I
giochi dei bambini
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La storia
del gioco si perde nella notte dei tempi tanto da poter affermare che sia contemporanea
allo sviluppo dell'uomo, dalle caverne alle prime civiltà. Nell'alternarsi delle stagioni e
dei climi si può ipotizzare che facesse gioco anche solo una piccola raccolta
di conchiglie, di
sassi colorati, prima dell'impegno dell'età adulta che arrivava presto. I graffiti
stessi, anche se eseguiti da adulti, non sono altro che la trasposizione odierna
di carta e pennarello in mano a un bambino. La rappresentazione del mondo che circonda
l'uomo preistorico, delle gesta del cacciatore più bravo, degli animali che scompaiono,
diventa per noi anche una memoria storica. In gioco si possono tramutare piccole
attività del clan tribù come schiacciare noccioli, accudire animali o intrecciare
fibre e fili colorati. Il passaggio alle grandi civiltà del mediterraneo, oltre che ampliare gli strumenti del
gioco, ne introducono dei nuovi legati all'abilità e all'intelligenza. Giochi di
gruppo, come il girotondo, moscacieca si rintracciano dipinte in sepolture. Il
gioco dei birilli si fa risalire addirittura a 6.000 anni fa. Nella civiltà
delle Piramidi cominciamo a trovare oggetti che riproducono la vita quotidiana
miniaturizzati, dapprima come corredo funerario con valenza religiosa, poi anche
come
strumento di gioco. Nella XII dinastia, nella tomba di un principe morto in età
adulta, sono stati trovati soldatini di legno dipinti. Compaiono aratri e piccole armi con i quali il bambino emula
la vita dei grandi che lo circondano, le prime bambole che differenziano nel gioco
maschi e femmine. Tutto questo va in crescendo fino al Medioevo, quando
la caduta sociale ed economica riporta indietro le lancette dell'orologio. I
giocattoli, le bambole erano poco più che degli abbozzi autocostruiti in paglia
e terracotta. Le uniche figurine trovate rappresentano santi e soggetti
religiosi. Se ne esclude la funzione ludica. Solo dopo il 1300 e nel
Rinascimento, il gioco ritorna protagonista nella vita del bambino.
<<Nino Bixio in una riproduzione
modellistica di
una sua famosa posa fotografica |
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Ora le nuove Star (che fanno tendenza) sono le dame, i cavalieri, il
monaco, il pittore e l'artigiano che popolano castelli e città. La prima fabbrica di bambole di cui si ha notizia,
compare a Norimberga nel 1400. In questa città, d'ora in poi, si svilupperà il
polo dei giocattoli di tutta Europa. I pezzi finiscono alla nobiltà,
all'aristocrazia, al ricco contado. Con il 1500 la produzione si espande anche
ad altre nazioni, come la Francia dove già le bambole hanno un loro corredo
(precorritrici della Barbie). Così diceva nel 1690 l'inglese Locke "Tutti i
giochi dei bambini debbono essere diretti a formare abitudini buone ed
utili, altrimenti saranno la causa di quelle cattive…da esse ricevono una
tendenza al bene o al male". Il bambino emula il mondo degli adulti e
le loro attività, per sentirsi più simile e più vicino a loro. Un secolo
dopo, a Rousseau che affermava "Il gioco come fonte di gioia" si
contrapponevano metodisti ed evangelici con le loro fosche visioni del
mondo e l'annullamento delle capacità espressive del bambino.
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Qualsiasi cartoncino era utile per incollare i
figurini, anche la cartolina postale di guerra, come si può vedere
nelle illustrazioni a sinistra. La base si piegava per far stare ritto il figurino |
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sopra figurina d'epoca. Piede destro mancante |
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retro della figurina precedente |
Figurine piatte di cartoncino spesso del dopoguerra, stampate su entrambi
i lati, base appoggio plastica con fessura |
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Dobbiamo
arrivare alla seconda meta del '700 per vedere l'esplosione del gioco in tutte
le sue varianti, carte, abbecedari, giocattoli animati (gli odierni robot), stampe per fanciulli,
tombole, lanterne magiche (precorritrici del cinema). Nel 1793 Bestelmeier di
Norimberga aveva in catalogo 12.000 articoli. Le differenze sociali non si
facevano sentire come nel mondo adulto perché succedeva che i ricchi con
balocchi preziosi passassero il tempo a custodirli e proteggerli, mentre i più
poveri, coi loro giocattoli compositi erano spinti dalla
fantasia, oltre le
effettive forme, nel mondo dell'avventura. Lasciamo qui il giocattolo in generale
per parlare dei soldatini di stagno e piombo (figurine) che fecero la loro prima
apparizione nel 1775. Le prime incisioni in stagno erano figurine piatte grezze,
(zinnfigurinen) poi leggermente bombate di varia altezza, da dipingere. Si passò da Johann Hilpert (Norimberga) al parigino Lucotte
(1789) che ne ampliò la forma. Si
raggiunse lo standard di 30 mm d'altezza (definito di Norimberga) nel 1850,
arricchendolo con soggetti d'ogni epoca. A Kulmbach in Baviera, Museo
Plassemburg, sono esposti 300 mila figurini. Compaiono anche le prime
figurine in piombo, piu spesse, ad uso dei generali di Napoleone, per seguire ed
impostare le grandi battaglie di quell'epoca. Da qui al mercato il passo è
breve. La nascita della ferrovia, facilitando lo scambio di merci, diffuse
per mezzo di rappresentanti questo ed altre migliaia di prodotti non
deperibili (Tutti ricorderete Mel Gibson che in "The
Patriot" fonde i soldatini di piombo del figlio per farne pallottole).
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Un
contributo della III F della Scuola Media “CAIO GIULIO CESARE” di Venezia–Mestre
http://www.provincia.venezia.it/gcesare/ragazzi/giochi/presentazione.htm#men%F9 |
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Si arriva a scale standard e si raggiungono livelli più accurati nelle
ricostruzioni d'epoca (ricerche storiche), nei colori e nelle viste originali. La
produzione segue ora in maniera spasmodica la moda, le scoperte
scientifiche (scavi archeologici) e i fatti storici. Il soldatino nella
sua forma moderna (ronde bosse) ormai ha preso forma. Dal 1870 la società Cbg emette
figurini su antico Egitto, su Romani, su Troia. Con la diffusione della stampa e del colore, comincia
anche la pubblicazione di
fogli di figurini da ritagliare
ed incollare su cartoncino. Dotati di basette
pieghevoli integrano le più costose tirature in piombo. Sono considerati
"dei poveri", ma lo stesso Giacomo Leopardi nel 1820 aveva una serie
di soldati Pontifici disegnata e dipinta a mano. Prima di questa fase, già dal
1780, e forse anche prima, il delfino di Francia veniva educato al mondo militare con una
serie di soldatini di carta dipinti a mano. Detti di Strasburgo, si
diffusero in tutto il mondo grazie agli stampatori Isnard, Buchner,
Remondini, Bosch, Nister e McLoughlin nel nuovo mondo. Queste serie sono continuate
fino a metà del XX secolo, quando ha fatto il suo ingresso in campo la plastica
e tutti i suoi derivati. Una produzione intermedia, fra il soldatino di piombo e
quello povero di carta, è il soldatino di pasta, uscito fra e nelle due
guerre per indisponibiltà di piombo e stagno. Pasta di legno, caolino,
farina, colla, carta e fil di ferro costituivano la materia prima sulla
quale impostare la figurina. Il resto è storia moderna. Il gioco ora mescola le avventure spaziali col fantasy,
con regole e ruoli in cui la fantasia e la manualità del bambino sono in parte
escluse. Esclusione che raggiunge l'apice coi videogiochi. La scoperta dei
giochi di una volta alimenta un fiorente collezionismo, nel quale anche i più
grandi ritrovano una parte del loro passato. I Musei italiani più significativi
in questo campo sono: il Museo della bambola, (collocato nel castello di Angera
sul Lago Maggiore) che espone anche altri giochi, il Museo Nazionale del
soldatino Massacesi a Bologna a Villa Aldrovandi Mazzacorati con oltre 30.000
pezzi. |
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