ILLUMINISMO - MASSONERIA

(e inquisizione) fra XVII (1600) e XIX (1800) secolo

 

«Quasi tutta la Storia non è che una lunga sequenza d'inutili atrocità » (Voltaire, Saggio sui costumi)

L'Enciclopedia francese nasceva sulla scia della Cyclopedia Inglese del 1728 organizzata in ordine alfabetico e con redattori per singola materia e argomento. L'editore Breton che si era dapprima orientato verso una traduzione dall'Inglese, ne fece un'opera nazionale avvalendosi della collaborazione, fra gli altri, di Denis Diderot (1713-1784), Jean Baptiste Le Rond D'Alembert (1717-1783), Montesquieu (1689-1755) ed appunto Voltaire.

Da Storia d'Italia di Pietro Bianchi Fabbri Ed. Che cos'è l'Illuminismo ?  

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Prese il nome di Illuminismo un movimento derivato dalla filosofia dei Lumi, cioè dalla affermata capacità della ragione umana di risolvere i problemi della civiltà senza ricorrere alla rivelazione (divina) e alla tradizione. Sorto in Inghilterra, sulla base di concezioni filosofiche di John Locke, di David Hume e di Thomas Hobbes, e innestate su alcune conclusioni cartesiane, si sviluppò in Francia dove intelletti di prim'ordine come il Voltaire, il Montesquieu e il gruppo dell'Enciclopedia Francese ne diffusero, con chiarezza, le dottrine che presto si affermarono in tutta Europa e prelusero alla Rivoluzione Francese del 1789. Le tipografie olandesi invadevano la Francia con libri e opuscoli in cui veniva prospettata la nuova scienza, ma furono i Francesi a conferire al movimento una diffusione e un'energia straordinarie. Nel 1734 il Voltaire (1694-1778) pubblicò le sue Lettere scritte da Londra sugli Inglesi e altri argomenti, che ebbero subito un enorme successo. Sebbene proibite, si diffusero rapidamente in edizioni clandestine, suscitando ovunque ammirazione per gli Inglesi. Con grande sagacia il Voltaire vi descrisse lo stile britannico di vita: la libertà di opinione, il sistema dei due partiti (tory e wigh) che si alternavano al potere, la monarchia costituzionale e l'abilità commerciale che arricchiva il paese attraverso gli scambi. Fu così che per la gente alla moda tutto ciò che era inglese divenne sacro. Dall'Inghilterra venivano la moda delle acconciature, i vestiti, i clubs, i giardini; le buone stoffe e i romanzi; perfino la brutalità inglese venne difesa come una prova di sana energia e di naturalezza. I filosofi illuministi disprezzavano le guerre, i duelli e in fin dei conti parteggiavano per la borghesia che non voleva distrazioni sulla strada (dei profitti). Diderot diceva che solo il soldo contava (come sempre e gli intellettuali lo sapevano perché vivevano sempre alle spalle di qualcuno). E chi era allora tra i poeti antichi quello prediletto nei salotti? Orazio, naturalmente, che aveva abbandonato lo scudo e si era attenuto all' "auream mediocritatem" e ai piccoli piaceri di ogni giorno (dei freakkettoni come si diceva una volta o degli edonisti individualisti).

 
GLI ENCICLOPEDISTI E I GESUITI    

Il primo volume esce nel 1751 ed è subito polemica, tanto che all'uscita del secondo i Gesuiti ne bloccano ogni ulteriore edizione. Non piacciono gli argomenti, il come li si tratta dimenticando il divino e poi quel logo mutuato "la verità svelata dalla ragione e dalla filosofia" che fa tanto ateismo e poca o nessuna fede. In imprevisto soccorso arrivo un personaggio inaspettato, Madame de Pompadour amante del Re Luigi XV.

I Gesuiti dichiarano guerra
...Il suo medico personale (di M.me Pompadour) François Quesnay (che compare nell' elenco degli autori della stessa Encyclopédie) la ospitò più volte in casa sua durante le riunioni con Diderot e d'Alembert, poiché i due enciclopedisti, a causa delle loro posizioni intellettuali, non erano ammessi a corte. .. Il re, che ama poco i nuovi filosofi e mal sopporta le idee complicate, cede alle insistenze dell' amata e permette la ripresa delle pubblicazioni, anche grazie all'intervento del magistrato Chrétien-Guillaume de Lamoignon de Malesherbes, responsabile delle Biblioteche e della Censura Reale sulle Stampe. Sarà proprio Malesherbes ad accogliere in casa lo spaventatissimo Diderot, carico di tutte le bozze del terzo volume già pronte per la stampa, salvandole dalla distruzione. Il divieto sbandierato dai Gesuiti non fa che attirare l'attenzione dei lettori, che corrono in massa a sottoscrivere l'acquisto nonostante l'elevatissimo costo (va ricordato che gli acquirenti erano tutti borghesi di alto livello, aristocratici e accademici). Una vittoria incredibile della "ragione" sulla "religione", che galvanizza Diderot ma spaventa il più mite d'Alembert, il quule ritira presto il proprio contributo restando "umile" redattore delle voci riguardanti la matematica e la scienza.
da Civiltà dicembre 2011

Il III volume può uscire poi il IV e così via fino al 1759, quando le pubblicazioni vengono di nuovo bloccate. Solo l'espulsione dei Gesuiti nel 1762 permette l'ultimazione con fortune alterne e non senza difficoltà: tra Diderot e l'editore Le Breton non corre buon sangue a causa di alcune censure operate senza autorizzazione. Le Breton trascorrerà qualche notte alla prigione della Bastiglia, accusato di aver introdotto   >>>>>

   >>>> clandestinamente alcune copie dell' Encyclopédie a Versailles. Nel 1772 escono le ultime copie e in capo a 10 anni sono 25.000 le copie vendute.

Ndr: Si continuò a fare la guerra, malgrado le opinioni degli intellettuali, delle signore dei salotti e degli snob ma mutò volto. Pennacchi, fasce e nastri di seta sulle corazze, tende da campo civettuole superaccessoriate: ufficiali dall'aria frivola, vivandiere e donnine vivaci di facili costumi al seguito dei soldati di mestiere. Lady Montagu, dopo aver conosciuto il principe Eugenio di Savoia (agli inizi del secolo, il generale più illustre del tempo almeno per P.R.), scrisse

Il trionfo della ragione

Gli illuministi, al seguito di un filosofo spiritualista, Gottfried Wilhelm Leibniz (1646-1716), furono favorevoli a una lingua universale !!!. Le lingue nazionali, come i costumi e le leggi, erano invenzioni paralizzanti che favorivano gli equivoci e l'intolleranza. Una lingua universale, invece, in grado di pianificare gli equivoci che inevitabilmente scaturiscono dalle trappole del linguaggio, avrebbe favorito l'intesa tra i popoli estendendo l'uso di una virtù fino ad allora troppo negletta, la tolleranza. Tale parola era per gli illuministi il rimedio di molti mali. Le guerre, il fanatismo religioso e l'egoismo dei potenti avevano trovato un magnifico e macabro campo d'azione nell'intolleranza: i fanatici avevano bruciato libri (e spesso gli autori dei libri in pubblici roghi); avevano favorito guerre insensate che non avevano lasciato che lutti e rovine; avevano moltiplicato le ragioni di dissenso tra i popoli. Scrittori di professione, scienziati timorosi dei vari «tabù» sociali e religiosi, gli illuministi conferirono un potere quasi mistico alla virtù della tolleranza. Predicarono l'indifferenza contro chi professava opinioni diverse, il rispetto per i lavori dei dotti, la libertà per ogni tipo di espressioni, di opinioni politiche e di valutazioni religiose e morali. Affermarono che la donna aveva gli stessi diritti dell'uomo e auspicarono rimedi alla disoccupazione, alle malattie e alla vecchiaia. Al tempo delle sanguinose e distruttrici guerre di religione c'era invero già stato qualcuno pronto ad avvertire che i dissidi interni favorivano la disgregazione dello Stato a favore dei nemici esterni (vedi la Francia), ma era stata una voce isolata. Il Voltaire disse ancora che il vero « infedele» era colui che non manteneva la parola data, e andava alla malora. Parlò con riverenza della Borsa di Londra, nuovo tempio dell'umano consorzio, dove uomini abili e industriosi si affannavano per il bene comune. Gli illuministi, sorti generalmente dal ceto mercantile (il Voltaire abile uomo d'affari; generoso con gli amici, era tuttavia pronto ad attaccare liti se vedeva contestato un suo diritto patrimoniale), erano unanimi nell'affermare che « utilità» era una nozione di facile intendimento, dal suono familiare. C'era un organismo su tutti che praticava l'intolleranza, la chiesa e ben presto anche loro che dalla verità scivolarono nella ragione e dalla ragione all'intolleranza verso i nescienti.

  scandalizzata che non se la sentiva di descrivere le debolezze del grand’uomo. Voltaire non odiava gli ufficiali, mezzo attraverso il quale i principi si facevano la guerra, perché era più facile che gli uomini d'arme facessero dei bastardi, come diceva, che degli orfani con chiare allusioni alle alcove. Le guerre pullulavano ad ogni piè sospinto ma sempre più spesso assomigliavano al tiro alla fune. Voltaire, la cui filosofia ora rifiutava tutto a cominciare dalla storia (diceva lui, legata più al caso che alla effettiva volontà ... con una Anna Bolena brutta non ci sarebbe stato l’anglicanesimo e così via…) arrivò alla conclusione che il fine migliore della vita è coltivare il proprio giardino !!!. L’altra grande arma degli illuministi era poi il Cosmopolitismo. Viaggiare, allargare la mente, internazionalizzare le proprie aspettative e per ultimo “ fate l’amore, non fate la guerra”. Non citerò il ‘68 col - mettete dei fiori nei vostri cannoni- ma non c'eravamo lontani. La reazione successiva a questa filosofia sarà un bagno di sangue e un Bonaparte che farà man bassa delle fantasie dell'illuminismo. La storia è fatta di "cicli" e di ruote che girano.
     
Il «buon selvaggio», i gesuiti e la massoneria   …I GESUITI si resero ben presto conto di quanto stava avvenendo in campo sia politico sia filosofico, senza tuttavia riuscire a vedere quello che di positivo e di giusto portavano con sé le nuove idee: un discernimento, questo, che era molto difficile in persone che pensavano con le categorie del passato, e che forse era del tutto impossibile. Avvenne, così, che i gesuiti si schierarono contro il liberalismo e il socialismo in politica e contro le nuove correnti di pensiero in campo filosofico. In particolare, i gesuiti schierarono le proprie forze in difesa del Papa. Fu così che Pio IX nel 1849 volle che essi dessero la vita a una rivista che, in campo filosofico, combattesse le nuove correnti di pensiero, avverse al cristianesimo, e combattesse il liberalismo massonico e il socialismo, in campo politico: nacque così a Napoli - La Civiltà Cattolica-. Da Gesuiti.it

Ndr: La polemica contro la storia, il principio d’autorità e la tradizione favorirono, visto il periodo, anche la nascita di un mito caratteristico: quello del « il buon selvaggio ». Il più noto di questi missionari esploratori è il domenicano Bartolomé de Las Casas nato a Siviglia. Nei suoi testi sul buon selvaggio, Las Casas ci presenta una puntuale descrizione delle qualità fisiche, morali e intellettuali degli indios, finalizzata alla difesa dell'umanità degli abitanti del nuovo mondo, contro la tesi della loro irrazionalità e bestialità (i riti di sangue). Celebri sono i dettagliati resoconti che egli diede delle vessazioni e delle atrocità compiute dai suoi colonizzatori "cristiani". Allora questi erano ancora numerosi (si pensi che il viaggio di Cook in Australia è del 1768) tanto da far dire a più persone che gli indigeni delle foreste americane, “ingenui” com'erano, erano più felici degli Europei corrotti dalle male arti della civiltà. Opinione ancor oggi diffusa nonostante lo sterminio dei nativi attuato dalle civiltà "evolute" continui. I missionari, che avevano esaltato le virtù dei convertiti delle Americhe per proteggere i loro greggi dalla cupidigia di schiavisti e sfruttatori favorirono così paradossalmente i nemici della religione che si annidavano a migliaia fra gli illuministi. Erano infatti stati proprio i gesuiti a “salvare” per un certo periodo gli indios della foresta purché si convertissero (Film Mission http://digilander.libero.it/freetime1836/cinema/indicecinema.htm n. 52), ma la loro intromissione negli affari di stato (gli era stata proibita da Roma e dal capitolo) li tradì. Li tradì quando la loro opera andava contro gli interessi delle corti del Portogallo, della Francia e della Spagna, (che malvolentieri vedevano un eccesso di azionismo a favore degli indios, in quanto limitava le possibilità di sfruttamento di aree, fiumi, miniere etc…da parte di colonizzatori senza scrupoli morali) arrivando per ritorsione fino alla totale soppressione dell'ordine gesuitico e alla loro espulsione nella stessa penisola italiana. Li tradì quando comunque spiavano e innalzavano forche per l’inquisizione (dopo aver confessato il popolino) o arricchivano e accumulavano beni.

 

TorquemadaEra il 21 luglio 1773 quando sotto il papato di Clemente XIV, se non come i templari, dei Gesuiti si fece tabula rasa dopo anni di dubbi. L’Ordine risorgerà con Pio VII, 40 anni dopo con i bracci superstiti dell'Europa Orientale protestante !!! (Prussia) e ortodossa !!! (Russia) dove gestivano qui e altrove scuole e istruzione, condizionando la classe dirigente ed accumulando ricchezze tanto da diventare un terzo o quarto stato ma ottenendo risultati inimmaginabili altrove: Nel 1786, anno di morte di Federico di Prussia, l’80 % della popolazione sapeva leggere e scrivere, un livello che altri grandi stati europei avrebbero raggiunto un secolo più tardi). Da questa data vennero poi espulsi o riespulsi per motivi diversi da Russia, Spagna, Regno di Napoli, quindi da Francia, Portogallo e Svizzera (1847, guerra di religione del Sonderbund) e per finire dalla Germania (è chiaro ed evidente che alcuni di questi paesi non avevano colonie e ingerenze nella loro conduzione). 

L'INQUISIZIONE

Papa Sisto IV avrebbe voluto ricondurre l’Inquisizione sotto di se ma il re "cattolico" Fernando rispose dicendo: “abbiate cura di non far procedere oltre l'iniziativa [...] e date incarico a noi di occuparci della faccenda”. Con queste parole riuscì a convincere il Papa, dopodiché passò alla nomina (13 ottobre 1483) del "domenicano" Tomás de Torquemada, confessore di Re, come Grande Inquisitore di tutta la Spagna. Il controverso Torquemada aveva l'abitudine di manifestarsi all'esterno sempre molto austero e sobrio ma non disdegnava in privato il denaro proveniente dalle confische, le dimore lussuose e l'esercito di cui si circondava come un potente di Spagna per i suoi viaggi (Body Guard). Risale anche a questi anni la liberazione di tutta la Spagna dai Mori e la cacciata degli Ebrei. Il 31 marzo del 1492, il fatidico anno “negativo” della Spagna, fu emanato dai re (cattolici**) il decreto di espulsione degli ebrei (Decreto de la Alhambra o Edicto de Granada) preparato da Torquemada ma spinto da nobiltà e clero contro la ricca borghesia emergente ebrea. La non partenza significava l'immediata condanna a morte (applicata del resto anche a chi non era cristiano più che convinto): Siviglia era stata liberata nel 1248 a differenza di Granada che lo sarà solo molto dopo proprio ora nel 1492). Anche se non esplicitamente detto nell'editto, era evidente che una conversione avrebbe evitato l'espulsione e, viste le condizioni (tassa sulla redenzione), molti tra i più ricchi, quelli che avevano più beni evidentemente non trasportabili, decisero di convertirsi e pagare. Le stime sugli espulsi ebrei vanno dai 50 ai 200 mila. Gli espulsi oltre che in Europa (Italia) si diressero nel Nord Africa, nell'Impero Ottomano e nelle Americhe. L'economia spagnola pagò molto cara questa scelta perché equivalse al primo omicidio/suicidio del nascente capitalismo, fatto economico inimmaginabile da nobiltà e clero che su questi temi ora come allora coltivavano la più assoluta ignoranza (sostituire oggi a nobiltà la politocrazia). I beni Ebrei come l’oro delle americhe non andò in fattori produttivi ma solo in decorazioni di chiese e altari d'oro. Qualche anno dopo (dal 1510) il fatto dell'espulsione iniziò a creare problemi tra la corona di Spagna e la Chiesa che si vedeva esclusa dai riscatti pagati dagli ebrei alla corona. Mentre l'Inquisizione (civile, statale) funzionava a pieno ritmo, le Università erano in mano alla Chiesa (domenicani e gesuiti). Chi insegnava od usciva da questi luoghi, non vedeva però riconosciute le sue capacità. Il processo di cattiva trasmissione del sapere moltiplicava gli effetti della decadenza spagnola. Carlo III (da Napoli quello del trafugamento della porcellana di Capodimonte e del nuovo marchio del Buen retiro) che cercava l’involuzione da questo andazzo, espulse proprio i Gesuiti !!!! per quanto detto sopra ma non solo. Linea di attrito le società utopistiche dei nativi dei grandi fiumi sudamericani che dividevano le zone di influenza spagnola e portoghese. All'abbandono dei gesuiti di quei luoghi, tutte le Missioni furono distrutte ed i superstiti schiavizzati. Il posto dei gesuiti nell'insegnamento fu preso da ordini religiosi "ignoranti". Ma l 'Inquisizione continuava imperterrita a funzionare. Protagonista “involontario” della cacciata dei Gesuiti il successore di Benedetto XIV, Papa Clemente XIII, al secolo Carlo Rezzonico più noto come quello della foglia di fico alle nudità delle statue (morto alla vigilia della cacciata ma già al suo esordio, 1758, col problema dell'espulsione dei Gesuiti dal Portogallo) che mise l'Encyclopédie di D'Alembert e Diderot e l’Emile di Jean-Jacques Rousseau (1762), all'Indice dei libri proibiti. La cosa, come si direbbe oggi, portò solo pubblicità ai tre. La notte tra il 2 e il 3 aprile 1767, tutte le case dei gesuiti in Spagna vennero circondate, gli occupanti arrestati e imbarcati con i vestiti che avevano addosso. Carlo III (fra i ministri il massone Aranda)  tentò poi di sterzare appoggiando la rivoluzione americana contro gli Inglesi, eterni nemici, ma quando si rese conto che il seme della libertà americana avrebbe poi influenzato anche la rivoluzione francese fece marcia indietro ma ormai era tardi (100 anni dopo gli Usa con una guerra fecero crollare l'impero coloniale spagnolo a Cuba, Porto Rico e Filippine). Conscio della cattiva reputazione acquisita dalla Spagna nel mondo e del veloce decadimento economico e sociale Carlo III ordinò che della breve avventura americana (3 secoli) si facesse un archivio ordinato in e con cui contestare le bugie e le maldicenze che circolavano. Venne scelto per questo l’ex palazzo delle contrattazioni o della borsa di Siviglia (a fianco della Cattedrale decaduto dopo lo spostamento a Cadice degli interessi commerciali delle americhe: Siviglia e il Guadalquivir facevano allora da scalo per la flotta). anche nella speranza che gli storici spagnoli tenessero traccia dell'imperialismo nello spirito dell'Illuminismo. Attualmente l'Archivo General de Indias di Siviglia ospita circa 9 km di scaffali, 43.000 volumi e circa 80 milioni di pagine prodotte dall'amministrazione coloniale. Dal 2010, da parte della amministrazione di sinistra, anche se poco pubblicizzato, è stato aperto a Siviglia al Castello di San Giorgio nell'isola di Triana il museo della tortura della inquisizione.

 

L'inquisizione moderna, nata in Spagna, si esibiva pubblicamente con l'autodafé, o sermo generalis in cui veniva eseguita, coram populo, la penitenza o condanna decretata. Un grande spettacolo popolare. Il primo autodafé medioevale di cui si ha notizia si svolse a Parigi nel 1242, durante il regno di Luigi IX. La maggior parte di questi cerimoniali fu però officiata nella Penisola Iberica (i roghi delle streghe ne erano un esempio). La tradizione fu inaugurata dal grande inquisitore Tomás de Torquemada (a sinistra nel 1481) a Siviglia e fu mantenuta fino al XVIII secolo. L'ultimo autodafé pubblico dell'Inquisizione spagnola del quale si ha notizia risale al 1781. Nel campo artistico e culturale l’Inquisizione non sembra ostacolare i grandi nomi dei secoli XVI e XVII (Pedro Calderón de la Barca (1600-1681), il romanziere Miguel de Cervantes (1547-1616), i pittori El Greco (1545-1614), Bartolomé Murillo (1617-1682) e Diego Velázquez (1599-1660) che dominano la cultura europea e danno vita al cosiddetto siglo de oro spagnolo. Anche la vita religiosa conosce la sua epoca aurea, attraverso le figure di Sant’Ignazio di Loyola (1491-1556), fondatore della Compagnia di Gesù (ritratto in fondo), di San Giovanni di Dio (1495-1550), fondatore dell’Ordine degli Ospedalieri, dei mistici Santa Teresa d’Avila (1515-1582) e San Giovanni della Croce (1542-1591), riformatori dell’ordine carmelitano, del Francescano San Pietro di Alcantara (1499-1562) e del Gesuita San Francesco Borgia (1510-1572). Pertanto, non fu un’impresa facile sopprimere l’Inquisizione. Soltanto con la diffusione dell’illuminismo e con la laicizzazione della monarchia, con l’invasione napoleonica si perviene alle soppressioni del 1813 e del 1834, che suscitano l’opposizione degli Spagnoli di tutti i ceti, per i quali l’Inquisizione era il simbolo di quanto costituiva l’identità del Paese, cioè la fedeltà incondizionata al Cattolicesimo.

L'unione fra i regni di Castiglia (e Leon) e Aragona si realizza a seguito del matrimonio fra Isabella, principessa ereditaria di Castiglia, e Fernando II, principe ereditario di Aragona, che fu celebrato in gran segreto nel 1469. I due giovanissimi sposi ascesero al trono dei rispettivi regni nel 1474 e 1479 non senza problemi. Colombo, grazie all'intermediazione del duca di Medinaceli (grande di Spagna con casa a Siviglia) raggiunse con la regina Isabella grazie all'aiuto del confessore di lei, il francescano Juan Pérez l'accordo per il viaggio. Il secondo viaggio del 1493 partì proprio da Cadice segnando la definitiva decadenza commerciale di Siviglia. Qui  in Cattedrale si dice sia sepolto il suo corpo dopo un lungo peregrinare di tomba in tomba nel mausoleo

 

Re (cattolici**) El título de Reyes Católicos fue conferido a Fernando II de Aragón e Isabel I de Castilla por el Papa valenciano Alejandro VI en la bula "Si convenit" expedida el 19 de diciembre de 1496. Dicha bula fue redactada tras un debate en el Colegio Cardenalicio (realizado el 2 de diciembre con el consejo directo de los tres cardenales Oliverio Caraffa de Nápoles, Francisco Piccolomini de Siena, y Jorge de Costa de Lisboa). Una bula del Papa Sixto IV en 1478 creó la Inquisición en Castilla para un control de la pureza de la fe. Ya que en Aragón existía desde 1248, de este modo la Inquisición española fue la única institución común para los dos reinos. En 1492 se expulsó a los judíos, de gran poder económico  produciéndose una crisis económica (superata con la scoperta dell'america). Salieron de España unos dos tercios, convirtiéndose los demás. También se obligó a los musulmanes a convertirse al cristianismo, pasándose a llamar moriscos, o a abandonar España. El resultado de esta acción de limpieza religiosa fue la creación de un país de religión cristiana y el comienzo de la  identificación de patria y religión. Se instituye la Embajada permanente de España ante la Santa Sede, que es la primera embajada permanente del mundo:

 

Nel 1542, al tempo della Controriforma, Paolo III, crea la Congregazione della sacra romana e universale Inquisizione o Sant'Uffizio presieduta dal cardinale Giampiero Carafa, poi Paolo IV. Pio IV (1559-1565) dichiara che «La Santa Inquisizione è stata tanto utile alla Chiesa che la si potrebbe veramente chiamare quasi un baluardo della fede».
Nel 1908, con la bolla Sapienti Consilio di Pio X, il termine Inquisizione scompare, rimane la Congregazione del Sant'Uffizio e l'Indice dei libri proibiti (sotto a dx), ma «non vengono tuttavia soppressi né il Tribunale, né la procedura del segreto». Nel 1917, sotto Benedetto XV (1914-1922), la Congregazione del Sant'Uffizio viene affidata ad un cardinale, cessando così di dipendere, direttamente dal pontefice. Durante il Concilio Vaticano II (1962-1965), la Congregazione del Sant'Uffizio assume l'attuale nome di Congregazione per la dottrina della fede e dei costumi (1965) e sarà, dal 1981 fino alla sua elezione, affidata a Joseph Ratzinger alias Benedetto XVI

L'INQUISIZIONE IN ITALIA NEI TERRITORI DELLA CORONA SPAGNOLA    

Regno di Filippo II di Spagna. Papa Pio IV, nonostante l'opposizione di parecchi cardinali, sembrava favorevole ad acconsentire al desiderio del re "per occulta speranza (1563)... che per quel servizio dovesse acquistar il favor del re di Spagna al papato", come commentava P. Sarpi nella sua Istoria ...i cardinali interpellati, ma anche tutti i vescovi dello Stato di Milano (San Carlo Borromeo (Arona, 2 ottobre 1538 – Milano, 3 novembre 1584) cugino del Federico Borromeo (1564/1631) cardinale di manzoniana memoria (la peste del 1628/1631)), timorosi di veder diminuita la loro autorità nelle diocesi e soprattutto i prelati napoletani, che pensavano "non forse fuor di proposito" che, una volta arrivata l'Inquisizione spagnola (non quella vaticana che esisteva già) a Milano, ci sarebbe voluto poco ad imporla anche a Napoli (era spagnola con la Sicilia e la Sardegna). Alla fine Filippo II e il Papa Pio IV dovettero recedere dai loro loschi propositi.

Geronimo Seripando e la Chiesa del suo tempo: nel V centenario della nascita ... a cura di Antonio Cestaro.. La Sicilia nel 500 era Spagna sotto il profilo politico e militare. Era Spagna anche per quel che riguardava la inquisizione. Nella stessa condizione della Sicilia versava pure la Sardegna. Nell'Italia continentale, dalla Calabria al Piemonte, alla Lombardia, alle Venezie, la situazione era varia per quanto concerneva il lato politico; il regno di Napoli e il ducato di Milano erano infatti domini spagnoli; era uniforme, invece, sotto il profilo della inquisizione, giacché dappertutto esercitava giurisdizione il Sant'Uffizio di Roma" Nell'insieme, quindi, a soggiacere alla inquisizione spagnola (propriamente detta) erano solo le due grandi isole. Questa ripartizione rispondeva solo in parte a ragioni politiche. La Sicilia e la Sardegna, essendo politicamente domini della Spagna, poteva apparire consequenziale che ne subissero anche l'ordinamento inquisitoriale. Però anche Napoli era dominio spagnolo. E nondimeno, le fu possibile rifiutare l'inquisizione spagnola e conservare quella romana. Pure il Milanese riuscì ad evitare, come Napoli, l'inquisizione spagnola, rimanendo sotto giurisdizione della congregazione cardinalizia romana. In Sicilia, al contrario, il rifiuto non fu possibile, così come non fu possibile in Sardegna. Le ragioni non le posso raccontare perché richiederebbe molto tempo. Ma non fu tutta colpa dei siciliani se l'inquisizione spagnola insediò il suo tribunale a Palermo .....
"Non poche" scrive il Callegari "furono le lagnanze mosse dalla Sicilia per la tirannide con la quale agiva sull'isola quel feroce tribunale; tuttavia restavano lettera morta e le disposizioni emanate dal grande Inquisitore davano luogo a conflitti con le autorità civili; celebre fra questi quello col Vicerè nel 1590 a causa dell'arresto del conte di Mussomeli familiare del Santo Ufficio imputato di omicidio" per quel fatto gli Inquisitori scomunicarono prima gli autori dell'arresto, perche contrario al privilegio del foro, quindi lanciarono l'interdetto sulla città di Palermo. Si rese quindi necessario l'intervento dell'arcivescovo per far revocare la censura ecclesiastica e comporre pacificamente la questione. accecamento di un "colpevole"Ad ovviare a tali inconvenienti i Vicerè emanarono in varie epoche speciali prammatiche, dette concordie, con le quali gradatamente puntarono a diminuire l'importanza del Santo Ufficio e ad abbassarne un poco l'alterigia. Più arrogante si fece l'inquisizione quando al trono di Spagna salì FILIPPO II: nell'utilizzarla a scopo politico permise confische, bandi, sentenze feroci per ogni semplice sospetto. Non poche volte Il S. Ufficio faceva processi di giudaismo, di eresia, rintracciava le fattucchiere, le streghe; ogni tanto tirava fuori dall'oscurità delle carceri un certo numero di prigionieri pallidi, curvi, emaciati dai tormenti e dal lungo digiuno. In grandiosi catafalchi li poneva in rassegna nei suoi auto-da-fè, si leggevano al pubblico le loro accuse e le spietate condanne, che spesso gli accusati non erano in grado nemmeno a comprendere; poi qualche coppia di ostinati li si consacrava alla divina vendetta, e, preceduti dalla croce verde, coperti al capo del Sambenito dipinto a diavoli e fiamme, si mandavano al rogo. Il sospetto delle ignote denuncie e degli occulti giudizi si insinuava nei mutui rapporti di società e di famiglia; Il fanatismo cattolico stendeva la destra alla politica di Spagna e si aiutavano insieme; questa prestava il secolare suo braccio, nel frugar le coscienze spiava i fatti e i segreti che potevano in qualche modo riferirsi allo Stato" Callegari.

 

1327 -  Bolla "Super illius specula" di papa Giovanni XXII con la quale viene conferita validità universale alle precedenti raccomandazioni per la lotta alla stregoneria. Con questa bolla inizia ufficialmente la caccia alle streghe da parte della Chiesa (d'ora in poi le piazze saranno sempre più rischiarate dai roghi).

1788 -  nel cortile del convento di S. Maria delle Grazie, vengono bruciate tra il 3 giugno e il mese di agosto tutte le carte dell'Inquisizione milanese, atti che riguardavano processi avvenuti  dal 1314 al 1764 !!. Un anno dopo (luglio) la rivoluzione francese farà tabula rasa di ogni devianza "divina".

 

Il sambenito. Esclavina o escapulario que se ponía a los penitentes reconciliados por el tribunal de la Inquisición - L'eretico o la strega che abiurava e che si rimetteva alla fede cristiana era costretto ad indossare il sambenito, un abito scapolare, consistente in due pezzi di tela che ricadevano davanti e dietro e con un apertura per la testa. Generalmente era di colore giallo con disegni che ricordavano le fiamme eterne dell'inferno, in modo da far sì che il graziato ricordasse, vita natural durante, la magnanimità della Chiesa e che tenesse bene a mente ciò da cui la Chiesa lo avesse salvato. Era di uso comune far camminare l'eretico tra la gente della città a piedi nudi e con un copricapo a forma di cono in testa (coroca), a monito degli astanti. da cortescontenti.it

http://www.cattoliciromani.com/forum/showthread.php/linquisizione_tra_storia_leggenda_giudizio_sereno-11893.html  Elogio della Inquisizione -

traduzione della voce Inquisition, scritta da Jean-Baptiste Guiraud per il Dictionnaire apologétique de la foi catholique, edito fra il 1911 e il 1913

 

Paul Johnson, in A History of Christianity (in Storia del cristianesimo)

http://www.treccani.it/Portale/elements/categoriesItems.jsp?pathFile=/BancaDati/Storia_della_Scienza/VOL05/STORIA_DELLA_SCIENZA_vol.5_297.xml  G. GALILEI  

  osserva: “Soprattutto, i gesuiti furono identificati ampiamente con l’idea che il codice morale si potesse in qualche modo accantonare quando gli interessi cattolici erano in pericolo. . . . I gesuiti erano un esempio lampante di un’élite altamente istruita e fortemente motivata che permetteva alle tensioni del conflitto religioso di confondere i loro valori morali”.

 

LA CHIESA NON CHIEDE MAI SCUSA (G. Galilei)
Erano stati loro, i gesuiti, 100 anni prima a mettere sotto processo Galileo Galilei fino al punto da farlo abiurare. Papa Ratzinger nel 1990 (titolare ultimo della Congregazione per la dottrina della fede e dei costumi )
così esordiva in una sua allocuzione citando di proposito (o a sproposito) Feyerabend: «La Chiesa dell'epoca di Galileo si attenne alla ragione più che lo stesso Galileo, e prese in considerazione anche le conseguenze etiche e sociali della dottrina galileiana. La sua sentenza contro Galileo fu razionale e giusta, e solo per motivi di opportunità politica se ne può legittimare (oggi) la revisione» !!!

Mentre i Gesuiti uscivano di scena vi entravano i massoni. Già presenti da secoli come “famiglia artigiana” riferita ai grandi costruttori (muratori e scalpellini) itineranti di cattedrali poi via via società con segreti in architettura (compasso e squadra) poi filosofici, i massoni vivacchiarono fino al 1717 quando quattro logge londinesi si riunirono e diedero vita alla Gran Loggia d’Inghilterra sotto la guida di Gian Teofilo Desaguliers (reverendo anglicano). Da li la massoneria si espanse nel mondo e principalmente in Francia dove nel 1789 all’epoca della rivoluzione esistevano già 65 logge a Parigi e quasi 500 in provincia e nelle caserme (più l’estero). In Italia la diffusione è lenta e poco considerata o meglio sconfessata, ostacolata e condannata dalla chiesa.

Il Prete L.A. Muratori da Modena dice di loro “ Persone inclini a sollazzarsi in maniera diversa dal volgo” Goldoni che ci ricamò su anche una commedia “ .. alla fine li si scopriva intenti negli innocenti piaceri che offre una loggia massonica. In essa si discorre delle novità del mondo, si leggono buoni libri, si gioca, si pranza”

Un club esclusivo moderno per soli uomini ? le opinioni discordanti continuano come quella di Alfieri, che ha una scheda carneade a parte, che dedica persino una poesia ai suoi superiori massoni. http://balbruno.altervista.org/index-101.html  Ma maggior successo la massoneria l'ebbe al sud (e ne abbiamo parlato nei privilegi feudali) quando l’avversione ad alcune soggezioni feudali papali aveva spostato l’ago della bilancia sulla laicità dello stato: ma l’intervento di Tanucci s’era giocato su due campi, da una parte contro il potere ecclesiastico dall’altro contro i massoni che a Napoli erano di osservanza tedesca (ricordiamo la rivalità per il trono di Spagna o guerra di successione spagnola giocatasi fra i Borboni Francesi usciti vincitori a danno degli Austriaci ** a fondo pagina). Ma ci voleva ben altro ormai per sradicare la massoneria. la prima loggia e la vicenda Stosch-Crudeli  http://www.freemasons-freemasonry.com/loggia_firenze.html 

Meglio andò a Firenze dove il Papa Clemente XII ebbe buon gioco dei tentennamenti del nuovo Granduca Francesco (Stefano) I* sotto (1703/1765). Il tribunale della inquisizione impose al Granduca di Toscana di processare il poeta Tommaso Crudeli accusato di appartenere ad una loggia massonica. Il suo fu un tragico destino alimentato dalle bugie del Cardinale Neri Maria Corsini (nipote di Clemente XII) che così etichettava i massoni «nei caffè e nelle botteghe pubbliche si spargevano massime contrarie alla fede e alla purezza dei costumi, come la negazione della Trinità, l'immortalità dell'anima e della autorità della Chiesa e che non v'è altro peccato che la sodomia e che il male andava estendendosi a gran passi ».

 

Era l'occasione, come dicevano, di estirpare «ogni focolaio di anticonformismo [..e di] ripristinare la "scolastica" e l'aristotelismo alla università di Pisa; mettere al passo i liberi pensatori e gli avversari dei Gesuiti; disperdere la Libera Muratoria (francmasonerie), protetta dagli scismatici inglesi anglicani (presenti a Firenze in una nutrita colonia) e considerata come una centrale della propaganda anticuriale; infine, dare una lezione che servisse d'esempio agli altri Stati della penisola» (Carlo Francovich). La presenza inglese si scoprirà essere anche una azione di spionaggio vera e propria: Giacomo Edoardo Stuart o Giacomo III (1688-1766) figlio del cattolico Re Inglese Giacomo II e di Mary Beatrice d'Este dal loro esilio francese passarono a Roma nel 1719 dove Papa Clemente XI riconobbe a Giacomo III ed alla moglie i titoli di re e regina di Inghilterra e di Scozia (Il secondogenito di questi Enrico Benedetto ebbe nel 1747 la porpora cardinalizia da Benedetto XIV). Prima da Roma poi da Firenze il Barone Stosch si incaricava di mandare in patria rapporti sul pretendente al trono cattolico.
Crudeli fu incarcerato il 9 maggio 1739 tra le proteste dell’ambasciatore inglese che figurava loro padrino «se il Re d'Inghilterra sapesse che la ragione unica dell'arresto del Crudeli fosse la sua appartenenza alla Massoneria, si arrabbierebbe moltissimo per la sudditanza dimostrata dal Granducato verso il Papa e la Curia» (gli inglesi tenevano una flotta nel mediterraneo e a Leghorn (Livorno) abitavano 500 inglesi con cimitero e chiesa anglicana: Scriveva a quel tempo un ambasciatore veneziano al suo governo: ” (…) In Algeri e in Tunisi risiedono mercanti livornesi, corsi, genovesi, fiamminghi, francesi, inglesi, giudei, veneziani e di altri Stati. Costoro comperano tutte le robe predate e le mandano allo scalo franchissimo di Livorno e di là si diffondono per tutta Italia. .. all’entrata non si esige il dazio e per un anno il mercante può tenere in quella piazza tutta la mercanzia senza essere sottoposto a gravezza alcuna.” ). Crudeli passò i successivi 2 anni in segrete malsane, infine liberato e relegato a Poppi, impossibilitato ad uscire, soggetto a frequentissime visite del Vicario del Sant’Uffizio. Con l'autunno e l'inizio del clima rigido il poeta s’ammalò; ma la sua richiesta di poter abitare a Pisa non venne presa in considerazione. Intervennero allora amici del Crudeli e finalmente, solo alla fine di ottobre, giunse il permesso di poter spostare la sua residenza, non a Pisa, ma a Pontedera. Intervento nuovamente di amici, dei Fratelli di loggia , che non lo avevano mai abbandonato, ma la risposta del Sant’Uffizio non lasciò speranza: qualsiasi località della Toscana, meno che Pisa, Firenze, Livorno e Siena. Ai primi d’Aprile del 1741 Crudeli ottenne la «grazia» della liberazione. Ma ormai la sua salute era minata. Morirà a Poppi (dov’era nato nel 1703), il 27 Marzo del 1745: aveva 42 anni. Francesco I di Lorena (marito di Maria Teresa d'Austria imperatrice dal 1740), dopo il processo, abolì (1743) le prigioni dei preti, chiuse per ben undici anni il Tribunale dell'Inquisizione Fiorentina ***(a dx) che venne definitivamente abolito da suo figlio Leopoldo II o Pietro Leopoldo nel 1782. Il processo del Crudeli ebbe il merito di dare il primo colpo di piccone al potere politico vessatorio e discriminatorio esercitato dalla Chiesa.

*segue Il Granduca Francesco (Stefano) I di Lorena Asburgo figlio di Leopoldo e di Elisabetta Carlotta di Borbone-Orléans, abilmente raggirato dal Cardinale Corsini (1685-1770) e molto vicino ai Gesuiti nemici dei Massoni, diede l'autorizzazione a procedere contro Crudeli mentre stava per partire per la guerra contro i Turchi (a Firenze lo vedranno sempre poco specialmente dopo il 1745 quando assume a nome degli ASBURGO anche la carica ormai più che onorifica di Imperatore del Sacro Romano Impero (SRI) tedesco: lo sostituisce una reggenza). Il barone von Stosch, se la cavò con un decreto di espulsione rimasto sempre lettera morta grazie alla protezione del residente inglese sir Horace Mann, Anglicano; il primo a cadere nella rete degli sbirri fu il Crudeli, non avvertito in tempo. Il Granduca è sepolto nella tomba numero 55 della Cripta Imperiale dei Cappuccini di Vienna con tutti i grandi di Vienna. Nel 1765, alla sua morte, gli successe il primo maschio vivente dopo l’erede al trono d’Austria Giuseppe, Leopoldo che si stabilì a Firenze e iniziò un programma di riforma ad ampio raggio, facendo di uno stato marginale nel contesto delle potenze europee un paese moderno e all'avanguardia sotto molti aspetti. Fu un chiaro esempio di "sovrano illuminato" come andava di moda allora. Il granduca avviò una politica liberista promuovendo la bonifica delle aree paludose nella Maremma e nella Val di Chiana e favorendo lo sviluppo dell'Accademia dei Georgofili. Introdusse la libertà nel commercio dei grani abolendo i vincoli annonari che bloccavano le colture cerealicole ma l'avvenimento capitale fu, dopo tanti secoli, la liquidazione delle corporazioni medioevali, ostacolo principale per un'evoluzione economica e sociale dell'attività industriale. Introdusse poi la nuova tariffa doganale del 1781, in base alla quale vennero aboliti tutti i divieti assoluti, che furono sostituiti da dazi protettivi, tenuti, del resto, a un livello molto basso in confronto a quelli allora in vigore. Ma la riforma più importante fu l'abolizione del reato di lesa maestà, la confisca dei beni, la tortura e, cosa più importante, la pena di morte grazie al varo del nuovo codice penale del 1786 (che prenderà il nome di Riforma Leopoldina). La Toscana sarà quindi il primo stato nel mondo ad adottare i principi di Cesare Beccaria. Il Fratello Giuseppe morirà nel 1790 e lui salirà al trono di Vienna mentre una sorella, Maria Antonietta, sposerà Luigi XVI di Francia e verrà ghigliottinata poco dopo di lui.

**Il meridione d'Italia restò invece possedimento diretto dei sovrani iberici fino alla fine della Guerra di successione spagnola (1713) poi passò ad un Asburgo. da Wikipedia: Carlo di Borbone, già duca di Parma e Piacenza, figlio di Filippo V re di Spagna e di Elisabetta Farnese, a seguito della battaglia di Bitonto conquistò il regno di Napoli, e fece il suo ingresso in città il 10 maggio 1734, assumendo il titolo di “Neapolis rex”; nel luglio dell'anno dopo fu incoronato anche re di Sicilia. La conquista dei due regni da parte dell'Infante di Spagna fu resa possibile dalle manovre della regina (di Spagna), la quale, approfittando della guerra di successione polacca nella quale Francia e Spagna combattevano il Sacro Romano Impero, rivendicò a suo figlio le province dell'Italia meridionale.

 

***  L’inquisizione Romana di A. Prosperi

..  Le cose cambiarono radicalmente con l'età della Reggenza lorenese e col concordato del 1754 (Papa Benedetto XIV, nato Prospero Lambertini). Il documento ufficiale giunse al termine di una controversia durata per ben 14 anni e pose l'Inquisizione fiorentina sul piede di quella veneziana con l'introduzione di tre assistenti laici: ma fu anche proibito all'Inquisizione di istruire processi contro le streghe, per malefici o patti col demonio. Nei tribunali di Pisa. di Siena e di Firenze l’attività inquisitoriale crollò a un livello quantitativamente esiguo, a quanto pare dalle tracce residue. Del resto, come ha raccontato A. Zobi, i primi provvedimenti della Reggenza colpirono direttamente i privilegi dell'Inquisizione come quello di portare armi e concedere (a pagamento) licenze di portarle: vicari, consultori, familiari insomma tutti coloro che gravitavano intorno al tribunale dell’Inquisizione perdevano questo privilegio. Un motivo di scontro fu poi quello della condanna della Massoneria. con la bolla papale "In eminenti apostolatus specula" di papa Clemente XII del giugno 1738 - condanna che il governo toscano si rifiutò di pubblicare. L'inquisitore fiorentino Paolo Ambrogi che aveva partecipato alla redazione della bolla reagì colpendo di sequestro il libraio fiorentino Rigacci; ma il Richecourt, capo della Reggenza, rispose prontamente facendo restituire i libri e punendo i familiari che avevano compiuto il sequestro. Un duro intervento del cardinale Corsini che scrisse personalmente a Francesco Stefano di Lorena in arrivo a Firenze. e l’azione dei confessori gesuiti del Granduca, di Maria Teresa d'Austria e della sorella di Giangastone. Anna Maria, predisposero le autorità fiorentine a un cambiamento di rotta: Corsini nella sua lettera aveva fatto ricorso alle confessioni ottenute dall’Inquisizione sulle eresie dei massoni, ricavandone che i massoni negavano la dottrina cattolica rifiutando l'immortalità dell'anima, la Trinità e affermando la liceità della sodomia. Le carte dell’inquisizione pisana hanno conservato effettivamente un'ampia confessione di un affiliato (che è un'altra prova dello stretto legame tra inquisizione e confessione). Certo, Francesco Stefano, che era massone anche lui, non aveva bisogno di simili documenti per conoscere le idee della massoneria. Ma aveva bisogno di buoni rapporti con Roma per far pagare agli ecclesiastici la tassa straordinaria imposta nel 1737 e contestata dal clero. La questione della massoneria ebbe a Firenze un caso celebre, anzi «strepitoso» (come lo definì a caldo l'abate Niccolini) quello del poeta Tommaso Crudeli da Poppi; arrestato nella notte del 9 maggio 1739, rimase nelle carceri dell'Inquisizione per quasi un anno. La polemica e il clima di tensione in cui si svolse il processo Crudeli furono tali che il Granduca intervenne e si fece inviare gli atti del processo; convintosi della fondatezza delle accuse contro l'Inquisitore Ambrogi, ne chiese l'allontanamento da Firenze. Benedetto XIV  (papa dal 1740 al 1758, gli succede Clemente XIII) inviò a Firenze il p. Maccabei, suo confessore. per un'inchiesta sull'operato dell'Ambrogi, alla fine della quale fece sostituire l'inquisitore, ammettendo in tal modo la fondatezza delle accuse contro di lui.

Il regno non ebbe una effettiva autonomia dalla Spagna fino alla pace di Vienna (1738), con la quale si concluse la guerra di successione polacca. Nell'agosto 1744 l'esercito di Carlo di Borbone, forte ancora della presenza di truppe spagnole, sconfisse nella Battaglia di Velletri gli austriaci che tentavano di riconquistare il regno. Alla situazione precaria in cui versava la corona borbonica sul regno di Napoli corrispose una politica ambigua di Carlo III: egli all'inizio del suo governo cercò di assecondare le posizioni politiche delle gerarchie ecclesiastiche, favorendo l'istituzione a Palermo di un tribunale d'Inquisizione e non contrastando la scomunica di Pietro Giannone. Quando però la fine delle ostilità in Europa scongiurarono le minacce al suo titolo regale, nominò primo ministro Bernardo Tanucci, la cui politica fu rivolta subito ad arginare i privilegi ecclesiastici: nel 1741, con un concordato furono drasticamente ridotti il diritto d'asilo nelle chiese ed altre immunità al clero; i beni ecclesiastici furono sottoposti a tassazione. Successi analoghi non si ebbero tuttavia nella lotta alla feudalità nelle province periferiche del regno.

 

Loyola fondatore dei Gesuiti

1630- Thomas Mun, nel suo England’s Treasure By Foreign Trade, scriveva
“… in questi ultimi trent’anni il commercio nel porto di Livorno
(LEGHORN) è così cresciuto che da una povera piccola città (quale io stesso la ho conosciuta) Livorno è diventata una città bella e forte e uno dei più famosi centri commerciali di tutta la Cristianità. Il commercio inglese a Livorno porta allo scalo merci per un valore di 50.000 dollari l’anno per ogni mille portati dagli Olandesi… non c’è proporzione fra il commercio inglese e quello olandese.”

AFORISMI DI VOLTAIRE

- Chiedete al rospo che cosa sia la bellezza e vi risponderà che è la femmina del rospo.
- Quando colui che ascolta non capisce colui che parla e colui che parla non sa cosa sta dicendo: questa è la filosofia.
- Io combatto la tua idea, che è diversa dalla mia, ma sono pronto a battermi fino al prezzo della mia vita perché tu, la tua idea, possa esprimerla liberamente.
- È meglio correre il rischio di salvare un colpevole piuttosto che condannare un innocente.
- Le streghe hanno smesso di esistere quando noi abbiamo smesso di bruciarle.
- Quando una verità è chiara, è impossibile che ne nascano partiti e fazioni.
- Tutti i vizi di tutte le età e di tutti i paesi del globo riuniti assieme, non eguaglieranno mai i peccati che provoca una sola campagna di guerra.
- Non si è perduto niente, quando ci resta l'onore.
- Ai vivi si devono dei riguardi, ai morti si deve soltanto la verità.
- L'anarchia è l'abuso della repubblica, come il dispotismo è l'abuso del potere monarchico.
- Non parlerei tanto di me se ci fosse qualcun altro che conoscessi egualmente bene. 

 

 


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