La guerra in Terragnolo e altopiano dei Fiorentini e Tonezza

il 2° Reggimento Bersaglieri da "Montagna".* del 1915 1a parte

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*con questa distinzione non viene indicato un reparto organicamente organizzato per la guerra in montagna o a tal uopo addestrato, ma solo una anomalia, delle tante, che distinguevano e distingueranno l'esercito italiano per l'impiego improprio in terreno non confacente alla caratteristica del reparto (nella 2a guerra troveremo gli alpini sul Don o la Folgore nelle buche del deserto.
La Brigata Verona (85°-86° Ft) e Antonio Masaniello Roversi

Sin dagli inizi del XX secolo, nonostante l’alleanza politica e militare, si pensò soprattutto da parte austriaca (e naturalmente di rimando da parte italiana), a fortificare con potenti manufatti blindati quel tratto di frontiera del Trentino meridionale che si incuneava nella pianura padana e che di converso diventava per noi aggirabile dal Veneto e dalla Lombardia. Per loro naturalmente era anche un posto avanzato da cui raggiungere la pianura e tagliare fuori il fronte isontino. Queste potenti strutture artificiali (o semiartificiali come il Belvedere) incastonate in massicci, costate ingenti capitali, furono soggetti della vicenda bellica della Grande Guerra per poco più di un anno. Progettate dagli austriaci per difendersi comunque videro inizialmente il nostro "primo sbalzo" che portò le fanterie italiane sotto quelle potenti mura (senza mai oltrepassarle però). Le vie di comunicazione fra l’altopiano occidentale di Folgaria (Austriaco) e la pianura vicentina erano all'epoca oltremodo difficoltose. Se escludiamo la val d'Assa, da Asiago attraverso il passo di Vezzena, non restava che la rotabile dell’Astico per Carbonare e la difficile strade di Tonezza per Folgaria per aggirare Trento. Restava poi più a Occidente la “difficile” (in senso militare) strada delle valli del Pasubio in Vallarsa (Leno di Vallarsa) e l’altrettanto “difficile” strada della Valle del torrente Leno di Terragnolo che passava sotto il Werk (forte) Serrada per il passo della Borcola (confine) e per Arsiero Vicentino. Il torrente Leno di Vallarsa si univa al Ponte di Colombano col Leno di Terragnolo (affluenti di sinistra dell’Adige) sorgivo della Borcola. La valle di Terragnolo (e il comune omonimo) si incunea a nord-est di Rovereto, tra il massiccio del Col Santo-Pasubio ed i monti Finonchio e Maggio fino al valico della Borcola (provincia di Vicenza) per una lunghezza di 21 km.  carta Kompass 1:50.000 in basso nell'angolo a destra Valle fonda
La valle di Terragnolo (vedi piantina nella 3a parte) collegata a Rovereto, da cui il capoluogo Piazza dista 12 km, ha nel comune omonimo (Terragnolo) una diaspora di poveri nuclei abitati, piccole frazioni che si contano in
ben 33 località (Baisi-Camperi-Campi e Soldati-Castello- Croce, Costa, Valle, Pergheri e Zencheri- Fontanelle-Geroli-Ghesteri-Incapo-Maureri-Pedrazzi-Peltreri-Perini-Piazza, Dosso e Puechem-Pinterreno-Potrich-Rovri-Scottini, Pornal e Dieneri-Sega-S. Nicolò-Stedileri-Valduga-Valgrande-Zoreri): La linea di difesa occidentale qui comprendeva 3 fortificazioni permanenti: Dosso del Sommo (Werk Serrada), Sommo Alto, Cherle (Werk Sebastian) e la postazione centrale al sistema del Forte Belvedere. Nell'intervallo tra i Forti correvano trincee con capisaldi, postazioni di mitragliatrici e pezzi di artiglieria da montagna e campali, alimentate da ben ragionate linee logistiche, che fecero di questa cintura difensiva una barriera pressoché inespugnabile per le truppe italiane. Il sistema era completato da un osservatorio a Monte Rust, tra Carbonare e Lavarone-Chiesa nel punto dal quale si gode una visione completa dello schieramento delle fortezze.
Nel maggio 1915 per i serradini giunse l’ordine di evacuazione dalla zona. Alcuni furono ospitati nei campi profughi di Braunau e di Mittendorf con gli abitanti di Carbonare, Lavarone e Folgaria, altri trovarono sistemazione e lavoro altrove, in genere nei dintorni di Innsbruck. Il paese di Serrada fu invece militarizzato. Alcune ville furono utilizzate come alloggio per gli ufficiali, e altre case furono utilizzate come soggiorno per la truppa. Per l'esercito austro-ungarico, questa parte meridionale del settore trentino dipendeva dal Rayon Süd-Tirol, che comprendeva il tratto di fronte da Cima Presena al Monte Croce, sul Lagorai, ed era difeso dalla 91ª divisione di fanteria, che nel settore Folgaria-Lavarone schierava la 180ª brigata, composta dal X battaglione di marcia del I reggimento Landesschützen, di un battaglione Landsturm e di altri 7 di Standschützen volontari (non l’esercito regolare o primo esercito). L’offensiva italiana, che non conosceva la reale debolezza del nostro nemico, doveva essere comunque preceduta dal fuoco d’artiglieria teso ad annullare lo sbarramento fortificato avversario. Così si pensava ( non solo qui), e anche qui si aspettò l’arrivo dei grossi calibri costieri dopo l'inconcludente scambio iniziale di cannonate. A tale scopo furono trasportate in zona 4 “pesanti” batterie costiere (da difesa), ognuna armata di due obici da 280 mm, che furono poste in alta Val Posina, sul Cimoncello di Toraro, a Forcella Molon e sul Monte Campomolon (omonimo forte incompiuto). Il tiro di questi pezzi produsse nell’estate danni non rilevanti sulle coperture dei forti austro-ungarici ma a nostro danno intanto i reparti contrapposti di territoriali, jaeger e fanteria si erano rinforzati
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In Valsugana gli italiani avanzarono senza incontrare molta resistenza fino al comune di Strigno mentre gli austro-ungarici si ritirarono verso Levico e Caldonazzo dove esistevano robuste fortificazioni. Si creò così una terra di nessuno con al centro il comune più grande di Borgo Valsugana in cui le pattuglie dei due contendenti si avventuravano di notte in perlustrazione, con occasionali scontri a fuoco. Durante il giorno la zona era sotto il tiro sia degli austriaci del monte Panarotta, che era protetto da formidabili trinceramenti corazzati, sia degli italiani della prospiciente Val di Sella. Nell'agosto 1915 le truppe italiane arrivarono ad occupare Borgo Valsugana e la terra di nessuno si spostò dal comune di Marter fino a Levico. In questo settore la linea orientale occupata dalle truppe italiane alla prima decade di giugno saliva dal Passo della Borcola verso il Coston dei Laghi, il Monte Maggio, la Cima di Campoluzzo, il Coston d'Arsiero, lo Spitz di Tonezza, e da qui scendeva nella Val d'Astico. L'occupazione fu fortemente contrastata dal nemico, che con energici contrattacchi riuscì a respingere le truppe italiane dal Monte Maggio e dal Monte Coston. Le truppe italiane continuarono ad avanzare progressivamente verso nord, avvicinandosi alla cintura dei forti austro-ungarici ma senza intaccarla (avevano già subito pesanti danni i forti austriaci del Luserna, Busa Verle e Vezzena che più che un forte era una cima fortificata che costituivano oltre il Belvedere (centrale) la parte orientale delle fortificazioni) fino all'inizio dell'inverno del 1915 che bloccò ogni azione. Gli Italiani con il possesso di Vezzena (serie di malghe sulla rotabile per Asiago poco distante dal Busa Verle) vantavano l’occupazione di una linea che non corrispose alla realtà (vedi in Piantine mappa) e non aprì mai la strada per aggirare Levico e prendere Trento o Rovereto.
La linea del Pasubio, nel primo anno di guerra, era rimasta oltremodo tranquilla se paragonata alle battaglie condotte sui vicini altopiani. Le difficili posizioni che si fronteggiano sulla riva destra del Leno di Terragnolo non consentono del resto offensive di ampio respiro. Gli austriaci suppliscono alla mancanza di soldati con le mitragliatrici e coi cannoni. Gli italiani hanno i soldati ma non hanno i cannoni e poche sono le mitragliatrici. In definitiva siamo di fronte ad una linea in stallo dove la maggiore attività è quella di rendere più confortevoli e sicure le postazioni per l'inverno che arriverà.

10 giugno 1915 - Sotto la minaccia delle cannonate del forte austriaco Serrada e delle batterie del Finonchio e di Nauk vieme rafforzata l'occupazione del Col Santo con la partecipazione del III/79º e di artiglieria tra cui una batteria da 149 G (G sta per ghisa, siamo ancora in pieno '800 per i materiali)

Il massiccio del Pasubio (fuori carta in basso a sinistra) fu durante il primo conflitto mondiale una postazione strategica, un perno come lo sarà il Grappa, di fondamentale importanza per la sicurezza del fronte italiano. Compreso quasi integralmente in territorio austriaco, allo scoppio della guerra fu immediatamente occupato al fine di impedire agli Austriaci la via per la pianura vicentina, dalla quale potevano prendere alle spalle l’esercito italiano.I vecchi dei Landsturm La postazione fu tenuta con poche truppe, che andarono sempre più assottigliandosi fino al maggio 1916, quando gli Austriaci intrapresero una violenta offensiva che portò alla perdita del Col Santo. Sanguinosi combattimenti si svolsero dal giugno all’ottobre per la conquista dell’Alpe di Cosmagnòn e del Dente Italiano del Pasubio; l’arrivo di truppe di rinforzo dalle gole della val Canale consentì ai reparti italiani di costituire una salda linea di difesa. Per la difficoltà di accesso al massiccio dalla parte italiana e la facilità dell’artiglieria austriaca di interdire le nostre comunicazioni stradali, il Pasubio dovette essere attrezzato in modo da poter resistere autonomamente anche isolato con sistemi tecnologici arditi (acqua potabile, luce elettrica e aria compressa per i lavori di mina). Per questo, furono tagliate nella roccia arditissime "strade" (“strada della 1a Armata” scavata nel 1917 e dotata di 52 gallerie, e quella “degli Eroi”, da Pian delle Fugazze a Porte di Pasubio, ma questa era poco più di un sentiero) e costruite 10 teleferiche per trasportare dal piano alle cime i mezzi di sussistenza.

(da encarta). E anche il Pasubio entrerà nelle vicende della Strafexpedition di maggio-giugno-luglio 1916. Il 29 maggio, dopo aver perso il col Santo e lo Spil, l'attacco in Vallarsa poi in Val Posina col nemico che viene respinto l'11 giugno come viene respinto al Passo Buole. A fine mese il nemico sembra desistere ma il 2 luglio, dopo un violento bombardamento e un assalto le linee italiane cedono al centro del fronte. A cima Sette Croci irrompono i Kaiserjäger. Sulla selletta tra il Dente italiano e Cima Palon un sottufficiale siciliano, il sergente Damaggio della Brigata Verona, con una mitragliatrice respinge eroicamente gli austriaci. La selletta da allora prenderà il suo nome. Il 10 l’epilogo a  Monte Corno con la cattura degli irredentisti trentini Cesare Battisti e Fabio Filzi. Saranno impiccati nel castello del Buonconsiglio a Trento.

BRIGATA VERONA
Destinata in Albania, il 26 novembre 1915 la Verona inizia il trasferimento a Taranto per imbarcarsi il 4 dicembre. Il piroscafo Re Umberto che porta il I/86 viene silurato: 29 soldati periscono nel naufragio. Il 7 riunitasi nei pressi di Valona, si trasferisce nel settore assegnato, schierandosi lungo il corso della Vojussa
Albania 1916 - In Albania i reparti attendono a lavori di rafforzamento stradali. Il 18 febbraio I/86 è inviato a Durazzo in rincalzo della Savona e con essa coopera alla difesa di quella città rientrando il 26 a Valona. Il 13 marzo la Brigata passa alla dipendenza della 14° divisione ed assume la difesa del sottosettore ovest (Val Dukath) il 24, senza incontrare forte resistenza sono occupate le posizioni di q. 1669 (M. Krasa) e quelle del Maya, Laps e del Knudrenica. Nei giorni successivi i reparti attendono al rafforzamento delle nuove linee raggiunte e trascorrono in seguito un periodo di attività normale fino all'8 maggio, alla qual data la brigata, richiamata in Italia, inizia il movimento di ritorno ed il 18 trovasi riunita nei pressi di Brescia.

La brigata verrà ricostituita dopo Caporetto (Giugno 1918)  coi reparti della 20a Brigata di Milizia Territoriale, 47° e 48° reggimento MT dopo aver sostituiti gli elementi più anziani con militari delle classi più giovani. Assumono rispettivamente il numero di 85° ed 86° reggimento fanteria. Essa è dislocata sulla Vojussa, a nord di Valona, alla dipendenza della 38^ divisione. Dovendosi iniziare le operazioni per la conquista di Fieri nella notte del 5 luglio, la brigata passa la Vojussa al ponte di Idrisit ed al traghetto di Poro e si ammassa nella zona di Res-Baciova e Baciava; supera quindi con slancio ed ardimento, nella giornata del 7 luglio, divisa in due colonne, le difese di Stulas, di Pojani e del costone di Quota 166 (Vaziza); sono catturati 500 prigionieri con abbondante materiale di guerra e sono fatti saltare diversi depositi di munizioni e, all’alba del giorno 9 viene occupata Fieri. Il 15 luglio la brigata assume la difesa della fronte nord del campo trincerato di Valona, con due battaglioni sulla Malakastra ed un posto avanzato al Monastero di Ardenica. Segue un periodo di normale attività caratterizzato da piccole azioni di pattuglie in ricognizione e da alcuni contrattacchi del nemico sempre respinti. Nella notte del 1° ottobre il nemico abbandona le linee di difesa e si ritira verso nord”.

Dal diario storico -1916- la Brigata Verona il 18 essa è in attesa di ordini nei pressi di Brescia. Iniziatasi la Strafexpedition austriaca sull’ Altipiano d’Asiago, la Verona viene mandata a presidiare la nostra linea in Vallarsa, fortemente attaccata dal nemico. Il 31 maggio la Brigata raggiunge il vicino Pasubio, solo due battaglioni dell’86° rimangono in Vallarsa alle dipendenze della Brigata Roma. Il giorno 10 giugno riprende la nostra offensiva per la riconquista del terreno perduto nei mesi precedenti; sul Pasubio la Verona attacca il Coston della Lora e la zona delle “sette croci”, la reazione violenta della artiglieria austriaca e le numerose mitragliatrici in caverna, spengono sul nascere ogni nostro tentativo di uscire dalle trincee. In Vallarsa i due battaglioni rimasti concorrono alle operazioni contro lo sbarramento Matassone – Pozzacchio, ottenendo modesti risultati. Il 7 luglio la Brigata Verona si riunisce a riposo a Torrebelvicino, dove attende l’arrivo di nuovi complementi: nei combattimenti dal 22 maggio al 7 luglio, sono risultati fuori combattimento 48 ufficiali e 1843 soldati. Trasferita nel settore Alto Posina, di rincalzo ai battaglioni Alpini Exille e monte Berico, opera contro le difese nemiche del Passo della Borcola, senza ottenere notevoli successi; segue un periodo di relativa calma con alterni turni in trincea e riposo. Il 20 ottobre si riaccende la lotta in Pasubio, la Brigata attacca di nuovo il Passo della Borcola con l’intento di attirare le riserve nemiche su di essa e alleggerire la pressione sulle truppe operanti in alto Pasubio. Purtroppo una tormenta di neve ostacola l’avanzata della fanteria, che non può rafforzarsi sul terreno conquistato. A fine anno, per le azioni del 1916 contro il monte San Michele ed il Pasubio, alle bandiere di guerra dei due reggimenti viene conferita la medaglia d’argento al valor militare (vedi sotto). Masaniello Roversi comandante la Brigata Verona

Comandava la Brigata Verona un Bersagliere "anziano" classe 1862: Antonio Masaniello Roversi: Nato a Mirandola, Roversi (foto sotto) inizia la carriera militare nel 1882 come sottotenente nel 5° Bersaglieri, dopo aver frequentato l’Accademia Militare di Modena. Nel 1883 passa nel 7° Reggimento dove, nel 1884, è promosso tenente. Nel 1893 è capitano nel 6° Rgt. Bersaglieri e quindi nel 2°. Nel 1904 è maggiore, quindi nel 1909 diventa tenente colonnello passando al 3° Rgt. Bersaglieri con il quale parte per la Tripolitania e la Cirenaica nel settembre del 1913. Promosso colonnello l’anno successivo, assume il comando del 7° Bersaglieri e nel 1915 è maggiore generale. Il 2 ottobre 1915 assume il comando della Brg. Verona e in dicembre è inviato in Albania con la brigata stessa. Al rientro in Italia nel maggio del 1916 sarà impegnato sul Pasubio meritandosi la croce dell’Ordine Militare di Savoia. Decorato di medaglia d’argento al Valor Militare, è collocato a riposo per raggiunti limiti di età l’11 agosto 1917. Nel dopoguerra sarà Commissario Straordinario a Macerata nel 1926 poi podestà a Sesto Fiorentino. Morirà a Voghera (Pavia) il 4/7/1943. 

Da Cinozzi Fuoco sul Pasubio…  2 luglio 1916 - Colle di Bellavista -Pian delle Fugazze-, passò alla storia l'eroica resistenza dei fanti del generale Masaniello Roversi che impedirono col fuoco della fucileria, delle bombe a mano e delle mitragliatrici, che l'acrocoro sommitale del Pasubio venisse occupato dagli attaccanti, i quali avrebbero così rovesciato i difensori delle Porte di Pasubio con conseguenze irrimediabili, mettendoli in fuga giù per la Val Canale. Un episodio leggendario di quella battaglia vide il tenente Salvatore Damaggio (della 4a Sezione Mitragliatrici 86° Ftr.) estrarre le mitragliatrici dalle rovine del bombardamento e rimetterle in funzione usando come treppiede le spalle di un fante. Oggi la Selletta è nota ai frequentatori del Pasubio come "Selletta Damaggio". Per i fatti di quel giorno il generale Andrea Graziani, in vena di complimenti, emise il famoso comunicato che inizia con le parole: «Vorrei baciare uno ad uno tutti voi Ufficiali, Graduati e soldati difensori del Pasubio...».

DECORAZIONI
MEDAGLIA D’ARGENTO AL V.M.

Alla Bandiera dell’85° Regg. fanteria Verona:
“Con esemplare spirito guerresco e di abnegazione e con generosi sacrifici di sangue, conquistò ben munite trincee al S.Michele sul Carso (21 ottobre e 4 novembre 1915) respinse violenti e ripetuti attacchi nemici in Vallarsa e sul Pasubio (maggio-luglio 1916); il I battaglione confermò queste ed altre virtù militari il 7 luglio 1918 nell’attacco delle forti posizioni nemiche di Stulas (Albania).” (Boll. Uff. del 5 giugno 1920. Disp. 47)
MEDAGLIA D’ARGENTO AL V.M.
Alla Bandiera dell’86° regg. fanteria Verona:
“Con esemplare spirito guerresco e di abnegazione e con generosi sacrifici di sangue, conquistò ben munite trincee al S. Michele sul Carso (21 ottobre e 4 novembre 1915) respinse violenti e ripetuti attacchi nemici in Vallarsa e sul Pasubio (maggio-luglio 1916).” (Boll. Uff. del 5 gennaio 1917 disp.1)
 

MEDAGLIA D’ARGENTO AL V.M. ALLA MEMORIA - REVERBERI LEOPOLDO
Maggiore ( Fanteria , Comandante del I° battaglione dell'85° reggimento fanteria ): luogo di nascita Casalgrande (RE): Data del conferimento: 2/6/1921 R.D. Motivo del conferimento: Comandante di un battaglione nella fase preparatoria della battaglia, profuse le sue preclari doti di intelletto e di cuore per assicurare al reggimento la vittoria. Comandante di un battaglione nel combattimento, con rara perizia e contegno ammirevole, guidò i suoi all’assalto di munitissime posizioni nemiche. Incontrata accanita resistenza, animò i suoi uomini al grido di Viva l’Italia! e, mentre per primo, dando segno di sereno sprezzo del pericolo, si slanciava contro le mitragliatrici nemiche, venne colpito a morte sulle posizioni conquistate. Stulas (Albania), 7 luglio 1918.

Il Pasubio http://www.webalice.it/penna77/

Ricordiamo anche al lettore che la guerra fin qui condotta, poi per altri mesi dell'inverno fino alla primavera del '16, era stata fatta col soldato italiano privo di alcuni mezzi fondamentali di difesa: senza elmetto in distribuzione in alcuni reparti, ma proveniente dalla Francia con loro simboli e una maschera antigas assolutamente inefficace. Non è raro anche vedere soldati italiani che indossano metà divisa in grigioverde e metà in turchino smesso da anni. Era chiaro che i 4 anni trascorsi dalla adozione del grigioverde non avevano consentito di andare oltre la dotazione di leva mentre ora i richiamati erano oltre il milione. Mancavano mitragliatrici come cannoni e una serie di accorgimenti per la guerra in alta montagna a cui si cercava di sopperire coi comitati di sostegno attivi nelle grandi città.

Dal diario del battaglione alpino Val Leogra …Notevole l’attività dei reparti negli ultimi giorni di agosto del ‘15, in concorso con le operazioni svolte dal 2° bersaglieri. Il 20 un nucleo di 70 alpini, scalando le rocce alla testata di val de’ Punti, coopera col IV battaglione del suddetto reggimento all’occupazione del ridotto di q. 1823. Il 25 un plotone della 260ª compagnia avanza fin presso la q. 1705 di M. Maronia, appoggiando l’azione dei bersaglieri che ne effettuano la conquista. Rinforzato dalla 93ª compagnia del “Vicenza”, il battaglione, in seguito alla mutata situazione tattica, sposta l’occupazione della 260ª sistemandola sullo sperone a sud di valle del Punti ed a Malga Quarteri, con posto avanzato in val Calcara, mentre il plotone di M. Maronia si rafforza sulla posizione raggiunta. Nel mese di settembre e nei primi giorni di ottobre il “Val Leogra”, rinforzato sempre dalle compagnie alpine 93ª e 108ª, dal II battaglione del 79° fanteria e dal CCVII Milizia Territoriale compie metodiche azioni di avanzata nella valle, ampliando la nostra occupazione fino a nord di Piazza (Terragnolo). Il 5 settembre suoi reparti occupano un costone a nord di Baisi (Zoreri-Geroli). Nella notte sul 14 la 108ª, compagnia, portandosi fino ai boschi sovrastanti Costabella sistema i suoi plotoni in piccole ridotte a sud di Geroli. Il 28 viene strappato al nemico il costone che scende da Dosso del Sommo, in val Terragnolo, alla confluenza di val Zuccaria. Il 4 ottobre sono occupate le posizioni comprese tra Stedileri, Camperi ed “alla Volta”. Il giorno 8 ottobre vengono costituiti dei posti avanzati per sorvegliare la località di Piazza, sgombrata dal nemico in seguito a nostre ardite ricognizioni.

Dal Diario del 2° Reggimento d'artiglieria alpina "Vicenza".. il VII gruppo del "Vicenza" (19a, 20a e 21a compagnia) è assegnato al V C.d.A., alle dipendenze della 9a Divisione nel settore dal Passo della Lora - o Tre Croci, alla Val d'Astico....... Nella seconda metà di agosto del 1915 inizia l'offensiva italiana che ha come obiettivo la linea Monte Cornetto - Monte Finonchio, sugli altipiani di Folgaria e Lavarone. La 19a cp, a supporto del 2° rgt. bersaglieri e del btg. alpini Vicenza, è in posizione fra Cima Maggio e Costa d'Agra; la 20a, a sostegno del 154° rgt fanteria, fra Costa d'Agra e Soglio d'Aspio. Le azioni si svolgono tra il 18 ed il 26 agosto: vengono attaccati Monte Maronia (dal 18 al 23 agosto la 19a è a supporto del btg. alpini Vicenza) e Monte Coston (il 23 agosto troviamo la 20a a sostegno dell'attacco del 2° rgt. bersaglieri). Nei mesi di settembre ed ottobre il btg. alpini Val Leogra (vedi sopra) con altri reparti amplia l'occupazione fino ai piedi del Doss del Sommo; il btg. alpini Vicenza attacca le opere di Malga Pioverna alta e del Durer.....

Da un altro testimone … Là in quel fortino ci siamo stati fino il giorno 22 Settembre però dopo il 12 (sett. 1915) non hanno più bombardato sopra quel fortino Il giorno 23 siamo partiti e siamo andati ai Campi Rusi e la si stava molto meglio. Il giorno 8 Ottobre viene l’ordine che bisogna avanzare per andare a dare il cambio ai Bersaglieri (2°) sul Monte Maronia. Là per qualche giorno siamo stati un po’ in pace. Il giorno 19 bisogna avanzare un’altra volta. Alla mattina le nostre batterie hanno incominciato il bombardamento e alla sera si è cominciato noi l’attacco e tutta quella notte sotto i colpi di cannoni e di fucili e di mitragliatrice là non si può avanzare perché il fuoco è troppo terribile.

In val Terragnolo una colonna occupava, il 5 ottobre 1915, Camperi (Piazza) e Alla Volta, sulle pendici meridionali del Doss del Sommo (Werk Serrada), e altri reparti (Bersaglieri) in durissimi scontri col nemico fra Monte Maronia e Valle Fonda (Sotto il Dürer m. 1588) riportavano brillanti successi il 10. La notte, un attacco austriaco viene respinto alle trincee italiane di Malga Pioverna Alta sul Monte Maronia. All'alba dell'11 era ricacciato con grosse perdite anche un attacco nemico a Malga Secondo Posto, a nord del Monte Coston.
Schiarini "L'armata del Trentine" pago 52: "Aspri furono i combattimenti sugli Altipiani, fronte nemica Plaut . Vallorsara . Durer. Un primo attacco contro questa munitissima linea nemica, lanciato nei giorni 3 e 4 ottobre dalla I X - Divisione (Gen. Calderari poi sostituito da Gonzaga) non riesce a sfondarla; un secondo è condotto arditamente dal 2° Reggimento Bersaglieri (Col. De Negri) nei giorni 7 e 8 (ottobre 1915). I combattimenti durarono accaniti fino a tutto il 22. Le linee nemiche furono qua e là sensibilmente danneggiate e i loro difensori vi riportarono gravi perdite, ma la scarsità dei varchi nei reticolati, rimasti al solito quasi ovunque intatti, non consentì ai nostri che piccoli progressi."

 

La situazione sul 20 ottobre nei bollettini di guerra

Comando supremo, 23 ottobre 1915 - (Bollettino n. 150).
L'offensiva energicamente condotta dalle nostre valorose ed instancabili truppe continua con importanti successi lungo tutta la fronte.
Sulla Sponda occidentale del Garda fu espugnato Monte Nodic, a nord-est di Cima Al Bal, completando così il dominio sulla Valle di Ledro.
In Val Cordevole continua la pressione contro le posizioni nemiche del col di Lana; fu conquistato un munito fortino a mezza costa, prendendovi alcuni prigionieri. Fra l'Alto Boite e la testata della Rienz (a), nostre colonne, per le Valli che fiancheggiano e solcano il massiccio del Cristallo, convergono su Schluderbach (carbonin), spazzando gli ostacoli opposti dalla resistenza nemica. In Carnia si rinnovano felici incursioni delle nostre truppe dalle Alte Valli Degano, But e Chiarzò. Sono stati presi al nemico 21 prigionieri dei quali un ufficiale.
È confermata l'importanza del successo del giorno 21 in Valle Saisera, ove furono finora sepolti 426 cadaveri nemici. Lungo l'Alto e Medio Isonzo nella giornata di ieri le nostre truppe compirono progressi sul Piccolo Javorcek, sulla collina di Santa Lucia, ad est di Plava e sulla collina di Oslavà (Oslavia). Due violenti contrattacchi nemici contro il Mrzli furono respinti. In questo tratto della fronte furono presi 151 prigionieri, dei quali due ufficiali. Sul Carso, il mattino del 22, le nostre truppe ripresero con nuovo vigore l'attacco. Nonostante la salda resistenza nemica, appoggiata da violento e concentrato fuoco di numerose e potenti batterie, le nostre fanterie, dopo alterne vicende di lotta accanita e sanguinosa, riuscirono a progredire lungo quasi tutta la fronte, specialmente verso San Martino del Carso. Caddero nelle nostre mani 2009 prigionieri, dei quali 60 ufficiali, 7 mitragliatrici, grandi quantità di munizioni ed altro materiale.

Cadorna.

Sette mesi dopo ATTACCO SULL'ALTOPIANO – 15/19 MAGGIO 1916  http://www.valgame.eu/trincee/files/folgaria.htm

http://www.sternar.it/AnticaStradaperTerragnolo/Documenti/Testo_renato.pdf le povere donne di Terragnolo

 

 

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