LE RICONQUISTE COLONIALI

La Cirenaica, l'internamento, Omar al-Mukhtar e l'avventura di Corfù

LA RICONQUISTA DELLA CIRENAICA

Nell'estate del 1913 Il generale Salsa (negoziatore d'Adua e comandante fanteria in Cina) liberava la costa libica e cirenaica dai residui ribelli. Una colonna armata partì quindi per l'interno per le montagne del Fezzan (vette e valli boscose sulle quali qualche volta nevica per l'altitudine) a noi ancora sconosciute. Il 3 marzo del 1914 una colonna italiana entrava dopo 750 km di piste a Murzuch. Altra località raggiunta era la mitica oasi di Gadames, all'incrocio dei confini di Tunisia e Algeria, e porta del Sahara. La permanenza fu breve. I difficili rifornimenti e la guerra in Europa imposero un ritiro di uomini e mezzi. In questa situazione va inquadrata la disfatta di Gasr Bu Hadi dell'aprile del '15 (vedi http://digilander.libero.it/freetime1836/libri/libri17.htm ) a cui andò incontro il colonnello Miani con 3.ooo uomini. La Senussia, sponsorizzata dai Turchi, aveva ripreso le armi in Cirenaica guidata in un primo tempo da Enver Bey l'ufficiale della rivoluzione Turca. Eravamo ormai a guerra europea conclamata e i turchi stavano proprio dall'altra parte. Gli italiani si ritirano dovunque, lasciando una scia di morte, e si concentrano di nuovo solo in alcune città della costa. Il 17 aprile 1917 viene firmato un trattato con Idris, capo riconosciuto dei Senussi. Nello stesso tempo a Misurata in Tripolitania si costituisce la Jamahirja, repubblica indipendente islamica. Il 1 giugno 1919, ad armi ancora fumanti si riconoscono a Tripolitania e Cirenaica autonomie parlamentari distinte in attesa di una successiva definizione a Regno distinto della corona d'Italia (o colonia se riconquistate). Le condizioni del trattato di pace con la Turchia liberano l'Italia dagli ultimi tentennamenti e l'intero territorio tripolino viene ripreso con la forza. Si distingue in questa fase Il colonnello Rodolfo Graziani che il 31 ottobre 1922 entra a Jefren, sulla strada di Gadames. Colonna rifornimeti La sua azione continua poi, dopo l'avvento di Mussolini, anche nel gebel (l'interno) cirenaico dove i senussi avevano i loro centri principali nelle oasi di Giarabub e Cufra. Nel 1927 dopo cinque anni di feroce guerra le due regioni libiche erano riunificate e Badoglio diventava il Primo Governatore della Colonia. La lotta era stata condotta con poche truppe metropolitane (fra questi i Cacciatori d'Africa volontari) e moltissime truppe coloniali sia libiche che somalo-eritree. Le uniche regioni che restavano ancora in mano ai ribelli erano il Fezzan e l'Oasi di Cufra eletta a nuova capitale dei senussi. Nel 1929 gli sforzi del Generale Graziani si rivolsero in questa direzione. Idris intanto si era rifugiato in Egitto lasciando il potere all'Emiro Omar  al-Mukhtar a Cufra. Colonne meccanizzate italiane appoggiate da aerei spianarono la strada per Cufra, mentre le truppe di terra facevano terra bruciata intorno ai ribelli. Micidiale, come sempre, l'aviazione, che partecipa alla caccia con 25 aerei.

Scrive uno dei piloti, Vincenzo Biani: «Partiti all'alba da Bir Zighen, gli apparecchi riconoscono sul terreno le piste dei ribelli in fuga e le seguono, finché giungono sopra gli uomini; le bombe hanno scarso effetto dato che il bersaglio è estremamente diluito, ma le mitragliatrici fanno sempre buona caccia; mirano ad un uomo e lo fermano per sempre, puntano un gruppo di cammelli e li abbattono. [...] II gioco continua per tutta la giornata; il giorno dopo si ripete; il terzo giorno anche; tutte le possibili vie di ritirata sono esplorate e battute fino alla distanza di trecento chilometri, fino a quando cioè si può avvistare l'ultimo fuggiasco. Le carovaniere della sperata salvezza diventano un cimitero di morti abbandonati, che nessuno penserà mai a sotterrare»

Autoblindo Fiat Tripoli nel desertoIl 19 gennaio 1931 la guerra poteva dirsi conclusa. Questo ultimo risultato era stato possibile dopo il cambio di strategia che Badoglio aveva imposto a Graziani. Le colonne armate non avrebbero mai vinto contro un nemico sfuggente da Oasi a Oasi se intorno a loro restava il sostegno della popolazione di qua e di là dei confini (Egitto e Sudan inglesi).  Si cominciò dall'esproprio delle terre delle Zavie o zauie di proprietà dei religiosi (esempio grossolano le proprietà della curia) poi si passò alla deportazione delle popolazioni del Gebel in campi controllati lungo la costa. Era questo anche un modo per avere terre coltivabili ( si disse 70.000 ettari con case) per gli emigranti, poiché il resto è deserto o terra da strappare al deserto. L'internamento nei campi-lager sconvolge il tradizionale modo di vita e sostentamento della popolazione beduina e stanziale del gebel. Lo stesso trasferimento provoca numerosi decessi lungo le piste che dall'interno vanno alla costa. Dal rapporto del giornalista Felici: "Il campo ha la forma di un castrum romano (m. 1200 x 1200). I tredicimila reclusi vivono in tende rabberciate come il vestito di Arlecchino e per mangiare hanno una tessera annonaria insufficiente. I giovani che sono la maggioranza vanno a lavorare fuori, nelle opere pubbliche e in quelle private. L'assistenza sanitaria è quasi assente".

In quelle, che allora venivano chiamate riserve (di indiana memoria), si accalcarono quasi 100.000 persone. I morti stimati, alla fine, per evento bellico, carestie e internamento oltre 30.000. Il 20 dicembre Omar Al Mukhtar prigioniero1930 la colonna di coloniali dell'ex Bersagliere Maletti lascia Agedabia, sulla costa e raggiunge Cufra, dopo 30 giorni, espugnandola. Controllato il Gebel, per il lungo e per il largo, agli italiani non restava altro che porre fine alla resistenza in un ambiente finalmente immune, dove i rastrellamenti risultarono efficaci a tale scopo. I ribelli non avevano più la possibilità di muoversi in maniera discreta ed era venuta meno la precedente copertura delle popolazioni. Gli esploratori al servizio degli italiani tallonavano i ribelli passando informazioni tempestive ai comandi per un pronto intervento. L'accerchiamento dei ribelli veniva fatto in maniera tale da presidiare eventuali vie di fuga. In caso di fuga intervenivano l'aeronautica e la cavalleria per inseguire in maniera più stringente il nemico. L'arresto di Omar al-Mukhtar avvenne nel settembre del 1931 e l'esecuzione della condanna a morte, già decisa in sede extragiudiziaria, si tenne sulla pubblica piazza. Il 9 dicembre si riunirono i rimanenti oppositori all'occupazione e decisero per la resa. I giovani e le ragazze, spesso orfani venivano ospitati in collegi che arrivarono a contarne 2.800. La politica si riprese in fretta i suoi spazi.

S.E. Alessandro Lessona, Ministro delle Colonie, nel discorso alla Camera dei Fasci e delle Corporazioni del 19/5/1937-XV. «All’islam abbiamo provato la nostra simpatia tutelando la piena libertà di culto, rispettando le sue istituzioni ed i suoi ordinamenti giudiziari, incoraggiando le sue opere assistenziali la diffusione della antica lingua e dell’antica cultura. Questo atteggiamento e queste opere hanno rafforzato la devozione dei nostri sudditi mussulmani; non solo, ma ci hanno anche procurato la simpatia degli altri al di fuori dei nostri territori». C'era un fondo di verità. Il feeling Fascisti-Mussulmani fece concorrenza a quello ideologico nazista e solo recentemente ha subito grosse delusioni.

In Libia i figli degli Italiani facevano parte dell’Opera Nazionale Balilla ma, su personale interessamento di Balbo, giunto a Tripoli con l’incarico di Governatore nel gennaio 1934, venne immediatamente costituita una Gioventù Araba del LittorioOrganizzazione Giovanile Libica (GAL) Gioventù Araba del Littorio che inquadrava tutti i ragazzi dai 6 ai 18 anni. Aftal dai 6 ai 12, Sciubban dai 12 ai 18. Si era comunque spezzata la società patriarcale fatta di radicamento al territorio, di sfruttamento naturale del deserto a favore di una urbanizzazione la cui pesantezza ancora oggi grava su Gheddafi. Questi poteva ringraziare gli italiani quando col suo colpo di stato, non trovò autonomie tribali e religiose sul suo percorso, ma non poteva fare a meno di recriminare su questa gente che preferisce vivere miseramente in città con la televisione e lasciare la maggior parte dei lavori a stranieri a tutti i livelli. Il petrolio concede a molti di sopravvivere, ma i datteri e altri generi coloniali ora sono di importazione. Si è fatto e si continua a denigrare il  colonialismo italiano che non fu ne migliore ne peggiore di quello di altri paesi.

In una recente trasmissione di Minoli sulla Rai si diceva che gli italiani impedirono agli arabi di andare a scuola. Non ci andavano prima e dubito che ancor oggi abbiano una corretta e completa formazione e informazione scolastica, se per il personale infermieristico debbono dipendere dai Bulgari. Il fatto poi di far passare implicitamente gli altri colonialismi come buoni la dice tutta sulla cazzate Rai

(questo stato di cose nasce da un fatto molto preciso: la televisione italiana si alimenta di documentari stranieri inglesi e francesi che difficilmente parleranno male del loro colonialismo. Il Film "La battaglia di Algeri" dell'Italiano Gillo Pontecorvo in Francia venne infatti proibito per diversi anni e tuttora non ha distribuzione. La Francia odierna ha una legge che impone nelle scuole l'insegnamento del valore positivo della "sua" colonizzazione e di conseguenza il film di Pontecorvo non gira. In quanto a castronerie questa legge sulla verità storica o verità di Stato, si può dire che faccia il pari con quella di Mastella sul negazionismo, ma la parola è sparita nell'ultima versione. Il DDL riprende il decreto Mancino del 1993, che nel 2006 era stato modificato dalla legge sui reati di opinione varata dalla Cdl, e si è ripristinato il carcere fino a tre anni «per chiunque diffonda in qualsiasi modo idee fondate sulla superiorità o l'odio razziale o etnico, ovvero inciti (detenzione da 6 mesi a 4 anni) a commettere o commetta atti di discriminazione...». Il decreto Mancino ora ripristinato in tutte le sue parti prevede in luogo della «propaganda» la condotta della «diffusione» e l'«incitamento» invece dell'«istigazione».  http://www.vortexmind.net/index.php/2007-01-29-la-lettera-degli-storici-contro-la-legge-mastella/ ).

LO SMACCO DI CORFU'

Mussolini quando aveva conquistato il potere conosceva pochissimo i problemi internazionali e men che meno il protocollo e l'etichetta diplomatica. Qualcuno ci aveva provato a insegnarglielo ma ben presto l'uomo fece da se. Già prima disse chiaramente cosa pensava dei nostri alleati "Si è rimasti al clichè di un'Italia che .. non deve azzardarsi a fare una sua politica....dovrebbe agire sempre al seguito di Londra e Parigi, come prima della Guerra era al seguito di Vienna e Berlino". Da allora in effetti non è cambiato molto nella politica estera italiana, siamo sempre a ruota, o ruota di scorta, di qualcuno. Il 27 agosto 1923 una missione Ufficiale, agli ordini del Gen. Tellini, incaricata, nell'ambito della conferenza di pace degli Ambasciatori, di fissare i confini greco albanesi, viene trucidata in territorio greco ciamurio (Giannina). Le accuse dell'Italia sono pesanti e circostanziate. Conosciamo bene gli antefatti del periodo bellico per cui già da tempo i comandi supremi si sono preparati a rispondere anche ad eventuali provocazioni.

Si disse che la Grecia ce l'aveva con l'Italia per le isole dell'Egeo, di cui rivendicava il possesso in compenso della sua entrata in guerra. Dare un giudizio politico sull'apporto greco alla grande guerra sarebbe come sparare sulla Croce Rossa o considerare che l'Italia fosse rimasta neutrale e entrasse in guerra contro la Germania e il Giappone dopo il lancio delle Atomiche. A tanto equivaleva il contributo dei greci alla soluzione del conflitto. Opportunismo nel migliore dei casi. Una divisione italiana era stata perfino schierata in Grecia per difenderne i loro confini lasciando sul posto oltre 3.000 caduti !!!. (vedi capitolo attività addestrativa dei carabinieri in Grecia).

L'Italia chiede quindi funerali di Stato (in Grecia), pena capitale per i responsabili noti al Governo Greco e una indennità di 50 milioni. La Grecia, desiderosa di sottrarsi all'umiliante giudizio italiano si rivolge alla Società delle Nazioni o Lega per ridiscutere tutte le richieste. L'assassinio del generale Enrico Tellini in territorio greco e le successive fasi hanno offerto a Mussolini l'opportunità di sfoggiare una riedizione della politica delle cannoniere che termina con uno spettacolare bombardamento dell'isola greca di Corfù.  La reazione britannica è immediata, ma Mussolini non se ne cura eccessivamente e dà ordine di invadere contemporaneamente l'Isola a garanzia delle sanzioni.

Il bombardamento con molte vittime civili suscitò un certo sdegno, non foss'altro che lo facevano gli italiani. Si riteneva sproporzionata non l’offesa più che cercata ma la reazione. L’Inghilterra che gestiva quel trono fu quella che si arrabbiò di più, un po’ meno la Francia che cercava l’appoggio italiano per tenersi la Ruhr, cuore minerario d’Europa in pagamento dei suoi danni di guerra. Agli Italiani credo che nessuno abbia mai pagato i danni, almeno nella misura subita. La conferenza degli ambasciatori, con la questione che stava diventando imbarazzante, avocò a se il problema poiché la commissione tecnica del Generale Tellini era sua emanazione, ovvero operava sotto la sua responsabilità. La marina dal canto suo faceva sapere di non essere in grado di sostenere uno scontro con quella inglese, qualora occorresse. La via d’uscita la si trovò facendo incassare dalla commissione (con scuse) il denaro greco e girandolo agli italiani, ma nella misura che avrebbe calcolato la Corte internazionale di giustizia dell’Aja. Mussolini accettò; ma se ne sarebbe andato dopo il pagamento, cosa che non venne considerata onorevole (non fidarsi di un membro terzo della lega) sia dagli Inglesi che dai Francesi. Il ritiro da Corfù viene attuato a fine settembre. La Grecia pagherà e l'indagine sugli assassini, delegata a una commissione alleata, non giungerà come ovvio ad alcuna conclusione. Le manovre di Mussolini di porsi come ago della bilancia nel variopinto mondo postbellico sono riuscite ed ancor più riusciranno in seguito, nonostante lo smacco di Corfù, come nel '38 a Monaco.

- Patto di Roma (1924) con la Jugoslavia per una revisione dei confini senza la partecipazione della Società delle Nazioni
- Patto di Locarno (1925) per stabilizzare gli assetti tra Francia, Belgio e Germania
- Patto Kellog (1928) per la rinuncia alla guerra
- Patto a quattro (1933) per un direttorio fra Italia, Francia, Germania e Gran Bretagna che favorisca il disarmo e la collaborazione con la Società delle Nazioni
- Trattato di non aggressione con l'Unione Sovietica (1933)
- Convegno di Stresa (1935) con la Francia e la Gran Bretagna per garantire l'integrità dell'Austria e per opporsi all'ormai evidente riarmo tedesco. 

   

 


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