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L'ULTIMA BATTAGLIA IN CARNIA E LA PRIGIONIA |
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IL CASO DEL 47° BATT. AUT. BERSAGLIERI CARNIA 24-29 ottobre 1917 - 2a parte Gli interrogatori |
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Continua dalla prima parte – Sempre da Trevisan … | ||
La 36° divisione del Gen. Taranto che controllava la curva
del Tagliamento da Preone fino all’altezza di Osoppo comprendeva il 15°
Bersaglieri disceso dalla val Dogna e il cui destino non sarà dissimile
dai molti altri della Carnia. Ne mettiamo alcune
testimonianze più sotto. Per correttezza e confronto mettiamo anche le città
e i paesi occupati fonte Camillo Pavan: - Il 30 occupate Moggio Udinese, Amaro, S. Daniele del Friuli, Codroipo. Pontebba isolata**. - Il 31 occupata Tolmezzo, Villa Santina. Resistono Pinzano (ponte), Ragogna e Cornino (ponte ferr.) - Il 1° novembre minati i ponti fino a Latisana. Occupate Ampezzo e Sappada. - 2 novembre - I bosniaci nella notte tentano di forzare il crollo (le macerie)del Cornino passando sull’altra sponda prima della mattina del 3. Trevisan da Moggio occupata il giorno prima così pure le testimonianze dei bersaglieri ma ad ora tarda. - 4 novembre – Lo sfondamento e il passaggio del Tagliamento a Nord di Pinzano mette in crisi tutto il settore Sud e quello carnico. Anche alla IV armata del Cadore viene ora ordinato di retrocedere. Il dilagare dei tedeschi nelle Prealpi Friulane provoca il successivo ordine di ritirata generale sul Piave. Il Corpo d’Armata Speciale (o CAS di Di Giorgio) ora continua a coprire la sinistra della III armata e le eventuali provenienze dalla Carnia pedemontana (Maniago, Meduno). Alle forze imbottigliate nelle prealpi carnico friulane non restavano molte vie di fuga. ** Pontebba era divisa dalla omonima austriaca (Pontafel) dal torrente Pontebbana. La popolazione italiana di Pontebba (e quella austriaca opposta), che fino al 1915 aveva vissuto tranquillamente, fu evacuata. I ponti (quello stradale e quello ferroviario) vennero fatti brillare. Nel cimitero della parte austriaca ci sono ancora 21 targhe a ricordo di caduti austroungarici. |
Il XII Corpo d'Armata nelle Alpi Carniche e Giulie
L'ordine esecutivo di ritirata giunse al Comando del generale Tassoni a Tolmezzo alle ore 3 del 27 ottobre. Secondo le direttive già ricevute e diramate ai comandi divisionali, i reparti dovevano abbandonare le loro posizioni e, contenendo la pressione del nemico, andare a schierarsi sulla nuova linea di difesa da Casera Razzo ad Ampezzo e sulla sponda destra del Tagliamento da Ampezzo a Peonis. 26a divisione Nel settore carnico occidentale la 26a teneva la linea di fronte dell’alta Val Degano (col. Guglielmo Marelli), Val del But (col. brigadiere Vincenzo Boveri) e Val Chiarsò (col. brigadiere Adolfo Danise da cui dipendevano anche i nostri reparti XLVII (47°) e LVI (56)), fronteggiata dalla XXV e LVII brigata da montagna (94a div. - gen. Lawrowski) della 10a Armata austro-ungarica. Il 27 ottobre i reparti riuscirono a sganciarsi dal nemico e il ripiegamento poté svolgersi in buon ordine, secondo i modi e i tempi prestabiliti, anche con un parziale recupero delle artiglierie e del materiale. Il nemico si limitò a occupare le posizioni abbandonate e seguire senza incalzare a stretto contatto le truppe in ritirata. Il 29 ottobre furono sgombrate Paularo in Val Chiarsò, Paluzza in Val del But, Ravascletto in Val Calda, Forni Avoltri, Rigolato e Comeglians in Val Degano, il 30 Prato Carnico e Pesaris. Parte delle truppe provenienti dall'alta Val Degano fu avviata per la Val Pesarina nella zona di Casera Razzo (per scendere poi in Cadore); le altre andarono a schierarsi a Passo Pura, Ampezzo e Priuso. Incendiati e distrutti artiglierie e materiali non trasportabili, fatti saltare i ponti e interrotte in più punti le opere stradali, la sera del 30 la 26a di visione era schierata sulle nuove posizioni nell'alta Val Tagliamento. 36° divisione Nel settore della Carnia occidentale e delle Alpi Giulie la 36a divisione teneva la linea della Val Aupa, Val Fella, Val Dogna e Val Raccolana; di fronte erano schierate la XXIX e la LIX brigata da montagna (92a divisione - gen. Hordt) della 10a Armata austro-ungarica. L'attacco nemico fu più violento nella zona del Rombon e verso Sella Prevala, dove intervenne anche la CCXVI brigata della divisione Edelweiss (14a Armata) salita da Plezzo. Accaniti combattimenti si svolsero sui valichi, nelle valli, presso gli sbocchi delle vallate … alle ore 12 del 29 ottobre i nemici occuparono Chiusaforte e subito dopo Resiutta e Moggio alla base della Val Aupa. La nuova situazione di comando sul fronte orientale era ora. Fianco destro del XII C.d. Autonomo della Carnia, il C.d.A. Speciale di Di Giorgio agli ordini del Gen. Etna: il centro al Gen. Petitti di Roreto con quanto era scampato della II armata che si collegava alla sua Destra con le truppe del Gen. Ferrero che coprivano il regolare ripiegamento della III armata del Duca d’Aosta . La 26a divisione (i superstiti) fu spezzata in due gruppi tattici: il primo del Brigadiere Boveri col 19° Bersaglieri (Col, Marelli vedi racconto a parte), l’11° bersaglieri (Gino Graziani) al punto di contatto con la IV armata del Cadore, fanti e alpini. Il secondo del Brigadiere Danise con il 16° Bersaglieri (Col. Ronca), il 47° (2a e 3a cp.) e il 56° battaglione autonomo bersaglieri, reparti d’assalto e alpini del Susa (magg. Zanetti). |
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IL 15° REGGIMENTO BERSAGLIERI - Negli stessi giorni poche decine di chilometri più a est | ||
Questo il racconto ufficiale. La realtà nel singolo minore reparto però varierà di molto il giudizio dei fatti. Il racconto che vedremo dagli interrogatori degli ufficiali (e del loro comandante) ritornati dalla prigionia descriverà una situazione molto più complessa fatta di silenzi nei comandi nei momenti cruciali, di difficoltà di comunicazione ai vari livelli e di assoluta mancanza d'esperienza di molti ufficiali, spesso aspiranti con 4/5 mesi di fronte alle spalle. I Bersaglieri a difesa delle forcelle o forche intervallate alle cime, Forca Pizzul fra il Salinchiet e lo Zermula, Forca Pradulina fra il Salinchiet e il Cullar e Forca Griffon fra il Cullar e il Flop (m. 1715) anticima della Creta Grauzaria non riusciranno a raggiungere (se non in parte) il fondovalle del Chiarsò (poi il But che porta a Tolmezzo) o si sacrificheranno per quelli che da Timau, Monte Croce Carnico, cercano di raggiungere il fondovalle But e la “salvezza” a Tolmezzo oltre il Tagliamento.
I CONVULSI PROCLAMI DELLA ROTTA |
Così si espresse il Senatore
Pullè ufficiale anziano del reggimento di ritorno dal Parlamento per la
caduta del Presidente del Consiglio .... La sua incondizionata fiducia a Cadorna richiede questo passo (tornare a combattere). Sul treno per Bologna il senatore sente le notizie più esagerate e spera di trovare al comando tappa indicazioni per raggiungere i commilitoni. Al reparto ha lasciato tutto, cambi di vestiario, appunti e ricordi. Egli cercherà per giorni il 15° Bersaglieri, per settimane si recherà per averne notizie al Comando Supremo (a Padova), ma ogni suo tentativo risulterà vano. - Dal suo Diario - Sabato 3 novembre: Vedo Cadorna che traversa la sala e scende le scale col suo fare solito. Parmi solo un pò più imbiancato. "Dove va?" - mi chiede - "A raggiungere il mio reggimento" - gli rispondo - "Dove" "Credo a Cavazzo" "Si?! - se al lago di Cavazzo Carnico ci sono i Chiodi!" (i tedeschi) - Domenica 4 novembre: In treno da Conegliano a Pordenone - Spilimbergo. Vano tentativo di riprendere la via per Pinzano dove trovasi il gen. Di Giorgio a fronteggiare i tentativi di forzamento del fiume. Un treno di filoferro parte diretto per Pordenone. Di qui in camion a Spilimbergo, poi a piedi a Pinzano. Ma Cadorna aveva ragione: nuclei di chiodi sono già al di qua del Tagliamento. Rischio di esser incontrato da una loro pattuglia (Di Giorgio a quest’ora è già a Sequals, 10 km oltre Pinzano con le nuove linee di resistenza sul fiume Meduna). - Lunedì 5 novembre, Meduna: La riva destra del fiume (Tagliamento) è già occupata fra Pinzano e il lago di Cavazzo Carnico e la depressione dove sono impegnati i resti della 36ª Div. e quindi il mio 15° come sapeva il Cadorna. Pare che le truppe tedesche operino nella parte montana, mentre le austriache avanzano nella pianura. Si combatte ancora lassù ma di qui non ci si arriva più. E' probabile che la ritirata si operi per Ampezzo mirando alla valle dell'alto Piave. E' probabile che chi ha potuto, prenda questa; quella da Verzegnis lungo le rive del torrente Arzino, li porterebbe da oggi in bocca al lupo; a quest'ora i nemici occuperanno per certo Forgaria e Clauzetto !. Cesco Tomaselli in un articolo anni dopo... il 51° Battaglione (15° reggimento), accerchiato dal nemico irrompente sul Canale del Ferro, per ogni dove, decimato dai combattimenti e dalla tempesta, pressato, incalzato di giorno e di notte, stremato dalla deficienza delle munizioni, con la più deprimente visione dell'isolamento assoluto, il 31 ottobre, a notte alta, sull'angusta confluenza dell'Apua col Fella, tentato invano di forzare Moggio già occupata da una Divisione austriaca, saltati i ponti da ogni lato, attanagliato dai monti e dal fiume avvolgente, esaurite le munizioni, scrisse con la baionetta l'ultima sua pagina. I superstiti risparmiati dal fuoco incrociato del nemico, videro gli ospedali di Moggio Affollarsi dei nemici feriti nella resistenza che la 36° divisione opponeva sul Tagliamento. Udirono ancora, dal loro letto di dolore, il tuono maestoso e tenace per qualche giorno dei cannoni dell’eroico San Simeone. Incorati dall’eco cruenta di S. Francesco, Tramonti, Pradis, attesero ansiosi finché tutto tacque irrimediabilmente. Allora colonne di fratelli disfatti ma fieri, portanti i segni della lotta a oltranza, risalirono inquadrati fra baionette nemiche l’orrido insanguinato Canale del Ferro. Pagine del diario del Sergente dei Bersaglieri Mario Maggia del 15°. - 6 Novembre - Alle 4 del mattino si prende contatto col nemico. Si attacca a fondo; guadagniamo qualche km di terreno ma le grandi perdite ed il giungere di rinforzi freschi all’avversario consigliano il comando di divisione a desistere dall’impresa. Verso le sei viene l’ordine di abbandonare la posizione, attraversare i due monti che abbiamo di fianco senza seguire la mulattiera e cercare di uscire per Tramonti ove forse i germanici non sono ancora giunti (là). Si inizia subito il movimento. Piove a dirotto. Si attraversano posizioni orribili; burroni e precipizi travolgono buona parte dei quadrupedi e qualche bersagliere. (Ndr a quest'ora il grosso della III armata è ormai al Piave: non ci sono più speranze perchè questi della Carnia si salvino). - 7 Novembre - Verso le 12 si giunge a Campon. Il colonnello ci ordina di ammazzare alcuni cavalli abbandonati e confezionare il rancio (sono giorni che non si mangia). Ci mettiamo all’opera, appena iniziato il lavoro raffiche di mitragliatrici provenienti da tutti i lati ci investono. Impossibile muoverci e fare resistenza; siamo circondati. Il colonnello Dompè ordina la resa. Il momento è terribile: si zittisce tutti ed alzando le pezzuole bianche e buttando le armi, le lacrime malamente trattenute bagnano le ciglia di quasi tutti noi. L’ignoto verso cui ci dirigiamo ci spaventa più di una pallottola in fronte. ----------------------O----------------------- INIZIAMO DA QUESTA PAGINA LA PUBBLICAZIONE DEL 1° DEI 4 INTERROGATORI SELEZIONATI DEGLI UFFICIALI DEL 47° BATTAGLIONE RITORNATI DALLA PRIGIONIA E CITANTI LE LOCALITA ' VISTE NELLA PAGINA PRECEDENTE. PER AIUTARE MAGGIORMENTE IL LETTORE A FIANCO DELLE LOCALITA' UNA LETTERA ALFABETICA CHE AL LINK MAPPE AIUTERA' AD INDIVIDUARE LA POSIZIONE PRECISA DELL'ULTIMA RESISTENZA IN CARNIA. Mappe parziali anche in queste pagine Interrogatorio Tenente Moro Aurelio 47° Batt.ne - Reparto zappatori - Barletta 06.12.1918 - riferisco quanto segue.
Il giorno 24-10-17 lo scrivente comandate
il reparto zappatori faceva completare le opere di difesa della Forca
Pradulina (Carnia).A |
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R. Esercito Italiano - C.
SUPREMO |
Alle ore 1 del g. 28 ricevetti
telefonicamente dal Maggior Moretti l’ordine di raggiungere Pian del Bor
o del Bar? (non individuata località) curare il trasporto del materiale
e di inviare il Reparto a M. Cullar
C dove doveva trovarsi il Capitano
Bruno Sig.Aldo che prendeva il comando della seconda linea (di difesa).
M. Cullar - Forca Griffon
D. Tutta la giornata venne impiegata per il trasporto del materiale
a Dierico
E
e per il caricamento delle mine. La sera stessa alle ore 17 ricevetti
l’ordine telefonico dal comandate di battaglione di recarmi a Monte Zouf, di avvertire le truppe che lo
presidiavano, dal nostro passaggio e di raggiungere poi il Reparto.
L’ordine venne immediatamente eseguito, a Monte Zouf riferii l’ordine al
Tenente Leoni del 56° Battaglione autonomo Bersaglieri, sul ritorno
sulla mulattiera di Forca Pradulina
F(m. 1482) incontrai il Comandante di
Battaglione al quale riferii circa gli ordini ricevuti e sull’impiego
della giornata.
Fui internato prima nel campo di
Mauthausen poi trasferito al campo di Plan (Boemia) dal quale mi
allontanavo volontariamente il g. 1 .11.1918. con altri Ufficiali del
campo circa 100. Dichiaro di essermi presentato All’autorità Italiane in
Trieste il g. 8.11.18, di essermi imbarcato il g .12.11.18 sul Piroscafo
Adriano Praga che mi sbarcò a Bari il 15.11.18. Professione Studente
–Titolo di Studio Ist. Tecnico
Tenente di Complemento Aurelio Moro. Interrogatorio Asp. Paparusso Francesco - 1a Compagnia. Catturato il 29 ottobre 1917 a Monte Cullar, Illeso. Rendo noto a codesta Sottocommissione d’inchiesta prigionieri restituiti, quanto segue.
Il 26 settembre 1917 sono stato destinato
al 47° Battaglione Bersaglieri di stanza in Carnia Val Chiarsò fronte
Salinchiet e Palon Grande, due compagnie in linea e due di riserva e
fino al 26 ottobre 1917 nulla sapevasi di quanto accadeva alla fronte.
Alla sera del 26 ottobre si ebbe ordine di portarci durante la notte nei
ricoveri di Forca Pradulina e dalla strada che mena a c. 1631 (q. 1631 Cuel Mat?), perché
gli austriaci durante la notte avevano aperto il fuoco
d’artiglieria, non essendo accaduto nulla nel giorno 27 si ebbe ordine
di ritirarci in baracca a tenere la truppa a riposo. |
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Passò una mezz’ora di
attesa e guardando con attenzione mi accorgo con sorpresa della vista di
mitragliatrici già piazzate sul M. Cullar. Mandai il mio attendente che
non ricordo il nome ad avvisare il Comando. Dopo circa 20 minuti seppi
da altri attendenti e del mio che eravamo prigionieri tutti e che
bisognava scendere giù. M’informai di ciò personalmente chiamando con
quanto fiato avevo in gola il S. Tenente Traina e Virga il quale ultimo
alla mia domanda quale decisione prendere perché il Cullar era occupato
da mitragliatrici austriache, mi rispondeva di andare tutti giù e di far
portare la sua roba dall’attendente, nello stesso tempo vedevo che tutti
i soldati abbandonavano le armi. Sceso giù, capii che la resa era fatta
(stata)
dal Capitano conchiusa (conclusa), perché l’ufficiale austriaco gli disse che
sarebbe stato inutile spargimento di sangue, perché le città che si
trovavano alle nostre spalle Moggio e Tolmezzo erano state da essi
occupate che se non l’avesse creduto sarebbe pronto a darsi prigioniero
con tutta la sua compagnia. Difatti passammo per Moggio ed era veramente
occupata verso l’una del 30 ottobre. Passai per il campo di Mauthausen dove sono stato dal 4 Novembre al 16, per Hart bei Amstetten dove rimasi dal 16 Novembre al 16 luglio (1918) indi a quello di Sigmundsherberg fino al 12 Novembre data in cui partii in tradotta ed il 13 giunsi a Trento. Il 16 partii in autocarro per Verona ed il 79° Regg. Fanteria il 17 m’inviò a Parma. Il 27 Novembre partii per Gossolengo e fui assegnato al Regg.to Sezioni MIite. (Mil. Terr.) 3° Battaglione. Asp. Paparusso Francesco Dalla maniera di raccontare dei due ufficiali si possono già capire differenze culturali che, nel breve periodo della guerra, si sono comunque formate sia per l'anzianità al fronte che per la differenza di età. Il Ten. Moro (non più aspirante e non più sottotenente) ha probabilmente lasciato la scuola, un istituto tecnico, e questo ha indirizzato i suoi superiori ad assegnargli il comando del reparto (plotone) zappatori. Si esprime in maniera comprensibile e calma visto il momento delicato in cui si svolge l'interrogatorio. |
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Il 28 ottobre, quando
ormai la rotta è diventata caotica, esce il bollettino che dovrebbe
scagionarlo agli occhi del governo e della nazione che per 3 anni ha
ignorato. A Roma resisi conto della portata distruttrice del comunicato riescono, sequestrando i giornali in distribuzione, ad impedirne la diffusione anche se i corrispondenti esteri hanno già passato il pezzo alle loro redazioni. Il nuovo bollettino corretto (ma la sostanza non cambia) dal Ministero della Guerra così recitava:
- "La violenza
dell'attacco e la deficiente resistenza di alcuni reparti della II
Armata hanno permesso alle forze austro-germaniche di rompere la nostra
ala sinistra del fronte Giulia. Gli sforzi valorosi delle altre truppe
non sono riusciti ad impedire all’avversario di penetrare il sacro suolo
della patria…". |
L'altro, Paparusso, è Aspirante, appena arrivato e non è dato sapere se anche lui ha "abbandonato" la scuola e che scuola facesse. Il suo racconto è concitato come i giorni della cattura. A lui segniamo anche un errore quando dice di aver visto saltare i depositi di Chiusaforte : ha davanti montagne oltre i 2000 metri. Entrambi di complemento verranno congedati e completeranno gli studi con qualche aiutino. La situazione è quindi sempre più convulsa. Staffette, ufficiali vagano sui monti senza poter riconoscere sul terreno la vera situazione e le nuove linee di difesa. Gli austriaci sembrano sbucare dal nulla, sono spesso veramente pochi tanto da non giustificare, una resa incondizionata, poi si scopre che a questi pochi ne seguono altri e altri ancora per ogni dove, che hanno occupato le testate delle valli. I comandi superiori al reggimento non hanno predisposto alcun piano e quindi ogni singolo reparto agisce come ritiene più opportuno, di fatto mettendo a rischio chi l'affianca. Questa non è più guerra è caos. La nostra guerra aveva un solo obiettivo ed un solo piano, avanzare sempre e comunque. L'alternativa resistere e/o recedere su posizioni difendibili non era mai stata presa in considerazione veramente. Su cosa si basava la sicurezza dei nostri comandi non è dato sapere., specialmente in presenza di un malcontento serpeggiante nel paese e nei ranghi. Ma la cosa era ancora salvabile se non fosse stato che si erano disattese per mesi informazioni che preannunciavano una offensiva, offensiva di cui non si conosceva la portata ma di cui si conoscevano le conseguenze. La variante introdotta nel gioco erano le divisioni tedesche che trasformarono una azione di alleggerimento in una "blitz krieg" dove uno dei motori era Erwin Rommel, ufficiale subalterno che si metterà maggiormente in luce in questo tipo di guerra 23 anni dopo. Gli austriaci combattevano diversamente dai tedeschi, forse anche per la composizione etnica "multicolore", combattevano una guerra tradizionale, se così si può ancora classificare questa, una guerra per regolare una volta per tutte la supremazia nell'Italia Nordorientale e non per conquistare terre irredente pangermaniche o allargare lo spazio vitale il Lebensraum (1897) fatta propria poi da Hess e Hitler che la codificherà in « Senza considerazione per le tradizioni e i pregiudizi, il nostro popolo deve trovare il coraggio di unirsi e trovare la sua forza per avanzare lungo la strada che ci porterà dall'attuale ristretto spazio vitale verso il possesso di nuove terre e orizzonti, e così lo porterà a liberarsi dal pericolo di scomparire dal mondo o di servire gli altri come una nazione schiava » (Adolf Hitler, Mein Kampf) |
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- Da una testimonianza
tratta dal diario del soldato Heirich Feldmann, 14° Res. Jg.Btl.
Meclemburghese “Li gli Standschützen austriaci si erano proprio sistemati bene; addestrati fin da giovani nel tiro a segno, intendevano difendere così la loro patria più diretta. Al nostro passar per le trincee, ci salutarono e ci offrirono da bere con la massima cordialità, ma sembravano nel complesso poco propensi ad azioni belliche”.
- Da una testimonianza tratta dal diario dell’ufficiale Alfred Contag,
sempre del 14° Res.Jg.Btl. Meclemburghese - Sempre Contag, 14° Res.Jg.Btl. Meclemburghese |
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