Se si ha tempo e voglia di consultare un atlante ci si accorgerà che,
fra le tante isole dell’Egeo greco, Creta (o Candia o Heraklion) è la
più grande e costituisce una specie di diga verso i
Dardanelli, con la piccola vicina Scarpanto (o Karpathos) e Rodi ad est,
appartenenti però queste all’arcipelago del futuro Dodecanneso Italiano
(dal 1912). La sua posizione spinta nel mediterraneo ne fa una specie di
portaerei per il controllo del mediterraneo orientale davanti alle coste
della Cirenaica da cui sembra, anche per il profilo, essersi distaccata.
Non esistendo nel 1897 gli aerei l’importanza si spostava sul piano navale.
L’Inghilterra, già in possesso di Gibilterra, Malta e Cipro, avrebbe
avuto il modo, con un ipotetico controllo di Creta, di
dimezzare le distanze tra il centro del Mediterraneo e il suo Canale di
Suez.
Naturalmente questa Isola etnicamente mista ma ancora ottomana interessava anche altri
stati Europei per le stesse e le opposte ragioni, senza contare la
Russia che non poteva mettere piede fuori dal Mar Nero senza infrangere
la sovranità d’altri. Creta, 8.291 km² (la nostra Umbria ma in lungo
quanto la Liguria) x 260 km di lunghezza e larga
tra i 61 e 12 km è in massima parte montuosa: una delle poche pianure è
quella di Messarà, posta nella zona centromeridionale. Tra i massicci
montuosi i più importanti sono: i Lefka Ori (i monti bianchi) 2452 m, il
massiccio del monte Ida 2456 m.. Difficili o inesistenti le strade
interne: in alternativa ci si
spostava per mare. Gli insediamenti e gli approdi principali erano, come
oggi, sulla costa settentrionale da Ovest verso Est: Kissamos, la Canea
(abitanti 7.000 cristiani contro 5.000 mussulmani), Rètimo, Candia e Sitia. Della
costa meridionale tranne che nell’insenatura
centrale della Messarà, merita menzione soltanto Ierapetra, 400 case e
un porto ingombro di sabbia, quasi all’estremità orientale dell’isola
che sul quel versante è a picco sul mare.
Una linea telegrafica, fin dalla seconda metà del XIX sec., collegava
tra loro La Canea, Rètimo, Candia (22.000 abitanti a prevalenza
mussulmani) e Sitia, mentre quatto cavi sottomarini univano l’isola a
Otranto in Italia (per l'Europa), a Costantinopoli (per i balcani e la
Russia), a Rodi e Cipro per l'Asia. Altrettante linee di navigazione,
nessuna delle quali italiana, la univano a Costantinopoli, al Pireo,
all’isola greca di Sira e a Tripoli di Libia.
Il “gioiello” navale
restava però Suda, una baia nella baia. Anni dopo (ultimo conflitto
mondiale) essa fu utilizzata dagli inglesi e violata dagli italiani il
26 marzo 1941. Sei barchini esplosivi (immagine a sx) ad alta velocità
comandati dal ten. Luigi Faggioni (gli altri equipaggi erano:Alessio
de Vito, Emilio Barberi, Angelo Cabrini, Tullio Tedeschi e Lino Beccati)
furono lanciati dalle cacciatorpediniere Crispi e Sella. Dopo aver
scavalcato le difese portuali, e dopo aver evitato alcuni riflettori, le
unità raggiunsero la parte interna della baia dove era ormeggiato l'
incrociatore York e la petroliera Pericle. Lo York fu colpito da uno dei
barchini, e per evitarne l'affondamento, gli inglese l'arenarono.
due mesi
dopo l'operazione Merkur
http://udyat.bloringa.net/post-892492.html (in spagnolo) |
Caduta
la dominazione Veneziana nel 600, gli abitanti di Creta accettano, loro malgrado, il dominio della " sublime porta" (così
veniva chiamata Costantinopoli
l'odierna Istanbul allora capitale dell'Impero Ottomano) sulla loro isola separata
ormai sia geograficamente che politicamente dal 1715 quando era caduto
l'ultimo baluardo di Spinalonga. L'odierna
Iraklion (Candia capitale dell'isola) capitolò infatti il 27 settembre
1669, dopo la strenua difesa di Francesco Morosini, durata ben 23 anni,
durante i quali la città si ridusse ad un cumulo di macerie
(tra i veneziani i morti furono circa 30 000, tra i
turchi 80 000). L'impero ottomano, se non altro, si distingue
da Venezia e dagli altri stati
per
una minore esosità fiscale. La
libertà religiosa, che i cristiani possono qui professare è maggiore di quanto allora non fosse possibile per
reciprocità nel resto d'Europa. La grandezza
ottomana,
come a suo tempo quella Romana, può tollerare fedi diverse da quella ufficiale. Armeni, cristiani ed ebrei
appartengono al rayah (gregge del sultano) ma non alla Umma, la comunità
che è loro. Come gente discendente da Abramo, (al pari dei Mussulmani),
sono considerati infedeli, ma protetti. Nella seconda metà del 1800,
quando nei Balcani emergono le spinte nazionalistiche, l'autorità
centrale del Sultano è però ormai stemperata, fagocitata da una corte
pletorica, corrotta e piena d'intrighi. Nel 1830 è l‘Algeria a staccarsi
per prima e ad entrare nell’orbita francese. Per un breve periodo Creta
rientra sotto la sovranità Egiziana, formalmente ossequiente nei
confronti della "Porta" ma sostanzialmente autonoma, fatta salva la zona
del canale e le solite intromissioni inglesi nel Sudan condiviso. Con la
guerra Turco-Russa del 1877 (persa), si staccano dall'Impero Ottomano le
province cristiano-ortodosse di Romania, Bulgaria, Serbia, Montenegro e
Cipro. Le grandi potenze, Francia e Inghilterra, per paura di far cadere
tutti i Balcani ortodossi nell'orbita Austro-Russa, sono costrette a
sostenere il vacillante impero. Meglio un gran malato, che un immane
conflitto per la spartizione dell'Europa Orientale.
A distanza quindi di tanti anni dal trattato di Vienna
(1815), la
paura di innovazioni è ancora alta. Nel 1896 a Creta si
coagulano tutte le tensioni e le possibili atrocità del grande
conflitto etnico, noto per i recenti casi dei balcani. Greci ortodossi e turchi mussulmani,
maggioritari, si scontrano coinvolgendo anche le guardie dei Consolati
Ortodossi di Russia e Grecia. Quest’ultima (indipendente dal 1829) mira senza tanti preamboli ad
occupare la piccola Creta, col beneplacito dei correligionari cugini Russi. Sul trono di
Grecia siede infatti un Romanoff (russo) che gli Austriaci
(cattolici) non vogliono vicino di casa. La Germania, strettamente imparentata
con la Russia (ma anche con altri) è per ora un alleato scomodo dell'Austria-Ungheria. La sua posizione
sul problema specifico è di neutralità.
Francia, Inghilterra e ora anche l’Italia,
affacciatasi al gran circo delle potenze, fanno pressione sul Sultano
perché rispetti i patti d'Aleppo, stipulati dopo la rivolta del '78,
che prevedono un autogoverno nell'isola. Per dar maggior
peso all'avviso, le flotte dei rispettivi paesi hanno già
steso una cintura navale attorno all'isola che serve, fra l'altro, a
monitorare gli invadenti Greci. Ottenuta
la nomina di un
governatore (Giorgio Borovich principe di Samos), si cerca
di dargli autorevolezza per affrontare le opportune riforme:
dotare l'isola di un'assemblea popolare e costituire un corpo di Polizia
autonomo dal potere Turco. Da parte della nazionalità greca
(maggioritaria sull'isola) ciò non viene considerato sufficiente. Gli
scontri armati iniziati sulla terra ferma in Macedonia fra mussulmani e ortodossi, si accompagnano poi
ad azioni di guerra sulla stessa Creta nel
1897. I greci sbarcano, nonostante la vigilanza, un contingente agli ordini del colonnello Vassos che incontra poca resistenza da parte delle ridotte forze del
Sultanato. Le flotte
presenti, unificato il comando sotto l’ammiraglio
italiano Canevaro,
attaccano i greci isolandoli sia a terra (con fanti di marina) che
in mare nell'attesa di sviluppi successivi. La reazione
parlamentare in Italia è come al solito
alquanto scomposta e sgangherata. Si riparla di bilancio, di fondi (soldi),
di tagli ecc, ecc, nonostante accordi segreti prevedano che l'intera spesa sia a carico degli inglesi.
Lo stop agli scontri militari, non si
accompagna però a quello fra i civili delle due etnie. Per far questo
occorre un
contingente ben più corposo che si frapponga fra i litiganti. Nel
mese di Marzo del 1897, il consiglio degli ammiragli richiede a ciascuna
nazione, con l'aggiunta d'Austriaci e Russi, truppe regolari che vadano ad occupare l'isola per settori.
Agli Italiani,
col primo contingente di bersaglieri (12° battaglione del 8°
reggimento) e fanti
del I/36°, viene assegnata Ierapetra sulla costa meridionale,
che ben presto dobbiamo scambiare coi francesi perché questi non gradiscono
che noi si possa vedere oltre le onde !!! e oltre la curvatura terrestre
la Cirenaica libica
!!! (futuro oggetto del piacere italiano). Gli scontri fra greci e turchi in terraferma non si placano e sfociano l'anno dopo
nella disfatta greca su terraferma in Tessaglia.
Per amor di patria le nostre navi
debbono raccogliere anche i volontari garibaldini di Ricciotti Garibaldi che
hanno "romanticamente" combattuto contro i Turchi.
IL
DIARIO DEL GARIBALDINO GIUSEPPE EVANGELISTI
http://digilander.libero.it/frontedeserto/diari/evangelisti.htm
Quando, nel febbraio
1897, a Perugia si apprese che la popolazione dell'isola di Candia
(Creta) si era ribellata agli oppressori turchi, rivendicando
l'annessione alla Grecia, vi furono dapprima una serie di dimostrazioni
popolari in favore degli insorti, indi altre di disapprovazione per il
governo italiano che si era associato ad altre potenze europee. La
guerra comunque scoppiò dirompente e, mentre i turchi invadevano la
Tessaglia, in Italia Ricciotti Garibaldi (50enne), secondogenito
dell'Eroe e di Anita, lanciava l'appello alla gioventù democratica
affinché si arruolasse nel Corpo dei garibaldini disposto ad accorrere
in difesa della Grecia (Come facessero a distinguere fra una Grecia
democratica, che non lo è mai stata, e una "Turchia" antidemocratica
resta un mistero). Ricciotti non era nuovo alle imprese eroiche.
Era stato accanto al padre a Bezzecca, a Mentana, a Digione, ed ovunque
si era comportato da valoroso. In breve si costituì un corpo di
volontari che superò le 2000 unità, costituito prevalentemente da
repubblicani, gran parte dei quali aderenti alla Massoneria. Il 25
febbraio 1897 a Perugia, per iniziativa del Comune, il cui Sindaco
Ulisse Rocchi, massone, era a capo di una maggioranza costituita di
radicali (quelli di Cavallotti per capirci), repubblicani e socialisti,
venne organizzata una grande manifestazione in favore dei Cretesi alla
quale aderì pubblicamente anche la Loggia "Francesco Guardabassi" che
provvedeva ad inviare all’ambasciatore lire 100 a beneficio della causa
ellenica. Evangelisti fu il primo dei perugini a partire, ma il seguente
29 aprile altri giovani perugini seguirono le sue orme come Publio Baduel, Achille Lualdi, Edgardo Calindri, Carlo Baroni, David Inastasi e AMILCARE CIPRIANI, NICOLA BARBATO, ANTONIO FRATTI, GIUSEPPE DE FELICE.
Il corpo di volontari comandato da Ricciotti Garibaldi non venne
destinato, come si riteneva, nell'isola di Candia (Creta) bensì sul
fronte della Tessaglia ove i turchi stavano infliggendo dure sconfitte
all'esercito greco. Partecipò a vari fatti d'armi; la battaglia
l'affrontò il 17 maggio 1897 a Domokos ove i garibaldini si coprirono di
gloria per evitare un colossale disastro all'esercito greco ormai in
rotta. Qui si batté con grande valore e subì non poche perdite. Fra i caduti vanno ricordati l'on. ANTONIO FRATTI, di Forlì, i tenenti CAMPANOZZI e BARNABA, siciliani, ANTONIO PINI, di Arezzo, ALFREDO ANTINORI, di Ancona, lo studente ALARICO SILVESTRI, di Amelia, ROMOLO GARRONI e MASSIMILIANO TROMBETTI, di Roma, GUIDO CAPELLI, di Milano, ETTORE PANZERI, di Bergamo, ed ENRICO MANCINI di Adria. AMILCARE CIPRIANI fu ferito ad una gamba.
Ndr: come si vede le mani della massoneria erano lunghe e diramate.
Ringalluzziti dalla vittoria,
i turchi scatenano
un nuovo bagno di sangue. La conformazione dell'isola, il carattere
stesso degli isolani (si affermava che i cretesi vivessero anche dove
non poteva vivere una capra poiché questa mangia ciò che sporge dal
terreno mentre i cretesi
mangiano anche le radici) favoriscono la guerriglia con difficili
soluzioni militari.
Riportata
la calma, si ritorna alla nomina
di un governatore greco e al ritiro delle truppe turche (19 ottobre
1898). Era la famosa parola fine? No purtroppo. Ora a Creta si
favoleggia di uno stato indipendente.
Il racconto della occupazione
di Creta viene ampliato nei capitoli speciali della
Biografia del Col. (ex bersagliere di Porta Pia)
Alberto Crispo
Cappai
che comandò dall'ottobre 1898
al giugno 1899 il contingente italiano. Il colonnello Crispo Cappai
lasciava Creta il 1° luglio quando il capitano Craveri dei Carabinieri
informava le autorità italiane che dal 26 giugno precedente aveva
assunto il comando della Gendarmeria dell’isola (capitano con funzioni
di maggiore), tranne che all’interno della città di Rethymo, occupata
per ora dalla Gendarmeria russa, la quale tendeva a mantenere una sua
autonomia di comando (ma ancora per poco). Per dare impulso all’opera di
comando della Gendarmeria venne avviata una scuola per sottufficiali che
fini per includere tutti i graduati già operanti sotto le altre polizie
(48). La forza di questi uomini raggiunse i 1700 (Italiani in forza
ridotta simbolica (compagnie) continueranno a presidiare l'Isola fino al
ritiro).Per l'annessione bastò aspettare la guerra Italo-Turca
del 1912. Ci furono rivolte nel
1903 e 1905. Nel 1906 in un momento di relativa calma tutte le
forze internazionali lasciano l'isola. Le nostre truppe
lasciano 18 morti in
scontri. Gli Italiani aprirono negli anni scuole e ambulatori,
che furono presi a modello per il recupero dell'organizzazione sociale
distrutta da un secolo d'odio etnico. I nostri Carabinieri al comando
del Cap. Craveri con 81 sottufficiali gestirono la costituzione della
Gendarmeria con personale tratto secondo gli accordi da Montenegrini,
Bosniaci, Bulgari e Dalmati ortodossi. Il
nostro codice Civile e Penale fu per diversi anni adottato come
strumento di giustizia. A Canevaro nominato successivamente ministro
degli esteri fu conferita la cittadinanza onoraria e l'intitolazione di
una strada. Torneremo in questa terra nel 1941, ma questa è un'altra storia.
http://www.carabinieri.it/Internet/Arma/Oggi/Missioni/1855 - 1935/1897 -
1906/01_A_1897 - 1906.htm
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