Il
13 dicembre 1918, Thomas Woodrow Wilson, Presidente degli Stati Uniti d'America sbarca in Europa con
l'intenzione di dare applicazione ai suoi 14 punti programmatici per la
ricostruzione politica postbellica. In gennaio viene anche in Italia
dove suscita enorme interesse per le sue esternazioni "inneggianti
all'avvenire delle classi lavoratrici". Lo chiamavano il filosofo
di Staunton per l'approccio che aveva con i problemi europei, noti da
secoli, e da secoli irrisolti. L'impegno degli americani per la guerra
era si stato consistente, ma dalla dichiarazione di guerra alla Germania
ai soldati in trincea c'erano voluti 12 mesi.
Quando questi entrarono nel conflitto, l'impero tedesco era già
precotto. In Italia si vide nell'ottobre del 18 un reggimento americano
e si contò un morto. Alle sue argomentazioni faceva sempre precedere i
26 articoli di una "Società delle nazioni" che avrebbe
regolato i contrasti futuri fra gli stati: con quali poteri resterà un
mistero e lo resterà anche dopo per l'Organizzazione delle nazioni
unite (ONU).
Gli Stati Uniti dopo averla sponsorizzata non ne faranno mai parte e vedremo
perché. La fratellanza fra poveri e
ricchi e fra vinti e vincitori aveva fatto credere ai tedeschi in
migliori condizioni di pace. L'autodeterminazione dei popoli, che era un altro dei
cavalli
di battaglia di Wilson, non
trovò mai applicazione. Loro stessi venivano dal genocidio dei
pellerossa e dallo schiavismo riconvertito in razzismo. Nessuno dei
popoli indigeni dell'America precolombiana si era
mai autodeterminato. A dominare le tornate della conferenza di pace,
iniziate il 18 gennaio, erano oltre a Wilson, due vecchi leoni come Lloyd George, inglese, e Clemenceau, francese, chiamato appunto il tigre. Il
ruolo dell'Italiano Vittorio Emanuele Orlando era marginale. Alla
conferenza non partecipavano i vinti, ma assistevano in molti che di
titoli ne avevano pochi. Mentre Wilson si sentiva il Messia, gli
altri due lo persuadevano che le loro ambizioni non erano evangeliche ma
prettamente terrene, in ogni senso. Il comitato dei quattro, costituito
con l'ingresso degli italiani, non voleva comunque discutere della
nostra pretesa sulla Dalmazia. Wilson stimava che in tutte le zone
rivendicate abitassero circa un milione di Slavi. A metà febbraio del 19, dopo che nei
territori Dalmati e Istriani si erano avute violenze contro gli
italiani, Vittorio Emanuele Orlando presentò un memorandum per
spiegare i motivi delle nostre rivendicazioni. Lo sport della
conferenza era ormai acclarato: tutti contro tutti. Le pretese dell'Italia per un suo
allargamento a est non stavano bene agli altri, l'allargamento della Francia
non stava bene all'Inghilterra e così via... Le trattative si
trascinavano stancamente con Wilson che assumeva, ogni giorno che
passava, un atteggiamento anti-italiano generato anche dal suo razzismo
verso gli emigrati italiani definiti "turbolenti". Quando finalmente il 19 aprile
si parlò dei confini italiani, Wilson disse che sulla Dalmazia non si
trattava proprio. La delegazione italiana fece le valigie e ritornò in
patria, con grande soddisfazione degli altri che procedettero alla
spartizione delle colonie tedesche a loro esclusivo vantaggio. Il 5
maggio gli italiani si ripresentarono a Parigi a giochi fatti. Che gli
italiani avessero combattuto in Francia, che la prima a vincere era
stata l'Italia non contava assolutamente nulla. Che la neutralità
dell'Italia nel 14 avesse liberato risorse per il fronte del Reno ancora
meno. Il 7 maggio i tedeschi ricevettero le pesanti clausole della pace, prendere o lasciare, i responsabili della guerra,
i perdenti erano
loro, si regolassero di conseguenza. Al primo accenno di dissenso
vennero informati che a partire dalle 7 del 23 giugno le truppe in
assetto di guerra avrebbero invaso il paese o almeno quello che non era
ancora occupato.
Piegata, la Germania cedeva l'Alsazia e la Lorena (tedesche) alla Francia; il corridoio di Danzica
(Gdynia) alla Polonia, la flotta e altra minuteria all'Inghilterra. I marinai tedeschi prigionieri in rada a Scapa
Flow aprirono le centine a 10 Corazzate, 10 Incrociatori e 32
torpediniere che nel giro di tre ore andarono a fondo. In Italia si
cominciò a parlare di
"Vittoria Mutilata". Quando fra i
vincitori arrivava l'Italia, si cambiavano le regole della vittoria dopo secoli di
routine. Nelle strade ci si diede alla caccia al reduce, considerato il
responsabile di tutto, con conseguente proporzionata
risposta da parte degli Arditi. La loro era anche una posizione di malcontento, per la scarsa
considerazione che godevano nel paese, e per l'assoluta forma di
chiusura sociale (rifiuto di dar loro lavoro) sia dal pubblico che dal privato. La spaccatura politica del 1914
aveva ripreso forma e consistenza dopo la pausa di Caporetto. Dietro il
malcontento una persona si andava organizzando costituendo i Fasci di
Combattimento, Benito Mussolini. Fra gli obiettivi futuri, colpire
l'organizzazione sociale italiana, fra quelli a breve, anche da
ex combattente e ferito
"Difenderemo i nostri morti anche a costo di scavare le trincee
nelle piazze e nelle strade". In maggio e giugno del 19 gli
scioperi erano spesso occasione di scontri, situazione che indeboliva
ulteriormente il negoziatore italiano. Il 19 giugno Vittorio Emanuele
Orlando, sfiduciato veniva sostituito da Francesco Saverio
Nitti. La
pace con l'Austria (10/9/1919) secondo gli alleati ci toglieva da secoli
di asservimento psicologico. Dal dissolvimento dell'Impero Asburgico erano nate la Repubblica Ceca, quella
Ungherese (che poi non era una repubblica), il Regno di
Jugoslavia ( unione dei Serbi, Croati, Bosniaci e Sloveni) e parte della Polonia. Era sparito il regno del
Montenegro a cui nessuno fornì spiegazioni. I perdenti, Germania,
Austria, Ungheria, Bulgaria, Turchia oltre che territorialmente pagarono
tutti sanzioni
monetarie. Il peso dei debiti e le conseguenze del conflitto scatenarono
una rivolta bolscevica in Germania, liquidata in una settimana e una in
Ungheria liquidata dai confinanti Cechi e Rumeni. In Turchia la rivolta
dei giovani ufficiali guidati da Kemal "Ataturk" porterà alla
rinegoziazione del trattato di pace. I trattati fin qui conclusi non
riguardavano gli Stati Uniti che firmarono separatamente la loro pace. I
protocolli americani non rivendicavano terre ma erano infarciti di
clausole commerciali, poiché fra i 14 punti di Wilson quelli del libero
mercato, dell'abbattimento delle dogane e dei dazi erano i prevalenti.
Il medio oriente che con Lawrence sembrava destinato a una grande
nazione araba, venne spartito sotto l'egida della "Società delle Nazioni"
fra Francia e Inghilterra. Faysal prende le armi contro questi ultimi ma
subisce una sonora sconfitta a Maysalun. Dei problemi della Russia si parla
poco e per quanto possibile si cerca di stendere un cordone armato "sanitario" a sostegno dei Russi Bianchi che ancora contrastano i comunisti.
Lloyd
George scrisse nel 25 marzo 1919, nel Memorandum di Fontainebleau:
"se essa [la Germania] ritiene che sia stata trattata ingiustamente
nella pace del 1919, troverà i mezzi per esigere la giusta punizione dai
suo conquistatori ... Il mantenimento della pace allora dipenderà
dall’inesistenza di cause di esasperazione che attizzino lo spirito di
patriottismo, di giustizia o di fair play per ottenere il risarcimento
... Per queste ragioni,
pertanto, sono fortemente contrario al trasferimento di tedeschi dal
dominio tedesco al controllo di qualche altra nazione, e che
eventualmente può essere aiutata. Non riesco a concepire una causa
maggiore di una futura guerra, diversa da quella del popolo tedesco, che
ha certamente dimostrato di essere una delle razze più vigorose e
potenti del mondo, che verrebbe circondato da una serie di piccoli
Stati, molti dei quali costituiti da popoli che non hanno mai istituito
in precedenza un governo stabile da se stessi [un riferimento implicito
alla cechi e polacchi - S. Brezkun], ma ciascuno di essi ospitano grandi
masse di tedeschi, che chiedono a gran voce il ricongiungimento con la
loro terra natia. La
proposta della commissione polacca, che vorrebbe porre 2.100.000
tedeschi sotto il controllo di un popolo di religione diversa e che non
ha mai dimostrato una capacità di auto-governo stabile in tutta la sua
storia, a mio giudizio, porterà prima o poi a una nuova guerra
nell'Europa Orientale".
In effetti era finito il colonialismo e si stavano
gettando negli Usa le basi del nuovo imperialismo. Alle elezioni del
1920 i democratici persero e si disimpegnarono dall'Europa "ideale" di Wilson e dalla
"Società delle Nazioni" (non volevano fare il gendarme del
mondo come gli era stato richiesto) per rivolgersi al Sud America e al
Pacifico. Le guerre vinte finora e i trattati gli avevano assicurato una grossa
ipoteca sui commerci mondiali, monopolio prevalente fino a quel momento
dell'Inghilterra.
Patto di Londra del 26 aprile 1915: l’art. 5
stabiliva:
"Nello stesso modo l’italia riceverà la provincia della
Dalmazia nei suoi attuali confini amministrativi comprendendo al nord
Lisarica e Tribania e al sud fino ad una linea partente dalla costa dal
capo Punta Planca e seguente lo spartiacque verso est, in modo da
lasciare in territorio italiano tutte le valli e i corsi d’acqua
scendenti verso Sebenico, cioè la Cicola, la Kerka, la Butisnica e i
loro affluenti. Essa riceverà anche tutte le isole situate al nord e
all’ovest della Dalmazia, da Premuda, Selve, Ulbo, Scherda, Mao,z, Pago
e punta Dura al nord , fìno a Meleda al sud, comprendendo S. Andrea,
Busi, Lissa, Lesina, Tercola, Curzola, Cazza e Lagosta e tutti gli
isolotti e scogli circostanti e Pelagosa, ma senza le isole di Zirona
Grande e Piccola, Bua, Solta e Brazza"
La Dalmazia italiana avrebbe
perciò compreso i grandi porti di Zara e Sebenico, ma ne erano escluse le cittadine di Traù e Spalato, di
popolazione e lingua italiana come Fiume e Veglia in Istria che
restavano escluse. Il più grosso errore
diplomatico che la storia ricordi. Wilson era stato come quell'elefante
che entra in un negozio di cristalleria e ne esce dopo aver sfasciato la
mostra.
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