La fornace attraverso i documenti

 

 

Il primo documento da prendere in esame è la lettera scritta dai F.lli Fabbri e pubblicata dalla "Camera di Commercio ed Arti in Rimini" nel resoconto del 1884; con poche parole vengono tratteggiate le caratteristiche principali di questa impresa ed alcuni aspetti legati alla produzione. Da questo documento traspare inoltre l'orgoglio della famiglia nel parlare del proprio stabilimento:

Fin dal 1880 noi aprimmo nel sobborgo S. Andrea dell'Ausa via S. Marino, uno stabilimento di forni sistema Hoffmann per cottura laterizi e di forni a fuoco continuo per cottura calce, nel quale lavorano in media circa 80 operai al giorno.

La eccellente qualità dei nostri prodotti ed i prezzi convenientissimi (essendo stati i primi a facilitare in detti prezzi, per muovere con ciò l'inerzia in cui questa nostra industria era assopita) ci fecero incontrare la piena soddisfazione di tutti e ne ottenemmo un soddisfacente commercio.

Parte dei nostri prodotti vengono esitati nel nostro circondario e parte all'estero; in Austria lungo la coste della Dalmazia, ove acquistiamo il carbone atto per le nostre fornaci: non ci conviene trattare affari in altre provincie del Regno, a cagione delle troppo forti tariffe ferroviarie.

L'anno 1884 fu per la nostra industria pochissimo favorevole, stante l'estate incostante per le continue piogge cadute, le quali rovinarono non pochi prodotti confezionati e stante l'inondazione del torrente Ausa, la quale ci apportò moltissimo danno.

Ancora l'esito fu minore degli scorsi anni e ciò perché nel nostro circondario furono intraprese pochissime opere murarie e perché all'estero, a cagione del colera, non si trasportava dai nostri naviganti il prodotto.

La prima testimonianza iconografica che ci documenta l'attività della fornace nella seconda metà dell'Ottocento è invece il disegno dello "Stabilimento Industriale per Laterizi e Calce dei Fratelli Fabbri in Rimini" (fig. 2).

In esso si distinguono facilmente alcune delle mansioni a cui si dedicavano gli operai: la lavorazione dell'argilla, la formatura dei mattoni, la fase di essicatura del materiale, il trasporto dei laterizi già cotti.

Si legge chiaramente la disposizione degli edifici: sulla sinistra sono visibili l’ufficio, la buca per la calce, i magazzini, l'abitazione dei Fabbri ed in particolare quella di Luigi e Davide, il forno per la calce; sulla destra i due forni Hoffmann "con un solo camino" il primo da quattordici scomparti, il secondo da dieci10 . Al centro del disegno, dietro al forno per la calce, è visibile un'altra fornace di cui compare la ciminiera ed il tetto.

La presenza di quest'ultima fornace permette di datare il disegno tra il 1878, anno di fondazione dello stabilimento dei fratelli Fabbri, ed il 1896, anno in cui l’edificio suddetto, a quanto risulta dai documenti consultati, venne demolito.

Oltre a permetterci di datare il disegno questo edificio porta a ben più interessanti considerazioni circa la sua forma perfettamente circolare11.

Questo elemento sta infatti a testimoniare come a Rimini pochi anni dopo la presentazione del primo brevetto di F. Hoffmann un imprenditore avesse utilizzato questo nuovo sistema per costruire la sua fornace.

Osservando la "Pianta di Rimini" rilevata da Enrico Meluzzi del 1882 (fig. 3) si può scorgere la particolare forma di questo opificio proprio sopra l’Ausa, nell’angolo in basso a destra vicino allo stabilimento dei Fabbri.

Sebbene questa fornace sia scomparsa quasi totalmente dalla memoria popolare, i documenti catastali ne testimoniano indelebilmente la presenza oltre a tratteggiarne la storia.

Il nome della ditta proprietaria era infatti "Privilegiato Stabilimento per Laterizi", fondato nel 1874 da Antonio Baldinini12.

Nel marzo 1883 appare per la prima volta sul registro del Catasto Terreni13 la società proprietaria del "Privilegiato stabilimento" a nome di Ghetti Nicola fu Pietro per 5/12, Galassi Gaudenzo fu Domenico per 4/12, Baldinini Giovanni fu Antonio per 3/12 (figlio del fondatore).

Nel 1884 il "Privilegiato Stabilimento", appare sulla Mappa del Territorio di S. Giovanni Battista con il numero di particella 1389 (fig. 4).

Nel 1893 la società proprietaria del "Privilegiato Stabilimento" varia il suo stato e ritroviamo proprietari: Baldinini Giovanni fu Antonio (3/12), Meldini Francesca fu Pietro (5/12), Fabbri Davide, Mauro e Luigi di Giovanni (3/12), Galassi Virgilio fu Gaudenzo (1/12).

I Fabbri entrano dunque a far parte della società e nel 1895 ne acquistano l'intero possesso.

Al 17 giugno 1896 risale un documento (fig. 5) in cui si legge: "Tipo dimostrante una parte della superficie occupata dalla fornace Fabbri14 fuori uso che passa al rustico". Da questo documento non è chiaro se il "Privilegiato Stabilimento" venga effettivamente demolito15 o se ci sia solo una variazione di destinazione dell’immobile, se non che il 24 giugno 1896 sul registro del Catasto Fabbricati16 appare: "Si scaricano e ricaricano varianti per demolizione della fornace con Decreto dell'Intendenza di Finanza di Forlì in data 21 giugno 1896". Verrebbe dunque da pensare che la fornace sia stata realmente demolita, o per lo meno il forno vero e proprio, lasciando solamente il tetto e la ciminiera17.

Ne riscopriamo comunque ancora i segni sul Registro del Catasto Fabbricati alla partita 14076 sotto la denominazione di Tettoia, e dopo il 15 settembre 1917 come Area di tettoia demolita.

Nella mappa catastale n. 87 del 1929 al numero di particella 260 ne è segnalata ancora la presenza come Area di tettoia demolita (fig. 6).

Nel Registro del Catasto Fabbricati continua ad essere presente alle partite 19505, 19849, 19907, 20206, fino agli anni 1947-48.

In relazione all’esistenza del "Privilegiato Stabilimento" è interessante riportare la testimonianza del signor Dante Metalli che ricorda come suo nonno Agostino, contadino di uno dei quattro poderi dei Fabbri attorno alla fornace, dovesse segnare con dei paletti nel terreno i resti della fornace quando andava ad arare il campo, per non rovinare la macchina.

Ma torniamo ora alle vicende legate alla fornace dei F.lli Fabbri.

Lo stato del costruito18 nel 188419 è mostrato dalle mappe del Catasto Pontificio (fig. 7): la fornace Fabbri non è dissimile da come appare nel disegno in precedenza citato (fig. 2).

Per ritrovare altri documenti cartografici bisogna aspettare il 1916 (fig. 8), anno in cui l’area delle fornaci Fabbri appare con il suo nuovo e più grande forno Hoffmann, citato per la prima volta nel registro del Catasto Fabbricati in data 20 dicembre 1911.

Va notato però che nella stessa partita in cui si fa riferimento al nuovo forno non viene più citato quello a 10 scomparti, dismesso20 probabilmente in seguito alla costruzione del nuovo.

Nella medesima mappa del 1916 dietro al forno a 14 scomparti è visibile però una ciminiera che nella mappa del 1884 non era presente.

Tuttavia nella "Relazione Annuale pel 1884" della Camera di Commercio ed Arti in Rimini si legge che i due forni a dieci e a quattordici camere avevano un solo camino; è dunque possibile che la seconda ciminiera fosse stata aggiunta tra il 1884 ed i primi anni del Novecento per migliorare il tiraggio del forno21 a 14 scomparti.

Al 1912 risale un eccezionale documento storico: il cortometraggio "Rimini l'Ostenda d'Italia"22, il film può essere suddiviso in due parti: la prima girata dagli spalti della torre dell'Orologio in Piazza Tre Martiri, la seconda composta da differenti riprese eseguite in varie parti della città.

È proprio nella prima parte che tra la chiesa di Santa Chiara ed il campanile di San Bernardino appaiono tre ciminiere di cui le prime a sinistra sono proprio quelle dei forni Hoffmann a quattordici e a dieci camere(fig. 9).

Gli anni a cavallo tra i due secoli devono essere per la famiglia Fabbri portatori di profitti, viene presa infatti la decisione di dare dimora agli operai, onde averli vicini alla fornace, costruendo una serie di case a schiera in Via Monte Titano, dette ancora oggi "La Fila"(fig. 10) .

Il dato di per se non sembra mostrare aspetti particolari anche se a mio avviso appare limitativo giustificare la costruzione di queste abitazioni unicamente per fini utilitaristici: con uno sforzo di fantasia questo fatto può essere ascritto a quel rapporto paternalistico, esistente tra imprenditori e operai, tra Ottocento e Novecento.

Nella mappa catastale del 1884 (fig. 11) la Fila non appare ancora ma è visibile la particella 623 ancora inedificata. Nel Registro del Catasto Pontificio invece, alla partita numero 661 in data 15 gennaio 1888 si fa riferimento al frazionamento di questa, area su cui sorgerà la fila di case che appaiono invece nella mappa del 1908 (fig. 12) e di cui in parte troviamo notizie sul Registro del Catasto Fabbricati in data 3 gennaio 1894.

Ancora oggi la Fila presenta un carattere unitario seppure alcuni ‘ammodernamenti’ ne abbiano, in qualche caso, stravolto l’aspetto: una tipologia molto semplice con una stanza sul prospetto ed una scala per raggiungere il piano superiore, illuminata da una piccola finestra ovale molto caratteristica.

Per quanto riguarda la documentazione fotografica relativa al nostro stabilimento, le prime immagini risalgono al 1916 e si tratta delle riprese eseguite dal Comando dei Vigili del Fuoco in occasione del terremoto del 17 maggio 1916.

Il sisma produsse notevoli danni in tutta la città e sui giornali di quei giorni è possibile scoprire articoli a piena pagina sull'argomento; sul "Corriere Riminese" del 31 maggio 1916 si legge:

"Un camino delle fornaci F.lli Fabbri è pericolante, fortemente lesionato a circa 8 metri dalla sommità, gli altri sono smossi e presentano lesioni."

Su "L'Ausa" del 20 maggio 1916:

"Nella fornace fratelli Fabbri si sono abbattuti tutti i comignoli delle fornaci. Sono crollati diversi capannoni rovinando tutto il materiale approntato per la cottura."

Questo materiale iconografico (fig. 13-16), assieme ad una fotografia in possesso dell'ing. Fabio Fabbri (fig. 17), è di grande interesse dato che testimonia lo smantellamento delle sommità pericolanti delle ciminiere, evento di indubbia importanza nella vita dello stabilimento.

Nella prima (fig. 13) è visibile la ciminiera ancora nella sua interezza, sebbene lesionata, il lato nord-ovest della fornace a 10 camere e sullo sfondo "La Fila".

Nella seconda, che non riportiamo in quanto simile alla precedente, sono già stati eseguiti i primi interventi per assicurare la parte terminale della ciminiera ad una sorta di cappio, che avrà la funzione di "strangolarla" e farla crollare.

Nella prima (fig. 14) è visibile un gruppo di persone che aspettano l’ordine per tirare la fune che ‘stritolerà’ la ciminiera.

La seconda (fig. 15) testimonia l'attimo in cui la sommità del camino sotto l'azione dei tiranti cede, quasi stesse esplodendo; sullo sfondo è visibile la ciminiera del forno a quattordici scomparti rovinata nella parte superiore.

Nella terza (fig. 16) si osserva un'altra fase della demolizione della ciminiera pericolante, da notare anche le 'stive' di mattoni pronti per la cottura e le case a schiera sullo sfondo.

La fotografia in possesso dell'ing. Fabio Fabbri (fig. 17) è di certo una delle più belle, in essa vediamo per la prima volta il nuovo forno Hoffmann con la base della sua ciminiera e sullo sfondo, a sinistra, la ciminiera oggetto delle immagini precedenti, a destra la ciminiera del forno a quattordici scomparti già ricostruita.

Un’ulteriore immagine, che può essere considerata una tra le più interessanti fra tutte quelle ritrovate, è la fotografia scattata il 10 Maggio 1917 dal ricognitore austriaco K189 partito da Pola (fig. 18).

Questa ripresa, con chiare finalità belliche, raccoglie un campo che va dalla Colonnella a Borgo San Giuliano, sono ovviamente ben visibili i possibili obiettivi militari, tra cui le nostre Fornaci.

Osservata con attenzione questa fotografia è una miniera di informazioni non solo per le nostre fornaci, ma per tutta la città.

La situazione alla fine degli anni venti ci viene fornita dal Catasto Fabbricati del 1929. Nel foglio catastale n.85 (fig. 19) vediamo il complesso delle fornaci Fabbri non dissimile da quello testimoniato dalla mappa del 1916 se non per il deposito della calce di fronte alle abitazioni dei Fabbri.

In seguito all'Accertamento Generale della Proprietà Immobiliare Urbana (decreto legge n.652 del 13 aprile 1939) nel 1940 viene redatto un elenco della consistenza immobiliare dell'azienda che, assieme alle planimetrie catastali in scala 1:500 dell'intera area della fornace (figg. 20, 21), risulta piuttosto utile per una conoscenza specifica delle destinazioni d'uso degli stabili attorno a quegli anni.

Va notato che il vecchio forno a 10 camere nell’elenco non viene citato e l’edificio (10) che lo conteneva presenta una diversa destinazione; è però lo stesso Toto Fabbri a raccontare:

La fornace c’era ma era in disuso e c’era invece la macchina per fare i mattoni, la cabina elettrica, il mulino per la calce idraulica... questa fornace io non l’ho mai vista utilizzata, quindi era utilizzata prima della Grande Guerra... però per me la struttura del forno fino a quando ci sono stato io nel 1938 è rimasta lì e non l’ha toccata nessuno ...la si utilizzava come magazzino perché era tutta da riparare...

 

  • 1) Casotto d'ingresso (fuori uso)
  • 34 mc.

  • 2) Fornace della calce
  • 3.875 mc.

  • 3) Fornace Hoffmann, deposito materiale crudo, asciugatoio e lavorazione a macchina (tegole, coppi, forati)
  • 13.875 mc.

  • 4) Stalla
  • 225 mc.

  • 5) Capannone al p.t. comprendente locali per ufficio e magazzino
  • 1.490 mc.

  • 6) Deposito calce
  • 91 mq.

  • 7) Deposito calce
  • 625 mc.

  • 8) Magazzino
  • 588 mc.

  • 9) Casotto al p.t. e pesa a bilico
  • 63 mc.

  • 10) Lavorazione a macchina (materiale pieno e semipieno),mulino per la calce idraulica, officina, trasformazione energia
  • 3671 mc.

  • 11) Ciminiera della vecchia fornace a 10 camere
  •  
  • 12 ) Abitazioni dei Fabbri
  •  
  • Tettoie aperte per essiccazione del materiale, attorno allo stabilimento
  • 8670 mq.

     

    Al periodo bellico risalgono alcune immagini scattate dall'aviazione alleata, durante e dopo i bombardamenti.

    Di particolare interesse è quella del 19 settembre 1944 in cui per la prima volta leggiamo chiaramente l'impianto planimetrico reale dello stabilimento e delle cave oltre l’attuale via della fiera (figg. 22, 23).

    Le riprese aeree del dopoguerra ci mostrano l'impianto ormai circondato da un denso tessuto urbano. Nella ripresa del '73 l'area attorno alla cava è già interessata dalle operazioni precedenti alla costruzione del V° PEEP, il primo padiglione della fiera è già presente. Nelle riprese dell'IGM del ’78 il forno per la calce e la villa in stile neogotico dei Fabbri hanno purtroppo fatto già spazio alla sede della SIP, il PEEP è ormai concluso.

    Il glorioso forno Hoffmann con la sua ciminiera rimane, solitario, circondato dalla città che lui stesso ha costruito, aspettando che essa stessa lo divori.

    Nelle riprese dell'80 le demolizioni sono ormai ultimate, rimangono unicamente le tracce delle tettoie per l’essiccazione del materiale e le macerie del forno.

    La distruzione dello stabilimento è stata una lunga agonia durata più di un anno, periodo al quale risalgono alcune immagini di un certo interesse (figg. 24-27).

     

    Al periodo precedente la demolizione risale una serie di circa trenta immagini, eseguite con grande accuratezza, che testimoniano lo stato di abbandono della fornace. Sono le uniche foto di pubblico dominio che danno un'idea precisa della consistenza dello stabilimento e soprattutto della qualità del costruito; queste immagini eseguite da Stefano Aguzzoni, a cui va un doveroso ringraziamento, sono ora disponibili presso la Biblioteca Gambalunga di Rimini.

     


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