Propongo in questa sede un doppio decalogo di principi cui, a mio avviso, dovrebbe attenersi scrupolosamente ogni "attore politico" democraticamente eletto (parlamentare, sindaco, assessore, consigliere, ecc.).
L'ordine in cui vengono presentati i principi identifica una sorta di importanza dei primi rispetto agli ultimi ed una specie di priorita' nella loro applicazione, pur ritenendo che tutti i principi in questione siano altrettanto necessari ad un corretto, positivo e proficuo svolgimento dell'attivita' politica.
Si tratta inoltre di principi che interessano il modo di svolgere l'attivita' politica da parte di "attori politici" ben identificati, non riguardano percio' il metodo di scelta degli attori stessi (legge elettorale): oggetto di questo doppio decalogo e' percio' la fase due dell'attivita' politica in una democrazia, quella appunto che si svolge dopo il voto degli elettori, dopo la fase uno che si puo' identificare con la campagna elettorale. La fase due interessa percio' solo i comportamenti ed il modo di operare degli eletti, non quello degli elettori.
L'inosservanza dei principi del non fare (il primo decalogo proposto) produce come conseguenza piu' probabile l'allontanamento dei cittadini dalla politica (e quindi l'astensionismo elettorale durante la fase uno) ovvero, nei casi piu' gravi, rivolte e rivoluzioni. L'osservanza dei principi del fare produce al contrario l'avvicinamento dei cittadini alla politica, la loro partecipazione, il loro maggiore coinvolgimento nelle scelte collettive.
Il presente doppio decalogo e' naturalmente parziale e suscettibile di correzioni ed integrazioni; per un approfondimento di alcuni principi qui esposti si rinvia, tra gli altri, al libro Il futuro della democrazia di Norberto Bobbio.
I) DIECI PRINCIPI DEL NON FARE
1) Non usare e promuovere l'uso della violenza, quale che sia: rientrano pertanto in questo principio i dibattiti sulla pena di morte e sulla "guerra giusta": se vi siano eccezioni a questo principio, e quali siano (intolleranza verso gli intolleranti, ecc.), e' tuttora materia di discussione.
2) Non violare i diritti umani; questo principio va considerato insieme al primo principio del "fare" indicato piu' avanti.
3) Non rubare: il principio e' ovvio, la sua realizzazione meno, soprattutto perche' la politica ha dei costi, al di la' dell'onesta'/disonesta' dei suoi attori, e sono percio' necessarie regole chiare ed efficaci sulle modalita' di finanziamento della stessa (finanziamento pubblico e/o finanziamenti privati).
4) Non utilizzare il potere politico per favorire interessi personali, familiari, amicali. Verrebbe da dire: non raccomandare.
5) Divieto del mandato imperativo; questo principio del "non fare" va visto unitamente al principio del "fare" proposto piu' avanti, sempre al punto 5.
6) Non avere bisogno della politica per vivere; strettamente connesso a questo principio e' anche il successivo:
7) Non rinnovare la propria carica pubblica, quale che sia, per piu' di due, tre mandati elettorali. La figura del parlamentare "da una vita", del sindaco o dell'assessore o del consigliere "sempre lui" contribuisce all'idea collettiva della politica governata da una "classe" di politicanti, e frena le potenzialita' innovative che possono derivare dal ricambio personale oltre che generazionale. Moltiplicare le esperienze politiche e' inoltre utile a ciascun attore politico. Corollario necessario di questo principio e' il divieto di cumulo delle cariche: la stessa perona non dovrebbe ricoprire contemporaneamente i ruoli di sindaco (magari di una grande citta') e di parlamentare, chi e' seduto al Parlamento italiano non dovrebbe sedere anche al Parlamento europeo, ecc.
8) Non discriminare per sesso, lingua, religione, costumi; considerare ogni individuo come fine in se' e non come mezzo per realizzare altri fini (principio kantiano).
9) Non formulare false promesse: non c'e' nulla di piu' deleterio per l'immagine politica delle "false promesse"; eppure basta leggere gli ultimi dieci, venti, trenta, quarant'anni di cronaca politica (sia locale che nazionale) per rendersi conto di quante e quali siano e siano state le "promesse non mantenute".
10) Non intendere la politica solo come reazione o contrapposizione alle idee, opinioni, decisioni, azioni altrui: questo principio negativo (non fare) implica pertanto la necessita' di formulare principi positivi di proposta politica, ovvero di "fare" in propositivo e non solo di "protestare".
II) DIECI PRINCIPI DEL FARE
1) Agire per realizzare gli ideali sanciti nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo (Onu, 10 dicembre 1948).
2) Intendere la politica come attivita' di riforma e non altro: tra il fare ed il non fare e' meglio fare; il "non fare" e' per definizione la linea politica dei conservatori, sia di destra che di sinistra, ed e' incompatibile con la visione riformista della politica. Si veda anche L'intervista nella mia storia sempre in questo sito internet.
3) Privilegiare il soddisfacimento dei bisogni dei meno avvantaggiati (principio di differenza di Rawls).
4) Promuovere la liberta' individuale e pari opportunita' di accesso a diritti e risorse (principio della liberta' eguale).
5) Informare periodicamente i cittadini (ed i propri elettori) sul proprio lavoro svolto e sui risultati raggiunti e da raggiungere: non e' bello il comportamento di taluni parlamentari che, eletti in un collegio, non solo non se ne curano mai, ma neppure si fanno mai vivi nello stesso durante lo svolgimento della legislatura; non vi e' nulla di piu' deleterio per l'immagine politica che essere fisicamente presenti soltanto durante la campagna elettorale.
6) Agire con prospettiva universalistica (Kant) avendo riguardo non solo alla situazione presente ma anche alle generazioni future.
7) Valutare le conseguenze delle proprie azioni e decisioni.
8) Dare ascolto agli specialisti (la democrazia moderna e' piu' efficace se stemperata con un po' di meritocrazia).
9) Agire per ridurre l'incertezza.
Le piu' significative fonti di incertezza, oggi, sono costituite da:
a) variabilita' dei prezzi (rischio inflazione);
b) variabilita' dei cambi valutari (rischio svalutazione);
c) variabilita' dei tassi d'interesse (rischio usura);
d) sicurezza personale (rischio criminalita');
e) sicurezza del posto di lavoro (rischio disoccupazione);
f) sicurezza previdenziale (rischio pensioni);
g) malasanita' (rischio salute);
h) emergenze ambientali (rischi ecologici).
10) rendere pubbliche tutte le proprie decisioni, scelte ed azioni politiche (principio della pubblicita' dell'attivita' politica): la segretezza e' nemica della democrazia.