Nel novembre dell'anno sesto della storia del M.U.E., Alessandro Musiani pubblica un libro dal titolo Quale Esistenza?, ed è subito polemica, nel Movimento Umanistico dapprima, negli ambienti culturali, nella classe politica e nel management subito dopo.
Il messaggio lanciato dal libro di Musiani è chiaro: la crisi dei sistemi sociali, politici ed economici del pianeta, ad Est come ad Ovest, a Nord come a Sud, è giunta ad un punto tale di saturazione da richiedere "un intervento globale" che travalichi i confini dell'esperienza dei singoli individui, la loro capacità di sviluppare attività conoscitive e creative per comprendere per la prima volta anche le macro-strutture, cioè le organizzazioni economiche e le istituzioni politiche almeno dei paesi nei quali il Movimento Umanistico ha già raggiunto un sufficiente livello di sviluppo, vale a dira quasi ovunque in Europa e in numerose nazioni del continente americano (Stati Uniti compresi), per poi estendersi via via su tutto il pianeta.
Il saggio di Musiani si articola in quattro capitoli, per poco più di cento pagine. Tanto da diventare esso stesso un "caso politico" internazionale, oltre che un'anticipazione straordinariamente riuscita delle tesi che, in maniera più sistematica, appariranno l'anno succesivo nel libro La Settima Via.
Nel Movimento Umanistico le tesi di Musiani vengono accolte in modo duplice: con favore da larga parte degli aderenti al Movimento, che si rilevano entusiasti all'idea di un coinvolgimento istituzionale ed economico del M.U.E.; con pesanti riserve da parte del vertice intellettuale dello stesso, e in modo del tutto negativo da Servante, Powell ed anche dal sottoscritto, che leggono nel saggio di Musiani uno stravolgimento completo dell'idea che in origine diede vita al Movimento Umanistico e ne garantì lo sviluppo successivo in tutta Europa e nel mondo.
In particolare Paul Servante, assai critico verso le posizioni assunte da Musiani, in dicembre pubblicherà un pesante articolo di critica alle tesi "interventiste", provocando così ufficialmente una spaccatura nel Movimento che condurrà fino al meeting straordinario di Stoccarda, quando due presidenze, Servante contro Musiani, sanciranno la divisione del Movimento Umanistico Europeo in "tradizionalisti" (contrari all'impegno politico diretto del M.U.E.) ed "interventisti" (favorevoli al suo coinvolgimento diretto nello Stato e nell'economia).
La tesi di Servante è chiara: il M.U.E. è nato e funziona per "garantire lo sviluppo creativo degli individui in comunità a rete, nel contesto di istituzioni politiche e di organizzazioni economiche date"; il M.U.E. esiste e lavora nella società civile, ed in particolare in quella parte della società civile che sfugge alle leggi del mercato economico e della programmazione, nonchè al dominio diretto dello Stato e dei partiti politici: il campo d'azione privilegiato del M.U.E. è "il tempo libero degli individui, riorganizzato volontariamente da ragioni di natura extra-economica, allo scopo di accrescere la creatività di ciascuno e di favorire genuine relazioni comunitarie fra esseri umani dotati di pari dignità". Voler estendere alla sfera economica ed a quella politico-istituzionale l'azione del Movimento, oltre alla pericolosità intrinseca di un'operazione del genere, secondo Servante significherebbe stravolgere tutto il lavoro compiuto da milioni di persone dalle origini del Movimento fino ad oggi, minando seriamente l'identità di un'organizzazione fortemente produttiva ed in crescita esponenziale in tutto il mondo quale è, appunto, il Movimento Umanistico.
Nel saggio "Quale Esistenza?" Musiani sostiene invece le tesi opposte: proprio lo sviluppo esponenziale del Movimento Umanistico conferma l'enorme bisogno, da parte di milioni di individui in tutto il mondo, di dare vita ad una nuova esperienza globale, non solo sociale e culturale, ma anche politica ed economica, che egli chiama Nuovo Umanesimo.
La crisi dei sistemi economici e politici del Nord e del Sud del pianeta richiede una riappropriazione della politica e dell'economia da parte degli individui e dei gruppi. Ciò comporta, nell'immediato, la trasformazione del M.U.E. da movimento in partito e, in un secondo momento, ottenuti i consensi elettorali necessari, l'impegno del M.U.E. a ridisegnare le regole della sfera economica e di quella istituzionale.
Nell'immediato, ciò produrrà la sconfitta politica dei partiti tradizionali dei paesi occidentali, perchè è necessario che il M.U.E. possa ottenere e mantenere la maggioranza assoluta nei diversi parlamenti nazionali e regionali; in secondo luogo, l'impegno politico del M.U.E. produrrà la caduta dei regimi dittatoriali e totalitari ancora esistenti nel mondo, favorendo la nascita di nuovi sistemi democratici pluripartitici nei quali, ancora una volta, il Movimento dovrà costituirsi partito ed ottenere la maggioranza assoluta dei consensi elettorali.
Due elementi, secondo Musiani, si rivelano essenziali in questa prima fase dell'impegno politico del M.U.E.: il primo, che ovunque vi debbano essere sistemi politici democratici, nei quali più partiti si contendono il diritto di governare i rispettivi paesi; il secondo, che il M.U.E. deve impegnarsi a tal punto da conquistare per sè non la maggioranza relativa ma addirittura quella assoluta dei membri dei diversi parlamenti nazionali e regionali. Senza la maggioranza assoluta, infatti, il M.U.E. dovrebbe costituire coalizioni con altri partiti politici per poter governare, e ciò comporterebbe inevitabilmente l'attuazione di politiche di compromesso che renderebbero impraticabile la realizzazione della seconda fase del progetto, quella dell'impegno del Movimento in economia.
Musiani è fiducioso: ci vorrà del tempo, forse alcuni anni, ma alla fine le sue tesi trionferanno; prima dei paesi a democrazia consolidata, poi in quelli governati da regimi dispoticvi per i quali, secondo Musiani, occorrerà ancora più tempo, forse un decennio, forse più.
La storia immediatamente successiva, però, gli darà torto, non per difetto ma per eccesso: basteranno infatti solo due anni per assistere ad uno dei massimi sconvolgimenti politici che la storia del genere umano abbia mai conosciuto.
Su di un altro punto, inoltre, la sotoria darà torto a Musiani: la trasformazione non sarà indolore, nè pacifica, tanto meno non-violenta; le prime opposizioni al disegno rigeneratore del "grande vecchio" appariranno all'indomani stesso della pubblicazione del suo libro, e cresceranno di intensità nei mesi a venire, tanto quanto le tesi di "Quale Esistenza?" saranno accettate nel M.U.E. e tradotte in fatti politici. Lo stesso Musiani pagherà di persona, con la propria vita, quel suo fuoco nella mente, quella sua irrefrenabile voglia di cambiamento che, troppo spesso nella storia travagliata della nostra specie, trasforma i liberi pensatori, gli intellettuali, in pericolosi apprendisti stregoni.