1.
La definizione minima di democrazia, secondo l'Autore, e' quella di un insieme di regole
primarie, che stabiliscano chi puo' prendere decisioni collettive e
attraverso quali procedure (pag.4).
La regola della maggioranza e' la regola fondamentale della democrazia, l'unanimita' e' consentita solo nei due casi estremi della decisione molto grave (diritto di veto) oppure di scarsa importanza (consenso tacito). Le norme costituzionali non sono le regole del gioco, bensi' quelle preliminari che consentono il gioco (pag.6); stato e mercato sono forme di regolazione sociale (pag.121).
Molte regole del gioco politico sono costitutive: si vota perche' esiste una legge elettorale, cosi' come per i giochi; al contrario, altri comportamenti (il nutrirsi, l'accoppiarsi, il passeggiare, ecc.) sono 'regolanti' nel senso che non richiedono regole che li precedono.
Condizioni preliminari per il buon funzionamento di un sistema democratico sono i principi della liberta' di associazione e della liberta' di opinione (pag.63), la cui maggiore o minore limitazione determina il grado di democraticita' di un sistema politico.
Veto e disobbedienza civile non sono diritti garantiti ma rapporti di forza (pag.73).
2.
Sono promesse non mantenute della democrazia (non degenerazione ma divario fra democrazia reale e democrazia ideale, Premessa VIII) il permanere di:
- oligarchie (pag.13);
- rivincita degli interessi (pag.11);
- partecipazione interrotta (spazio limitato, pag.14);
- cittadini non educati (apatia politica, pag.18);
- soppressione dei corpi intermedi (societa' centrifuga, pag.10);
Le promesse non mantenute trovano a monte ostacoli non previsti dal progetto politico democratico:
a) tecnocrazia (che e' antitetica alla democrazia, pag.22);
b) processo di burocratizzazione;
c) scarso rendimento: domande facili, risposte difficili (pag.24).
La sopravvivenza di poteri invisibili corrompe invece la democrazia, la pubblicita'
e' una forma di controllo
(pag.17): la democrazia e' "governo del potere pubblico in pubblico" (pag.76) dove pubblico e' contrapposto sia a privato che a
segreto; il potere vicino (locale) e' il piu' visibile (pag.80).
L'essere in trasformazione e' lo stato naturale di ogni sistema democratico: "la democrazia e' dinamica, il dispotismo e' statico" (Premessa VII); la democrazia implica il dissenso, il consenso essendo richiesto soltanto sulle regole della competizione (pag.51).
Fra gli insuccessi della democrazia rientrano temi quali (pag.75):
- la teoria delle élites;
- il divario fra democrazia formale e sostanziale;
- il malgoverno (non la forma di governo ma il modo di governare: governo degli uomini o governo delle leggi,
governo per il bene comune distinto dal governo per il bene proprio, governo secondo leggi distinto dal governo
arbitrario, pagg.148-151);
- il potere invisibile (che occulta e che si occulta, pag.86).
Le storie dei regimi autocratici e delle congiure (contropotere invisibile) sono parallele (pag.88); nella ragion di stato il tema del 'mendacio' (simulare cio' che non e' e dissimulare cio' che e') e' obbligato (pag.89); inoltre, il segreto puo' essere tecnico (la decisione non e' da tutti) o politico (la decisione non e' per tutti, pag.94).
La coppia comando-obbedienza e' caratteristica del rapporto asimmetrico di potere, la cui raffigurazione perfetta e' il Panopticon di Bentham
(pag.90). Ogni problema relativo alla sfera politica puo' essere esaminato dal
punto di vista di chi governa (ex parte principis) o dal punto di vista
di chi e' governato (ex parte populi, pag.95).
Il potere puo' essere diviso (pag.96):
- verticalmente/orizzontalmente (distinzioni classiche);
- in profondita' (emergente, semisommerso, sommerso).
Il governo dell'economia e' in gran parte potere invisibile (pag.97). Infatti le nostre societa' sono policratiche e non monocratiche, oltre allo Stato ci sono altri centri di potere (pag.47). Si vedano anche le tesi di Norberto Bobbio analizzate negli argomenti filosofici sulla democrazia in questo sito.
All'argomento del male minore (meglio una cattiva democrazia di una buona dittatura, pag.65) si contrappongono i fenomeni di reflusso dalla politica (pag.67):
- il distacco (non tutto e' politica);
- la rinuncia (la politica non e' di tutti: teoria conservatrice delle élites, teoria rivoluzionaria del partito-avanguardia, pag.69);
- il rifiuto (pag.70), che puo' essere particolaristico (gli uomini hanno solo interessi) o etico-religioso (volto demoniaco del potere).
L'apatia politica non minaccia i regimi democratici (pag.139), l'astensionismo preoccupa solo se va a vantaggio del partito avverso (pag.61).
3.
Nello stato totale la politica e' tutto ma non e' di tutti, nello stato democratico e liberale la politica non e' tutto ma e' di tutti (pag.68, vedere anche in questo sito negli argomenti filosofici sulla liberta').
L'antitesi dello stato liberale e' lo stato paternalistico, l'antitesi dello stato democratico e' lo stato assoluto: tant'e' che, ad esempio, Rousseau, scrittore democratico, non si puo' annoverare fra gli scrittori liberali (pag.116).
Il neo-liberalismo auspica uno stato insieme minimo (antitesi stato minimo/stato massimo) e forte (antitesi stato debole/stato forte, pag.122); il socialismo liberale parte dalla stessa concezione individualistica ma costruisce un diverso progetto di contratto sociale che include principi di giustizia distributiva (pag.124).
Si vedano altre considerazioni dell'Autore negli argomenti filosofici sui diritti e sulla pace in questo stesso sito.