La
nascita del tricolore
Nessuno
alla fine del 1796 avrebbe ipotizzato che dopo 200 anni quella bandiera
bianca rossa e verde fatta ad imitazione di quella francese avrebbe
ancora rappresentato qualcosa, dopo tutti gli accadimenti e
sconvolgimenti in corso e successivi. Il ciclone Napoleone, 27 anni, da
tre generale francese, già imperversava in Europa. Il Direttorio
francese alle prese con la fronda monarchica (che soffiava anche
dall'estero), aveva
preferito portare la guerra in casa delle alle altre potenze europee. Fino al 1795 il
regime di terrore, e l'infaticabile opera della ghigliottina avevano sì
controllato il fronte interno, ma anche reso inesportabile il modello
francese. Per continuare a vivere la Repubblica Francese aveva bisogno
di alimentarsi di nuove risorse e l'Italia, fino allora esclusa dal
contesto europeo, rappresentava un obiettivo
strategico. Il Regno del Piemonte aveva già perso Savoia e Nizza oltre
le alpi, ma la campagna della primavera del 96 era la spallata
decisiva per il piccolo Regno. I restanti regnanti, in
gran parte alleati e imparentati con gli Asburgo prepararono armi e
bagagli ormai sicuri del loro destino d'esiliati. In quel momento le
armi francesi avevano vinto sugli austriaci in Lombardia, e dilagavano
nella pianura padana. Se ne
andarono i regnanti di Reggio e Modena e i delegati pontifici di Bologna
e Ferrara, ma ritornarono sul trono Piemontese i Savoia che erano venuti
a patti con Bonaparte. In quel momento l'istinto militare gli
consigliava di aver meno nemici possibili alle spalle e di conseguenza
ignorare i restanti regnanti dagli Appennini in giù. I continui
successi militari non garantivano un consolidamento della vittoria,
poiché dalla Francia non arrivavano rinforzi e il Papato ed i Borboni
si preparavano a muovergli guerra. Ai primi d'ottobre del 96,
l'amministrazione Lombarda fu incaricata di costituire una Legione
di circa 3800 uomini ed alcuni giorni dopo anche a Modena se ne decretò
una similare.
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A dare man forte ai Francesi erano stati finora giunte o
governi provvisori, cui mancava la mano militare. Sopravvivevano tuttora
in Italia due Repubbliche Marinare, quella di Genova e quella di
Venezia. L'esercito francese era già composto di molti italiani, ma per
loro altri erano stati i criteri d'adesione. Il sogno di avere una
democrazia rappresentativa faceva in quel momento cadere gli steccati
che dividevano l'Italia. La sovranità popolare poteva alfine decidere
se riunire o dividere il paese, in un rincorrersi continuo di miraggi,
cui peraltro il Bonaparte prestava attento orecchio. "La
prima libertà si conquista movendo guerra ai tiranni",
diceva Lui, e questo fu chiesto alle Legioni. Alla testa delle legioni c'erano francesi, ed è quindi
naturale presumere che da loro venne la decisione
l'11 d'ottobre 1796 del nuovo vessillo (20 vendemmiaio): cosi scrive al
Direttorio che " l'affare di Modena è riuscito e .. essi (la
legione Lombarda) hanno adottato il verde bianco e rosso come vessillo
del corpo". Alla fine di dicembre si riuniscono a Reggio
Emilia i delegati (su consiglio di Napoleone chiamare nobili, preti,
cardinali, negozianti purché non compromessi col passato) per
proclamare la repubblica Cispadana.
"Voi siete in una
situazione più felice del popolo francese: voi potete arrivare alla
libertà senza la rivoluzione e i suoi delitti (notevoli). Le
calamità che hanno desolato la Francia prima dello stabilimento della
Costituzione non si vedranno giammai in mezzo a voi..."
cosi si indirizza Napoleone ai delegati. Il 7
gennaio 1797, su proposta del deputato Giovanni Compagnoni di
Lugo, il congresso dichiara il Tricolore bandiera della nuova
Repubblica.
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tutto sulle bandiere
italiane
http://www.radiomarconi.com/marconi/storiabandiera/index.html
http://www.crwflags.com/fotw/flags/it.html
beni culturali e guerra. http://www.aidanews.it/articoli.asp?IDArticolo=2505 |
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Due mesi dopo arrivò anche la nuova Costituzione, fra i cui
articoli ne figurava uno in cui i cittadini italiani dovevano conservare
eterna gratitudine alla Francia (vedremo come). A Milano uguale
decisione prende la repubblica Cisalpina che presto (il 9 luglio)
incorpora la Cispadana. Nel frattempo, caduta la Repubblica di Venezia
la si cedette agli Austriaci in cambio di un trattato. La partecipazione
militare italiana alle glorie del Bonaparte non fu mai valutata per
l'esiguo numero degli aderenti. Disse Lui "1500 anziché
50.000 come era previsto" e poi uomini ai quali "non
avrebbe affidato neanche la custodia dei bagagli". Se la
collaborazione militare lasciava a desiderare non altrettanto si poteva
dire del denaro che prelevava dalle casse pubbliche (eterna riconoscenza)."Vi
manderò al più presto i più bei quadri del CORREGGIO. Fra gli altri
vi è un San Gerolamo che molti considerano il capolavoro ......questo Santo
ha scelto un'epoca sbagliata per fare un viaggio a Parigi".
Ne mandò tanti da riempire il Louvre. Questi saccheggi a differenza dei
contributi in denaro, allora oro, non avevano nulla a che vedere con il
risanamento delle finanze chiesto dal direttorio, poiché non
spendibili. Le aspirazioni dei nazionalisti ad una più grande Italia
sembrarono infrangersi nel 1799 durante la campagna d'Egitto, quando
cadde la Repubblica Cisalpina. Ritornato Bonaparte, la Repubblica fu
ripristinata con il nome di Italiana, ma la durata fu breve perché
ormai la sua stella ascendente lo aveva portato al consolato a vita
(1802) e a Imperatore dei francesi (1804). Ora sotto la sua corona non
c'era più spazio per una repubblica, e gli italiani ebbero un Regno
d'Italia, naturalmente privo di qualsiasi rappresentanza e autonomia. Il
26 maggio 1805, dopo una deliberazione farsesca del Vice presidente
della repubblica (Melzi), a Milano in Duomo prese la corona ferrea e se
la pose in capo
pronunciando la famosa frase "Dio me l'ha
data guai a chi me la tocca". Alla caduta dell'Impero, del
tricolore si perde ogni traccia. La carboneria non addotta vessilli,
solo la Giovine Italia di Mazzini ne
ripristina l'uso più tardi. Nei moti rivoluzionari del 1820/21 e poi
del '31 il vessillo tornò a sventolare. Fu coi fratelli Bandiera e ogni
qualvolta lo vedremo prima del '48 porterà al centro sul bianco i
simboli della provincia in lotta. Solo nel 1848 al Re Carlo Alberto, già
coinvolto nei moti del '21 spetterà aggiungere sul bianco lo scudetto
rosso con croce argentata dei Savoia. Di bandiere italiane della
prima metà del secolo ne esistono a palate. Una, considerata la più
attendibile, è quella in uso al Presidente della Repubblica.
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