I CONFINI ITALIANI DOPO LA III GUERRA D'INDIPENDENZA (7b)

IL "FORTE" PASUBIO

I FORTI DEGLI ALTOPIANI, LA PRIMA SETTIMANA DI GUERRA E LA GUERRA DI MINE DEL 1917/1918

I

Dal Corriere della Sera di Lunedì 31 maggio 1915 - edizione del mattino: Dei forti che sbarrano l'accesso all'altopiano di Lavarone  verso Asiago (Val d’Assa) e la valle dell'Astico, tre, come già diceva il comunicato del 29, erano stati gravemente danneggiati dalle artiglierie italiane. Erano quelli di Luserna, di Busa e di Spitz Verle o Pizzo di Verle, o Pizzo Levico o Cima di Vezzena (1908 metri). Il forte corazzato di Luserna, distrutto dalle cannonate italiane, ha alzato bandiera bianca per arrendersi. E allora è avvenuto un fatto singolare: il forte austriaco di Belvedere, situato più indietro, ha diretto immediatamente il fuoco dei suoi cannoni contro il forte di Luserna. Voleva punire i difensori di Luserna per l'offerta resa, supponendola un atto di debolezza ingiustifìcato ? O voleva impedire alla fanteria italiana di prendere possesso dell'opera smantellata? Il comunicato non dice quale sia stata la fine dell'episodio.

Anche l'opera (fortificata) moderna della Cima di Vezzena è stata distrutta dal fuoco delle artiglierie italiane. E qui le nostre, fanterie hanno potuto integrare l'azione dei cannoni, impadronirsi con lievi perdite della vetta fortificata e avanzare fino al sottostante villaggio di Vezzena (passo), sulla via carrozzabile che da Asiago conduce a Lavarone. Gli austriaci hanno abbandonato precipitosamente il villaggio* Le nostre truppe occupano così le maggiori tra le cime che dominano dal nord l'altipiano di Lavarone: Cima Manderiolo (2051 metri) per la quale passa la violata frontiera politica, e la Cima di Vezzena o Spitz Verle, dalle quali si ha un buon dominio altresì del tratto della Valsugana dove è situata Levico. Da Vezzena, per le insellature all'ovest e all'est della Cima di Vezzena, una mulattiera e un sentiero scendono nella Valsugana.

E non meno importante è l'occupazione di Cima Spessa (1817 m.) - che nelle carte del Touring è segnata col nome di Rocca d'Alpo - alla confluenza della valle del Chiese con la Val d'Ampola. Sotto è Storo, dove sostarono i volontari dell'48 e dove Garibaldi, nel i866, iniziata l'offensiva nelle Giudicarie, pose il suo, Quartier Generale; e ve lo tenne fino alla fine della guerra.  Oltre la frontiera del Cadore le truppe italiane hanno occupato la borgata e la conca di Cortina d'Ampezzo e il 'soprastante passo delle Tre Croci. A Cortina si uniscono la bella strada d'Alemagna che da Pieve di Cadore conduce a Toblach nella Pusteria (Dobbiaco valle della Drava) e la grande via che collega la conca ampezzana per il passo di Falzarego con la valle di Livinallongo e questa per il passo di Pordoi con la Val di Fiemme. ...

( come fa osservare un attento lettore e come più sotto specificato l'opera fortificata di Vezzena non venne mai presa e rimase sempre in mano nemica. I quotidiani dei primi giorni di guerra vivevano delle notizie che passavano gli alti comandi che a loro volta bucavano spesso a vario titolo nei resoconti. Senza mettere in dubbio l'onestà di un giornale come il Corriere della Sera che potrà anche avere nel corso del conflitto addomesticato, come dice il lettore, per propaganda  (nei momenti più difficili) difficili situazioni. Con un paese per gran parte soggetto a legge marziale il disfattismo è un esercizio pericoloso).

      Le posizioni di dicembre del 1915
23 novembre -Il piccolo altopiano di Mòscheri, sotto il Col Santo, viene occupato assieme alle contrade di Vanza, Pozza e Boccaldo.
25 novembre -Gli italiani si spingono oltre il torrente Leno di Terragnolo in località San Nicolò.
6 dicembre -Anche le contrade Mòscheri e Toldo vengono definitivamente sgomberate dalle truppe austriache.
10 dicembre -Le posizioni avanzate italiane (ora forse troppo avanzate) giungono a Senter. Nel corso dello stesso mese si completa l'avanzata verso Rovereto con le linee italiane a ridosso del colle Zuech stese tra Castel Dante (odierno sacrario) e Sich,  balcone sulla Vallarsa. I risultati di 6 mesi di guerra sembravano essere andati oltre le previsioni.


 

 

II

Forte (cima fortificata) Pizzo di Vezzena (Spitz di Vezzena, Werk Vezzena o Spitz Verle)

 

 

 

Il Forte Pizzo di Vezzena, è una costruzione ricavata nella roccia sulla punta della omonima cima a 1908 metri e quindi non propriamente un forte. Soprannominato "l'occhio dell'altipiano", in realtà, sia per l'armamento costituito da un cannoncino a tiro rapido e da mitragliatrici, sia per la meravigliosa posizione geografica, svolgeva soprattutto funzioni di osservatorio e di collegamento ottico. E' peraltro innegabile che, con l'aiuto degli obici del sottostante Forte Verle, la guarnigione veniva a presidiare l'estremo punto Nord della linea delle fortificazioni, con ciò sbarrando la via ad eventuali azioni aggiranti, di truppe da montagna. Ed infatti così fu. Obiettivo degli attacchi degli alpini del "Bassano", nei primi giorni di guerra del 1915, la sua guarnigione riuscì a difenderlo dall'occupazione delle fanterie, ma nulla poté contro i cannoni del Verena e di Porta Manazzo. L'opera fortificata di Cima Vezzena ridotta in macerie, grazie a sentieri di arroccamento scavati a strapiombo sulla Valsugana, rimase pero sempre a disposizione delle truppe austro ungariche.http://www.trentinograndeguerra.it/context_forti.jsp?area=5&ID_LINK=38&page=8 

Il 27 maggio fu giornata piuttosto felice per le armi italiane. Quel giorno furono occupate Grado ed Aquileia e Tezze in Valsugana; …. fu continuato il bombardamento, iniziato al principio delle ostilità, di Monte Croce Carnico, Malborghetto (in Val Fella) e dei forti di Luserna, Busa e Spitz Verle e " truppe di fanteria, - come diceva un comunicato - rinforzate dalle guardie di finanza e da artiglieria, da Peri, per le due rive dell'Adige, avanzarono verso Ala. Espugnato il villaggio di Pileante, coperto da più ordini di trincee, si impossessarono stabilmente di Ala. Il combattimento durò da mezzogiorno a sera ".

Il 28 la lotta delle nostre artiglierie del Tonale e degli altipiani di Asiago e di Lavarone continuò contro le opere nemiche. Rimasero gravemente danneggiati i forti di Luserna, di Belvedere di Busa e di Cima Vezzena. Quest'ultima posizione venne subito occupata dalle nostre truppe, che il giorno 28 si trovavano padroni anche di Cima Manderiolo e di Cima Spessa ed occupavano la borgata e la conca di Cortina d'Ampezzo o il soprastante Passo delle Tre Croci. Da cronologia.leonardo.it

III

Forte Dosso del Sommo o delle Somme (o Forte Serrada, Werk Serrada)

Costruito dal 1909 al 1914 a quota 1670, sul bordo meridionale dell'altipiano di Serrada a Sud della Martinella, aveva l'obiettivo di battere la Val Terragnolo, il Pasubio, il Passo della Borcola e il costone tra Monte Maggio e Costa d'Agra. Era costruito a profilo radente, in calcestruzzo compresso, con copertura dello spessore di 2-2,5 metri armata con graticciato di ferro e putrelle a doppio T. Era armato da 4 obici da 10 cm. Su cupole blindate d'acciaio girevoli divise in 2 semibatterie: 2 cupole sulla copertura del tetto del blocco casematte e 2 cupole e 1 osservatorio su un blocco pių’ avanzato collegato al 1° da una "poterna" (galleria rinforzata in calcestruzzo). Completavano la difesa del Forte piccole casematte in acciaio con 22 mitragliatrici e 2 cannoni da 6 cm. per la difesa ravvicinata contro fanterie, oltre a imponenti campi di reticolati e trincee laterali. Il forte fu progettato inizialmente da R. Majer ed in seguito dal capitano Karl von Bedekovic. La sua costruzione si ebbe tra il 1911 e il 1914, e rientrava nello sbarramento Folgaria. Il forte, comandato dal Capitano Leo Schwarz, aveva il compito di impedire un'avanzata italiana per la val Terragnolo da cui  si domina il Pasubio, mentre dall'altra si ha una visuale sull'altopiano di Lavarone (Passo Coe) e di Asiago, oltre ad essere in collegamento "ottico" con i vicini forti: forte Sommo Alto e Forte Sebastiano (Cherle).

IV

PASUBIO - VALLARSA E TERRAGNOLO

LA STRADA DELLE 52 GALLERIE E LA GUERRA DI MINE

Il Pasubio “Dimenticato” nel primo anno di guerra, che non vuol dire che non si fa guerra, ma si fa una guerra diversa e la guerra diversa in montagna era spesso quella di vigilanza e sentinella: pochi uomini di qua e pochi di là. Poi come già detto da qui non passano autostrade e presumere una invasione per queste contrade con la guerra moderna fatta di logistica, mezzi (artiglierie etc) è un po’ fantascienza. Se poi ci si voleva solo ammazzare a vicenda col massimo delle perdite poteva anche essere il teatro migliore e lo diventerà con perdite non solo belliche ma anche di incidenti.
Lo diventerà dal maggio 1916 quando agli austriaci venne in mente, di tutte le altre linee (che gli andarono anche bene con la Strafexpedition), di raddrizzare anche questa perduta nel 1915. Come già visto però, dopo un esordio brillante, in capo a 2 mesi molti danni erano riparati. Due cime però fronteggianti, una chiamata Dente Italiano e una naturalmente Austriaco (Panettone dalla forma) si contesero la palma delle assurdità di guerra, di quella guerra chiamata delle mine (1917/1918) che arrivò a cambiare il profilo delle Alpi e che vedremo in calce. L’inverno successivo fu molto rigido e anche quei pochi che stazionavano quassù se la passarono male con rifornimenti a singhiozzo e tanto freddo. Intere colonne in marcia venivano travolte dalle slavine o si perdevano nella nebbia inghiottite in qualche burrone. I rifornimenti italiani poi passavano da quelle che viene chiamata la via degli Scarubbi esposta al tiro nemico. Bisognava ovviare per non farsi trovare impreparati l’inverno successivo. Un Ingegnere del Genio, Giuseppe Zappa, incaricato di un progetto propose una via coperta (6,3 km), “coperta in molti sensi perché in parte in galleria (2,3 km), con soluzioni ardite fino a quello che ora è il Rif. Papa a m.1928 dai 1216 da cui partiva. Fu chiamata la strada delle 52 gallerie costruito da marzo a novembre del 1917 dalla 33a compagnia del 5° Genio con operai civili militarizzati (6 centurie).
Un’opera così si costruisce solo a forza di mine e di martelli pneumatici per i lavori di rifinitura, intagliata com’era nella roccia a strapiombo e in gallerie a chiocciola (larghezza costante sui 2 metri e più) degne di un artista (pendenze dal 12 al 22%). Le gallerie erano allora illuminate elettricamente e mediante finestroni aperti nella roccia, consentivano il transito di salmerie sia con carico centrale che laterale. Martelli perforatori ad aria compressa: l'aria veniva compressa e spinta nella tubazione con una pressione di circa 5/6 atmosfere da due motori da 100/60 Hp L'impianto di erogazione per l'aria si trovava a Malga Busi mentre per l’elettrico la cabina trasformazione si trovava a Fontana d'Oro. Scopo primario di questa imponente opera fu quello di portare gli approvvigionamenti alla prima linea dell'esercito italiano che combatteva sul versante meridionale del Pasubio, quello più aspro e difficile da servire.
Più su la zona del Pasubio, dal 1922 è stata dichiarata monumentale e restaurata di recente (2012). È delimitata da 30 cippi che ricordano i reparti che maggiormente si distinsero negli accaniti combattimenti e comprende il Dente Italiano, la Cima Palon e la vetta immediatamente a sud di detta cima. Comunicato stampa della Provincia di trento : Domenica 29 luglio alle 11, presso la chiesetta di Santa Maria del Pasubio, l'inaugurazione - RECUPERO DEL PATRIMONIO STORICO DELLA GRANDE GUERRA - Si tratta di un progetto avviato nel 2008 dalla Provincia di Vicenza, dalla Provincia autonoma di Trento, dalle Comunità Montane "Spettabile Reggenza 7 Comuni" e "Leogra - Timonchio" nonché dai Comuni del Pasubio, con il sostegno di volontari e associazioni.
Nel corso di questi anni è stato possibile realizzare una serie di importanti interventi fra cui: la sistemazione della Strada delle 52 gallerie, della mulattiera di arroccamento del Cogolo Alto e dei sentieri che percorrono la dorsale sommitale del Palon e dei Denti, il recupero e la messa in sicurezza della galleria Papa, dei manufatti e delle postazioni del Dente italiano, il recupero ed il consolidamento della trincea sommitale e delle postazioni principali del Dente austriaco e, ancora, il recupero del camminamento Ghersi, delle postazioni della Selletta Comando e degli impianti di sollevamento di malga Busi oltre alla sistemazione dell’ex cimitero della Brigata Liguria. Obiettivo restituire ai luoghi una rinnovata riconoscibilità attraverso un approccio che ha cercato di conservare queste opere arrestandone il degrado e di assicurarne una più marcata visibilità. Grazie ai lavori realizzati i resti delle trincee, delle postazione ma anche del complesso sistema di gallerie che caratterizzano la dorsale sommitale del Monte Pasubio costituiscono ora nel loro insieme un codice interpretativo di quelle drammatiche vicende della storia del nostro tempo: un grande “libro aperto” che permette agli appassionati, ma anche ai semplici escursionisti, di leggere e comprendere gli avvenimenti di cui questi luoghi furono teatro preservandone così, nel tempo, la memoria. (at)

La guerra di Mine del Pasubio
La costruzione delle strade consentiva il trasporto, oltre che di munizioni viveri e quant’altro necessitasse, di esplosivi con i relativi “accessori” di Minatori forza motrice etc. che non faceva che aumentare anche il bisogno di ricoveri e assistenza sanitaria generale. Assistenza generale che ben presto vedremo essere legata agli scoppi delle mine ed al soccorso se e quando fu possibile di feriti.
Di seguito il calendario delle mine ricavato in rete.
1° -29/9/1917 sotto la Selletta del Dente una serie di esplosioni di cui una da 500 kg – 17 italiani morti
2° -1/10/1917 contromossa italiana con 16 tonn. Effetto devastante sul suolo (crateri) ma solo 12 morti dichiarati da parte austriaca
3° -22/10/1917 piccola mina italiana nessun effetto
4°-24/12/1917 Questa non è più guerra di mine ma guerra per il riscatto dopo Caporetto. 6.400 kg sotto il Dente. 50 italiani morti
5°-21/1/1918 Piccole cariche dette di schiacciamento perche cercavano di interrompere scavi similari dell’altra parte (Austriaci)
6°- 2/2/1918 Contromina di schiacciamento austriaca 3.800 kg danni limitati. Nelle gallerie si sentiva l’altra parte scavare.
7° 13/2/1918 Serie di esplosioni incontrollate, pochi comunque i danni. Sotto la montagna la guerra era più simile a quella su un sottomarino che a una di superficie.
8°-24/2/1918 Piccola carica Austriaca inefficiente
9°-5/3/1918 Contromina italiana. Si percepisce che gli Austriaci stanno preparando qualcosa di grosso ma non si riesce ad intercettarli sia sopra che sotto.

10° 13/3/1918 50.000 kg di esplosivo austriaco viene fatto brillare sotto il Dente: Per evitare le contromine italiane la camera di scoppio della mina austriaca è posta a ben 70 metri di profondità: per superare un tale strato di montagna ci vogliono quasi 60.000 chili di esplosivo. Il risultato dell’esplosione è devastante, la montagna è scossa fin nelle fondamenta, la posizione italiana è cancellata, non ci sono superstiti, la parte anteriore del dente è diroccata. Erano le 4.30 del mattino del 13 marzo 1918: 2 ufficiali e 41 soldati morti tra gli italiani. Le fiamme che si scatenarono dopo lo scoppio raggiunsero anche il “Dente austriaco”. Il generale Brunner ricorda così quei momenti, terribili e apocalittici: “L’istantaneo, profondo scuotimento del terreno ed un cupo tuono dimostrarono riuscito il brillamento; seguì poi con forte frastuono la fuoriuscita di masse di pietrame dalle parti laterali del Dente nemico, e lo scuotimento della parte superiore dello stesso. (...) l’intero massiccio del Dente sembrò un mare di fiamme dal quale emergevano vampe fino a 30 meri di altezza. La potenza della fiamma, che durò circa 30 minuti, si manifestò attraverso i vani e le gallerie non intasate anche sul nostro Dente, irruppe fuori del pozzo di ventilazione presso il “Dom” e si diffuse negli scavi aperti. Essa colpì anche una nostra pattuglia di Jager avanzatasi troppo presto” (In Mario Rigoni Stern, op. cit., pag. 490).
http://www.webalice.it/penna77/

http://www.uffstampa.provincia.tn.it/csw/archivio.nsf/VistaCodice/ATAI-8WKEFU?OpenDocument 
http://marcorizzini.wordpress.com/2011/08/18/strada-delle-52-gallerie-al-monte-pasubio-alto-vicentino-vicenza/ 
come arrivarci da Posina  http://www.posina.info/esplorare-posina/galleria-di-video/video-percorsi/video-percorso-posina-passo-xomo-bocchetta-di-campiglia.html 

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