l
congresso delle potenze vincitrici inizia l'opera
normalizzatrice, quando il "Corso" è ancora relegato
all'isola d'Elba (vedi in apocrifi
i Bersaglieri Elbani di Napoleone). Bonaparte era stato
sconfitto a Lipsia nel dicembre del 1813 e non si era più ripreso sia
sul piano militare che morale. Il suo esercito,
frammentato, perdeva ad ogni scontro, ma non era lui erano i suoi
marescialli ad essere sconfitti separatamente e individualmente. Dal 4 maggio 1814
era già ospite all'Elba. Al congresso di Vienna (sedute dal 1
ottobre 1814 al 9 giugno 1815) ci si
appresta quindi, fra le altre cose, a
trattare anche dei problemi Italiani sovvertiti
geograficamente e politicamente da Napoleone. Secondo il principio - "vecchi sovrani su vecchi troni"
(legittimismo) - e mano
pesante sui vinti, i
4
plenipotenziari di Russia, Inghilterra, Prussia e Austria decidono che
la
fedeltà del Piemonte va premiata con l'annessione della Repubblica di Genova. La
Corsica ex genovese restava però alla Francia poiché le era stata venduta in tempi non
sospetti (Monarchia di Luigi XV) e la
transazione veniva considerata legale. Alla fin fine loro avversavano la
Repubblica e la Rivoluzione Francese, oltre che Napoleone, non Luigi XV e
l'istituto monarchico (legittimismo). Il resto
dei territori italiani, fatto salvo il Papato e S. Marino, sarebbe
andato direttamente o indirettamente agli Asburgo per compensare
l'espansionismo della Prussia (verso occidente) e della Russia, dilagata sulla
Polonia e nei Balcani ortodossi che ne diventeranno dei piccoli protetti.
A destra il Napoleone (di Jacques
Louis David ) tornerà nel marzo dell'anno
successivo (1815) per i suoi ultimi 100 giorni e verrà sonoramente sconfitto a
Waterloo chiudendo un'epoca.
-Piemonte, Liguria, Val d'Aosta,
Sardegna, Nizza e Savoia a Vittorio Emanuele I Savoia
(con
tutela austriaca).
-La Lombardia (comprendente l'ex Valtellina Grigionese) e il Veneto in un
Vicereame dipendente da Vienna.
-Il Trentino Alto Adige (Sud Tirolo), il Friuli, l'Istria e la Dalmazia
come parte integrante dell'impero Austriaco.
-Il ducato di Parma, Piacenza e Guastalla a
Maria Luigia (Vienna 1791-Parma 1847) moglie si di Napoleone
Bonaparte, ma anche figlia dell'Imperatore d'Austria, con
l'impegno di cedere a fine dinastia la corona agli ex sovrani, i Borbone-Parma che per ora se ne stanno a Lucca
(vedi sotto). Cederà anche Guastalla agli Austria-Este
-Il ducato di Modena, Reggio al Duca della casata d'Austria-Este
Francesco
IV
. Il Duca si
prenderà alla morte della madre, Maria Beatrice Ricciarda (1750-1829,
sposata dal 15/10/1771 con l’Arciduca Ferdinando figlio
dell'imperatrice d'Austria Maria Teresa), anche Massa e Carrara con
sbocco sul Mar Tirreno e Guastalla sul navigabile Po.
-Il principato di Massa e Carrara alla madre di Francesco IV, Maria
Beatrice Ricciarda. (non compare quasi nella cartina sottostante). Alla
sua morte il territorio ritorna agli Estensi come anzidetto.
-Il granducato di Toscana agli Asburgo-Lorena
(aveva incorporato dal
1801 lo Stato dei Presidi che comprendeva Orbetello, Porto Ercole, Porto
S. Stefano, Talamone e Porto Longone poi Porto Azzurro).
-Il ducato di Lucca nato
per decisione del congresso di Vienna provvisoriamente ai Borbone Parma*, e in seguito agli Asburgo-Lorena, dopo il ritorno
di questi a Parma. (*Reggente Maria Luisa di
Borbone-Spagna (1782–1824), figlia di Carlo IV di Spagna per il figlio
Carlo Ludovico di Borbone-Parma, noto anche come Carlo II di Parma
(Madrid, 22/12/1799 – Nizza, 16/4/1883) che sposa Maria Teresa di
Savoia. Duca con le tasche bucate, ma non solo, se ne va da Lucca con
ignominia nel 1847 col Figlio Carlo (Firenze, 14/1/1823–Parma, 27/3/1854
poi Carlo III di Parma) per sostituirsi a Maria Luigia a Parma. Anche
qui non durò molto e 2 anni dopo lasciò il Ducato di Parma al Figlio che
fu assassinato nel 1854 lasciando reggente la moglie Luisa Maria di Borbone-Francia
per il figlio Roberto: questi sarà padre di Zita l'ultima imperatrice
d'Austria andata in sposa a Carlo I).
-Il regno delle Due Sicilie a Ferdinando IV di Borbone.
Ma dall'elenco e dalla piantina manca
La
Repubblica di Cospaia
Scherzo del destino, questa indifesa terra
franca era sorta per un errore topografico. Nel 1440 il Papa Eugenio IV
(veneziano) aveva dato in garanzia ai Fiorentini (Granducato) un pezzo
di terra fra San Giustino e Sansepolcro, proprio sul confine tra Umbria
e Toscana per un debito che aveva di ca. 15.000 fiorini oro. Il territorio
sarebbe stato delimitato da un corso d’acqua chiamato Rio. I topografi
dell’una e dell’altra parte ridisegnarono le carte e si fermarono sul
primo Rio che incontrarono da ciascuna parte a scendere dal Monte Gurzole del territorio
ceduto. I rii che vanno verso il Tevere avvolgendo la collinetta di Cospaia
sono infatti due (stesso nome) che rimase fuori carta come terra
di nessuno. Si
scambiarono le carte firmandole senza controllare e decretando, loro malgrado, la nascita
di una terra franca di 330 ettari sulla quale venivano a cadere i poteri
statuali e le leggi.
Quando ci si accorse dell’errore era troppo tardi e la rinegoziazione
del debito era più cara che lasciare le cose come stavano. In campo
economico finanziario si sa come vanno queste cose. I tassi cambiano, le
ipoteche non si rivelano convenienti come sembravano etc….. Naturalmente
quello o cosa che qui entrava non pagava tasse a Cospaia ma quello che usciva
verso i due stati si, se
almeno qualcuno avesse provveduto a mettere i gabellieri daziali ma,
come detto, anche quest'altra incombenza risultava onerosa vista
”l’estensione e
l’importanza del luogo !!!”. Ma l’importanza sottovalutata del luogo si fece ben presto
sentire perché, oltre al contrabbando normale, qui si cominciò a
coltivare tabacco, il caro vizio venuto dall’altro mondo. I
terreni dei cospaiesi immuni da balzelli erano oro quando già gli
apparati fiscali degli Stati avevano messo le mani avanti coi monopoli
del fumo. La rendita dalla
coltivazione del tabacco (25 ettari di terreno) poteva quindi considerarsi netta da spese.
Manipolato dagli stessi coltivatori e venduto agli Stati vicini, iniziò
ad essere per la piccola Repubblica il più importante sostegno
economico. Secoli dopo arrivò Napoleone
che fece tabula rasa della cartografia.
Ma i Napoleoni,
si sa, vanno e vengono e
nel 1814, a bocce in moto e con il Corso prigioniero all'Elba, i
papalini si ripresero quasi tutta la terra e il monopolio sul tabacco (che
veniva conferito allo stato).
La sorpresa dovette essere grande per Roma quando, al congresso di Vienna, la
Repubblica di Cospaia venne confermata. Del resto tutto, o quasi, quello
che c’era prima doveva sopravvivere. Bisognerà aspettare altri 12 anni fino
quando Papa Leone XII li prese per fame e li costrinse a firmare l’atto di
soggezione, Firenze (Granducato Toscana) accondiscendente. Il
25 maggio 1826 Cospaia tornò ad essere
aggregata a Città di Castello e annessa allo Stato Pontificio. Da quel
momento in poi tutto non tornò come prima. A resistere fu la coltivazione
del tabacco che, sebbene sottoposta a forti tasse, rimase una delle
principali attività. Con un "Breve" vaticano in
data 21 dicembre 1827 si concedeva comunque a Cospaia il diritto di
coltivare mezzo milione di piante di tabacco. Oggi Cospaia è una
frazione di San Giustino; poche case, una chiesetta e per 400 anni, la
più piccola repubblica del mondo.
Stati italiani "indipendenti" (1748)
QUALCHE ANNO PRIMA dopo il trattato
di Aquisgrana
* Regno di Sardegna (Piemonte
e Savoia) dal 1720 con
protettorato sul Principato di Monaco dal 1815 (al 1859 ca)
* Repubblica di Genova (con annessa
Corsica)
- Torriglia, Seborga e Noli sotto protezione genovese
- Marchesato di Finale (Ligure-recuperato con il trattato e
giuridicamente esistente fino al 1797)
* Ducato di Milano
* Repubblica di Venezia
* Repubblica di Ragusa
**
* Principato Vescovile di Trento (soppresso nel 1803 all'Impero
Asburgico)
* Principato Vescovile di Bressanone
idem
* Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla (governato da un ramo cadetto
dei Borbone di Spagna)
* Ducato di Modena e Reggio (gli Este hanno perso Ferrara nel 1598
a favore del papa -
Modena e Reggio facevano parte dei territori soggetti al Sacro Romano
Impero, mentre Ferrara si trovava tra quelli soggetti alla Chiesa)
* Ducato di Massa e Principato di Carrara
* Repubblica di Lucca
* Granducato di Toscana (dal 1735 agli Asburgo-Lorena)
* Principato di Piombino (dal 1805 unione personale con Lucca, al
Granducato di Toscana dal 1815)
* Stato dei Presidi (comprendeva Orbetello, Porto Ercole, Porto S.
Stefano e Talamone, ai quali si aggiunse Porto Longone (Porto Azzurro) nel 1602. Dal
1801 farà parte integrante del Granducato di Toscana)
* Repubblica di San Marino
* Stato Pontificio con la connessa autonoma
"REPUBBLICA DI COSPAIA"
costituito da 12 province: Lazio, Patrimonio di San Pietro, Campagna e
Marittima, Sabina, ex Ducato di Spoleto, Umbria, Ancona, Montefeltro,
Urbino, Bologna, Romagna e Ferrara e 2 territori dipendenti: Benevento e
Pontecorvo
* Regno di Napoli e Regno di Sicilia
(riuniti sotto un ramo cadetto dei
Borbone di Spagna). Dal 1713 al 1720 la corona di Sicilia è assegnata a
Vittorio Amedeo II che la scambia con la più comoda Sardegna
Con il termine feudi imperiali venivano
convenzionalmente indicati tutti i singoli territori soggetti - fino
all'invasione napoleonica - al Sacro Romano Impero (SRI) Germanico erede
di quello di Carlo Magno. In Italia,
il termine è utilizzato per definire storicamente una serie di minuscoli
stati, residui di antiche signorie feudali, che sopravvissero fino al XVIII secolo, disseminati lungo i confini di Liguria, Piemonte e
Toscana.
A seguito della Congiura dei Fieschi (1547) contro la repubblica
genovese e soprattutto contro la famiglia Doria, Torriglia fu, a partire
da quell'anno, assoggettato a questi ultimi che lo elevarono a feudo col
titolo di marchesato fino al 1760 e a principato fino all'invasione del
Bonaparte nel 1797. Nel 1815 verrà inglobato nel Regno di Sardegna, così
come stabilirà il Congresso di Vienna (1814) anche per la Repubblica
di Genova che aveva però perso la Corsica.
Il gruppo più orientale dei feudi imperiali appenninici era quello della
Lunigiana (Pontremoli) assorbiti dal Granducato di Toscana o il
marchesato di Aulla e Podenzana assorbito dal Ducato di Massa.
Una posizione di parziale autonomia continuarono a godere le cosiddette
"giurisdizioni separate dell'Oltrepò" di Voghera e di Bobbio entrate a far parte delle
province sabaude nel 1748.
La natura di feudo pontificio, direttamente dipendente dalla Santa Sede,
faceva invece del Principato di Masserano o Messerano e Crevacuore
(Biella) un'entità statale di fatto
indipendente. Solo nel 1753 il Re di Sardegna Carlo Emanuele III riuscì
ad ottenere da papa Benedetto XIV la cessione del feudo e il 20 marzo
1767 la rinuncia di ogni diritto sovrano da parte dall'ultimo principe,
Vittorio Filippo, che si trasferì in Spagna. Nel 1833, estinti i
Ferrero-Fieschi, il titolo di Principe di Masserano, ormai privo di
giurisdizione, passo al ramo collaterale dei Ferrero della Marmora che
col primogenito Carlo Emanuele aiutante di campo di Carlo Alberto si
infeudarono. Loano: Feudo dei vescovi di Albenga (sec. XI), poi dei Doria fino al
1770, passò al Piemonte in seguito al trattato di Vienna del 1738 pur
restando in feudo ai Doria. Entrò a far parte dell'Impero francese
Napoleonico nel 1806 ma nel 1814 ritornò ai Savoia
http://it.wikipedia.org/wiki/Antichi_Stati_italiani
**
Con tale definizione
viene identificata la città dalmata ora nota come Dubrovnik (e non la siciliana) di lingua e tradizioni italiane.
Il territorio di Ragusa comprendeva allora una sottile fascia costiera
lunga 120 km e larga appena 5-10 km, che si estendeva dalla foce
della Narenta alla Punta d'Ostro presso l'imbocco delle Bocche di
Cattaro. Dal punto di vista amministrativo, la Repubblica era divisa
in tre capitanati e sette contee (Ragusavecchia, Jagnina e Sabbioncello - Canali, Breno, Slano, Stagno, Lagosta, Meleda, Giuppana, Isola di
Mezzo). Con la firma della pace del 26 gennaio 1699 il raguseo
costituì un'enclave in territorio ottomano diviso da strisce a sud e nord
che la separavano dai territori costieri della concorrente Serenissima
Veneziana.
da Wikipedia:
la Repubblica ragusea riuscì comunque ad assistere
alla fine della rivale (1797) e, salvo un breve intervallo
asburgico, venne aggregata da
Napoleone nel 1806 (dopo un breve assedio) alla provincia dalmatica del napoleonico Regno
d'Italia (1806-1809).
Gli ultimi residui di autonomia scomparvero infine con l'annessione alle
Province Illiriche sempre franco dipendenti (14 ottobre 1809). Assegnata
definitivamente all'Austria con il Congresso di Vienna (1815), Ragusa fu
unita alla Provincia della Dalmazia e rimase sotto il
dominio diretto degli Asburgo fino al 1918. Tra le lingue usate a Ragusa nell'ultimo
secolo il croato (un dialetto štokavo con qualche caratteristica čakava),
il latino e l'italiano (la lingua letteraria) e il dialetto veneto.
UNA
SANTA ALLEANZA
Dopo il congresso di
Vienna truppe
austriache avrebbero assicurato al Papa
anche la sovranità in caso di
disordini stazionando sulle sue terre!.
Il disegno di costituire una lega degli stati italiani, il
cui unico fine era di incaricare l'Austria della difesa comune, andò
fallita per l'opposizione dello stesso Papa.
Lo Zar di Russia, che nelle
battaglie Napoleoniche aveva calato l'asso più pesante (vedi uomini),
fu assalito dalla convinzione mistica di essere stato mandato da Dio a ricostruire il
suo "Regno" in Europa con
"la Santa Alleanza".
La
stranezza di questa convinzione era che doveva
convincere i grandi della terra ad assecondarlo e che i sudditi sarebbero diventati
tutti figli suoi, con quel che ne segue probabilmente circa
l'educazione, all'epoca molto rigida. Un trattamento severo,
paternalistico, non scevro da punizioni corporali, che per i servi della
gleba russi era già un miglioramento rispetto al presente, purché si
mangiasse.
Gli articoli della
Santa Alleanza
vissero il pallido sole di
un inverno. Qualcuno dovette
trattenersi dal ridere. Il trattato venne firmato fra il 14 e il 26 settembre
del 1815. Esso
consta di soli tre articoli, dal contenuto molto generico. Vi si
mescolano appelli alla religione, dichiarazioni di fratellanza dei
sovrani fra loro, paternalismo verso i sudditi, diritti dei monarchi
assoluti a governare come “delegati della divina Provvidenza”.
Art. 1. -
Conformemente alle parole delle Sacre Scritture, le quali comandano a
tutti gli uomini di riguardarsi come fratelli, i tre monarchi contraenti
resteranno uniti coi legami di una vera e indissolubile fratellanza e
considerandosi come compatrioti in qualunque occasione e in qualunque
luogo, si presteranno assistenza, aiuto e soccorso; e considerandosi
verso i loro sudditi ed eserciti come padri di famiglia, li dirigeranno
col medesimo spirito di fratellanza, da cui sono animati per proteggere
la religione, la pace e la giustizia.
Art. 2. - In conseguenza, il solo principio in vigore, sia tra detti
governi, che tra i loro sudditi, sarà quello di rendersi reciprocamente
servizio, di manifestarsi con una benevolenza inalterabile la
scambievole affezione da cui devono essere animati, di considerarsi
tutti come membri di una medesima nazione cristiana, riguardandosi i tre
principi alleati come delegati dalla Provvidenza a governare tre rami di
una stessa famiglia, cioè: l’Austria, la Prussia e la Russia. (...) Le
Loro Maestà raccomandano in conseguenza con la più grande sollecitudine
ai loro popoli come unico mezzo per godere di quella pace che nasce
dalla buona coscienza e che sola è durevole, di fortificarsi ogni giorno
di più nei principi e nell’esercizio dei doveri che il Divino Salvatore
ha insegnato agli uomini.
Art. 3. - Tutte le Potenze che vorranno solennemente confessare i sacri
principi che hanno dettato il presente Atto e che riconosceranno quanto
importa alla felicità delle nazioni, troppo a lungo agitate, che queste
verità esercitino ormai sui destini umani tutta l’influenza che ad esse
appartiene, saranno accolte con altrettanta sollecitudine quanta
affezione in questa Santa Alleanza.
Gli Inglesi (anglicani)
declinarono l'invito della formula russa da paese liberale e gli austriaci (da cattolici) non potevano condividerne la dottrina di base
(lo
spirito ortodosso). La Santa Alleanza, trasformata dagli inglesi in
Quadruplice Alleanza (prima
i tre Inghilterra, Austria e Prussia poi la Francia) divenne molto più semplicemente uno strumento per impedire
per decenni qualsiasi cambiamento territoriale e dinastico in Europa: una
Onu reazionaria
ante-litteram. Il tutto era gestito e regolato dal cancelliere
austriaco
Metternich.
Il piccolo
padre russo proseguì quindi con il suo sistema feudale destinato a crollare
sotto i colpi della Rivoluzione cent'anni dopo. Gli stati germanici,
divisi come l'Italia, strinsero un accordo di confederazione con Prussia
e Austria mettendo in comune molte frontiere, Trentino compreso (ma non
il Lombardo veneto) per
agevolare gli scambi commerciali (una C.E.E sempre antelitteram).
Questa alleanza non sarebbe però durata a lungo. Il gigante Prussiano
cresceva troppo in fretta e aveva il carbone e il ferro che mancavano
all'Austria per fare le guerre.
Da A. Scirocco-
In difesa del risorgimento - Bo. Il Mulino 1998 pag 38/39 .... La
negazione dell' auto determinazione dei popoli e del principio di
nazionalità fu il punto debole dell' assetto europeo stabilito a Vienna.
Per ragioni dinastiche, di compensazione territoriale e di sfere di
influenza, restarono irrisolte, tra l'altro, la questione polacca e
quella italiana. Non fu data importanza al risveglio delle nazionalità,
che andava dall'Italia e dalla Polonia alla Germania, alle popolazioni
balcaniche, insofferenti del dominio turco…..Per mantenere intatti i
rapporti di forza in campo internazionale stabiliti a Vienna e per
sostenere l'autorità dei sovrani fu formata una Santa Alleanza di
ispirazione moralistica, intesa a «proteggere la religione, la pace, la
giustizia». Quello che contò veramente fu l'accordo tra Inghilterra,
Austria e Prussia, che nel settembre 1815 stipularono una «grande
alleanza»: erano previsti congressi periodici per mantenere la
tranquillità in Europa, prendendo tempestivamente i provvedimenti
necessari. Il direttorio delle grandi potenze tenne una serie di
incontri..: ad Aquisgrana, nel 1818, fu ammessa la Francia borbonica,
importante elemento dell'equilibrio europeo, a Carlsbad (1819) e a
Vienna (1820) furono presi provvedimenti riguardanti la Germania, a
Troppau (1820) fu affermato con una solenne dichiarazione il principio
di intervento, cioè il diritto delle grandi potenze di intervenire con
le armi negli stati in cui erano avvenute rivoluzioni, quindi a Lubiana
(1821) fu deciso l'intervento contro il regime liberale stabilito a
Napoli, e a Verona (1822) quello contro il regime liberale spagnolo. Le
riunioni a scadenza ravvicinata, dedicate a uno o più problemi ed estese
ai soli stati minori interessati, riuscirono nella funzione di prevenire
con pacifiche intese o di soffocare con la forza iniziative
rivoluzionarie pericolose per la pace: una funzione simile si cercò di
esercitarla invano dopo la prima guerra mondiale con la istituzione di
una Società delle Nazioni. Nelle missioni intese a riportare l'ordine
furono delegate singole potenze (l'Austria nel 1821 a Napoli, la Francia
nel 1822 nella Spagna), o si raccolsero forze multinazionali, come nel
conflitto per l'indipendenza greca nel 1827. Lo scopo degli interventi
fu quello di imporre la conservazione dell' assetto stabilito a Vienna,
soffocando le aspirazioni liberali e nazionali. La pretesa di fermare la
storia si rivelò (poi) insostenibile. …
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