Poesie per Andrea
BRUNATE
Salgo a Brunate
una sera fredda di gennaio.
Il vento ha spazzato il cielo.
Là sotto vedo ogni luce
da Milano a Varese.
Ma tu non ci sei.
Qui sono solo
nella parte di Dio,
onnipotente,
sullo scenario della vita.
Perchè la vita scorre, qui,
sotto di me?
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Morto è il sole
che cerchi poeta
nel tramonto?
Antonio Machado
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RICORDO
Fu quello il primo sintomo,
lo ricordo benissimo.
Accade sempre così
con una tessera che si muove
e poi si stacca dalle altre .
Lì si ferma l'acqua
e corrode il coibente,
lì calca il piede
senza trovare opposizione.
Poi il mosaico si sgretola
giunge il seme col vento
cresce l'erba
e le interne radici
fessura dopo fessura
penetrano nel buio profondo
e dentro il buio trascinano
la base del pavimento
che resse la vita
che fece da sostegno
ad esperienze e memorie
più lunghe di quella stessa vita.
(Fernando Rigon)
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CAZZO THOMMY
L'ultima cena,
l'allegria del rientro,
la pioggia.
L'acqua dovunque.
Un sorpasso...
"Cazzo Thommy...!!!"
La moviola della carambola.
Tutto il mondo scivola,
in una dissolvenza...
"Cazzo Thommy...!!!"
Il palo ti attende,
immobile.
E' solo l'ultimo atto
di un destino deciso.
"Cazzo Thommy...!!!"
La tua vita stroncata
stà tra quel palo
e quell'ultima esclamazione.
"Cazzo Thommy...!!!"
e la tua testa bionda si spegne
in un fiotto di sangue.
CAZZO THOMMY...!!!
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SUPERFICIE
Poi toccherà al soffitto
(come se la rovina dovesse partire dai piedi).
Per primo
fu percorso da una crepa
lunga quanto una trave.
Attraversò la testa
e la testa non se ne avvide
perchè era sua
era di chi reggeva
la rovina
Caddero sul pavimento
il sostegno
e la sua distruzione
ed insieme il tempo
quello che dispone e non c'è mai.
Tra il soffitto e il pavimento
minuscole esistenze
cancellate da un crollo di polvere
come se non fossero comparse
annullate su di una superficie
che si prepara a ridiventare suolo.
(Fernando Rigon)
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DEVI PROVARE
Devi provare,
devi provare:
una telefonata nel cuore della notte
una corsa col cuore in gola,
verso il suo corpo morto sulla strada.
Devi provare.
IN MORTEM
Non c'è risacca.
Le onde non parlano,
non hanno più la sua voce.
I gabbiani sono scomparsi,
non sono più alla diga;
sono spariti sottacqua
per condividere l'assenza dei pesci.
Nulla c'è, in questo momento
che non sia già stato
e che non ritorni nulla
proprio perchè non c'è più
chi lo dice.
Bisogna attendere
un nuovo vento che increspi il mondo
che liberi dalla sofferenza
ridando libertà alle parole
ospitate nel corpo delle cose,
bisogna che ritorni il sereno.
Solo nel sereno ha colori il tramonto
solo nei colori prende gioia
l'approdo del sole
quando tace la terra nell'attesa
quando riprendonovita le onde
perchè il cielo del naufragio
restituisce la voce
al silenzio della sera.
Le onde allora riavranno una voce
la voce della sera.
(Fernando Rigon)
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COMPLEANNO
Se ho mai immaginato il dolore?
Era quello di un vecchio
sulla tomba del figlio.
Oggi io ero lì, davanti a un palo distorto,
il giorno del tuo compleanno.
Con una rosa rossa
e la mia barba bianca.
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STRADA 'NTERROTTA
Dalla tua privata officina,
in garage,
compare un cartello:
"STRADA NTERROTTA"
(gli manca una I)
e un altro:
"TRANSITO CON CATENE"
e poi
"LAVORI IN CORSO"
e un paio di birilli spartitraffico.
Frutto di qualche tua scorribanda
goliardica con amici burloni.
Immagine vivida
della tua vita spensierata.
"STRADA NTERROTTA"
la tua
che non sei più.
"STRADA NTERROTTA"
la mia, la nostra,
di noi che restiamo.
Ma anche un messaggio
per me che non sapevo
dell'esistenza
di questa refurtiva.
Non si interrompe
il cammino dei miei pensieri per te.
Non si interrompe
la tua presenza per noi.
Ma perchè 'NTERROTTA?
Parli in romanesco ora?
Mannò!
Resti spensierato e burlone anche là!
Come quando in romanesco scherzavamo,
rifacendo il verso alla vita
che ci scorreva tra le mani,
ignari.
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