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Pedofilia, crisi senza precedenti nelle gerarchie cattoliche degli Stati uniti. Convocati per un summit straordinario in Vaticano, ieri sono arrivati a Roma i tredici cardinali degli Usa
Sotto accusa Prima a Boston, poi in tutti gli States, dilagano i casi di preti accusati di pedofilia. Richieste di danni per un miliardo di dollari. E anche in Europa...

Convocati dal pontefice romano Giovanni Paolo II per un summit straordinario, tra domenica e ieri sono giunti in Vaticano i tredici cardinali degli Stati uniti. Oggetto di quest'iniziativa senza precedenti: far fronte alla gravissima crisi abbattutasi sulla chiesa del Nord America per i numerosi casi di pedofilia nel clero. Quello scoppiato a Boston nel gennaio scorso (vedi Oipaz del 19 febbraio) non è certo senza precedenti, ma è il primo scandalo che ha preso di mira un personaggio potente come il cardinale arcivescovo di Boston, Bernard F. Law, per non aver denunciato alle autorità civili i suoi (80) preti coinvolti in accuse di pedofilia. Da allora lo scandalo ha fatto valanga e ha colpito via via i cardinali di New York e Los Angeles. I dietrologi già dicono che - proprio perché non è il primo caso - questa volta il clamore cade troppo a puntino (alle soglie di un conclave) perché sia una pura coincidenza, e che perciò è in realtà parte di una campagna dell'establishment bianco e protestante Usa per impedire che il prossimo pontefice sia un cardinale americano. Secondo questi dietrologi, un magistero alternativo alla moral majority (su pena di morte, su Medio oriente...) formulato da un papa statunitense in perfetto americano avrebbe sull'opinione pubblica Usa ben altro impatto rispetto a un pontefice d'oltreoceano: eventualità perciò da evitare a ogni costo.

Può anche darsi che nei media americani serpeggi questo secondo fine, ma 1) senza un fondamento di realtà non c'è campagna che tenga; 2) l'americanizzazione del mondo fa sì che lo scandalo della pedofilia ecclesiastica sia già in via di riesportazione nel vecchio continente: la gerarchia deve già affrontarlo anche in Europa.

All'inizio del 2001, in Francia, il vescovo di Bayeux-Lisieux, Pierre Pican, fu sospeso per tre mesi perché non aveva informato la polizia dopo che un prete gli aveva confessato di aver abusato di un bambino: con un documento di 18 mesi fa firmato da tutti i 95 vescovi, la chiesa francese è l'unica in Europa ad aver scelto la via della «tolleranza zero», per cui «i preti colpevoli di atti di pedofilia devono risponderne davanti alla legge» (in Francia sono indagati o in prigione per molestie o pedofilia 50 preti su un totale di 25.000). A marzo una coppia di genitori di Tolone si è presentata al vescovo Dominique Rey per dire che il loro parroco era pedofilo. Ascoltato il prete, e non convinto, il vescovo è andato con la famiglia a denunciare il prete al locale commissariato di polizia.

Ma i criteri stanno diventando un po' più stringenti anche altrove (ma non in Italia, dove il problema è mirabilmente assente: un altro dei portenti di padre Pio?). Lo scorso ottobre, in Galles, il vescovo di Cardiff, John Ward, è stato costretto a dimettersi per aver mal gestito la pedofilia di alcuni suoi preti. Quest'anno, il 29 marzo lo scandalo ha picchiato duro nella terra natia di Karol Wojtyla: dopo due anni di accuse di molestie sessuali a lungo negate, e di silenzio da parte della Chiesa polacca, Julius Paetz, arcivescovo di Poznan e amico personale del pontefice, si è dimesso dalla carica dopo che il 17 marzo aveva chiesto a tutti i preti della sua arcidiocesi di leggere una lettera in cui proclamava la propria innocenza: ma solo pochi dei parroci avevano obbedito. Il primo aprile, in un'altra roccaforte cattolica, l'Irlanda, il vescovo di Fern, Brendan Comiskey, si è dimesso anch'egli per aver mal gestito il caso di un prete pedofilo, padre Sean Fortune, suicidatosi nel 1999 poco prima di apparire in tribunale per 29 aggressioni contro ragazzi (il vescovo Comiskey aveva peraltro ereditato il caso dal suo predecessore che aveva mandato per ben due volte Fortune dagli psichiatri e aveva lo comunicato alla Santa Sede). Anzi, a stare ai fedeli che hanno inondato i giornali di lettere di protesta contro le sue dimissioni, Comiskey era un vescovo carismatico, socialmente impegnato, esemplare in tutti gli altri campi. Come altri vescovi, e come sta accadendo in America, Comiskey ha pagato decenni di silenzio della gerarchia: l'opinione pubblica irlandese s'infuriò infatti per il caso di padre Brendan Smyth, condannato a 12 anni per 74 aggressioni sessuali. I suoi superiori ne erano a conoscenza fin dal 1969. L'indignazione politica fu tale da causare le dimissioni del governo irlandese nel 1994 quando emerse che il gabinetto Reynolds aveva ritardato le pratiche di estradizione.

Ma quelli europei sono solo flebili contraccolpi di ciò che negli Stati uniti è un vero terremoto. Ricordiamo che quest'anno lo scandalo è stato innescato da John J. Geoghan, prete ora spretato, accusato di aver molestato più di 130 bambini in 30 anni, durante i quali, a seguito di ogni denuncia, la burocrazia diocesana non faceva altro che allontanarlo dalla sua parrocchia solo per trasferirlo in un'altra, finché a forza di inchieste il Boston Globe ha costretto il cardinale Law a fornire alla polizia i nomi di altri 80 preti della sua diocesi coinvolti in molestie e pedofilia: a marzo l'arcidiocesi di Boston ha concordato un risarcimento tra i 15 e i 30 milioni di dollari per le 86 vittime che hanno fatto causa. D'altronde il Massachusetts è lo stato in cui dieci anni fa, nel 1992 scoppiò il più clamoroso caso di «pedofilia seriale» da parte di un prete. E' il caso di James Porter, accusato di aver avuto rapporti sessuali con più di 90 bambini nella sua parrocchia di Fall River in Massachusetts negli anni `60, e con altri trenta successivamente in altri stati, tra cui il Minnesota. Poi Porter si spretò, si sposò, ebbe dei figli, ma fu accusato di molestie anche dalla quindicenne baby sitter dei suoi bambini. Nel 1992 più di 200 persone sporsero denunce contro di lui, ma poiché era difficile raccogliere testimonianze, l'incriminazione fu formalizzata per «soli» 32 casi. La vicenda Porter mise a nudo i problemi che dovevano affrontare i vescovi. Fino agli anni `70 la Chiesa inviava i suoi ministri che avevano un problema sessuale nel Paraclete Treatment Center a Jemez Spring nel New Mexico, e anche Porter vi era stato trattato. Nel 1994 questo centro accettò di pagare circa 5,7 milioni di dollari a 21 persone del Minnesota che erano state abusate da Porter nella parrocchia di Bernidji nel 1969 e 1970, dopo che Porter era stato curato nel centro.

Ma il risarcimento record lo ha pagato nel 1997 la diocesi di Dallas: ben 119 milioni di dollari (240 milioni di euro) per risarcire 10 uomini e la famiglia di un suicida che da ragazzi erano stati molestati quando erano chierichetti da un prete poi spretato. A sommare tutti i risarcimenti, alcuni esperti arrivano, per tutte le 124 diocesi statunitensi, a una cifra superiore al miliardo di dollari (1,2 miliardi di euro, 2.300 miliardi delle vecchie lire). Già da anni le assicurazioni rifiutano di coprire il rischio pedofilia, così la chiesa è costretta a pagare di tasca sua, cioè attraverso l'obolo di fedeli sempre più restii a cacciare di tasca soldi per preti che toccano i ragazzini. Quando ha deciso il risarcimento di 15-30 milioni di dollari per il caso Geoghan, l'arcidiocesi di Boston stava raccogliendo un fondo di emergenza di 300 milioni di dollari. Ma da allora la raccolta è diminuita del 30% e la campagna è stata protratta di sei mesi.

Ancor più letale del crollo economico è però la perdita di credito morale, la prospettiva di un ininterrotto stillicidio di molestie. L'8 marzo il vescovo di Miami Anthony O'Connell si dimette dopo aver riconosciuto di aver abusato di uno seminarista negli anni `70. Il giorno dopo due preti del Maine sono allontanati dai propri posti per aver molestato bambini decenni fa. All'inizio aprile, come a Boston, anche New York molti fedeli chiedono le dimissioni del proprio cardinale, Edward Egan, dopo che sono emerse prove che egli coprì dei casi di abuso mentre era vescovo di Bridgeport (Connecticut). Padre Don Rooney, 48 anni, prete di Parma (Ohio) si è sparato dopo che la diocesi gli ha chiesto di rispondere all'accusa di aver abusato di una ragazzina nel 1980. Altri nove preti della sua diocesi sono stati sospesi. In Missouri il vescovo di Jefferson City, John Gaydos è accusato di aver distrutto prove nel caso O'Connell (il vescovo di Miami): Gaydos fa parte della commissione di cinque vescovi Usa sulla pedofilia. Sono implicati nello scandalo altri due altri commissari, i vescovi James Quinn di Cleveland e John McCormick del New Hampshire, quest'ultimo per anni braccio destro del cardinale di Boston, Law (si noti la ricorrenza di cognomi irlandesi). In California a inizio aprile padre Robert Freitas (51 anni) è accusato di aver abusato di un teenager nel 1979. Negli stessi giorni il cardinale di Los Angeles Roger Mahoney è accusato di aver molestato e coperto molestie altrui. Come si vede, rotta la diga, il fiume di denunce sembra non doversi fermare mai.

Non che la Chiesa cattolica abbia il monopolio delle molestie clericali negli Stati uniti. Una ricerca sugli ultimi 17 anni rivela infatti che dal caso Gilbert Gauthe del 1985 in Louisiana, sono stati condannati, o si sono proclamati colpevoli di abusi su minori almeno 75 membri del clero, di cui 38 erano preti cattolici, 10 ministri battisti, 5 metodisti, 3 pentacostali, due episcopali, e altri di varie denominazioni. Ciò non toglie che più della metà siano cattolici, e l'opinione pubblica statunitense considera (a torto, secondo molti studi) il celibato ecclesiastico come una causa maggiore per la propensione alla pedofilia. Ma è vero che gli Stati uniti hanno una ben strana percezione della Chiesa: ecco come il New York Times di ieri spiegava agli americani che il Vaticano non è proprio come una multinazionale: «E' in gran parte falsa l'immagine del Vaticano largamente diffusa in America, come della sede centrale della Catholic Inc. Srl che dà lavoro a un massiccio esercito di fanti dottrinali che sorvegliano ogni parola delle prediche domenicali di ogni padre Joe, al servizio di un papa che gestisce ogni dettaglio». «La Chiesa non è gestita come una corporation multinazionale, le chiese di Omaha e di Albany non sono le filiali di Roma e il papa non agisce come un amministratore delegato». «Il cardinale Ratzinger è spesso visto come il poliziotto cattivo rispetto al papa più pastoralmente poliziotto buono, ma è una delle menti più acute nel Collegio dei Cardinali».

Simmetricamente in Italia non si capisce affatto la percezione americana del «papismo». Per esempio, quando due mesi fa Oipaz si occupò per la prima volta della pedofilia clericale negli Usa, un autorevole compagno del nostro giornale mi chiese, tra lo scettico e l'infastidito: «Ma ti sembra proprio che valesse la pena di dedicarci un'intera pagina?» Il corteo dei 13 cardinali giunti a Roma gli risponde al posto mio.

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