Firenze, settembre anno primo


INTERVENTO DI CARL SHAPIRO


Quando mi avete invitato a venire qui, nella meravigliosa Firenze, non avevo ancora le idee ben chiare su cosa volesse dire, in concreto, la costituzione di un "movimento". Certo, le analisi di Tommaso Cuomo sono di estremo interesse, e trovo quanto mai gratificante partecipare ad una iniziativa comune con persone i cui interessi e le cui idee convergono pienamente con ciò in cui credo e penso io stesso. Ho ritenuto tuttavia opportuno proporre alla vostra attenzione queste mie osservazioni, che per ragioni di maggiore precisione ho messo per iscritto, e che ora vi leggerò.
Darò per scontata tutta l'elaborazione precedente a questa riunione; non starò perciò a sottolineare i vantaggi connessi all'azione sociale condotta per mezzo di un "movimento", nè la necessità che il nostro lavoro si svolga al di fuori dei canali politici tradizionali; non insisterò sul ruolo della cultura nè su quello della gente comune e sull'importanza della loro partecipazione volontaria e disinteressata.
Attirerò invece la vostra attenzione sulla questione dell'arte, e sull'importanza che, a mio avviso, deve essere attribuita ai fondamenti estetici del movimento. Quando parlo di "fondamenti estetici" non voglio essere frainteso: non intendo dire, e mi pare ovvio, che il nostro movimento debba consistere in una compiaciuta elaborazione del bello; quanto, piuttosto, che l'arte prodotta e vissuta dai membri stessi del movimento, bella e meno bella, pregevole o di scarso valore intrinseco, capace di attirare l'attenzione di un pubblico di spettatori o semplicemente auto-produttiva, quest'arte collettiva deve essere il fondamento principale del nostro movimento. Quando parlo di "fondamenti estetici" intendo perciò dire che il movimento deve trovare la sua ragion d'essere ed il suo sviluppo ulteriore nel coinvolgimento di individui ai quali sia capace di suscitare "voglia d'arte", non tanto nel suo significato passivo, l'arte che fa spettacolo, che va guardata e consumata, quanto nel suo significato altamente attivo, nel ruolo autoproducentesi che viene attribuito ad attori i quali non hanno bisogno di spettatori per essere tali, nè hanno bisogno di un mercato economico e di un pubblico di consumatori.
Non voglio insistere ulteriormente su questi concetti perchè mi pare che essi, a grandi linee, siano ampiamente condivisi da tutti i qui presenti. Mi preme invece sviluppare il discorso sui termini operativi necessari per realizzare un programma del genere.
Uno scambio di vedute con l'amico Cuomo mi ha convinto che l'esistenza stessa del movimento cui vogliamo dar vita debba essere legata alla capacità spontanea dei singoli gruppi di organizzarsi e di autoperpetuarsi come momento di produzione artistica. Ritengo perciò condizione essenziale ed irrinunciabile che il nucleo fondamentale del movimento sia costituito da gruppi di lavoro, da una molteplicità e pluralità di piccole associazioni spontanee che si riconoscano negli ideali e nelle maglie organizzative del movimento ma che, tuttavia, conservino una loro peculiare autonomia operativa.
Immagino, con Cuomo, la struttura del nostro movimento come costituita da una miriade di tali gruppi di lavoro, molti dei quali informali e perciò difficilmente quantificabili in termini numerici, ma tutti ugualmente percepibili nella qualità delle loro produzioni artistiche. Una rete di gruppi di lavoro come struttura-base del nostro movimento: questa è l'immagine organizzativa che io e Cuomo proponiamo e sottoponiamo alla vostra attenzione. E' l'immagine di gruppi attivi nella produzione musicale, letteraria, cinematografica, pittorica, artistica nel senso più ampio ed illimitato della parola; è l'immagine di gruppi autonomi, indipendenti tra loro per quel che riguarda le condizioni della loro operatività, ma sempre in reciproco e stretto contatto per quel che riguarda lo scambio di esperienze e lo sviluppo culturale.
Propongo di chiamare genericamente gruppi-base i gruppi di lavoro che ho sommariamente descritto. Ciascun gruppo-base dovrà essere posto in condizione di operare e di avere fruttuosi rapporti e scambi di esperienze con altri gruppi-base, anche attraverso la costituzione di quelli che, con Cuomo, chiamerò gruppi di coordinamento, composti da rappresentanti dei vari gruppi-base, in essi liberamente eletti o sorteggiati.
Individuerei inoltre una terza figura, che chiamerò gruppi di comunicazione, il cui compito essenziale dovrà essere quello di favorire, in tutti i modi e le forme possibili, appunto la comunicazione dei gruppi fra di loro e, soprattutto, fra ciascun gruppo ed il mondo ad esso esterno, la realtà sociale multiforme, la società civile, le altre organizzazioni ed istituzioni, lo stato politico.
Direi che questa struttura elementare, costituita da gruppi-base, gruppi di coordinamento fra i diversi gruppi-base , e gruppi di comunicazione a sostegno del rapporto fra gruppi-base e mondo esterno, possa costituire l'ossatura del movimento. Al di là e al di sopra di questa ossatura non porrei nulla, se non la semplice pratica, valida per ciascun gruppo, di incontrarsi in una assise annuale con tutti gli altri gruppi del movimento esistenti, anche solo a mezzo di propri rappresentanti liberamente scelti o sorteggiati (anche qui, massima libertà di regole, purchè nei limiti di un contesto democratico): una assise annuale, cioè una sorta di "congresso", anzi un meeting da tenere periodicamente in realtà territoriali diverse, che verrà organizzato nei particolari da un coordinamento ristretto costituito da rappresentanti dei vari gruppi di coordinamento territoriale esistenti. Questo coordinamento ristretto non dovrebbe avere altra funzione che quella di predisporre, in termini organizzativi, la realizzazione dell'assise annuale, come unico momento valido di definizione complessiva delle linee di azione e di elaborazione delle idee del movimento.
L'attività complessiva della struttura organizzativa che Tommaso Cuomo e io proponiamo, dovrebbe perciò consistere nei singoli contributi provenienti da ciascun gruppo-base, orientato in ciò (ad un livello che definirei "logistico") dal gruppo di coordinamento territorialmente competente e da uno o più gruppi di comunicazione. Al di là e al di sopra di questi gruppi, il movimento non dovrebbe ragionevolmente avere nient'altro, con la sola eccezione di una struttura verticistica snella che, senza arrogarsi alcuna funzione direttiva o di comando, svolga le operazioni necessarie affinchè si realizzi l'autentico e solo momento "di indirizzo" del movimento, vale a dire il meeting annuale.
Ho fatto una panoramica molto veloce su ciò che Tommaso Cuomo ed io intendiamo proporre come semplice struttura di un movimento del tipo di quello cui tutti noi intendiamo dar vita. Tommaso Cuomo ha approfondito punti e questioni che io ho toccato solo marginalmente; nel frattempo, ciascuno di voi ha ricevuto uno schema riassuntivo che sottolinea i punti organizzativi fondamentali e le proposte avanzate in questa sede da me e dal professor Cuomo. Vi ringrazio per l'attenzione e vi auguro buona meditazione.

ASSISE ANNUALE (meeting)
COORDINAMENTO RISTRETTO PERMANENTE

GRUPPI DI COORDINAMENTO

GRUPPI-BASE:

gruppi-vita
gruppi-arte
gruppi-cultura
gruppi-ambiente
gruppi-pensiero
gruppi di cooperazione
gruppi-azione

SOCIETA' CIVILE



Università di Firenze, settembre anno primo:
INTERVENTO DI TOMMASO CUOMO


    Le origini
    Storia della Civilta' Umanistica
    La Settima Via