Il mondo non è in vendita!

wto shrink or sink

La Scheda descrittiva - (pdf 9 pag)

guida al Wto (pdf 6 pag)

Wto nel terzo mondo

I principi base

"WTO Shrink or Sink"

 

E' tempo di fermare questa globalizzazione al servizio delle multinazionali e lottare perché un altro mondo è possibile !

A Seattle, nel novembre 1999, il terzo meeting ministeriale dell' Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO-OMC) è fallito di fronte ad una protesta senza precedenti da parte di popoli e governi di ogni parte del mondo.
Da quel momento nei paesi ricchi, come in quelli poveri, milioni di persone si sono unite per lottare per un futuro giusto e sostenibile, contro una globalizzazione al servizio delle multinazionali.

Nonostante le promesse di migliorare il sistema, fatte dopo Seattle, nulla è stato fatto in questa direzione, anzi la situazione è peggiorata. Il deficit di democrazia, trasparenza e responsabilità dell'OMC ha contribuito solo a concentrare la ricchezza nelle mani di pochi, a far crescere le ineguaglianze fra nazioni ed all'interno di esse, ad aumentare la povertà, a danneggiare agricoltori e lavoratori, specialmente dei paesi del terzo mondo, sostenendo metodi di produzione e consumo insostenibile.

Le proteste di lavoratori, contadini, ecologisti, movimenti religiosi e leaders indigeni contro le ineguaglianze ed i problemi legati all'implementazione degli accordi scaturiti dall'Uruguay Round sono state ignorate.
Il segretariato dell'OMC, solo apparentemente neutrale, insieme con un gruppo di ricchi governi e le lobby delle multinazionali stanno lavorando come hanno sempre fatto: per mettere l'OMC al servizio degli affari, a vantaggio delle multinazionali.
La revisione degli accordi relativi all'agricoltura, ai servizi e alla proprietà intellettuale non stanno avvenendo in modo da correggerne i difetti, ma piuttosto procedono verso un ulteriore peggioramento dei loro effetti.

I governi stanno per essere convinti e ricattati per accettare che al quarto meeting ministeriale, che si terrà in Qatar dal 9 al 13 novembre, sia avviato un nuovo round per l'espansione dei poteri dell'OMC.
Seducentemente chiamato "development round", la vera agenda del nuovo round ha lo scopo di espandere i diritti ed i privilegi delle multinazionali sugli investimenti, sugli appalti governativi, sulle politiche sulla concorrenza, ecc..
Tutto questo a danno delle economie nazionali e locali, a danno dei lavoratori, dei contadini, dei popoli indigeni, delle donne, della salute, dell'ambiente, di tutti gli esseri viventi.
Tutto questo sta accadendo nel contesto di una crescente instabilità globale, del collasso di economie nazionali, dell'aumento delle disuguaglianze all'interno delle nazioni e tra di esse, dell'espandersi del degrado sociale ed ambientale, come risultato dell'accelerazione del processo della liberalizzazione al servizio delle multinazionali.

E' tempo di riconoscere la crisi del sistema del commercio internazionale e della sua principale istituzione, l'OMC. E' necessario bloccare l'avvio di un nuovo round e far sì che il commercio torni a servire gli interessi di tutti. Abbiamo bisogno di sostituire questo sistema vecchio, iniquo e oppressivo con una nuova struttura per il 21° secolo, socialmente giusta e sostenibile.
Abbiamo bisogno di proteggere la diversita' culturale, biologica, economica e sociale; di introdurre politiche idonee ad un reale progresso che diano priorità alle economie ed al commercio locale; di garantire diritti riconosciuti internazionalmente di tipo economico, culturale, sociale e lavorativo; di recuperare la sovranità dei popoli ed il controllo democratico sui processi decisionali locali e nazionali.
Per fare tutto questo, abbiamo bisogno di nuove regole basate su principi democratici di controllo delle risorse, sul rispetto dell'ecosistema, sull'equità, sulla cooperazione e sul principio precauzionale.

Alla luce di quanto sopra esposto, poniamo le seguenti richieste ai nostri governi:

No all'ampliamento dell'OMC
Riaffermiamo la nostra opposizione ai continui tentativi di lanciare un nuovo round di trattative che dia ancor più potere all'OMC attraverso nuovi accordi su temi come gli investimenti, la concorrenza, gli appalti governativi, le biotecnologie o tramite un'ulteriore accelerazione nella liberalizzazione delle tariffe.
Ampliare l'ambito di competenza dell'OMC a settori come gli investimenti e le politiche sulla concorrenza o agli appalti governativi (iniziando in prima battuta solo con regole di trasparenza), significherebbe minacciare l'autodeterminazione degli stati e la sopravvivenza delle piccole e medie imprese, rimuovere i sostegni all'economia locale e causare irrimediabili danni sociali ed ambientali. Rifiutiamo anche la politica dell'Unione Europea di promuovere un accordo plurilaterale su investimenti e concorrenza. Chiediamo che sia stabilita una moratoria su ulteriori iniziative di liberalizzazione e che le richieste dei paesi in via di sviluppo, relative all'implementazione degli accordi attuali, siano immediatamente considerate, senza che siano condizionate all'avvio di nuove trattative commerciali.

Proteggiamo i diritti sociali e l'ambiente.
E' inaccettabile che i diritti sociali ed i bisogni di base subiscano limitazioni a causa delle regole dell'OMC. Gli accordi dell'OMC non devono applicarsi a problematiche critiche per il benessere degli esseri umani e del pianeta, come l'acqua, il cibo, i servizi sociali, la salute, la sicurezza e la protezione dell'ambiente e delle specie viventi.
L'abuso delle regole del "libero commercio" in questioni del genere ha già fatto nascere varie campagne di protesta contro gli organismi geneticamente modificati, la distruzione delle foreste secolari, l'esportazione di prodotti tossici da nazioni in cui sono vietati ad altre (paesi sottosviluppati) dove ancora non sono stati banditi e contro le industrie del tabacco.

Limitare il GATS (Accordo Generale sul Commercio dei Servizi) per proteggere i servizi sociali fondamentali
Settori come la sanità, l'educazione, l'energia ed altri servizi essenziali non devono essere soggetti alle regole internazionali del libero commercio.
Inoltre il GATS non deve limitare il diritto di governi e popoli di regolare il settore dei servizi in modo da proteggere ambiente, salute sicurezza ed altri interessi pubblici.
Nell'accordo GATS, il principio di "progressiva liberalizzazione" e le implicazioni legate agli investimenti esteri hanno già provocato gravi problemi, come la deregolamentazione di servizi fondamentali.

Stop al protezionismo delle multinazionali sui brevetti: Semi e medicine non sono una merce qualsiasi!
Tutte le politiche relative alle proprietà intellettuali devono permettere ai governi di limitare la protezione dei brevetti in modo da proteggere la salute e la sicurezza dei cittadini, questo deve valere in particolare per i brevetti relativi a medicine salva vita e per quelli relativi a forme viventi.
La brevettabilità delle forme viventi deve essere proibita in qualsiasi sistema legislativo nazionale ed internazionale.
Le attuali regole stabilite dagli accordi internazionali, come il TRIPs (Accordo sui diritti di proprietà intellettuale relativi al commercio) ostacolano l'accesso a medicine essenziali, conducono all'espropriazione di forme viventi e conoscenze tradizionali, minacciano la biodiversità ed ostacolano il miglioramento del benessere economico e sociale dei paesi poveri.
Non c'è motivo perché queste rivendicazioni sulle proprietà intellettuali debbano essere contenute in un accordo commerciale.

No ai brevetti sulla vita
La brevettabilità delle forme viventi deve essere proibita in qualsiasi legislazione nazionale ed internazionale.
La biodiversità non è una categoria che rientra nella proprietà privata e la biopirateria deve essere fermata.

Il cibo è un diritto fondamentale!
L'Accordo sull'agricoltura è fraudolento perché i sussidi per sostenere le esportazioni non sono stati ridotti (anzi sono aumentati). Ciò vuol dire che i piccoli produttori stanno soffrendo gli effetti della liberalizzazione delle importazioni. Per evitare la loro fine devono essere drasticamente ridotti i sostegni alle esportazioni.
Occorre definire misure per promuovere e proteggere la sicurezza e la sovranità alimentare, l'agricoltura di sussistenza, le pratiche di allevamento e l'agricoltura sostenibile, senza sottostare alle regole internazionali del libero commercio. Il sistema del commercio non deve minacciare le condizioni di vita dei contadini, dei piccoli agricoltori, dei pescatori e dei popoli indigeni.
Il diritto al cibo può essere realizzato solo in un sistema dove ogni popolo abbia la possibilità di definire le proprie politiche agricole e di produrre il cibo rispettando diversità culturali e produttive.

No alla liberalizzazione degli investimenti
L'accordo TRIMs dell'OMC (Accordo sulle misure per gli investimenti relativi al commercio) va cancellato. Tutti i paesi, soprattutto quelli del terzo mondo, devono avere il diritto di adottare scelte politiche (come privilegiare le imprese locali) per aumentare la capacità produttiva di settori di loro preferenza.
Ovviamente la revisione dell'accordo TRIMs non deve essere utilizzata come espediente per ampliare la tematica degli investimenti all'interno del l'OMC.
Riaffermiamo la nostra opposizione ai tentativi di avviare negoziati su questo tema. La proposta di un accordo con una struttura simile al GATS, o di un approccio iniziale limitato alla trasparenza, o altrimenti di un accordo plurilaterale (non firmato da tutti i paesi ndt) costituiscono solo cambiamenti strategici per modificare la posizione dei paesi non ancora favorevoli. Rifiutiamo tutti questi tentativi che non mirano ad altro che a raggiungere lo scopo che si era prefissato il MAI.

Equità nel Commercio: trattamento speciale e differenziato
I paesi del terzo mondo hanno diritto a un trattamento speciale e differenziato che tenga conto della loro posizione di debolezza nel commercio internazionale. Senza questo riconoscimento, questi paesi non potranno mai trarre benefici dal commercio mondiale.

Priorità agli accordi sui diritti sociali e sull'ambiente
Il libero commercio pone i profitti delle imprese prima dei diritti della gente e dell'ambiente.
I diritti umani devono essere difesi, promossi ed attuati, così come i diritti relativi all'ambiente, alla sanità, alla sicurezza, alla difesa dei popoli indigeni, alla sicurezza alimentare, alle donne, ai lavoratori ed al benessere di tutte le forme viventi.
La Dichiarazione dell'ILO sui Principi e i Diritti Fondamentali del Lavoro, la Convenzione sulla Biodiversità unitamente ai suoi Protocolli e la dichiarazione dell'ONU sui Diritti Umani devono tradursi in realtà. L'OMC non deve minare questi accordi internazionali.
L'importanza della promozione, del rispetto e della realizzazione dei diritti dei lavoratori e di tutti i diritti umani deve comprendere interventi nelle appropriate istituzioni internazionali.

Democratizzare il sistema decisionale
I popoli devono avere il diritto di autodeterminazione, il diritto di conoscere e di decidere in materia di commercio internazionale. Tra le altre cose, questo richiede che i processi decisionali relativi alla negoziazione ad all'approvazione degli accordi presso gli organismi commerciali internazionali siano portati avanti in modo democratico e trasparente.
L'OMC opera in modo reticente ed emarginante così da escludere la maggior parte dei paesi membri e la società civile. E' dominata da pochi potenti governi che agiscono in base agli interessi delle loro principali società transnazionali.

Cambiare il sistema di risoluzione delle dispute
Il sistema di risoluzione delle controversie dell'OMC è inaccettabile perché:

Un sistema del commercio internazionale socialmente giusto richiederà cambiamenti anche al di fuori dell'OMC.
Un tale sistema dovrà considerare in modo prioritario i diritti ed il benessere dei lavoratori e dei contadini che producono merci e servizi. Tutti i governi e tutte le agenzie internazionali dovranno ignorare le minacce provenienti dalle imprese multinazionali e dai governi verso i diritti fondamentali dei lavoratori, verso l'annullamento delle conquiste sindacali, verso l'indebolimento della sicurezza del lavoro e la riduzione dei salari.
Allo stesso modo, il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale e le banche di sviluppo regionale dovranno cancellare il 100% dei debiti dei paesi poveri in modo che questi paesi possano impiegare questi fondi per eliminare la povertà e favorire lo sviluppo. L'uso ricattatorio dei piani di aggiustamento strutturale per forzare la liberalizzazione nei paesi del terzo mondo e altrove dovrà cessare. I governi dovranno negoziare, attraverso il sistema della Nazioni Unite e in modo pienamente democratico, un accordo che garantisca che l'operato delle imprese multinazionali sia conforme col rispetto dei diritti umani, la difesa dell'ambiente e sia sottoposto al controllo democratico.

Conclusioni
Ci impegniamo per costruire un sistema del commercio internazionale che sia sostenibile, socialmente giusto e che renda conto democraticamente del proprio operato.
Chiediamo ai nostri governi di implementare quanto sopra riportato in modo da ridurre il potere e l'autorità dell'OMC e dare una svolta al commercio internazionale.
Ci impegniamo a mobilitare la gente dei nostri Paesi per questi obiettivi e per cambiare le politiche ingiuste dell'OMC ed a sostenere altri popoli attraverso campagne internazionali di solidarietà.
Ci impegniamo a diffondere in tutto il mondo lo spirito di Seattle per impedire l'avvio di un nuovo round di negoziati.