Gli interessi nel Sud del mondo

 

La Scheda descrittiva - (pdf 9 pag)

guida al Wto (pdf 6 pag)

Wto nel terzo mondo

I principi base

"WTO Shrink or Sink"

 
I vari accordi OMC presentano tutti uno squilibrio fra diritti e doveri verso i paesi in via di sviluppo. E a ben pensarci, anche solo il fatto che siano stati pensati e scritti dai paesi ricchi, fa intuire questa realtà.

Quando i paesi in via di sviluppo firmarono gli accordi scaturiti dall’Uruguay Round, a Marrakesh, in Marocco, con molta probabilità non avevano ben chiare le implicazioni di quella firma. Gli accordi che si impegnavano ad applicare erano il frutto di sette anni di negoziati a cui molti di essi non avevano neppure partecipato ed altri solo in maniera marginale.

Del resto in sede WTO si e’ sempre parlato di rule takers e di rule makers, cioe’ di paesi che le regole le accettano e di altri che le fanno.

Prendiamo ad esempio l’accordo sul commercio dei servizi, il GATS.

Trattandosi di un accordo per la liberalizzazione delle forniture di servizi, i benefici diretti sono rivolti ai paesi che sono in grado di vendere i livelli di servizio migliori. Certo, l’indotto del settore dei servizi ha effetti positivi anche su altre attività economiche anche nei paesi importatori (del servizio), ma i maggiori guadagni finiscono nel paese che li fornisce. E in questo settore, sono i paesi sviluppati ad essere i maggiori esportatori.

Ecco perché in termini di divisione dei benefici diretti fra paesi sviluppati e non, la liberalizzazione dei servizi è decisamente a favore dei primi.

Inoltre la modalita’ di fornitura che prevede il movimento di persone fisiche (al fine di poter esercitare la fornitura del servizio) e’ quella che prevede piu’ limitazioni, cosicche’ mentre i capitali hanno diritto di muoversi liberamente e senza restrizioni, le persone no e teniamo presente che le rimesse dei lavoratori all’estero sono oggi uno dei maggiori introiti per molti paesi poveri.

Un altro accordo particolarmente contestato dal Sud del mondo e’ quello relativo ai prodotti tessili. Si tratta questo di un settore in cui i pvs hanno notevoli potenzialita’ e capacita’ produttive, mentre i paesi occidentali hanno misure di protezione molto alte delle loro produzioni. Ebbene, questo accordo e’ fra i meno spinti verso la liberalizzazione, prevede una completa applicazione in un lungo periodo (dieci anni rispetto ai cinque normalmente previsti dagli altri accordi WTO) e l’abbattimento delle barriere tariffarie e’ concentrato negli ultimi anni.

Ma l’accordo forse piu’ più sintomatico degli interessi delle multinazionali rispetto ai bisogni della gente e’ il TRIPs, l’accordo relativo alle proprietà intellettuali.

Gli Stati Uniti inserirono i diritti di proprietà intellettuale nell'agenda delle trattative dell'ultimo round del GATT perché la mancanza di una legislazione specifica in molti paesi del mondo si traduceva in un elevato numero di royalties (diritti), non pagate alle sue società.

Le società americane sostenevano che il resto del mondo aveva un debito con loro di 24 miliardi di dollari annui in diritti non pagati.

Ma se i paesi occidentali pagassero per aver accesso a quella biodiversità di cui i paesi poveri sono i maggiori possessori, la situazione sarebbe capovolta, infatti la maggior parte delle risorse di quella ricchezza che è la biodiversità sono ospitate nei paesi poveri mentre quelli ricchi possiedono le tecnologie necessarie per sviluppare nuovi prodotti da queste risorse.

Accade cosi’ che una multinazionale come la Cargill o la Monsanto o la DuPont può prendere dei geni da una foresta in un paese come le Filippine, manipolarli nei propri laboratori e "registrare" quanto ottenuto.

Le Filippine dovranno poi pagare a queste società i diritti per utilizzare quanto prodotto con le proprie risorse genetiche !

La protezione dei diritti di proprietà intellettuale diviene perciò una forma di protezione degli investimenti e di garanzia dei profitti per le imprese, a danno dei paesi e dei popoli che si vedono rapinati di risorse naturali su cui è legittimo chiedersi se sia giusto che qualcuno possa metterci mano per poi averne l'esclusiva.

Ma senza andare a questi estremi anche accordi che rivestono settori normali come l’Agricoltura hanno pesanti risvolti sui pvs. Costringendo questi paesi a liberalizzare le importazioni di prodotti agricoli, l’Accordo agricolo ha causato la miseria di molti contadini poiche’ il loro mercato interno e’ stato invaso da prodotti venduti con prezzi piu’ bassi, prodotti europei e americani che invece sostengono le loro agricolture con ingenti sovvenzioni sia alla produzione che all’esportazione.

La beffa della liberalizzazione sostenuta a gran voce da tutti i paesi occidentali e’ infatti questa: le barriere da eliminare sono sempre quelle altrui!

Articolo di Roberto Meregalli