GLI ITALIANI IN ALBANIA 

La necessità di difendere il giovane stato Albanese (eretto a Principato dalla conferenza di Londra) da attacchi da qualsiasi parte provenienti e da pericolose vicinanze (a 70 km dalle nostre coste), ci portò nell'ottobre del 1914, ad occupare Valona e l'isola strategica di Saseno. Il principe incaricato Guglielmo di Wild, era arrivato e subito ripartito dopo sanguinose contestazioni (non ritornerà più). I greci ortodossi con un travaglio politico in corso (non entrano in guerra prima del 1917) spadroneggiavano nel Sud del paese a popolazione mista greco-albanese e vecchi pascià e muftì mussulmani  (albanesi) innalzavano di nuovo la decaduta bandiera ottomana. Gli Austriaci dal canto loro proseguivano l'espansione nei balcani invadendo la Serbia e alla fine del 1915 riuscivano a spingere, verso l'Albania, l'esercito serbo in rotta. Oltre al 10° Reggimento Bersaglieri erano sbarcate truppe della marina per tamponare le prime esigenze. Per mettere in salvo l'esercito serbo venne inviata a Durazzo (20/12) la Brigata Savona avanguardia di un corpo di rinforzo, il XVI (Gen. Piacentini). Ne facevano parte tre divisioni, la 38a,43,44. Per il momento non restava che  trincerarsi sulla Vojussa per resistere agli attacchi Austriaci. Nel maggio del 1916 l'offensiva sugli Altipiani italiani (Strafexpedition) ci costrinse a ritirare due delle tre divisioni (43-44).

LA SITUAZIONE SANITARIA DEL FRONTE ALBANESE-MACEDONE

Lettera trasmessa il 10 ottobre 1916 dal comandante della 35a divisione generale Petitti di Roreto: N. 2316 prot. R.P.
OGGETTO: Condizioni sanitarie e di efficienza degli eserciti alleati in Macedonia.
Al Comando Supremo
Pur ritenendo che codesto Comando sia informato sulla situazione degli Eserciti Alleati in Macedonia, in via indiretta, credo mio dovere riferire circa l'impressione generale che ho riportato da quanto ho visto, e da quanto ho inteso dai numerosi ufficiali esteri coi quali sono stato in contatto.
L'inazione della quale si fa un carico al generale Sarrail è dovuta, per quanto mi risulta, a deficienza di forza. Le 5 divisioni inglesi e le 4 francesi hanno subito durante l'estate perdite enormi per malaria, per tifo e per dissenteria, e non hanno ricevuto che un numero assolutamente insufficiente di complementi.
Attualmente, secondo informazioni datemi da persone degne di fede, e in condizioni di essere al corrente della situazione, le due armate inglese e francese non superano, complessivamente, le 70.000 baionette.Altrettanti, forse, sono i Serbi; ma si calcola che, sopportando il maggior peso della guerra, perdano mensilmente circa 20.000 uomini, fra morti, feriti e ammalati, dei quali soltanto metà potranno ritornare nelle file. E i Serbi non ricevono complementi che in misura scarsa e saltuaria.
I Russi avevano qui una brigata, e pare avessero intenzione di portare il loro contingente a una divisione; finora non sono giunti che scarsi rinforzi - meno di un reggimento. Il piroscafo Gallia, che portava da Marsiglia a Salonicco circa 2.500 uomini russi e serbi, è stato silurato nelle acque della Sardegna; si sono salvati 200 uomini.
La mia divisione ha perduto in meno di due mesi quasi 5.000 uomini, pochi dei quali potranno riprendere prossimamente servizio; la maggior parte sono stati rimpatriati, o lo saranno man mano che si renderanno disponibili le navi-ospedale, perché affetti da forme così gravi di malaria da esigere molte cure e una lunga convalescenza. Devo però segnalare che la mia divisione è la sola che riceva prontamente e regolarmente i complementi che le occorrono.
Quanto avviene per le fanterie, si verifica in misura non minore per le altre armi. Le batterie francesi in posizione sulla mia fronte hanno meno della metà del personale che loro occorrerebbe; e mi risulta che intere batterie inglesi rimangono inutilizzate per assoluta mancanza di serventi. Concludendo, le truppe agli ordini del generale Sarrail sono attualmente al disotto di duecentomila uomini, e ritengo che non solo siano assolutamente insufficienti a portare a fondo una offensiva di qualsiasi importanza, ma che difficilmente potrebbero resistere, sulla stessa fronte che occupano, ad un attacco condotto energicamente.
II Maggior Generale Comandante PETITTI DI RORETO”

Gli screzi di confine coi greci vennero regolati con la forza su mandato delle potenze alleate. Pur con la riduzione delle forze si cercava di coprire anche il fianco orientale oltre che meridionale e se possibile raccordarsi alle truppe alleate nei balcani orientali da cui ci divideva solo il corridoio macedone. Ciò fu possibile il 12 febbraio 1917 con l'aiuto di un reggimento francese. Il 3 giugno il Gen. Ferrero, nuovo comandante, con un proclama "personale" promette libertà e indipendenza per l'Albania. In Italia l'unico a sapere della cosa è Sonnino (Esteri) che ha preso l'iniziativa. Crisi conseguente nel Governo con dimissioni e rimpasto. Tentativi di offensive e controffensive contrapposero italiani e francesi alle truppe Austriache per oltre un anno (le operazioni in Albania fino alla fine dell'anno http://www.lagrandeguerra.net/ggalbania.html ). Il 6 luglio 1918 Ferrero e il comando francese ritennero giunto il  momento di dare una spallata al nemico schierato a nord di Berat, dal Tomor al Mare. Fanti e bersaglieri si distinsero sul monte Sinia a Dragovoi in quella che poi verrà chiamata la "Collina dei Bersaglieri". Reintegrato il corpo con la 13a, 36a divisione e reparti di cavalleria il 14 ottobre venne occupata Durazzo e il giorno dopo Tirana.

La fine del conflitto invece di chiarire le cose sembrò complicarle. Gli inglesi si opposero alla costituzione di un Governo provvisorio ed acconsentirono solamente alla costituzione di un Consiglio nazionale deputato anche a partecipare alla Conferenza di pace. Un contingente misto di truppe (serbi esclusi) sotto il comando del Francese De Fortou avrebbe presidiato l'Albania. Questi il 24 ottobre del 18 nominò alla amministrazione civile di Scutari, designata capitale provvisoria, suoi fidi francofili. La levata di scudi antioccidentale che ne seguì portò alla costituzione di un governo provvisorio a Durazzo. I francesi addossarono la colpa di tutto questo caos agli italiani e per poco non ne nacque un caso internazionale. Eravamo stati messi in mezzo, fungevamo da bersaglio una volta per i nostri alleati e l'altra per gli albanesi. Alla conferenza di Pace gli albanesi, che non volevano fare concessioni territoriali, chiesero Podgorica (ora in Montenegro), il Kossovo fino a Pristina (ora ex Serbo) e il Sud con popolazione mista greca. L'Italia, accusata formalmente dagli alleati di aver violato !!! il patto di Londra (patto già sconfessato dal Presidente Americano e che nessuno applicherà mai o avrà intenzione di applicare all'Italia, si ritirava dall'Anatolia e consegnava ai Greci, l'Albania meridionale. La reazione degli albanesi non si fece attendere. Nel caos che ne seguì (fine '19, inizio '20), le nostre truppe furono lasciate asserragliate a Valona senza ordini e rinforzi mentre in Italia infuriava lo scontro politico e l'impresa Fiumana. Al passo Logorà un nucleo di bersaglieri era stato completamente annientato. Il governo italiano decise allora di inviare a rinforzo della piazza la Brigata Piacenza, gli arditi e le autoblindo. Nel maggio del 1920 un comitato di liberazione Albanese inviava un ultimatum alle truppe italiane. Nella difesa di Valona muore anche il 6 giugno il generale Enrico Gotti già capitano al 5° bersaglieri e Colonnello al 4°. La risposta che il neo presidente del consiglio Giolitti ritenne di dare fu una mobilitazione generale.

Cronaca di quei giorni di giugno.

15- PSI, e CGdL (Confederazione Generale del Lavoro), diffondono un manifesto invitando gli operai ad opporsi all'invio di soldati in Albania. Ne chiedono inoltre l'abbandono.
17- Giolitti comunica la costituzione del nuovo governo.(Ivanoe Bonomi alla Guerra, Bendetto Croce alla Istruzione, Arturo Labriola al Lavoro) - Scioperi ferroviari in tutta Italia.
23- Conflitti e tumulti a Milano in occasione di una manifestazione socialista di solidarietà ai ferrovieri scioperanti: due morti.
24- Proclamato lo sciopero generale a Milano: atti di violenza in tutta la città, un brigadiere dei carabinieri massacrato dalla folla.
26 giugno 1920 - Pronunciamento alla caserma Villarey di Ancona dell'11° reggimento bersaglieri  in partenza per l'Albania.

La rivolta di Ancona del 1920 è meglio nota come "la rivolta dei bersaglieri" in quanto prese avvio dalla loro caserma di Ancona, quando i soldati si ribellarono all'ordine di imbarcarsi per andare in Albania. Il pronunciamento dei bersaglieri sfociò subito nelle strade di Ancona e fu prontamente appoggiato da una larga parte del  popolo anconetano che per tre giorni, armi in pugno, combattendo nelle strade, tenne in scacco le forze di polizia e le guardie regie. Alla fine le forze dell'ordine ebbero la meglio solo grazie alla superiorità numerica (giunsero rinforzi da varie città del centro) ed al migliore armamento rispetto ai rivoltosi. Nei giorni successivi per "solidarietà" ai militari si organizzano altre manifestazioni in varie città d'Italia.
27- Giolitti alla Camera afferma di essere favorevole all'indipendenza dell'Albania e respinge la proposta di inviare altre truppe. L'occupazione però di Valona e dell'Albania, da parte di una potenza nemica (o amica) dell'Italia, può costituire un pericolo. Non bisogna quindi  abbandonare l'Albania fin quando questa non avrà un governo stabile.  

D'annunzio da Fiume faceva avere ai Bersaglieri di Ancona una sua missiva datata 26 che veniva pubblicata su l'Ordine del 29/6/1920. Se D'annunzio si limitava con una accorata lettera a esprimere amarezza e stupore perchè non si era data prova di quel coraggio e di quell'eroismo già espressi nei campi di battaglia con ben altra astuzia politica Mussolini sul suo giornale attaccò l'Avanti socialista (e il partito) incolpandolo di aver tarpato, facendo il gioco degli slavi, le ali all'Italia nella sua vocazione in Adriatico. (per leggere la lettera http://digilander.libero.it/fiammecremisi/approfondimenti/dannunzio.htm  )

Il 24 luglio un nuovo attacco albanese mette in difficoltà gli italiani. Il 3 agosto 1920 fu concordato diplomaticamente il rientro di tutti i militari dall'Albania. Ci restava l'isolotto di Saseno. Il problema Greco Albanese Serbo non si chiudeva qui. 

   

 


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