Il viaggio come metafora attraverso la prosa

Quell’ultimo volo

di Giuseppe Sanna

La consueta passeggiata per le strade della mia città volgeva al termine, così come quella calda e umida giornata estiva, le strade pullulavano delle solite formiche indaffarate nei loro futili lavori domestici, troppo impegnate a perdere tempo per osservare quanto fosse bello il mondo. Le sue mille facce, i suoi mille colori. Tutto ciò quel che vedevo in quella calda serata estiva mi faceva pensare quanto bello fosse il mondo, e quanto valesse la pena viverlo. Tutti i giorni brutti che avevo vissuto fino ad allora non avevano importanza, e anche se l’avessero avuta un tempo, andava pian piano sparendo dinnanzi alla bellezza del tramonto, giallo nei suoi colori incontaminati dalla stupidità dell’uomo, e viola, nei suoi colori regalati dall’ambizione degli uomini.

Il maestoso ponte che si ergeva alto sul fiume era ricco di simboli e significati, tanti quanto erano i metri che lo dividevano dallo strato indifferente dell’acqua grigia. Millenni di storia non avevano senso accanto a quel bellissimo sole morente dietro il ponte e le torri di cemento, al confine tra l’ormai scuro cielo estivo e il vivo fiume spezzato.

I miei passi riecheggiavano sul pelo dell’acqua, mentre ero sospeso sopra un’immensa lastra di cemento a metri e metri da quell’acqua simbolo di vita e di morte. Sentivo i miei passi spaventare la pace dell’acqua, la freddezza del cemento e il calore del sole, la insensibilità del cielo e la sensibilità delle formiche. Vera o finta che fosse.

Tutto quanto non ha senso, questo discorso non ha senso, il cielo non ha senso, con le sue mille e false tonalità di colore. Questa passeggiata non ha senso, tutto non ha senso.

L’unica cosa che ha senso è il fiume, sempre là, imperturbabile, donatore di vita e portatore di morte, fonte di sogni e uccisore di speranze. Come la mia.

Il mio volo non ha mai avuto inizio, il mio volo annunciato. Sono stato debole e le mie speranze sono al termine, così come questa serata estiva, tanto calda e umida, vitale e fastidiosa.

Ma il mio volo deve avere inizio e durare a lungo per poi avere una fine, che turberà anche l’imperturbabile fiume, la sensibilità delle persone e l’insensibilità del cielo.

Ora inizia il mio volo, e ora finisce, iniziando con un caldo sorriso e terminando con un gelido pianto, in un solo vigliacco istante, in un solo coraggioso volo. Quell’ultimo volo.

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