La nostra cultura, quella cresciuta
nei secoli della civiltà, e la nostra società, quella che ci circonda
quotidianamente, condizionano pesantemente in tutte le
età le espressioni sessuali, a cominciare dai primi anni di vita.
La scoperta della sessualità inizia nella fanciullezza ed è
particolarmente attiva durante l'adolescenza senza esaurirsi mai del
tutto. Si manifesta con una sensazione di piacere che, a partire dai
genitali, si diffonde poi a tutto il corpo. I bambini capiscono più o meno
casualmente che può essere raggiunta attraverso una stimolazione dei
genitali, a cui si aggiunge, nell'adolescenza, l'utilizzazione
delle fantasie erotiche.
Ma la più importante novità
di questo periodo sta nel fatto che il
desiderio viene proiettato su persone con cui si vorrebbero avere dei
contatti genitali, seguendo un codice naturale che indica l'inizio della
capacità di riprodursi. Sebbene gli stimoli sessuali siano così
significativi durante l'adolescenza come
risultato di meccanismi biologici ed evolutivi, il loro posto nello
sviluppo psicologico e andato modificandosi con lo sviluppo della cultura.
La sessualità ha così gradualmente acquistato uno spazio considerevole al
di la delle esigenze riproduttive per
allargarsi ai contatti con l'ambiente e alle relazioni di reciprocità. Per
motivi che fanno parte dei nostri archetipi culturali i temi della
sessualità si sono rivestiti di significati di
peccato non giustificati. Vale la pena di ribadire
che questi significati sono alla base di un malessere esistenziale e
costituiscono il principale impedimento a una loro comunicazione serena.
Nelle famiglie, attorno
a un tavolo, e più semplice intrattenersi su un
discorso riguardo la violenza piuttosto che sulla sessualità, argomento
che viene evitato subito dai genitori per imbarazzo e impreparazione.
Inoltre, dalla parte dei mezzi di comunicazione, temi sessuali arrivano ai
disonori della cronaca soltanto in merito a violenze. Sarebbe utile sapere
se i vantaggi prodotti da un interesse per l'argomento
riescano a controbilanciare il rischio di vedere la sessualità come
violenta o di sviluppare prevenzioni persecutorie nei confronti di adulti
che mostrino interesse verso bambini, o di ragazzi verso ragazze, anche se
con le migliori intenzioni. Per non tacere del risalto
dato alla pedofilia tra uomini e bambini rispetto a quella, molto più
frequente, fra uomini e bambine. Questo tipo di
informazione e quella che poi indirizza l'opinione pubblica, ma non
solo.
Anche un parlamentare (Gianfranco
Fini), durante una trasmissione televisiva (Maurizio Costanzo Show,
aprile I998) arriva a sostenere che non consentirebbe l'insegna mento
a un maestro omosessuale, implicando
un'associazione tra omosessualità e pedofilia. L'interesse di stampa e
televisione per episodi di violenza carnale presenta
una sua utilità, in quanto avverte dei pericoli che le ragazze corrono e
delle possibili punizioni per i ragazzi, ma certamente non contribuisce a
una percezione della sessualità come naturale. L'effetto finale di queste
notizie è quello di attribuire alla sessualità soltanto delle potenzialità
aggressive e allo stesso tempo fornire indicazioni e stimoli per fantasie
a potenziali violentatori.
Non vi è da stupirsi se in questo
sistema culturale, gli argomenti sessuali rimangono il più possibile
nascosti. Elemento educativo ineccepibile se
restringe la gestione della propria sessualità a un ambito di esperienze
private intime. Ma la costruzione culturale non si
e limitata a considerare la sessualità alla stregua di altre funzioni
fisiologiche private che non vengono con divise con altri.
Essa e anche arrivata a stabilire che le funzioni
sessuali hanno in sé qualcosa di proibito e peccaminoso, se praticate al
di fuori di leggi e regole stabilite. Di conseguenza, se esiste un
peccato, esiste anche una colpa. I messaggi ricevuti dai ragazzi si
concentrano in un indottrina mento antisessuale per le ragazze, rinforzato
dalla paura di una possibile gravidanza, di malattie o di una disgrazia
sociale, mentre per i ragazzi prevale l'ambiguità: da un lato si proibisce
un'attività sessuale, dall'altro si comunica l'aspettativa
che la pratichino.
Si genera così il paradosso
per cui da una parte vi sono ragazzi alla
ricerca di rapporti sessuali e dall'altra ragazze che vi si sottraggono.
Non è difficile ipotizzare che questa
ambiguità, in condizioni di instabilità psicologica, possa rappresentare
il punto di partenza di tensioni e violenze. L'attuale atteggiamento
culturale, fortunatamente sulla via di un radicale aggiornamento, ha le
sue radici nel conflitto tra l'eredità del permissivismo greco-romano e la
censura antisessuale del cristianesimo. Quest'ultima,
più che avere come obiettivo la repressione della sessualità, invece
affermata a scopo riproduttivo, tendeva e tende
a controllare le menti più che i genitali. La sessualità è vista come un
momento di perdita del controllo razionale di
fronte all'emergere di passioni ed emozioni che allontanano dal bene
supremo della ragione. E nella lotta tra lo spirito e la carne
quest'ultima ha dovuto
soccombere.
Visto che nel
periodo adolescenziale la sessualità non trova facilmente la sua
espressione in una relazione di coppia, il tema principale della colpa,
legato a presunti peccati sessuali, e dominato dalla masturbazione.
Al contrario, questa dovrebbe essere vista come un'espressione della
sessualità importante nell'evoluzione dello sviluppo
psicosessuale, in quanto con la fantasia
precede le relazioni di reciprocità concreta. Malgrado
le ricerche scientifiche dimostrino il contrario, si continua a pensare
che la masturbazione sia dannosa o denoti un comportamento immaturo.
Perlopiù si tratta di un comportamento realizzato nell'impossibilità di
contatti sociosessuali, ma nel l'adolescenza
diventa un modo per indirizzare le spinte
sessuali e per esercitare l'immaginario erotico. Generalmente la
masturbazione si accompagna a fantasie di partner idealizzati,
di attività desiderate e difficili da mettere
in pratica e vengono preferibilmente ispirate da stimoli visivi sia reali
sia veicolati da cinema, televisione, pubblicità, giornali o riviste.
Nonostante la pratica
masturbatoria sia assolutamente comune, essa e stata a lungo
associata a varie malattie fisiche o alla pazzia.
Quest'ultima idea e presente anche in trattati
dell'inizio del nostro secolo ed e basata sull'osservazione che i pazienti
psichiatrici si masturbavano ripetutamente.
Il sospetto che questo avvenisse in
mancanza di altre possibilità di esprimersi
sessualmente non era accettabile. Prevaleva il sillogismo secondo il
quale, se i pazienti psichiatrici si masturbavano continuamente, questo
significava che il comportamento potesse portare alla
follia. Alla masturbazione venivano
attribuite quasi tutte le responsabilità dei malesseri dei giovani. La
medicina diventava così infallibile visto che
quasi tutti gli adolescenti ragazzi e ragazze si masturbavano; se poi
dicevano di non farlo non venivano creduti. Erano lontani i tempi in cui
si poteva pensare a uno studio statistico per
controllare, al contrario, se un uguale numero di adolescenti sani si
masturbasse. Si mette chiaramente in evidenza
che la nostra cultura richiede un controllo razionale di emozioni e
bisogni, sottolineando una visione del corpo quale ricettacolo di
impurità, contrapposto alla purezza della ragione. Se a queste regole si
avvicina una educazione religiosa, allora il
desiderio sessuale si trasforma in una tentazione diabolica e l'incapacità
di opporvisi fa sentire indemoniati. L'espressione non è metaforica, ma
ripetutamente ascoltata da giovani istruiti e pro venienti da famiglie
acculturate.
Piero è figlio di un uomo che
ricopre una carica dirigenziale, fervente cattolico che ha insegnato al
figlio delle rigide regole morali da seguire. A differenza di molti padri
ha anche messo in guardia il figlio contro i pericoli della masturbazione
fin da quando questi era così giovane da non
capire bene perché avrebbe dovuto utilizzare il suo pene per trarne
piacere. I pericoli che correva erano prevalentemente legati alla
possibilità di diventare indemoniato. Naturalmente, quando all'inizio
dell'adolescenza Piero comincia a provare un certo piacere nel toccarsi i
genitali, cerca 3i evi tare di farlo con docce di
acqua fredda o dedicandosi molto allo sport. Ma
a un certo punto inizia a masturbarsi e subito appare il senso di
colpa, si sente effettivamente indemoniato, si punisce bruciandosi le
mani, si ubriaca, lascia la scuola, ma non riesce a mantenere un lavoro.
La spinta sessuale diventa sempre più forte e
forse è resa tale dal senso di proibizione. Le sue fantasie erotiche sono
prevalentemente di violenza verso le ragazze. All'età di 18 anni,
l'incontro con una ragazza più grande e esperta
riesce a tranquillizzarlo. Il suo primo rapporto sessuale è disastroso, ma
la ragazza lo tranquillizza e gradualmente la loro intesa sessuale si
normalizza. Intanto una psicoterapia agisce sulle sue paure, elimina il
senso di colpa e di peccato, migliora l'autostima, tanto da indurlo a
riprendere gli studi e conseguire un diploma. Le fantasie di violenza in
Piero vanno interpretate come il risultato dell'incapacità
a evitare la masturbazione.
Infatti
il senso di colpa derivato dalla difficoltà di controllo delle spinte
sessuali richiama desideri di punizione e volontà di espiazione che
generano aggressività, sia diretta all'esterno sia contro di sé, come nel
caso della depressione. Visto che la condanna della masturbazione
veniva giustificata dalla perdita di fluido
vitale e che questo non accadeva nelle donne, si pensava che queste non si
masturbassero. I motivi di questa convinzione dipendevano in parte dalla
difficoltà di condurre indagini di questo tipo, ma forse anche da ragioni
più strumentali, quali la gestione prevalentemente maschile della scienza.
Anche KrafftEbing,
l'autore del più celebre libro di sessuologia,
Psychopatia Sexualis,
negava la masturbazione nelle donne. Secondo Helen
Kaplan, famosa sessuologa
dei nostri giorni, autrice di un trattato sulle terapie sessuali, l'attività
masturbatoria solitaria inizia verso la
pubertà, è presente in quasi tutti i ragazzi e in circa il 60%
delle ragazze (Kaplan, 1982). Il rapporto condotto
in Italia su circa 6oo persone indica che 1'85% di uomini e donne
si siano masturbate nel corso della loro vita, mentre lo fanno
reciprocamente il 48% degli uomini e il 47% delle donne.
Inoltre lo stesso rapporto segnala,
confermando le osservazioni della Kaplan, che
l'anorgasmia è diffusissima nelle donne che
non si sono mai masturbate. Per quanto riguarda l'età, i rilevamenti
indicano che il 67% dei ragazzi e il 63% delle ragazze
scoprono la masturbazione fra i 10 e i 14 anni (Cafaro,
I992). La condanna delle pratiche masturbatorie
è ancora più ingiustificata e pericolosa perché viene
emessa durante l'adolescenza, cioè durante il periodo di più intenso
stimolo sessuale, senza poi facilitare una sessualità di coppia. Ai giorni
nostri la repressione delle attività sessuali adolescenziali è ancora meno
spiegabile vi sto che negli ultimi trent'anni,
secondo statistiche statunitensi, la pubertà è passata dai 16
ai 13 anni per le ragazze e dai r6iy ai
igiy anni per i ragazzi, Non siamo a
conoscenza di statistiche simili per l'Italia, ma non vi sono motivi per
pensarle molto diverse. Quello che rimane
evidente è che per secoli si sono raccontate falsità sulla masturbazione,
accusando i ragazzi di non riuscire a controllare le emozioni e i
desideri. è evidente che l'atteggiamento molto
mediato attraverso l'educazione religiosa segnala soltanto la scarsa
inclinazione della nostra cultura nei confronti della natura umana.
è probabile che la presenza di una simile
disposizione verso la masturbazione in tutte le religioni monoteiste abbia
avuto il senso di scoraggiare la sessualità non procreativa (includendovi
le pratiche omosessuali e il controllo delle nascite) con lo scopo di
aumentare il numero di fedeli, una preoccupazione giustificata agli albori
delle religioni. Di questi tempi in cui parlare di sessualità significa
ricordare sempre l'AIDS, va invece sottolineato
che la masturbazione in compagnia di partner è l'unica attività sessuale
del tutto sicura nei confronti di possibili contagi e di gravidanze
indesiderate.