La
Seconda Guerra Mondiale l’ha combattuta col grado di caporal maggiore.
E’ stato in Albania e in Jugoslavia, nella Divisione Macerata,
122° Reggimento, Fanteria. Ricordo
quand’ero piccolo che raccontava di quegli anni, di quando il
suo battaglione venne preso in un’imboscata e lui fu tra i pochi
a salvare la pelle. Aveva anche caricato sulle spalle un suo compagno
ferito e insieme erano riusciti a sfuggire alla carneficina. E’
la storia che poi ha dipinto in uno dei suoi quadri. L’8 settembre
del 1943 era ancora in Jugoslavia, quando venne firmato l’Armistizio.
C’era poco da stare allegri. Nessuno sapeva più cosa fare:
consegnare le armi al nemico o continuare a combattere, sapendo che
non sarebbero arrivati più rifornimenti dalle retrovie. Decise
di approfittare della situazione e con altri suoi compagni abbandonarono
le armi e fuggirono. Riuscì a tornare a casa a piedi dalla Jugoslavia,
ma dovette rimanere nascosto, perché era ricercato come disertore.
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