GABRIELE D'ANNUNZIO
Nato a Pescara il 12 marzo 1863 morto a Gardone Riviera il 1 marzo 1938
Gabriele D'Annunzio è figlio di Francesco Paolo Rapagnetta e di Luisa de Benedictis. Viene adottato da una zia materna, prendendo il cognome dallo zio, D'Annunzio.
Queste righe non costituiranno la biografia, la vita privata o la critica letteraria delle sue opere ma serviranno solamente ad inquadrare il personaggio che si gettò nell'avventura Fiumana nel 1919. Qui il movimento futurista http://italpag.altervista.org/
La "Vittoria Mutilata" non fece che aumentare la forza oratoria e l'azione del Poeta. Ecco l'immaginazione al potere. Fiume città di vita, la vita come un film. Una città sede di tutte le arti, di teatri aperti a tutti 24 ore su 24, con la musica protagonista. Una crociata a favore delle nazioni povere contro le imperialiste, giustizia e libertà per quei giovani che avevano combattuto 4 anni.
Scrive Giovanni Comisso tenente del Genio "Quell'uomo non deve invero amare alcuno, né i suoi compagni, né i suoi amici. Egli ama solo se stesso, meglio un certo esteriore di sé stesso, come quei marchi che usa nella sua carta da lettera. Fu sempre suo errore non sapersi scegliere abili e intelligenti collaboratori, per prediligere i balordi e gli imbroglioni".
Le sue fughe dai creditori in passato erano famose. Ora qui adunate di popolo quotidiane, discorsi visionari, musicali, stordenti pieni di quei motti laceranti che i legionari faticavano a capire tanto erano densi di allusioni e citazioni. Antiche grida di guerra, brevi frasi contenenti tutta l'energia vitale di un uomo che le sconfitte e la morte dei compagni non scalfivano. Buttava bombe (più frequentemente che volantini) con la freddezza di chi ogni giorno sfida la morte in cielo in un gioco assurdo ed estenuante. I motti ebbero nel primo ventennio del secolo un effetto dirompente sul popolo. Frasi latine, iscrizioni di vecchi stemmi polverosi, divennero gli slogan, oggi diremmo tormentoni, urlati durante la guerra. Molte di queste frasi passarono di peso nella retorica fascista. Tutti i giorni sbarcava un personaggio, Marconi, Toscanini..... Arrivavano giornalisti, poeti, gite scolastiche, spie, trafficanti, anarchici. La città viveva nel caos (e presto anche nella fame) in un clima di esaltazione collettiva, di furore, di ardimento. Non si pagavano tasse, per le entrate ci pensavanoi gli Uscocchi. Una volta presero una nave che trasportava denaro e D'Annunzio in piazza passò a distribuirlo a tutti. Salgari coi suoi corsari e tigri di Mompracen si era materializzato a Fiume. Non si sapeva più dove mettere i soldati che avevano disertato dall'esercito italiano. Uomini usciti dalla ferocia degli assalti alla baionetta, uomini che avevano pranzato con la morte ed erano riusciti a deriderla, qui venivano. Tutto ciò che era normale, qui era vile e molle. La droga, la cocaina erano comparse coi trafficanti di armi e valuta. Ne facevano uso lo stesso poeta, i piloti, gli arditi.....
Claudia Salaris, "Alla festa della rivoluzione”, il Mulino Bologna, 2002 commento di Carla Pagliero
In realtà a Fiume convivono due anime, una fortemente tradizionalista e nazionalista e una trasgressiva e immaginifica che solo l’autorevolezza e il carisma di D’Annunzio riescono a tenere insieme. La sopravvivenza economica dei rivoltosi, persa la speranza in un aiuto istituzionale, si avvale di donazioni di ricchi mecenati e ammiratori del poeta, ma soprattutto l’economia fiumana è un’«economia pirata» che vive di spettacolari “espropri” ai danni di navi e piroscafi che vengono dirottate a Fiume e i cui carichi vanno a far parte del bottino di una guerra che si combatte in difesa di tutti i popoli che combattono contro nazionalismi, capitalismo, militarismo.
Il 6 gennaio 1921, su «L'Ordine Nuovo»,
Antonio Gramsci scrisse in difesa dei legionari... : «L'onorevole Giolitti in
documenti che sono emanazione diretta del potere di Stato ha più di una volta,
con estrema violenza, caratterizzato l'avventura fiumana. I legionari sono stati
presentati come un'orda di briganti, gente senza arte né parte, assetata solo di
soddisfare le passioni elementari della bestialità umana: la prepotenza, i
quattrini, il possesso di molte donne. D'Annunzio, il capo dei legionari, è
stato presentato come un pazzo, come un istrione, come un nemico della patria,
come un seminatore di guerra civile, come un nemico di ogni legge umana e
civile. Ai fini di governo, sono stati scatenati i sentimenti più intimi e
profondi della coscienza collettiva: la santità della famiglia violata, il
sangue fraterno sparso freddamente, la integrità e la libertà delle persone
lasciate in balìa di una soldataglia folle di vino e di lussuria, la
fanciullezza contaminata dalla più sfrenata libidine. Su questi motivi il
governo è riuscito ad ottenere un accordo quasi perfetto: l'opinione pubblica fu
modellata con una plasticità senza precedenti.»
http://ita.anarchopedia.org/Impresa_di_Fiume
Nell’ottobre del 1919 sul piroscafo Persia,
carico di munizioni e di viveri destinate a Vladivostok, appartenente ai Lloyd di Trieste si imbarcano, clandestinamente, tre fiumani. «I mezzi che dovevano servire a combattere la libertà e la redenzione del popolo russo serviranno per la libertà e per la redenzione del popolo
fiumano» si legge nel comunicato che il capitano Giulietti fa stampare. Il governo Russo dei Soviet era
uno dei pochi che aveva riconosciuto il colpo di mano di Fiume, non foss'altro
per vendicarsi degli ex alleati che, col loro intervento in estremo oriente, stavano mettendo
i bastoni tra le ruote della rivoluzione.
Sotto il governo di un poeta-guerriero la città diventa il crocevia di sperimentazioni trasgressive: si fissano nuove regole, ad esempio, nei rapporti fra esercito e stato maggiore, che diventa un rapporto basato sulla fiducia che i sottoposti accreditano al loro “Comandante”. Una delle compagnie più colorate e originali, reclutati dall’aviatore Guido Keller fra i legionari più giovani e trasgressivi, marciano per la città a torso nudo e in pantaloncini corti. A Fiume viene praticato il libero amore e le donne stesse ottengono il diritto a manifestare col voto il loro parere, partecipano alle manifestazione collettive e alle parate anche se il mondo fiumano rimane comunque essenzialmente maschile. Nella città occupata si incontrano nazionalisti e internazionalisti, monarchici e repubblicani, conservatori e sindacalisti, clericali e anarchici, imperialisti e comunisti.
Henry Furst, brillante critico e scrittore americano innamorato dell’Italia: amava il gioco, l’alcool e i bei ragazzi.... Mi corre l’obbligo di avvertire che il Furst è altresì fortemente indiziato come un professionista della pederastia (...). E il peggio è che i soggetti fatti segno delle oscene mire libidinose apparterrebbero - a quanto pare - ai più bassi strati della gerarchia militare e della società (soldati, camerieri, facchini) in conseguenza di che la inchiesta da esperirsi, mediante raccolta delle testimonianze di tutti costoro, implicherebbe una inevitabile pubblicità. Ciò posto, e poiché il Furst è alle dirette dipendenze di V.S. io mi son fatto dovere di soprassedere agli accertamenti di cui trattasi, non senza significarle per altro che, data la corrente disistima e il disprezzo, che ormai avvolge il Furst converrebbe ed urgerebbe di addivenire al di lui allontanamento. Faccio inoltre presente che il Furst continua sfrontatamente a vivere da signore nell’albergo Europa, senza pagare, perloché il suo debito, che una ventina di giorni fa ammontava a 4569 corone (ungheresi, si usava la valuta con un timbro), a quest’ora dev’essere sensibilmente accresciuto. (Sante Ceccherini, dal documento n. 738 del 25/1/20. Fondazione del Vittoriale Gardone Riviera). Il 6 maggio il capitano Rocco Vadalà lascia Fiume coi suoi carabinieri insultato dai legionari e dai fiumani e il Bollettino del Comando ne dà conto nel n. 19 (12/5/1920). Pochi mesi dopo se ne va anche Ceccherini
Leggi il documento originale "Ai Bersaglieri di Ancona" cliccandoci sopra !! Si deve alla costante tenacia, ostinazione e caparbietà della amica internauta Giovanna Caporaloni se questa immagine si è svelata nei contenuti dopo anni di incomprensibile mistero. Una serie di fortuite circostanze nella ricerca (non riferibili)) hanno fatto si che la scrittura della fotocopia soprastante, tecnicamente incomprensibile, venisse decifrata al 99,99%. Nessuna altra fonte su Internet, conosciuta e raggiungibile, ne aveva fino a questo momento pubblicato il contenuto. Si tratta d'un vero e proprio atto di dolore esternato da D'Annunzio per il comportamento dei Bersaglieri, per lui fuori dalla logica "guerresca". Ma questa è un'altra storia e un'altra chiave di lettura della sua personalità , per quanto fin'ora narrato.
Tra il 26 e il 29 giugno 1920, ad Ancona, i Bersaglieri dell'11° reggimento si rifiutarono di partire per l’Albania. Il 28 giugno, un emissario di D’Annunzio, il tenente Claudio Mariani, si recò ad Ancona latore di un suo messaggio, del generale Ceccherini (dubbio) e del maggiore Santini (che guidava i Bersaglieri di Fiume). La missiva (in immagine datata 26) veniva pubblicata sul giornale "l'Ordine" del 29 giugno 1920. Se D'annunzio si limitava con una accorata lettera a esprimere amarezza e stupore perchè non si era data prova di quel coraggio e di quell'eroismo già espressi sui campi di battaglia con ben altra astuzia politica Mussolini sul suo giornale attaccò l'Avanti socialista (e il partito) incolpandolo di aver tarpato, facendo il gioco degli slavi, le ali all'Italia nella sua vocazione in Adriatico. L'"Adriatico" (altro giornale d'Ancona aveva già pubblicato il 24 maggio notizie su manifestazioni contrarie allo scioglimento del reggimento. Qualche giorno dopo nel descrivere la rivolta questo giornale ne diede una versione truculenta per spaventare la borghesia.
La Costituzione dello Stato Libero del Carnaro, redatta da D’Annunzio e dal sindacalista rivoluzionario Alceste De Ambris, riconosce
«la sovranità di tutti i cittadini senza divario di sesso, di stirpe, di lingua, di classe, di religione», viene sottolineata l’uguaglianza fra i sessi e l’affrancamento della donna rispetto all’autorità «maritale», viene introdotta la pratica del divorzio e il diritto di voto e di lavoro per la donna. Nella Carta del Carnaro si sottolinea l’importanza delle libertà di stampa, di riunione, ed associazione e della garanzia di un «salario minimo» per tutti i cittadini. …… Il Comandante stesso comizia quotidianamente la popolazione fiumana, dando il via a quella spettacolarizzazione della politica che poi il regime fascista metterà a punto di lì a qualche anno, riprendendone i riti, le parate, la pulsione a capovolgere l’ordine costituito. L’interminabile festa fiumana finisce dopo sedici lunghi ed indimenticabili mesi nel «Natale di sangue» del 1920 quando l’esercito governativo sconfigge rapidamente l’esercito di ribelli. Con la condanna del regime negli anni successivi alla Liberazione si cancellerà con un colpo di spugna il ricordo imbarazzante dell’episodio fiumano, buttando così con l’acqua sporca del regime fascista tutto quello che aveva avuto legami ideali o formali con la dittatura, senza porsi il problema di analizzare le varie componenti che caratterizzarono quell’evento. La stessa sorte toccò al movimento futurista, uno dei più vivaci movimenti di avanguardia del Novecento, che non a caso ebbe molta più risonanza all’estero che non Italia, dove solo di recente è stato rivalutato dal punto di vista della notevole spinta trasgressiva e rivoluzionaria che ebbe nella elaborazione di un pensiero estetico autenticamente innovativo e di portata internazionale.
Quando la rivoluzione fiumana
venne esportata sulle altre isole della dalmazia e si vociferava di
estenderla a tutti i balcani e all'Italia, a Roma si ritenne necessario intervenire.
Tutti
gli uomini del Reggente - Giovanni Giuriati: Capo di Gabinetto a Fiume e comandante del battaglione Carnaro a Zara - Guido Keller pilota comandante degli Uscocchi (vedi sotto) - Luigi Rizzo affondatore di navi comandante la Marina Militare Fiumana - Enrico Millo violatore dei Dardanelli - Luigi Corrado comandante la compagnia Bersaglieri del Carnaro - Alceste de Ambris sindacalista rivoluzionario Capo di Gabinetto a Fiume dal 1920 - Rocco Vadalà comandante dei Carabinieri - Host Venturi comandante degli Arditi - Carlo Rejna comandante dei Granatieri - Sante Ceccherini Generale dei Bersaglieri Ispettore - Gualtiero Santini Colonello Comandante dei Bersaglieri |
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Il bersagliere più vecchio il volontario fiumano Piero de Sylva classe 1852 |
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I MOTTI E I LOGHI Antiche grida di guerra, slogan basati su giochi di parole, frasi latine non sue, iscrizioni di vecchi stemmi polverosi usati come esorcismi contro il nemico. In un primo tempo erano rivolti esclusivamente a lui, poi incominciò ad appuntarli sulla sua carta intestata e a distribuirli al popolo dopo il discorso a Quarto del 5 maggio 1915. Da allora cominciò a lanciare slogan come gli arcieri i dardi, a dialogare con la folla con lo stile che poi ripresero dopo di lui altri. I marchi, i loghi e gli slogan erano anche di carattere commerciale, come il sottostante "fisso l'Idea" scritto per una marca di inchiostri. Lo aiutava il disegnatore Adolfo De Carolis col suo tratta di penna a china così incisiva. Alala, la parola con cui chiudeva le lettere proveniva dal greco ed era un grido di guerra di Pindaro. A questa aggiunse Eja, eja, per sostituire il barbaro inglese hip, hip, hurrà. Anche per questa si ricorreva ai greci, a Platone e all'uso che ne era stato fatto dai crociati nel medioevo. Suo il detto "Me ne frego" e "A noi". In campo commerciale il poeta non disdegnava le offerte di collaborazione, non foss'altro per l'ingente quantità di denaro che gli serviva. Sua la soluzione del nome dei grandi magazzini che l'industriale Bocconi di Milano voleva aprire " La Rinascente". |
Ricompense al Valor Militare
conferite a G. d’Annunzio |
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Guido Keller, nato nel 1894, discendeva da una nobile famiglia
aristocratica. Durante la grande guerra entra nella squadriglia di Francesco
Baracca poi si aggrega con D’Annunzio nell’avventura fiumana. Uomo d’azione,
autore di colpi di mano pirateschi e di beffe clamorose, seguace di pratiche
naturistiche (Yoga con Comisso), spregiatore di divise e abiti borghesi,
attento coltivatore di una immagine di sé improntata all'anticonformismo. Così
alcuni termini con cui lo descrivono i compagni. Keller è il solo a dare del
tu a D’Annunzio (della sua età). A costoro spettò in particolare, accanto all'
attività politica, di organizzare quella particolarità dell'esperienza fiumana
che fu la cosiddetta “vita-festa”, ossia la concezione della vita come momento
perennemente ludico, che non significava disimpegnato o disattento. Keller
formò anche una compagnia destinata alla guardia del Comandante, compagnia che
aveva denominato «La Disperata». Molti soldati venuti volontari dall'Italia,
essendo privi di documenti non erano stati accolti dal Comando e invece di
andare via si erano accampati nei grandi cantieri navali della città. Andato a
vedere cosa vi facevano, trovò che se ne stavano nudi a tuffarsi dalle prue
delle navi immobilizzate, altri cercavano di manovrare vecchie locomotive che
un tempo correvano tra Fiume e Budapest, altri arrampicati sulle gru,
cantavano.
Gli
apparvero ebri e felici, li fece radunare e li passò in rassegna: erano tutti
bellissimi, fierissimi e li giudicò i migliori soldati di Fiume. Inquadrò
questi soldati che tutti chiamavano i disperati per la loro situazione di
abbandono e li offerse al Comandante come una guardia personale. La sua
decisione fece scandalo tra gli ufficiali superiori, ma il Comandante accettò
l'offerta. Con la creazione di questa compagnia, Keller aveva cominciato a
realizzare le sue idee di un nuovo ordine militare. Grande parte del giorno
questi nuovi soldati facevano esercizio di nuoto e di voga, cantavano e
marciavano attraverso la città a torso nudo con calzoncini corti, non avevano
obbligo di rimanere chiusi in caserma, ma gli stessi esercizi con la loro
piacevolezza li persuadevano a tenersi raggruppati e alla sera per loro
divertimento se ne andavano in una località deserta chiamata La torretta, dove
divisi in due schiere iniziavano veri combattimenti a bombe a mano, e non
mancavano i feriti. Erano mastini ed erano fanciulli: sicuri come truppe di
colore, consapevoli come «soldati della morte», lieti e canori come atleti in
gara continua. Alcuni elementi moralmente impuri non la deturparono, ma le
diedero un colore crepuscolare di gente maledetta dai saggi e dai mediocri,
che costituì il suo fascino più orgoglioso. Rielaborato da
PoliticaOnLine.net, fonti varie Alla festa della
Rivoluzione Claudia Salaris Artisti e libertari con D’Annunzio a Fiume. Ed. Il
Mulino, Bologna
http://www.questotrentino.it/2002/22/festa_rivoluzione.htm