1. Il contesto.
Tommaso Cuomo ed io fummo gli autori di Shine Opera, oltre che della sceneggiatura del film L'opera leggera insieme al regista, il geniale Michel Lagare. Si trattò allora di una imponente operazione culturale, e fu certo la più importante dimostrazione di impegno diretto nella produzione artistica da parte di alcuni fondatori del movimento. Shine Opera fu, infatti, un'opera d'arte nel vero senso della parola: un lavoro teatrale suggestivo e penetrante, per le scenografie, le immagini collettive, la grande musica dei Vita, e la trama, l'evidente riferimento allegorico alle utopie che si traducono sul piano reale in regimi di schiavitù. Shine Opera fu anche allora l'invito esplicito, rivolto a tutto il movimento, a proseguire nel cammino della rigenerazione culturale, artistica e creativa, senza tentare di percorrere la strada della rivoluzione politica, come vorrà invece in seguito Musiani. 2. L'idea.
Nell'epoca delle immagini e delle comunicazioni di massa, il Movimento Umanistico non poteva perdere l'occasione di sfruttare media tanto potenti per i propri fini. Fu così che nacque Shine Opera, una tragedia destinata ad occupare per lunghi mesi i più importanti teatri d'Europa e poi, per altrettanto tempo, a riempire le sale cinematografiche di tutto il mondo.
Se cinema e teatro sono mezzi importanti di comunicazione di massa, di cui uno è antico almeno quanto l'uomo, è però anche vero che altri strumenti, altrettanto antichi, possono essere anche più potenti ed incisivi; così, se la forza delle parole può smussare le colline, la forza della musica può spianare le montagne.
Non si può, infatti, comprendere realmente l'importanza di Shine Opera se non se ne percepisce appieno la "dimensione suono", la forza persuasiva e dilagante che la musica, quella musica, ha avuto per la crescita dello stesso M.U.E.
Liberamente ispirata alla celebre Utopia di Thomas More, nasce dunque dapprima come lavoro teatrale; la versione cinematografica e l'impatto travolgente della musica dei Vita, protagonisti del film, indurranno me e Tommaso Cuomo a modificarne il titolo da Shine Opera a L'opera leggera per meglio sottolineare il ruolo dirompente e rivoluzionario della musica. La versione romanzata, successiva a quella cinematografica, non vedrà mai la propria conclusione: la morte prematura di Cuomo mi indurrà a proporne alla stampa una versione ridotta, che coincide sostanzialmente con la trama (rovesciata) dell'Utopia di Thomas More.
L'isola felice del celebre romanzo filosofico appare qui nella sua vera identità: una dittatura spietata, in cui tutto è rigidamente controllato, dove per la creatività umana non vi è posto alcuno. Shine Opera è invece un lungo musical la cui colonna sonora, trenta brani per oltre tre ore di musica, ha fatto in breve tempo il giro del mondo e venduto centinaia di milioni di copie, ed il cui ricavato è servito interamente a finanziare altre importanti iniziative del M.U.E., non ultima la realizzazione del film L'opera leggera.
La forza dilagante della musica, quella musica, commenta tutte le scene dell'opera: un lavoro interamente musicale, con ritmi via via crescenti, fino al momento della tragedia finale, la sconfitta dell'Uomo e la sua distruzione apocalittica nel deserto della morte radioattiva.
L'idea che ispirò Shine Opera è quella immortale della rigenerazione e della caduta, l'uomo che trova se stesso e poi si perde, l'uomo che esce per un attimo dall'oscurità della caverna, ma che poi cade miseramente nel baratro dell'autodistruzione. Dalla rinascita all'apocalisse, e poi il lungo monologo finale di Tony, sfigurato dagli effetti mortali delle radiazioni, in fin di vita tra le dune del deserto della morte collettiva, che trova ancora la forza di invitare gli esseri umani all'unione nella pace e nella comprensione reciproca. 3. Il soggetto.
Il film L'opera leggera si sviluppa in quattro tempi di circa un'ora ciascuno, tutti sempre accompagnati dalla musica. In breve, tre uomini decidono di abbandonare i loro paesi per raggiungere un'isola del Mediterraneo che, si dice, sarebbe abitata da una comunità di individui veramente liberi e felici. I tre raggiungono la comunità in una valle circondata da montagne, ma non vi trovano uomini liberi e felici, bensì schiavi indottrinati e sfruttati. Con l'aiuto di Tony, un giovane fatto prigioniero dai "sapienti" che governano la comunità, i tre riescono a farne insorgere gli abitanti, dando avvio ad un'autentica rivoluzione che, dopo una lunga notte di battaglia, sconfigge i tiranni.
All'alba, la comunità si ritrova finalmente libera e Paul incontra l'amore nel volto di Linda, sorella di Tony. Ma i cinque decidono di portare la loro esperienza di liberazione fuori dalla comunità, convincono gli abitanti più giovani dell'isola a lasciare quel luogo e tornano insieme nella "civiltà" per proporre a tutti gli uomini un nuovo e diverso modello di vita, fondato sulla creatività individuale, sulla partecipazione collettiva e sulla pace.
L'opera prosegue negli ambienti tipici della società dei consumi: Tony irrompe fragorosamente in una discoteca e con un intenso monologo convince la numerosa folla accalcata nel locale ad abbandonare subito il consumo passivo della musica. Ciascuno dei cinque irrompe via via in un luogo sacro della civiltà dei consumi, portando il proprio messaggio di ribellione creatrice: dopo la discoteca è la volta del grande magazzino, poi del supermercato, del bar, del ristorante; la piazza principale di una grande città diventa l'occasione per parlare ad altra gente, affinchè ciascuno possa conoscere se stesso e le proprie potenzialità creative.
Anche una stazione di polizia viene investita della forza persuasiva dei protagonisti di Shine Opera, e dopo la stazione è la volta di un ospedale, di un anonimo palazzo di vetro pieno di uffici, una banca, una fabbrica, un condominio, un museo, una radio ed una televisione, la sede di un giornale, una scuola.
La gente reagisce con entusiasmo, abbandona felice i luoghi della propria esistenza quotidiana, si riversa nelle strade, nelle piazze, nelle campagne; una marea umana si ritrova infine unita in una grande valle in fiore, immersa in un'atmosfera idilliaca, fra odori e sapori, colori e suoni, in un crescendo di sensazioni visive ed uditive. L'opera leggera prosegue mostrando la rinascita degli individui nella società moderna; milioni di persone che scoprono i propri talenti, che cominciano a creare ed a comunicare, che si incontrano, parlano, scoprono e si scoprono. Un'intera città si arricchisce di manifestazioni spontanee, di nuove opere d'arte. La gente lavora felice ma con meno dispendio di tempo, aumentano le ore libere della giornata che vengono occupate creando arte; le città si abbelliscono, gratuitamente, spontaneamente, in un clima psicologico nuovo di ritrovata fiducia e di massima disponibilità collettiva.
L'aiuto ai poveri ed agli emarginati diventa concreto, mentre i violenti, gli sfruttatori, i ladri e gli attaccabrighe irriducibili si sentono soffocare nel nuovo clima collettivo che si è venuto a creare e scappano, fuggono dalle città e dalle campagne come topi da una fogna improvvisamente in fiamme. La civiltà è risorta dalle macerie della violenza fisica e morale, della miseria, della frustrazione, dell'isolamento, dell'abbandono, dell'emarginazione, dell'incomprensione e dell'indifferenza.
La città brucia: è ghiaccio che brucia. L'opera leggera continua. Continua con l'epopea della caduta, col processo di normalizzazione, con la neutralizzazione violenta di ogni spirito creativo. Non è un'opera a lieto fine, è una tragedia.