La storia è racconto attraverso i libri

I testi che accompagnano la presentazione sono in genere quelli diffusi dall'editore, dalla libreria o da critici che vengono indicati

La disfatta di Gasr Bu Hàdi

1915 - Il colonnello Antonio Miani e il più grande disastro dell'Italia coloniale

 

Angelo Del Boca Mondadori Editore 2004 Oscar Storia

Note di Copertina di CARLO DE RISIO: Mentre nell'aprile 1915 l'esercito italiano si prepara a combattere la Prima guerra mondiale, in Libia, a migliaia di chilometri lontano dal Piave e dall'Isonzo, un'altra tragedia si sta consumando: la spedizione italiana comandata dal colonnello Antonio Miani, inviata a sedare la rivolta dei potenti mujàhidfn arabi, viene pesantemente sconfitta presso Gasr bu Hàdi. Una disfatta che peserà molto sul successivo sviluppo del colonialismo italiano. Male armato e peggio equipaggiato, tradito dai suoi, scarsamente informato della consistenza delle forze nemiche, Miani potè solo cercare di arginare i danni. Eppure, nel caos che seguì l'episodio, fu scelto come capro espiatorio, destinato a pagare gli errori delle alte sfere politiche e militari. In questo saggio accuratissimo e avvincente, corredato da un ampio inserto di immagini inedite, il più grande esperto di storia coloniale italiana ricostruisce la vicenda umana del colonnello Miani e descrive la complessa situazione in cui si situò il disastro di Gasr bu Hàdi, offrendoci il ritratto di un uomo e di un'intera epoca della nostra  storia.  

 

La guerra di Libia, iniziata nel 1911 con un dispendio di uomini e mezzi impressionanti, si era conclusa o per meglio dire era diventata endemica quando gli arabi ribelli, spalleggiati dai turchi e dai tedeschi, si erano ritirati nel deserto interno e nel Fezzan (grande come l’Italia), o in alcuni casi addirittura nell’Egitto Inglese o nel Sudan Anglo-Egiziano. Dopo avere perso il controllo dell’intero Fezzan ci eravamo pian piano ritirati verso la costa per mancanza di uomini e mezzi che erano venuti a mancare per l’imminente conflitto Europeo. Gli altri paesi, ricordiamolo, iniziano nell’estate del 1914 e l’Italia anche se neutrale doveva essere pur vigile. Il colonnello Antonio Miani, responsabile delle operazioni era stato quindi costretto a lasciare ai ribelli della Senussia importanti centri come Murzuch, Sebha, Gadames (la cui guarnigione minacciata di annientamento dovette fuggire oltre il vicino confine tunisino), Brach, Socna e Giofra. Cadorna, nominato Capo di S.M nel luglio 1914, l’aveva detto chiaramente, con quello che avete potete fare di più e meglio, anzi alla bisogna mi rimanderete uomini nazionali. Di nazionali ce n’erano ormai pochi perché per la maggior parte si parlava di Eritrei, somali e bande libiche raffazzonate, dall’incerta fedeltà. Il mezzo disastro di Uadi Marsìt del 7 aprile 1915 non servì come riflessione. Un’altra operazione venne messa in campo con base di partenza da Misurata (Golfo Sirte). Miani, che non aveva brillato in passato per tattica, assemblò varie bande per un totale di 3.000 uomini con 220 cavalli, a cui si aggiungeva un’altra formazione “Nazionale” con il Battaglione (II) del 2° reggimento bersaglieri (ma potrebbe essere anche il XXII del 9°), un battaglione del 57° reggimento fanteria, due batterie da 70 mm., il 4° e il 13° battaglione libico, il 15° battaglione eritreo. In totale, Miani disponeva di 12 pezzi da montagna e di 12 mitragliatrici Maxim-Vickers, più 2.000 cammelli e 20 muli. Il 5 aprile 1915, la colonna lasciò Misurata e quattro giorni più tardi raggiunse Bir el Ezzar dove lo attendevano le bande Tarhuna e Orfella al comando del maggiore Rosso. Il 14, la colonna si accampò a Bir el-Gheddahia e da questa località riprese poi la sua marcia verso l’accampamento dei ribelli di Gasr Bu Hadi. Da questo momento difficoltà di approvvigionamento d’acqua e bande che non volevano allontanarsi dal loro habitat territoriale, crearono diversi problemi. Il 29 aprile Miani portò la sua colonna in direzione di Gasr Bu Hadi, località che egli credeva presidiata da circa 1.500 mujahedin agli ordini dei capi ribelli Safi ed-Din, Ahmed Tuati e Abdalla ben Idris. Le forze italiane, che marciavano in formazione compatta ed appesantita dalle salmerie, furono nuovamente attaccate (dopo l’attacco del giorno prima) da raggruppamenti irregolari. Per prima cosa, i beduini si avventarono sulle salmerie e sui reparti “irregolari” che si sbandarono. Miani cercò, con molto ritardo, di sparpagliare le sue colonne, ma il nemico reiterò i suoi attacchi sospingendo i reparti italiani verso una stretta valle. Fu l’inizio della fine. Verso sera, i combattimenti ebbero termine con la totale sconfitta degli italiani. “Su 84 ufficiali, 19 risultarono deceduti e 23 feriti. Su 900 soldati nazionali, i morti furono 237 e 127 i feriti. Dei 2.089 ascari eritrei e libici “regolari”, 242 sono rimasti uccisi e 290 feriti”. Caddero inoltre nelle mani del nemico 5.000 fucili, circa 3 milioni di cartucce, almeno 6 mitragliatrici, quasi tutti i pezzi da 70 mm e persino la cassa militare. Tante armi, viveri e denaro da alimentare e rendere vincente la rivolta araba. In pochi mesi i mujaheddin avrebbero ripreso tutti i territori conquistati dagli italiani in quattro anni di guerre, salvo Tripoli e poche altre città della costa. Nessuno, dunque, badò alla Libia, mentre nella fornace del Carso si immolava un reggimento dopo l’altro, una brigata dopo l’altra, con un bagno di sangue senza precedenti. Per Antonio Miani, iniziò invece una lunga e tormentata contestazione, a base di lettere, promemoria e carta bollata. All’ufficiale venne poi impedito di servire il Paese durante la Grande Guerra. Morirà nel 1933 a caso ancora aperto, ma intanto Graziani con una nuova dovizia di mezzi aveva fatto terra bruciata intorno ai ribelli.

   

I FRANCOBOLLI COMMEMORATIVI LIBICI (Come la vedono loro la conquista della Libia)

Un mese dopo, il giorno stesso dell'entrata in guerra dell'Italia, i combattimenti riprendevano e a cadere era il comandante di un battaglione bersaglieri Guglielmo Rassaval

1914

16 Febbraio: italiani a Sébha (Fezzàn).
24 Febbraio: italiani a Slònta (Cirenaica).
04 Marzo: italiani a Mùrzuch.
16 Marzo: la colonna del generale Latini occupa Agedàbia che viene data poi ai Senussi.
23 Marzo: i soldati italiani occupano la zàuia di En Nofilìa per poter garantire i collegamenti tra Sirte e Fezzàn.
Agosto 1914/Gennaio 1915: occupazione italiana del Fezzan.
12 Agosto: soldati italiani a Gat
27-29 Ottobre: combattimenti a Nalùt.
27-28 Novembre: i ribelli prendono il Forte Elena presso Sébha.
28 Novembre: gli italiani perdono Sébha e il Governo di Tripoli è costretto a ordinare l'abbandono del Fezzàn.
30 Novembre: sgombero di Gadàmes.
21 Dicembre: gli italiani lasciano Gat.
22 Dicembre: gli italiani riprendono Sòcna.
Fine 1914:
grave rivolta delle popolazioni dello Sciati che costringono gli italiani ad abbandonare i presidi in Fezzàn e Sirtica e a lasciare le zone di Ghibla e Gadames.

1915

12 Gennaio: è ripresa Misurata.
25 Gennaio: Prima Battaglia di Tauòrga.
16 Febbraio: è riconquistata Gadàmes.


Aprile:
il presidio di Béni Ulid viene assediato e il suo eroico difensore, il maggiore Costantino Brighenti viene fatto prigioniero in seguito al tradimento di Abd En Nebi Belchér. Poco dopo il maggiore si tolse la vita.
06-07 Aprile:
italiani sconfitti a Uadi Marsit (sud di Sirte).

a lato battaglia di Menshia 1912

Torna all'indice libri