Il peccato e la porpora

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Ma in Italia prevale ancora l'omertà
Secondo le associazioni di tutela dei minori, sarebbero migliaia i sacerdoti che abuserebbero di bambini

Applausi e commenti lusinghieri all'iniziativa vaticana contro la pedofilia sono venuti dal mondo politico del Bel paese. Ma dalla società civile vi sono pure critiche feroci alla condotta della chiesa cattolica in materia di abusi sessuali. La presidente della Commissione bicamerale per l'infanzia, Maria Burani, ha parlato di «iniziativa di grande responsabilità e coraggio: la pedofilia è un problema che dovrebbe riguardare tutti, in particolar modo chi ha il compito di educare e diffondere i valori della cristianità». Eppure, secondo associazioni che combattono gli abusi sui minori, sui 400mila pedofili presenti in Italia, migliaia sarebbero le «tonache sporche». Uno degli ultimi casi che ha scosso la chiesa italiana è stato quello di un sacerdote arrestato il 16 febbraio dalla Guardia di finanza a Partinico, centro agricolo a 35 chilometri da Palermo. Padre Margarito Reyes Marchena, religioso messicano 59enne incardinato nella chiesa siciliana, avrebbe abusato per anni degli ospiti di un istituto per il recupero dei minori a rischio, di cui era il cappellano. Gli studiosi cattolici si difendono parlando di stime gonfiate ad arte, rilasciate da organizzazioni anticlericali. E puntano il dito su «No pedo», ente nato proprio per la denuncia dei preti cattolici pedofili, ma forse poco credibile perché affiliato al movimento «Raeliano», setta pseudoreligiosa nota per il suo tentativo di clonare l'uomo.

Il fenomeno, in ogni caso, è preoccupante anche in Italia. «Questi dati debbono far riflettere tutti», afferma don Fortunato di Noto, sacerdote in prima linea contro la pedofilia e presidente di «Telefono Arcobaleno». Sul mensile cattolico Vita Pastorale scrive: «Ci vuole un impegno comune. La Chiesa cattolica britannica ha già adottato misure severe contro i preti pedofili. L'arcivescovo di Westminster, Cormac Murphy-O'Connor, ha costituito una commissione indipendente - formata da un vescovo, due giudici, funzionari di polizia, uno psichiatra e un funzionario di un'associazione per la difesa dei bambini - per indagare sulle accuse di pedofilia in cui fossero coinvolti dei preti». La chiesa italiana, dunque, dovrebbe prendere esempio da quella inglese.

A minimizzare, invece, ci pensa il sociologo cattolico Massimo Introvigne. Fatto salvo il dovere di intervento energico nei casi accertati, Introvigne afferma: «Stabilire quanti sono i preti e religiosi cattolici pedofili non è irrilevante. Le tragedie individuali sono difficilmente descritte dalle statistiche, ma il quadro statistico può aiutare a capire se si tratta di casi isolati o di epidemie». Introvigne contesta le cifre a tre zeri, ricordando che alcune pseudo-statistiche, ad esempio, danno in America un numero di «preti pedofili» superiore al numero totale di sacerdoti cattolici. «Il fatto è - spiega - che le statistiche sono difficili perché, a partire da poche condanne, occorre estrapolare e speculare sulla base di sondaggi su quanti casi non sono denunciati».