I Francesi e gli Inglesi, che
avevano già mandato divisioni sul fronte italiano all'indomani di Caporetto, chiesero per reciprocità che anche gli Italiani facessero
altrettanto in Francia. L'unità prescelta dal comando supremo italiano
per il trasferimento in Francia fu il II C.d.A., 3a (Gen Pittaluga) e 8a divisione (Gen. Giovanni Beruto
Bersagliere) già impegnato
dall'Isonzo al Piave ed ora in riserva perché ridotto in uomini ad una
sola
brigata. L'ordine di partenza per la Francia arriva a metà aprile
del '18,
relativamente inaspettato
e controverso*. Poiché i nipoti di Garibaldi avevano già
combattuto in Francia nel 1914, si incluse fra i reparti la Brigata Alpi
(Cacciatori delle) comandata da Giuseppe (Peppino) Garibaldi. Il 18 aprile 1918
iniziarono le complicate operazioni di partenza che impegnarono 92 treni
per 40.000 uomini.
Così nella relazione dello Stato Maggiore
" ...Il
II° corpo diede sempre con generoso slancio tutto il concorso che gli fu
possibile in relazione ai suoi mezzi e alle situazioni nelle quali ebbe
a trovarsi. I suoi componenti si dimostrarono tutti combattenti
d'eccezione, nei terreni più vari, di fronte ad un avversario forte per
numero, per armi e per valore".
Il fronte occidentale
supportava milioni di combattenti (fra Inglesi, Francesi e Americani) e il contributo italiano sembrava
minimo, in offensive che lasciavano sul terreno anche mezzo milioni di
uomini per volta, fra morti e feriti. La prima grande battaglia che il II Corpo d'armata combatté in
Francia fu quella di luglio ('18). Dopo una violenta preparazione di fuoco
durata molte ore, i Tedeschi sferrarono all'alba del 15 l'attacco, che
fu pronunciato in modo particolare da ovest verso est sul lato
occidentale del saliente di Bligny ed ebbe carattere di maggiore
violenza, sul fronte dell'8a divisione (sinistra del Corpo d'Armata).
Mentre su tutto il fronte le truppe resistevano
efficacemente, il nemico, approfittando dello sfondamento che aveva
potuto compiere sulla sinistra italiana, lanciava una forte colonna
nella, zona di Champlat e riusciva, nonostante l'accanita resistenza, a
passare tra il Bois des Eclisses e il Bois de Coutron (Bois vuol dire
bosco), aggirando il
primo ch'era difeso da un battaglione italiano e da uno francese. In
conseguenza di questo sfondamento, l'8a divisione dovette indietreggiare
su Marfaux e il bois de Coutron lasciando però nelle posizioni del Bois
des Eclisses alcuni reparti, fra i quali, nelle trincee di Chaumuzy, un
battaglione del 20° fanteria "Brescia" che a
mezzogiorno resisteva ancora. Contemporaneamente la 3a divisione
italiana occupava l'orlo del Bois du Petit Champ saldando la sua sinistra alla
seconda linea, occupata dalla 120a divisione francese che faceva da
riserva generale in quel momento. Esemplare, in questa prima fase della battaglia il
contegno del 10° artiglieria italiano da campagna (che sacrificò gran
parte delle sue batterie per proteggere il ripiegamento delle fanterie)
e
quello del II Reparto d'Assalto (arditi) che si prodigò in brillanti
contrattacchi attraverso il Bois de Coutron in direzione di La Menville.
Altro reparto citato è quello del 20° fanteria, il quale, all'inizio del
pomeriggio, assalito da forze molto superiori, fu costretto a
ripiegare su Marfaux, donde, ridotto a pochi
drappelli si aprì il passo verso Courtagnon dopo una durissima lotta. Alle 14.30, dopo una
violenta preparazione di fuoco, il nemico lanciò un'intera divisione
d'assalto prussiana contro il Bois de Petit Champ difeso da due
battaglioni della brigata "Napoli" ed attaccò vigorosamente il Bois
de Vrigny presidiato da alcuni battaglioni della brigata "Salerno".
Questi resistettero meravigliosamente ma i primi, sopraffatti da forze
cinque volte superiori, dopo un'accanita difesa dovettero abbandonare
l'orlo del bosco. Durante la notte l'8a
divisione, che aveva subito fortissime perdite, fu portata dietro la 12°
francese, ma lasciò in linea tre battaglioni di fanteria e il Reparto
d'assalto. Il giorno 16 un nuovo attacco contro i francesi creò un
corridoio attraverso il bosco di Coutron e un uguale ripiegamento degli italiani. Un contrattacco di tre
battaglioni della brigata "Alpi!", dell'infaticabile II
Reparto d'Assalto e di due reggimenti della 14a francese unito alla concentrazione del fuoco di tutte le artiglierie disponibili, arrestava
prima e respingeva poi il nemico, oltre Clairizet. Alla fine di Luglio il corpo d'armata italiano aveva perso, fra
morti, feriti e dispersi, 327 ufficiali e 11.000 uomini ca. Dall'Italia,
dove si è appena conclusa la controffensiva austriaca sul Piave,
possono raggiungere la Francia solo 400 ufficiali e 4.000 uomini, il resto
viene prelevato dal
TAIF - truppe ausiliarie italiane in Francia (vedi
sotto).
Dal libro "Soldati per la
Patria" di Luigi Marziano - Mursia la fase
finale. "Il giorno dopo
Marziano (artigliere) è impegnato a smantellare le posizioni nemiche
per facilitare il passaggio dell'Aisne..... Inizia il movimento in avanti
allo scoperto... l'8 ottobre iniziano i lavori di riposizionamento delle
batterie. Riceviamo l'ordine di sparare 50 colpi per pezzo fino alle
23... alla fine ci attestammo nei pressi dello "Chemin des Dames".
I tedeschi avevano perso la linea Hindenburg e ripiegarono sulla
Mezier-Namur-Bruxelles. I reparti del corpo furono duramente impegnati
di nuovo alla fine di ottobre a contrastare le retroguardie tedesche, mentre
dai lati i progressi alleati riuscirono ad accennare a una manovra di
avvolgimento. Il 5 novembre fu ripresa l'avanzata nel nodo stradale di
Sisonne e il giorno dopo sul Fiume Serre.
La notizia dello sfondamento elettrizzò i reparti che
ricevettero un messaggio di apprezzamento di Diaz -
Ho rilevato con
il più vivo compiacimento come nelle recenti operazioni il Corpo
italiano abbia ancora una volta dato fulgide prove di slancio e di
valore. Nel forzamento dell'Aisne, alle colline di Soupir le nostre
truppe hanno saputo essere pari al nome, alla fede, alla gloria
d'Italia, e la loro condotta si è imposta alla ammirazione degli stessi
nemici -.
Il mattino dell'11 novembre, dopo aver catturato nemici e
materiali, le avanguardie entrarono in Rocroy. L'armistizio, chiesto
dalla Germania quello stesso giorno, fermò gli uomini sul campo. Sui
campi di Francia erano rimasti 4.900 morti e 3.500 dispersi. Il 22 gennaio 1919 il Corpo, esclusa una brigata,
che avrebbe concorso al controllo delle linee di pace nella Renania e
nella Saar**, lasciò
la Francia accompagnato dall'elogio di Petain -
*L'offensiva tedesca di marzo in
Francia era stata disastrosa, nonostante gli americani fossero ormai da
un anno sul piede di guerra e sul suolo francese, ma non con le
mani ai fucili. Cosa aspettavano ? che i francesi e gli altri alleati si
mettessero in ginocchio per supplicare l'intervento ? volevano
intervenire come ultima spiaggia e diventare padroni dei destini d'europa
? (come faranno) I
francesi in questa situazione chiedono di ritirare le truppe dall'Italia
perché a loro sembra che il fronte ormai è stabilizzato e le forze
italiane si sono riprese (salvo successive offensive come quella di
Giugno del 18) e lo fanno anche perchè se ne vanno 2 divisioni francesi
l'artiglieria e una inglese. La contromossa di offrirne due delle
nostre non va a buon fine perchè serve solo a coprire un ulteriore
ritiro. La parola di mandare comunque soldati in Francia non possiamo
rimangiarcela e il 15 aprile sono sul piede di partenza un intero corpo
d'Armata. In Italia per la stampa indipendente e per l'opposizione
questo era la goccia che faceva traboccare il vaso. Noi avevamo già
richiamato la classe del '99 che poteva anche andare a morire là mentre
loro non lo avevano fatto. Operai italiani (militarizzati) erano già
presenti in Francia da molti mesi (Genio, e artieri ferroviari
oltre alle centurie militari del Col. Mazza a Clermont Ferrand e il
raggruppamento compagnie ausiliarie in servizio presso gli americani,
bontà loro e le Taif per un totale, col II° corpo, di 130.000 uomini !!!:
gli alleati in Italia non superavano i 100.000). dal libro
http://soldatinidicarta.altervista.org/truppe_italiane_in_francia.pdf
del
Col. Mario Caracciolo
Fu da qualcuno molto
criticato l'invio di questo contingente italiano, come poco confacente
alla dignità e al nome della Nazione nostra. Il generale Brancaccio
accusa il ministro della Guerra del tempo di aver permesso che nostri
uomini fossero inviati in Francia a prestar « servizii ai quali erano
stati fino allora adibiti indigeni delle colonie». Anche più esplicito è
Aldo Valori... fu grave errore dal punto di vista morale; l'Italia non
avrebbe mai dovuto consentire che soldati suoi compiessero su territorio
straniero opere utili, si, ma di natura servile e tale da diminuirli
agli occhi dei burbanzosi colleghi delle altre nazioni », Non esprimerò
certo il mio giudizio; mi limiterò ad affermare la mia convinzione che
oggi, col cresciuto senso di dignità nazionale, un simile invio non
avrebbe luogo o avverrebbe in forma ben diversa. Per il II Corpo
d'Armata si trattò invece molto diversamente. È stato accennato, poco
prima, che il Comitato esecutivo di .Versailles aveva deciso, il 2
febbraio '18, di costituire una riserva interalleata, che non ebbe mai
vita per le difficoltà opposte dai Comandanti francesi ed inglesi.
Invece il Comando supremo italiano, il 18 febbraio offri per la
costituzione della riserva due divisioni, pronto ad inviarle anche
subito (generoso senso di altruismo, non apprezzato da chi, anzi, lo
giudicò come prova che noi avessimo esuberanza di forze). Quasi
contemporaneamente, il Ministero della Guerra inglese aveva deciso di
ritirare dalla nostra fronte due delle sue divisioni, allegando la
superiorità numerica del Tedeschi nella prossima offensiva. Questo
ritiro, naturalmente, avrebbe impedita l'esecuzione della nostra
offerta, che infatti fu subito ritirata. Per qualche tempo si trattò in
un senso o nell'altro, finché (metà marzo) al Consiglio Supremo di
guerra, riunito a Londra, e pochi giorni dopo al convegno dei. Generali
rappresentanti i Comandi Supremi alleati, riuniti a Torino, fu convenuto
che gli Alleati avrebbero ritirato dall'Italia alcune unità e, con
temporaneamente, l'Italia avrebbe anche inviato in Francia due divisioni
italiane. Tale deliberazione fu approvata il 23 marzo dal Supremo
Consiglio di guerra.
Mon Général,
Au moment où vous allez retourner en Italie, je tiens à vous exprimer la satisfaction que j’ai éprouvé à avoir sous mes ordres le II C.A. Italien. Quand, en avril 1918, le II C.A. arriva en France, sa réputation de vaillance était déjà consacrée par tes noms glorieux de Plava, Monte Cucco, Vodice, Monte Santo, Bainsizza, Montello.
Je savais que pouvais beaucoup demander à de pareilles troupes. Elles furent en effet de celles qui, le 15 juillet, contribuèrent à repousser les assaut furieux de l’ennemi.Elles furent ensuite appelées à reprendre les crêtes fameuses du Chemin des Dames et participèrent ardemment avec les troupes française à la poursuite qui chassa l’ennemi hors de France.
Au nom de l’Armée Française je tes remercie.
Je salue vos glorieux drapeaux.
Je salue aussi vos héros tombés au champ d’honneur.
La France honorera d’un mène culte tous ceux qui sont tombés sur son sol pour la plus noble des causes. L’Italie peut être fière du Général Albricci et des troupes qui, sous ses ordres, ont combattu victorieusement sur le sol de la France.
Signé: PETAIN |
T.A.I.F. LE UNITA' ITALIANE DI
LAVORATORI IN FRANCIA
Dopo le perdite della battaglia
di Verdun i francesi sono costretti ad inviare in prima linea anche gli
uomini addetti ai servizi. Per rimpiazzare questi viene chiesto
all'Italia, e non solo di inviare operai. Tra l'agosto del '17 e luglio
'18
in Francia affluiscono 79.000 persone (inabili al servizio militare in
trincea)
ripartite fra Genio militare e militarizzati, operai generici per lavori
di trincea e difesa, addetti al movimento, rifornimento (anche
vietnamiti erano arrivati in Francia dalle colonie: si disse poi veicolassero la
famosa spagnola e , vedi sotto, cinesi**).
Altri lavoratori vengono trasferiti in Francia al seguito delle linee di
montaggio della Caproni (a fine guerra i nostri aerei erano migliori di
quelli dei nostri alleati e il totale degli operai dei vari settori
militarizzati raggiunse la cifra di 100.000). Fu nell’ultimo anno di guerra che gli alleati capirono che l’Aviazione
poteva essere l'elemento decisivo per uscire dalla guerra di trincea.
Venne quindi decisa la creazione di una armata aerea da bombardamento e
come tipo di apparecchio venne scelto il biplano trimotore Caproni. A
Bordeaux sorse una grande Officina per il montaggio dei trimotori
Caproni con le parti prodotte principalmente negli Stati Uniti, mentre
in Italia, alle Officine Caproni di Taliedo e Vizzola, vennero aggiunti
gli stabilimenti Breda, Miani e Silvestri, Piaggio, Bastianelli e le
Officine di Savigliano, ed in più venne decisa la costruzione di una
grande Officina in Roma. Il progetto non si completò per la fine della
guerra. Nell'estate del'18, in seguito alle perdite subite dal II C.d.A., gli uomini del
Taif vengono sottoposti a visita medica di revisione con criteri più
restrittivi e per oltre 6.000 di loro si aprono le porte dei centri di
addestramento del reggimento di marcia e dei battaglioni complementi.
Erano inquadrati in 4 raggruppamenti e portavano divise con mostrine
proprie. Era cappellano militare in una unità Don Primo Mazzolari che
vedremo in altro teatro bellico qui .....
Le Truppe ausiliarie italiane in
Francia (1918). Lettere dei soldati
di Hubert Heyriès, pubblicato sul n° 235 di Italia Contemporanea Durante il loro soggiorno, gli ausiliari italiani scrissero centinaia di
migliaia di lettere, lette e talvolta censurate dalle commissioni italiane
di controllo postale che redassero più di 700 rapporti per il Grand
quartier général francese. Questi rapporti permettono di conoscere non
solo le lamentele dei componenti delle Taif (costante mobilità, alloggi
assai modesti, licenze rare, posta troppo lenta, cambio sfavorevole, cibo
non italiano (a differenza di quello che i francesi chiedevano in Italia), clima inclemente, timore di essere dichiarato idoneo alle
fatiche della guerra, odio per la guerra e nostalgia del paese d’origine),
ma anche di sondare i loro rapporti con i francesi e l’evolversi del
morale nell’ultimo anno di guerra. Tali fonti, pur presentando limiti
oggettivi (autocensura, discrezionalità dei componenti le commissioni di
controllo postale, ecc.), mettono tuttavia in luce la ricchezza e la
complessità degli stati d’animo dei combattenti italiani che lavorarono in
Francia, vicino al fronte, l’ultimo anno di guerra. Uomini lontani dal
proprio paese, preoccupati di “far passare il tempo” nelle migliori
condizioni possibili, che attendevano la fine della guerra talvolta con
rassegnazione e passività, talvolta con entusiasmo, disciplina e senso del
dovere (molti poi resteranno in Francia o ritorneranno da emigranti).
II
CORPO D'ARMATA |
Gen.
Alberico Albricci |
|
3a DIVISIONE |
Gen.
V.E. Pittaluga |
|
BRIGATA NAPOLI
rgt.
75-76° Fanteria |
Col. E. Maggia
|
BRIGATA
SALERNO
rgt.
89-90° Fanteria |
Col. G.B. Giri |
Comando
artiglieria |
Brigadiere
Conso
|
4°
Rgt.
art. da campagna* |
10°
Rgt.
art.da campagna |
Mitraglieri
Bersaglieri |
2073a
- 2095 - 2209 - 2224
CP
|
|
|
8a DIVISIONE
|
Gen.
Giovanni Beruto |
BRIGATA
BRESCIA
rgt.19-20°
Fanteria |
Col. G.Cartia |
BRIGATA
ALPI
rgt.51-52° Fanteria |
Col. di Brigata G. Garibaldi |
Mitraglieri
Bersaglieri |
2074a - 2075 - 2207- 2208
CP
|
SUPPORTI
|
9°
Rgt. Art. PESANTE CAMPALE |
CAVALLERIA 2
Squadroni Lodi
|
II
Reparto D'assalto Magg. Guasco
|
|
64°
Rgt. fanteria di marcia Col. E. Chiodelli
|
BERSAGLIERI
compagnie
autonome
Mitraglieri 1616a-1617-1618-1619
|
genio
(Col. Guasco),
sanità, sussistenza,
polizia militare
|
|
|
|
|
Conte Gen. Alberico Albricci
Scoppiata la Prima Guerra
Mondiale, prestò dapprima la sua opera in un importante Ufficio del C.S
(1915) e dopo aver retto per breve periodo il Comando Brigata Basilicata fu
nominato (marzo '16) Capo di S.M. della Iª Armata, carica nella quale si
meritò la Croce di Ufficiale dell'O.M.S. per aver ricacciato il nemico
durante le operazioni del maggio-giugno '16 nel Trentino. Nel '17 al comando
della Vª Div. fu sull'Adamello e diresse la conquista del Corno di Cavento.
Comandante del II C.d'A., nella ritirata di Caporetto dal M. Santo raggiunse
il Montello sul Piave. Venne in tale circostanza decorato di med. d'argento.
Si rivelò condottiero brillante e fortunato sul Fronte Francese, dove il II
C.d'A. che egli comandava si coprì di gloria nelle sanguinose giornate di Bligny; in tale occasione aveva al suo comando anche due Divisioni francesi.
Ottenne la nomina a "Defenseur" della città di Eperney. In seguito si
distinse nella conquista dello "Chemin des Dames", nell'inseguimento del
nemico sino alla Mose. Nel dopoguerra (giu.'19 mar.'20) fu Ministro
della Guerra, nella difficile e spesso incresciosa opera della
smobilitazione. Nel luglio '19 fu nominato Senatore del Regno.
*http://www.cannoni-e-pennelli.it/
il 4° artiglieria in Francia Luglio 1918
**Durant
la première guerre mondiale, français et anglais utilisèrent des travailleurs
chinois comme travailleurs et d'auxiliaires. Recrutés dans les ports Chinois,
ils étaient originaires de Qingtian et de Wenzhou, villes du sud de la Chine,
dans la province rurale du Zhejiang. Ils arrivèrent en France dans les pires
conditions. Les premiers travailleurs débarquèrent en juillet 1916 à Marseille.
En avril 1917, une importante partie de la main d'oeuvre chinoise arriva de
nouveau en France afin d'accomplir les tâches industrielles ou agricoles les
plus pénibles. Les chiffres sont discutés mais on compte près de 140 000 chinois
recrutés durant la Guerre.À la fin de la guerre, les Chinois furent « employés »
à la recherche des bombes qui n'avaient pas explosé, au « nettoyage » des
tranchées. Les contrats qu'ils avaient signés stipulaient qu'ils ne devaient pas
participer aux combats ou se trouver sur la ligne de front, mais malgré cela
certains y furent exposés. De nombreux accrochages opposèrent les ouvriers
chinois avec les autorités françaises en raison des mauvais traitements qu'ils
subirent
Source:
http://www.chine-informations.com/guide/les-chinois-durant-la-premiere-guerre-mondiale-en-france_2400.html#ixzz0cVyyCf13
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http://www.eugubininelmondo.it/bligny/bligny.htm
La brigata garibaldina Alpi
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