il nazismo  e i campi di concentramento

«Plus jamais ça»

mostra fotografica e documentale

Album Auschwitz - testi

da «Album Auschwitz» a cura di Israel Gutman, Bella Gutterman e Marcello Pezzetti - G. Einaudi Editore - 2008

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Il campo di Auschwitz-Birkenau: un percorso storico tra le immagini

di Marcello Pezzetti

Fin dal 1933 i nazisti avevano utilizzato i campi di concentramento (Konzentrationslager, KL) come lo strumento più efficace per procedere alla nazificazione della società tedesca. Attraverso una serie di misure preventive e repressive il regime diede forma giuridica al principio secondo cui potevano essere effettuati arresti in massa di avversari politici. Si assistette dunque all'istituzione di una rete di luoghi di detenzione - generalmente ampliamenti di prigioni già esistenti, come le carceri di Berlin-Tempelhof e di Lichtenburg, appositamente edificati, come quello di Dachau - che costituirono il cosiddetto «sistema concentrazionario». Nel giro di pochi anni l'intero sistema venne incrementato e riorganizzato attraverso l'attivazione di grandi «campi principali» (Hauptlager) - Sachsenhausen, Buchenwald, Flossenbürg e, per le donne, Ravensbrück -, ognuno dei quali si sarebbe dotato di una serie di «sottocampi» (Nebenlager). Il numero degli internati, a partire dal 1936, aumentò in modo consistente attraverso l'inserimento di nuove categorie di prigionieri, soprattutto di cosiddetti «asociali». Nel 1938 anche nel territorio appena «annesso» dell'Austria venne istituito un imponente complesso concentrazionario: quello di Mauthausen. Gli ebrei generalmente non vennero imprigionati nei lager (a parte alcuni di essi perché appartenenti alle categorie sopracitate), tranne per un breve periodo in occasione dello scatenamento della cosiddetta «notte del pogrom del Reich» (Reichspogromnacht), avvenuta tra il 9 e il 10 novembre del 1938. Nel 1939 lo scoppio della guerra produsse un cambiamento strutturale, funzionale e geografico nel sistema concentrazionario, principalmente perché la sua popolazione venne incrementata in modo esponenziale con la deportazione dei prigionieri di guerra, oltre che di un numero rilevante di civili che avversavano la politica di occupazione nei loro territori nazionali. La Polonia fu teatro di una delle più feroci campagne tedesche di conquista dell'Europa centro-orientale: nel tentativo di espandere il Reich verso Est, il territorio occupato venne separato in due parti [fig. 1] quella nord-occidentale, confinante con la Germania, da annettere e da «germanizzare» nel tempo più breve possibile, e quella centro-orientale da trasformare in una «discarica umana» da utilizzare come serbatoio di forza­lavoro (Governatorato Generale). Il Reichsführer delle ss Heinrich Himmler, teorizzatore di questa «pulizia etnica su grande scala» (ethnische Plurbereini­gung), pensava di raggiungere tale obiettivo espellendo la popolazione ebraica e parte di quella polacca dai territori annessi, insediandovi progressivamente «persone di origine etnica tedesca» (Volksdeutsche) provenienti da territori sovietici. Non è un caso che i primi campi di concentramento istituiti venissero ubicati in queste zone: Stutthof, messo in funzione nei pressi della città di Danzica il 2 settembre del 1939, il giorno successivo all'invasione, e, otto mesi dopo, Auschwitz, nella Slesia orientale. Nell'agosto del 1940, all'interno del Reich, ma ai confini della Polonia, sarebbe entrato in funzione anche il «campo di lavoro» (Arbeitslager) di Groß-Rosen, inizialmente come sottocampo di Sachsenhausen, ma trasformato in struttura autonoma nel giro di dieci mesi. Il 25 gennaio del 1940 Himmler fece svolgere un'inchiesta per stabilire quali luoghi nelle zone da annettere fossero adatti all'istituzione di un campo di concentramento [fig. 2]. Dopo due ispezioni, compiute dall' Ha up tsturmfiihrer delle ss Rudolf H6B, proveniente dal campo di Sachsenhausen, venne individuata come adatta allo scopo una ex caserma dell'esercito polacco (ventuno edifici, di cui otto a due piani) nei pressi del villaggio di Oświęcim, strategicamente ubicato tra Cracovia e Katowice. Lo stesso Höß il 27 aprile ne fu nominato comandante. Il campo, ritenuto inizialmente sfruttabile come luogo di quarantena e transito per prigionieri polacchi da inviare come forza-lavoro all'interno del Reich, venne subito utilizzato per la lotta contro la resistenza, con l'inserimento al suo interno di oppositori politici e membri dell'intellighenzia nazionale. Il primo trasporto di prigionieri polacchi, 728 uomini provenienti dalla prigione della città di Tarnów, ebbe luogo il 14 giugno. Alla fine dell'anno i prigionieri registrati sarebbero stati 7879, ma gruppi consistenti di prigionieri continuavano anche a essere trasferiti nei campi di concentramento del Reich. In questo primo periodo, i detenuti furono impiegati prevalentemente in durissimi lavori edili sia nel campo stesso, sia nella zona circostante. Himmler, infatti, aveva deciso che il luogo Auschwitz/Oświęcim sarebbe diventato un modello di insediamento tedesco all'Est. Fu quindi istituita un'«area di interesse» (Interessengebiet) che avrebbe dovuto essere sfruttata da un punto di vista agricolo, dopo l'evacuazione della popolazione polacca ebraica e in parte di quella cattolica ivi residenti. Gli ebrei di Oświęcim erano, nella primavera del 1940, più di 5000, ma in autunno, a causa della loro espulsione dai villaggi circostanti, raggiunsero la cifra di 7613, ovvero ben oltre la metà dell'intera popolazione locale. Nel mese di agosto dello stesso anno nel campo venne messo in funzione, per scopi sanitari, come in tutti i campi del Reich, un crematorio (crematorio I), le cui fornaci furono costruite dalla ditta Topf & Söhne di Erfurt. Nel gennaio del 1941, anche per la presenza limitrofa del campo, la IG-Farben, il più importante complesso industriale chimico tedesco, stabilì di installare i suoi impianti di fabbricazione di caucciù e carburanti sintetici (la «Buna») in una zona ubicata tra il villaggio di Oświęcim e quello di Monowice. Essa avrebbe utilizzato il lavoro schiavo dei prigionieri a un «prezzo» fissato con l'amministrazione del campo: 4 Reichsmark al giorno per i lavoratori specializzati, 3 per i lavoratori comuni. La dirigenza della IG-Farben aveva però posto tra le condizioni per il nuovo insediamento industriale anche l'espulsione degli ebrei e dei polacchi dalla zona, ovvero della popolazione non tedesca. L'11 febbraio venne istituita una commissione, diretta dallo stesso comandante Höß, per studiare la «fattibilità» delle espulsioni. Una settimana dopo, tuttavia, intervenne Göring ordinando la sola espulsione degli ebrei, non più quella dei polacchi, da impiegare invece come costruttori della «Buna». La decisione venne subito ratificata da Himmler. Agli inizi dei mesi di marzo e di aprile, in due selvagge retate, tutta la comunità ebraica locale sarebbe stata deportata in due grandi ghetti istituiti nella regione: Sosnowiec e Bendzin, per poi essere riportata ad Auschwitz nella primavera del 1942 e nell'estate del 1943 per essere eliminata nelle camere a gas di Birkenau. Il 10 marzo, quando effettuò la sua prima visita ad Auschwitz, Himmler diede l'ordine di ingrandire il campo fino a ospitarvi 30 000 prigionieri, mettendo a disposizione del gruppo industriale IG-Farben 10 000 detenuti per la costruzione delle sue fabbriche nella zona di Dwory, distante otto chilometri dal lager. Subito dopo l'aggressione nazista dell'Unione Sovietica, nel campo iniziarono a essere deportati gruppi di prigionieri di guerra russi (saranno in totale oltre 10 000). I primi arrivarono a luglio, tuttavia i trasporti più consistenti giunsero a partire dal 7 ottobre. Essi provenivano da Neuhammer e da Lamsdorf, ovvero da due dei numerosi campi per prigionieri di guerra (Stalag) dove venivano fatti transitare i militari sovietici catturati sulle linee del fronte. All'interno del campo di Auschwitz fu istituito un «campo di lavoro per prigionieri di guerra russi» (Russische Kriegsgefangenen-Arbeitslager), dove il tasso di mortalità risultò altissimo a causa delle continue esecuzioni e del trattamento disumano da parte del corpo di guardia. Su 600 di essi e su 250 prigionieri polacchi ammalati, giudicati non più in grado di lavorare, agli inizi del mese di settembre fu sperimentato, nei sotterranei del blocco II del lager, il gas Zyklon B (acido cianidrico assorbito su supporto poroso inerte, utilizzato fino ad allora per la disinfestazione delle baracche e del vestiario) per la prima grande sperimentazione di assassinio di massa. Successivamente una parte dell'obitorio del crematorio I venne «adattata» a camera a gas. In questa installazione «provvisoria» di messa a morte col gas furono eliminati interamente i primi trasporti di ebrei provenienti dai ghetti dell'Alta Slesia. Vennero sporadicamente assassinati anche gruppi di prigionieri di guerra sovietici e detenuti giudicati «inabili» al lavoro nel corso dell'Aktion 14 f 13, ovvero l'operazione che prevedeva l'uccisione, nei campi di concentramento, di quei prigionieri la cui capacità lavorativa fosse ritenuta definitivamente compromessa. Il crematorio I avrebbe continuato a esercitare la sua saltuaria funzione omicida fino alla fine del 1942, per essere del tutto abbandonato nell'estate del 1943, quando sarebbe stato trasformato in un rifugio antiaereo. In previsione dell'arrivo di un numero sempre più alto di prigionieri russi, alla fine di settembre del 1941 venne ordinata la costruzione di un nuovo lager, posto a tre chilometri da quello di Auschwitz, sul territorio del villaggio di Brzezinka, in tedesco Birkenau, con la denominazione di «campo per prigionieri di guerra» (Kriegsgefangenenlager, KGL). Il primo progetto del campo, previsto per quasi 100 000 persone, venne presentato il 7 ottobre dall'ufficio costruzioni del campo (Bauleitung). Tuttavia, nel giro di due mesi, a Berlino fu presa la decisione di sfruttare su larga scala il lavoro dei russi nelle fabbriche legate all'industria di guerra. Birkenau, conseguentemente, avrebbe accolto prevalentemente prigionieri ebrei, come confermato da Himmler in un telegramma del 25 gennaio 1942. Pochi giorni prima, il 20 gennaio, aveva avuto luogo a Wannsee, nei pressi di Berlino, una conferenza in cui era stata definitivamente pianificata la sorte degli ebrei d'Europa. Il processo di persecuzione degli ebrei era iniziato in Germania nel 1933 non con il loro internamento nel «sistema concentrazionario», come si è visto, ma attraverso una politica di progressiva esclusione dalla società tedesca che avrebbe dovuto concludersi in un'emigrazione di massa. Questo processo, che era partito con leggi e disposizioni volte a escluderli da ogni attività economica e professionale, aveva raggiunto un punto di non ritorno con la promulgazione delle Leggi di Norimberga, che decretavano, su basi «biologiche» la loro definitiva esclusione dalla «comunità del popolo» (Volksgemeinschaft). Ovviamente non c'era alcuna giustificazione scientifica, ma per la prima volta nella storia questo proposito era messo in atto da uno Stato nel pieno esercizio delle sue funzioni. Nel 1938 fu attivata una campagna di «arianizzazione» delle imprese ebraiche e si assistette a una radicalizzazione nella politica antiebraica che si concretizzò nella Reichspogromnacht. Essa provocò le prime uccisioni collettive e fu seguita da arresti di massa. Era chiaro, comunque, che la soluzione di quella che i nazisti chiamavano «questione ebraica» (Judenfrage) attraverso l'emigrazione fosse destinata a fallire, perché non erano stati stipulati accordi con le nazioni che avrebbero dovuto accogliere questi «profughi», ma soprattutto per la presenza di grandi masse di popolazione ebraica nei territori che la Germania nazista aveva l'intenzione di conquistare e in parte addirittura di annettere. Con lo scoppio della guerra e la conquista della Polonia i nazisti avevano pensato di poter realizzare l'emigrazione, questa volta forzata, di tutti gli ebrei residenti nel Reich, ma avevano dovuto affrontare problemi pratici insormontabili già all'interno di quei territori: l'alto numero di esseri umani da «spostare» (dalle zone annesse verso il Governatorato Generale) aveva fatto fallire i primi tentativi di «reinsediamento» (Umsiedlung). Questo aveva favorito il piano di ghettizzazione degli ebrei all'interno delle aree urbane. Per i nazisti, tuttavia, la ghettizzazione della popolazione ebraica polacca era una misura temporanea, in attesa di condizioni favorevoli per attuare una «soluzione» definitiva. Nel giugno del 1941 venne invasa l'Unione Sovietica. Le modalità con cui era stata effettuata questa campagna avrebbero avuto conseguenze devastanti innanzitutto su una parte rilevante della popolazione ebraica russa, ma poi anche su quella dell'Europa intera. Era infatti stata presa la decisione di procedere, in quei territori, con l'uccisione sistematica degli ebrei, prima solo degli uomini, poi anche delle donne e dei bambini, attraverso esecuzioni di massa ad opera di componenti di reparti speciali di fucilatori, le Einsatzgruppen. Dalla fine del mese di luglio si era poi iniziato a strutturare un piano sistematico di annientamento dell'ebraismo europeo, partendo da quello polacco ormai totalmente ghettizzato. Göring aveva dato l'incarico di «predisporre i preparativi necessari dal punto di vista organizzativo, concreto e materiale per la soluzione complessiva della questione ebraica nell'intera zona di influenza tedesca in Europa» a Heydrich, capo del Reichssicherheitshauptamt (RSHA, l'Ufficio centrale di sicurezza del Reich, l'organismo nato a Berlino il 27 settembre del 1939 dalla fusione tra il Sicherheitsdienst (SD, il Servizio di sicurezza) e la Sicherheitspolizei (Sipo, la Polizia di sicurezza), che aveva al suo interno la «sezione ebraica» IV B 4 affidata ad Adolf Eichmann. Alla fine dell'estate, sfruttando l'esperienza accumulata durante l'operazione di uccisioni dei disabili «T4», chiamata eufemisticamente «eutanasia»), era stata avviata una sperimentazione di uso del gas, inalato da bombole di monossido di carbonio o proveniente dagli scarichi di motori di vetture e camion. Per l'eliminazione sistematica degli ebrei del ghetto di Łódź, nella zona annessa del Wartheland, il metodo adottato era stato quello dei camion a gas (Gaswagen). L'azione aveva avuto inizio in dicembre nei pressi del villaggio di Chełmno, sul fiume Ner [fig. 3]. Nel Governatorato Generale, invece, erano stati inviati gli uomini della «T4», sotto il comando di un collaboratore di Himmler: Odilo Globocnik. Per realizzare l'uccisione in massa di tutti gli ebrei rinchiusi nei ghetti era stata scelta l'utilizzazione di camere a gas fisse in cui veniva inalato il gas di scarico di motori di camion. L'operazione sarebbe stata chiamata in seguito Aktion Reinhard e sarebbe stata effettuata in tre luoghi adibiti allo scopo: Belzec, Sobibór, Treblinka. Ad Auschwitz, come si è visto, veniva introdotto un altro cambiamento: il comandante Höß stava sperimentando l'acido cianidrico (Zyklon B) e aveva già individuato, con l'aiuto di Eichmann, il luogo dove sarebbe stata messa in funzione la prima installazione fissa a Birkenau, il bunker I. Quando ebbe luogo la conferenza di Wannsee, l'eliminazione della popolazione ebraica dell'Europa intera non solo era già stata decisa e ne erano già state stabilite le modalità, ma in diversi territori era già stata messa in atto (i paesi baltici, la Russia Bianca, l'Ucraina e la regione annessa del Wartheland). Si trattava ora di coordinare tutte queste operazioni, in particolar modo la deportazione degli ebrei dai paesi dell'Europa occidentale verso quello che stava per diventare il più grande cimitero ebraico della storia: Birkenau. Nel corso della conferenza venne anche stabilito che una piccola parte delle persone deportate avrebbe dovuto, prima della sua eliminazione, essere sfruttata attraverso il lavoro schiavo per l'industria tedesca, se giudicata «adatta» allo scopo. Il campo di Birkenau si stava preparando a ricevere convogli di ebrei da tutti i paesi europei, oltre che dai territori annessi al Reich. Sarebbero stati deportati: dal 26 marzo dalla Slovacchia, dal 30 marzo dalla Francia, dal 17 luglio dall'Olanda, dal 5 agosto dal Belgio, dal 18 agosto dalla Jugoslavia, dal 7 novembre dal resto della Polonia, dal 10 dicembre dalla Norvegia, dal 10 dicembre dalla Germania [fig. 4]. Conseguentemente, nella seconda metà del mese di marzo, a pochi giorni di distanza dall'attivazione del primo centro di messa a morte dell'Aktion Reinhard, ovvero Bełżec, una fattoria limitrofa al campo di Birkenau ancora in costruzione venne trasformata in un impianto contenente due camere a gas, intorno al quale furono scavate fosse in cui seppellire i corpi delle persone assassinate. Esso venne chiamato «bunker 1», dai prigionieri detto anche «casetta rossa» (domek czerwony). Durante i primi mesi tutti i componenti dei convogli qui inviati, provenienti in gran parte dai vicini ghetti dell' Alta Slesia, furono immediatamente inviati alla morte in queste due camere a gas. Un ristretto numero di convogli come i primi provenienti dalla Slovacchia e dalla Francia, subì tuttavia una sorte diversa: i suoi componenti, prevalentemente giovani uomini e donne, furono inizialmente immatricolati e inseriti nel campo, per essere teoricamente utilizzati per il lavoro schiavo. In realtà la quasi totalità di essi morì o fu uccisa poi nell'arco di poche settimane. Di fronte al previsto aumento del numero dei trasporti, nel mese di giugno una seconda fattoria fu adattata a impianto omicida, provvisto in questo caso di quattro camere a gas: il «bunker 2», chiamato anche «casetta bianca» (domek bialy), attorniato sempre da fosse comuni. Gli ebrei deportati venivano «scaricati» su una banchina appositamente realizzata, denominata appunto Judenrampe, nei pressi dello scalo merci della stazione ferroviaria di Oświęcim, e trasportati ai due bunker con camion militari [fig. 5]. Alla fine di aprile, in occasione dell' arrivo di un convoglio proveniente dalla Slovacchia, i nazisti avevano iniziato a praticare sugli ebrei deportati la tristemente famosa «selezione iniziale»: un medico delle ss, in pochi minuti, effettuava una scelta fra le persone ritenute «abili» al lavoro, da inserire nel campo, e quelle «inabili», in genere l'80 per cento (ma questa percentuale poteva variare in base ai bisogni momentanei del campo), da inviare immediatamente alla morte col gas. Solo i medici ss del campo (Lagerärzte) erano abilitati a effettuare questa selezione che essi designavano con l'espressione «servizio sulla rampa». Non si conosce il nome di ciascuno di essi, ma a partire dai documenti d'archivio, dalle inchieste giudizi arie e dalle testimonianze dei sopravvissuti è stato possibile identificare i seguenti:

Eduard Wirths, Standortarzt, medico capo del campo (dal 10 settembre 1942 fino alla fine);

Heinz Thilo (dal 27 luglio 1942 al 9 novembre 1944);

Joseph Mengele (dal 30 maggio 1943 fino alla fine);

Karl Entress (dall'11 dicembre 1942 al 20 ottobre 1943);

Horst Fischer (dal 1° novembre 1942 al 1° novembre 1943);

Hans König (dal settembre 1943 fino alla fine);

Franz Lucas (nel 1943)

Bruno Kitt (dal 29 giugno 1942 fino alla fine);

Fritz Klein (dal 26 maggio 1943 fino alla fine);

Paul Kremer (dal 30 agosto 1942 al 18 novembre 1942);

Georg Meyer (dal 17 luglio 1942 al 9 novembre 1944);

Heinrich Plaza (nel 1944);

Erwin von Helmersen (dal 21 agosto 1943 al 25 ottobre 1944);

Helmut Vetter (da dicembre 1941 a marzo 1943);

Werner Rohde (dall'11 marzo 1943 a metà 1944);

Hans Münch (dal 30 maggio 1943).

Anche dei farmacisti, come Viktor Capesius, e dei dentisti del campo, come Willy Frank e Willi Schatz, avrebbero ugualmente compiuto delle selezioni. Il 17 e 18 luglio Himmler effettuò una visita nel complesso di Auschwitz. Dopo aver visto lo svolgimento delle operazioni di messa a morte, diede l'ordine di dissotterrare e di bruciare tutti i cadaveri degli ebrei assassinati e seppelliti. Da quel momento essi avrebbero dovuto essere sistematicamente cremati a cielo aperto nelle stesse fosse. L'estrazione dei cadaveri dalle camere a gas e la loro bruciatura erano obbligatoriamente assegnate a un gruppo di ebrei stessi, denominato Sonderkommando. Gli effetti personali delle vittime venivano rapinati e depositati in baracche edificate in un'area posta tra Birkenau e Auschwitz I, chiamata Effektenlager I, o anche Kanada I. Gli ebrei «selezionati» per il lavoro erano costretti a sottoporsi a procedure di accoglimento e di immatricolazione, che prevedevano, tra l'altro, il tatuaggio del numero di matricola direttamente sulla pelle dell'avambraccio sinistro. Auschwitz fu l'unico campo nazista dove fu introdotta questa pratica [fig. 6]. Nel 1942 la Germania nazista stava raggiungendo gli obiettivi che si era prefissata: dopo essersi spinta, nei territori orientali, quasi fino a Mosca e avere conquistato gran parte dell'Europa centro-occidentale, stava preparando l'invasione di quella del Sud. La deportazione di un numero ancora più consistente di ebrei nel complesso di Auschwitz sarebbe stata conseguente, ma la capacità omicida delle installazioni esistenti avrebbe dovuto essere notevolmente aumentata. Venne allora pianificata la costruzione di quattro giganteschi impianti all'interno dei quali ci fosse la possibilità di far spogliare le vittime, ucciderle e liquidarne i corpi. Queste «fabbriche» della morte sarebbero state chiamate crematori II, III, IV, V. In questo periodo Birkenau era formato ancora da due soli settori: il BIa, per le donne, e il BIb, per gli uomini. Entrambi erano dotati, oltre che degli alloggi e delle cucine, di due strutture simili, denominate Sauna, in cui avvenivano l'accoglimento, la disinfestazione e l'immatricolazione dei prigionieri. Nel timore che i nuovi arrivati potessero portare nel campo delle malattie infettive, soprattutto il tifo, si stabili che essi dovessero essere sottoposti, subito dopo l'immatricolazione, a un periodo di isolamento, per cui, in genere, venivano rinchiusi in appositi blocchi detti di «quarantena» [fig. 7]. Qui i detenuti dovevano apprendere le durissime regole del campo, in un ambiente in cui la sopravvivenza era fortemente compromessa da condizioni igienico-sanitarie disumane e da insopportabili maltrattamenti. Successivamente tutti erano avviati al lavoro schiavo, sia all'interno del campo che all'esterno, nelle fabbriche ubicate nel circondario. Il pericolo maggiore, comunque, era rappresentato dalle «selezioni» interne, quasi sempre effettuate da medici, che colpivano i prigionieri ebrei in massa, ma fino alla primavera del 1943 anche i non ebrei. Il 27 aprile di quell'anno Himmler avrebbe ufficialmente sospeso l'«eutanasia» per i detenuti nei campi di concentramento, ordinando che anche i prigionieri «non idonei al lavoro» venissero recuperati per impieghi adeguati. Questa decisione, tuttavia, non sarebbe stata applicata nei confronti degli ebrei: per essi non era previsto recupero alcuno, perché venivano considerati dai nazisti come già morti dal momento in cui avevano messo piede sulle rampe di Birkenau [fig. 8]. A causa della mancanza di manodopera, provocata dagli eventi bellici, il 1942 vide un accordo tra vari circoli industriali tedeschi e le ss che portò a un impiego massiccio dei prigionieri dei campi, dati in «affitto», per cui nel complesso di Auschwitz si assistette alla creazione e alla proliferazione di sottocampi in prossimità delle sedi di varie industrie. Accanto alle industrie della IG-Farben, sul territorio del villaggio di Monowice, a circa 8 chilometri dallo Stammlager, per dare alloggio a quei detenuti costretti fino ad allora a recarsi a lavorare quotidianamente sul luogo, nel mese di luglio fu istituito il lager di Monowitz. Presto questo sarebbe diventato un campo a sé, dotato di strutture autonome. Fu messo in funzione anche un ospedale. Anche qui i medici delle ss effettuarono «selezioni» interne (le uccisioni poi avvenivano a Birkenau). Sorsero altri sottocampi: Golleschau, Jawiszowitz, Chelmek; ne sarebbero seguite altre decine l'anno successivo. In autunno il complesso di Auschwitz incominciò a svuotarsi di gran parte dei suoi prigionieri non ebrei, soprattutto polacchi: essi venivano inviati con periodici trasporti nei vari campi di concentramento ubicati all'interno del Reich. Al contrario, da questi ultimi furono prelevati i prigionieri ebrei ancora presenti, circa 1600, per essere trasferiti in un solo luogo, appunto Auschwitz. Come si legge in un documento del WVHA, l'Ufficio centrale dell'economia e dell'amministrazione delle ss, datato 5 ottobre 1942, «tutti i KL diventano "liberi dagli ebrei" (judenfrei)». Dagli inizi del 1943 incominciarono a essere deportati a Birkenau sistematicamente gli ebrei rinchiusi nel ghetto di Theresienstadt; dal 20 di marzo anche i primi dalla Grecia, precisamente dal ghetto di Salonicco, a cui sarebbero seguiti quelli dall'Italia, dal 23 ottobre. Nello stesso anno si concluse l'edificazione del più vasto settore di Birkenau, il BII, composto da sei sottosettori: BIIa, b, c, d, e, f , detti anch'essi lager e separati tra loro da filo spinato elettrificato [Fig. 9]. Questo significativo ampliamento del campo, ivi comprese le strutture per la «realizzazione del trattamento speciale» (Durch­führung der Sonderbehandlung), come era eufemisticamente chiamata l'uccisione col gas, era stato autorizzato nel settembre dell'anno precedente dal ministro del Reich per gli armamenti e la produzione di guerra Albert Speer. Il primo settore a essere attivato fu, in febbraio, il BIIe. Es­so venne denominato anche «campo per famiglie di zingari»(Familienlager für Zigeuner, o Zigeunerlager), perché al suo interno vennero rinchiusi sinti e soprattutto rom, deportati ad Auschwitz in base a un decreto emanato da Himmler il 16 dicembre del 1942. Essi, pur non subendo la «selezione iniziale», condivisero la sorte degli ebrei: sarebbero stati quasi tutti sterminati, insieme, nel corso dell' anno successivo. A metà luglio i prigionieri maschi vennero spostati dal settore BIb al BIId, che divenne il «campo degli uomini» (Männerlager); tutto il settore BI fu utilizzato, di conseguenza, come «campo delle donne» (Frauenlager). Nel settore BIIf lo stesso mese venne istituito il cosiddetto «ospedale» maschile (Häftlingskrankenbau für Männer) e il BIIa venne adibito, dal mese di agosto, a «quarantena» per prigionieri maschi (Quarantänelager für Männer). Nel mese di settembre, prevalentemente per scopi propagandistici, nel BIIb venne rinchiusa una categoria «speciale» di prigionieri: gruppi di famiglie di ebrei deportati dal campo­ghetto di Theresienstadt, che fino ad allora avevano subito la stessa sorte degli altri. Essi furono i soli ebrei che non furono costretti a subire la «selezione iniziale»; tuttavia la quasi totalità sarebbe stata eliminata in due tragiche Aktionen nel corso del 1944. Il BIIe sarebbe diventato, nel 1944, un vero e proprio «campo di transito» (Durchgangslager), soprattutto per le prigioniere ebree deportate dall'Ungheria. Tra la primavera e l'estate vennero messe in funzione le quattro strutture di messa a morte la cui costruzione era iniziata l'anno precedente (il 14 marzo la prima e il 25 giugno l'ultima). I crematori II e III erano strutture complesse [fig. 10]. Sotto il livello del suolo si trovava una grande sala adibita a spogliatoio, lunga 50 metri, dall'aspetto neutro, equipaggiata con panchine e appendiabiti. I nazisti «consigliavano» agli ebrei di ricordarsi con precisione il numero del loro appendiabito e di allacciare le loro scarpe perché si potessero più facilmente ritrovare dopo la «doccia». In seguito le vittime dovevano entrare in un locale dall'aspetto assolutamente asettico: prima le donne con i bambini, poi gli uomini. Questa sala, che in realtà era un'immensa camera a gas, poteva contenere più di 1500 persone ed era dotata di false docce. Quando era interamente riempita veniva violentemente spinto al suo interno l'ultimo gruppo di uomini. Solo allora la porta poteva essere ermeticamente chiusa. L'ufficiale medico delle ss che dirigeva queste operazioni omicide era colui che in precedenza aveva effettuata la selezione sulla rampa. Egli dava l'ordine al personale del servizio sanitario, munito di maschere a gas, di versare i cristalli di Zyklon B attraverso alcune aperture ricavate nel soffitto. L'effetto del gas era devastante: erano sufficienti circa dieci minuti perché morissero tutti. Venti minuti dopo venivano accesi i ventilatori per l'estrazione del gas presente nel locale: questa operazione era necessaria per permettere ai prigionieri del Sonderkommando di entrare nella camera a gas per estrarre i cadaveri. Alcuni di questi uomini erano poi costretti a tagliare i capelli delle donne uccise e a strappare i denti d'oro e le protesi dai cadaveri. Successivamente mettevano i corpi su un montacarichi che li trasportava nella sala dei forni (cinque impianti con tre aperture ciascuno) posta al livello del suolo. Gli impianti di cremazione erano collegati a un unico camino, alto circa 16 metri. Dopo la cremazione, le ossa ancora integre erano sminuzzate con pestelli e setacciate. Le ceneri, infine, venivano gettate in un fiume, la Sola o la Vistola, o in alcuni casi utilizzate come fertilizzante. Come i primi due, anche i crematori IV [fig. 11] e V erano identici e simmetricamente collocati, tuttavia le loro installazioni si trovavano esclusivamente a livello del suolo. Nella parte alta era stata inserita una sala contenente otto forni crematori, collegati a due camini alti oltre 16 metri (più stretti però di quelli dei primi due), così come un grande locale utilizzato sia come spogliatoio sia come morgue. Nella parte bassa erano state invece ricavate tre camere a gas di dimensioni più ridotte rispetto a quelle dei primi due. I cristalli di Zyklon B erano versati da un membro del personale del campo appartenente al servizio sanitario (ss-Sanitiätsdienst) attraverso piccole finestre laterali che poi venivano chiuse ermeticamente, come nei bunker. In questo periodo il numero dei prigionieri addetti al Sonderkommando nei quattro impianti venne aumentato fino a raggiungere la cifra di 400. Nella storia dell'umanità non erano mai stati realizzati impianti che fossero in grado di uccidere un numero così elevato di esseri umani. Successivamente le autorità del campo fecero smantellare il bunker I e disattivare il bunker 2, ritenuti ormai superflui. Alla realizzazione di queste strutture, dunque all'assassinio del popolo ebraico, parteciparono anche ditte private tedesche, in particolare la Topf & Söhne di Erfurt. Nel mese di novembre l'Obersturmbannführer delle ss Arthur Liebehenschel sostituì il comandante Rudolf Höß. Il complesso di Auschwitz, giudicato ormai troppo vasto e ingestibile, fu suddiviso in tre parti: Auschwitz I (Stammlager), Auschwitz II (Birkenau) e Auschwitz III (Monowitz). La gestione di tutti i sottocampi fu affidata alla direzione di Auschwitz III. Sempre nel corso del 1943, anche nel complesso di Ausch­witz si sviluppò una delle pratiche più criminali effettuate dai nazisti: la sperimentazione medica sui prigionieri. Il professor Clauberg e il dottor Schumann, membri delle ss, effettuarono esperimenti sulla sterilizzazione di massa su migliaia di prigionieri-cavie, sia donne sia uomini prevalentemente ebrei. Il medico capo del complesso, il dottor Eduard Wirths, fece ricerche sul cancro del collo dell'utero. L'ufficiale medico delle ss Josef Mengele compì esperimenti «antropologici» (voleva dimostrare la superiorità della «razza ariana») su determinati gruppi, soprattutto zingari e gemelli che, successivamente, venivano uccisi con iniezioni di fenolo al cuore. Il professore di anatomia Paul Kremer condusse ricerche sugli effetti della malnutrizione sugli organi interni, ricerche che prevedevano l'assassinio dei detenuti. Il dottor Vetter sperimentò nuovi medicinali per la ditta Bayer. Alcuni medici, come i dottori Friedrich Entress e Horst Fischer, sottoposero i detenuti a operazioni chirurgiche solo per apprendere nuove tecniche. Il dottor Emil Kashub effettuò esperimenti dermatologici. Il complesso di Auschwitz, inoltre, fornì cavie umane per sperimentazioni che venivano compiute in altri campi (da qui fu prelevato il «materiale» per una raccolta di scheletri effettuata dal professor Hirt nel campo di concentramento di Strutthof-Natzweiler). Tra la fine del 1943 e l'inizio del 1944 si conclusero a Birkenau i lavori di costruzione di strutture di primaria importanza, come un altro deposito degli effetti personali (Effektenlager II, chiamato anche Kanada II) e la Zentralsauna, la nuova struttura in cui si procedette all'immatricolazione dei nuovi arrivati e alla disinfestazione degli indumenti dei detenuti [fig. 12]. Nell'estate del 1944 si diede avvio all'«azione ungherese», ovvero allo sterminio della comunità ebraica residente in Ungheria (oltre 400 000 persone). Per questo scopo fu costruito un prolungamento ferroviario fino all'interno dello stesso campo di Birkenau e venne richiamato Rudolf Höß a sovraintendere l'operazione (non a caso venne denominata anche Aktion Höß). Dal mese di maggio gli ebrei sarebbero stati sottoposti alla «selezione» iniziale su una banchina interna, chiamata Bahnrampe, e avviati ai crematori a piedi. Dopo di loro fu la volta delle persone sfruttate nell'ultimo ghetto ancora in funzione in Polonia: quello di Lódź. A causa dell'elevatissimo numero di ebrei deportati in questo periodo (oltre che dall'Ungheria e da Lódź continuavano ad arrivare numerosi convogli dal resto dell'Europa occupata), i nazisti riattivarono il bunker 2; inoltre, dal momento in cui fu chiaro che la capacità di messa a morte delle camere a gas era superiore a quella di liquidare i cadaveri nei forni crematori, vennero scavate cinque fosse per la cremazione a cielo aperto accanto al crematorio V e una nei pressi del bunker 2. In questa fase di massima capacità di messa a morte del campo venne di proposito potenziato l'organico del Sonderkommando, che raggiunse la cifra di ben 873 prigionieri (cifra che venne mantenuta per tutto il periodo estivo) [fig. 13]. In maggio fu attivato un settore che non sarebbe mai stato completato: il BIII, chiamato anche Mexico. Esso venne utilizzato, come il BIIc, come campo di transito per donne ebree, prevalentemente ungheresi. Le condizioni di vita in questo settore furono, se possibile, ancor più terribili che nel resto del campo. Nell'estate del 1944 il complesso di Auschwitz raggiunse la sua massima espansione: lo Stammlager, Auschwitz I, arrivò a contenere oltre 40 costruzioni, 28 delle quali adibite a blocchi per i prigionieri, mentre il campo di sterminio di Birkenau superò addirittura le 360 costruzioni, 250 delle quali consistenti in blocchi per i detenuti, prevalentemente ebrei. Già verso la fine di luglio il personale della Sezione politica del campo (la Politische Abteilung) incominciò a bruciare le liste con i nomi delle persone messe a morte col gas, cosi come altri incartamenti, registri e documenti, ritenuti «compromettenti». Tuttavia, due fotografie aeree scattate dall'aviazione americana mostrano chiaramente che il 13 settembre le grandi strutture adibite allo sterminio degli ebrei, a Birkenau, erano ancora intatte, tranne ovviamente il primo impianto omicida, ovvero il bunker I. Il 7 ottobre i prigionieri membri del Sonderkommando diedero vita a un'eroica quanto disperata rivolta, riuscendo a mettere fuori uso il crematorio IV. Da questo momento i nazisti, oltre a uccidere gran parte degli uomini coinvolti nella rivolta (due giorni dopo l'organico del Sonderkommando era ridotto a poco più di 200 uomini), misero in atto un sistematico processo di smantellamento delle strutture di sterminio, portando via anche il materiale da costruzione e svuotando i magazzini. Il 14 ottobre si iniziò proprio dal crematorio IV. Nel corso dello stesso mese incominciarono a essere smontate anche le baracche del settore BIII (Mexico), che vennero poi spedite sia nel campo di Groß-Rosen, sia in altri campi ubicati all'interno del Reich. Nel mese di novembre vennero finalmente sospese le azioni di sterminio sistematico degli ebrei. Subito dopo fu formata un'apposita squadra di lavoro (Abbruchkommando), composta in gran parte da donne, per smantellare i crematori II e III. Gli edifici furono smembrati pezzo per pezzo, partendo dagli impianti interni. L'ultimo appello generale si svolse il 17 gennaio del 1945. Negli ultimi cinque mesi le autorità del campo avevano proceduto a una ulteriore riduzione dei prigionieri, trasferendone oltre 65 000 all'interno del Reich. Nel complesso si trovavano ancora circa 67 000 prigionieri, nella quasi totalità ebrei: poco più di 31 000 a Birkenau e ad Auschwitz I e oltre 35 000 a Monowitz e nei sottocampi. Lo stesso 17 gennaio il «medico del campo» (Lagerarzt) Horst Fischer fece bruciare, di fronte al blocco II di Auschwitz I, l'archivio dell'infermeria. La stessa cosa avvenne a Birkenau e nei vari sottocampi. Cataste di libri e documenti non ancora distrutti l'anno precedente furono poi bruciati in altri uffici. Il 18 gennaio iniziò l'evacuazione generale del campo. Nell'arco di cinque giorni, circa 5800 prigionieri furono incolonnati e avviati, a piedi e su vagoni merci scoperti, verso altri campi nel Reich al riparo dall'arrivo delle truppe sovietiche. Durante il lungo tragitto di queste tragiche «marce della morte», le guardie di scorta naziste uccisero i prigionieri non più in grado di camminare, oltre a quelli che tentavano di fuggire. Solo 9000 persone, in genere ammalate o non più in grado di camminare, rimasero nei loro alloggi. Pili di 700 di queste, tuttavia, furono ancora uccise nei giorni successivi. Il 20 gennaio una divisione delle ss ritornò per distruggere, con la dinamite, le carcasse dei crematori II e III. Tre giorni dopo, un'altra divisione diede fuoco alle baracche-magazzino del Kanada II: l'incendio durò parecchi giorni. Il 26 gennaio un gruppo di uomini delle ss, probabilmente sotto la guida di Josef Mengele, fece esplodere l'ultima struttura muraria di un impianto di sterminio ancora in piedi: quella del crematorio V. Il 27 gennaio l'esercito russo raggiunse il campo. I militari dell'Armata Rossa trovarono ancora in vita circa 7000 prigionieri, molti dei quali moribondi. Alcuni magazzini, così come alcuni vagoni ferroviari, erano ancora pieni di oggetti saccheggiati agli ebrei, tra cui 840 000 capi di abbigliamento femminile, 43 525 paia di scarpe, un numero spropositato di spazzolini da denti, occhiali, giocattoli e altri effetti personali, oltre a 400 protesi e a 7 tonnellate di capelli rasati alle donne dopo la loro uccisione [fig. 14].

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