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Per la prima coniugazione si nota: Le seguenti regole si riferiscono a tutte le coniugazioni, quando capita la situazione descritta, che di solito succede a verbi della prima coniugazione I verbi che all'infinito terminano in cé, gé, per mantenere il suono dolce aggiungono una i davanti alle desinenze che lo richiedono. Esempio: Mangé = mangiare. Mi i mangio, ti it mange \mi i m&nju, ti it m&nje\ = Io mangio, tu mangi. Oppure, se un pronome personale (o altro) fa cadere le vocale della desinenza, il suono dolce rimane, secondo le regole di grafia e fonetica, raddoppiando la c, g e mettendo il trattino. Esempio: Mangg-lo \m'&njlu\ = mangialo. Mangg-roma \m&njr'um&\ = mangeremo. Quando in un verbo compare la vocale o (pron.\u\), se in alcune voci della coniugazione questa riceve l'accento tonico, allora non mantiene il suo suono e si trasforma in ò (pron.\o\). Esempio: Robé \rub'e\ = rubare. lor a ròbo \lur & r'obu\ = loro rubano. Questo salvo qualche eccezione, come per il verbo taconé \t&cun'e\ = rattoppare in cui la o mantiene il suo suono \u\ anche con l'accento tonico e quindi non si cambia in ò. Esempio: Taconé \t&cun'e\ = rattoppare. Chièl a tacon-a \ki'æi & t&c'u[ng]&\ = lui rattoppa. (la "n" invece diventa faucale). In questa coniugazione, esistono verbi quali rastlé = rastrellare, rablé = trascinare, che appaiono come avere perso una e nella penultima sillaba (rastelé, rabelé). Questa e ricompare nella coniugazione quando lì deve cadere l'accento tonico: Verbo "rastlé = rastrellare". - mi i rastélo = io rastrello, noi i rastloma =noi rastrelliamo. Una particolarità per l'imperativo presente riflessivo, nella seconda persona singolare e prima plurale. In quesi casi il verbo perde la vocale finale: gav-te = togliti, lav-te = lavati, gavom-se = togliamoci Negli stessi casi i verbi con infinito riflessivo terminante in ...gésse, trasformano la g in j mentre il varbo riflessivo arangesse = arrangiarsi, sempre in questi casi, perde la g del tutto: cogè = coricare, cogèsse = coricarsi, cojte = coricati. arangè = arrangiare, arangesse = arrangiarsi, arante = arrangiati. Per la seconda coniugazione si nota: ... che vi è una certa quantità di verbi che possono avere anche, all'infinito, la desinenza ì della terza coniugazione. Si possono distinguere sei diversi gruppi di questi verbi, che vengono chiamati "Verb fosonant", e di cui diamo qualche esempio. 1) - Verbi con tutte le voci solo della seconda coniugazione (ed ambedue le forme dell'infinito presente). Esempi: tase, tasì = tacere ; sven-e, svenì = svenire 2) - Verbi ten-e, tnì ; ven-e, vnì per i quali anche l'imperfetto indicativo può avere le due forme mi i tenìa, ti it tenìe, chel a tenìa,..... = io tenevo, tu tenevi, egli teneva, .... oppure mi i tnisìa, ti it tnisìe, chel a tnisìa,...... E similmente per il verbo ven-e, vnì: mi i venìa, ti it venìe, chel a venìa,..... = io venivo, tu venivi, egli veniva, .... oppure mi i vnisìa, ti it ëvnisìe, chel a vnisìa,...... 3) - Verbi con il participio passato con terminazione solo in ì (ed ambedue le forme dell'infinito presente).. Esempio: parte, partì = partire -> part.pass. = partì 4) - Verbi con participio passato ed infinito presente che possono usare ambedue le forme. Esempi: riesse, riussì = riuscire -> riessù, riussì = riuscito sente, sentì = sentire -> sentù, sentì = sentito 5) - Verbi con il participio passato con solo terminazione in ì e che possono usare ambedue le forme in tutti gli altri tempi.. Esempi: averte, avertì = avvertire ; veste, vestì = vestire Si ha Mi i averto, ti it averte, ..., etc.... oppure mi i avertisso, ti it avertisse, ..., etc... 6) - Verbi con due infiniti (2^ e 3^ coniug.) che nella 2^ coniug. hanno penultima sillaba eu: Per questi verbi si usa la seconda coniugazione se l'accento tonico cade sulla radice del verbo e la terza coniugazione per quelle voci che hanno l'accento tonico sulla desinenza. Esempi: seurte, surtì = uscire ; beuje, bujì = bollire mi i seurto = io esco ; ti it surtiras = tu uscirai. La prima voce è della seconda coniugazione, la seconda voce è della terza coniugazione. Alcuni di questi verbi: assorbire = asseurbe, assurbì raccogliere = cheuje, cujì dormire = deurme, durmì aprire = deurbe, durbì uscire = seurte, surtì Regola che si applica a tutti i verbi: In analogia con la regola precedente notiamo che: Quando la penultima sillaba contiene eu, se l'accento cade sulla desinenza, allora eu si trasforma in u. a pieuv, a piuvìa = piove, pioveva. Quando la radice contiene, all'infinito, una o come ultima vocale, nelle voci in cui questa riceve l'accento tonico, di solito si trasforma in eu dësbrojé, dësbreujte = sbrogliare, sbrigati. Verbi difettivi Come in italiano, sono usati solo alla terza persona singolare (oppure all'infinito): Tra questi i verbi metereologici (ricordiamo che in piemontese vogliono l'ausiliare avèj):
Esempi: a pieuv motobin = piove parecchio a fiòcava. A l'ha fiocà tuta la neuit = nevicava. È nevicato tutta la notte a venta, a toca = bisogna a venta desse d'ardriss = bisogna darsi da fare A proposito di bisognare, facciamo una piccola digressione per indicare come si esprimono i concetti legati a questo verbo: Il bisogno viene espresso in due modi, solo a volte intercambiabili. Una è la forma impersonale vista che di solito indica la necessità di una azione: bisogna ... fare qualcosa.... e quindi bisogna dire..., bisogna andare..., etc. La forma piemontese allora è a venta... o le altre espressioni viste a toca..., a bzogna..., (l'ultima è pochissimo usata). Ma, anche in italiano, c'é un'altra costruzione equivalente, ancora impersonale, che è: c'é bisogno di ..... Questa espressione, in piemontese, viene resa con la locuzione a-i é da manca 'd ...... La forma italiana aver bisogno che non è impersonale ma coniugabile, corrisponde in piemontese alla forma avèj da manca, che è coniugabile. bisogna andare = a venta andé c'è bisogno di soldi = a-i é da manca 'd sòld ho bisogno di soldi = i l'hai da manca 'd sòld ho bisogno di cambiare aria = i l'hai da manca 'd cambié aria Coniugazione interrogativa Vi sono due possibilità di fare l'interrogazione. Una è quella di utilizzare la frase affermativa ed il tono di voce interrogativo, (segnalata per iscritto solo dal punto interrogativo), l'altra, come già accennato, consiste nell'uso dei pronomi personali interrogativi dopo il verbo. Con questi pronomi, che abbiamo già visto a suo tempo, non viene più richiesto il pronome personale verbale prima del verbo, ma può comunque esserci (poco comune). Per i tempi semplici (senza ausiliare), il pronome interrogativo si mette dopo il verbo, per i tempi composti si mette dopo l'ausiliare: cos fas-to? = cosa fai? ; cos l'has-to fait? = cosa hai fatto?. Si nota che con questa forma le desinenze verbali vengono "adattate", mentre le voci dell'indicativo imperfetto e del condizionale presente diventano quelle più arcaiche. Si è visto che il pronome personale interrogativo della seconda persona plurale non viene più usato, e questa voce fà l'interrogazione come in italiano. Le forme interrogative dei verbi ausiliari possono eliminare la consonante eufonica, in quanto cade la sua funzione, in particolare se la parola precedente termina per consonante. Si noti che questa coniugazione interrogativa riguarda soltanto il modo indicativo ed il condizionale. Riportiamo di seguito alcuni esempi, e quindi la completa coniugazione interrogativa per il verbo avèj = avere e per il verbo fé = fare.. Notiamo che anche la prima persona singolare spesso usa l'interrogazione con solo accento interrogativo, anziché la coniugazione negativa. Verbo esse = essere, presente indicativo: son-ne ... ?, ses-to ... ?, é-lo ... ? (anche l'é-lo ... ?), som-ne ... ?, i seve ... ?, son-ne ... ? (anche son-lo ... ?) Verbo esse = essere, imperfetto indicativo: j'er-ne ... ?, j'erës-to ... ?, j'er-lo ... ? (femm. l'é-la ... ?), j'er-ne ... ?(anche j'erom-ne ... ?), i j'ere ... ?, j'er-ne ... ? (anche j'er-lo ... ?) Verbo avèj = avere (coniugazione interrogativa completa): Indicativo
Condizionale
Si nota che per il verbo avere il pronome personale interrogativo della terza persona plurale può anche essere "-lo" oltre che "-ne". Si nota ancora esplicitamente che la terza persona singolare usa il pronome personale interrogativo "-lo" per il maschile ed il pronome personale interrogativo "-la" per il femminile. Riportiamo qui sotto questo tipo di coniugazione negativa per il verbo fé = fare. Indicativo
Condizionale
Notiamo che quando l'interrogazione è sostenuta dalle parole cos ... ? = cosa ... ?, chi ... ? = chi ... ?, përchè ... ? = perchè ... ?, andova ... ? = dove ... ?, lòn ... ? = quello, cosa ... ? la coniugazione negativa piemontese può essere usata, e viene usata spesso. Se però viene usato, come spesso capita, il rafforzativo che, allora la forma interrogativa di cui sopra non può essere usata e si fà l'interrogazione col tono di voce (graficamente con il punto interrogativo). Pertanto: cosa fai? = cos fas-to? oppure cos ch'it fas? (cos che it fas?) perchè è andato? = përchè l'é-lo andait oppure përchè che a l'é andàit? cosa vuoi? = lòn ch'it veule? non esiste una corrispondente espressione senza il "che". Si noti ancora che si dice: còs veus-to? oppure cos it veule?. Da cui si deriva che nella forma interrogativa piemontese la seconda persona singolare del verbo termina sempre per "s". Concludiamo con quache esempio, che compara le due forme per fare l'interrogazione.
Notiamo che che tra gruppi di consonanti, quando necessario, si introduce una ë eufonica, oppure la "e" si trasforma in "ë", come per (verbo intré = entrare) che fà, ad esempio, ìntrës-to? = entri? Se vi sono particelle pronominali associate al verbo o la particella locativa, allora non si usa la coniugazione interrogativa se il tempo è semplice (senza ausiliare). È invece possibile usare la coniugazione interrogativa se il tempo è composto (con ausiliare). Ad esempio: fai questo? ; lo fai? = fas-to sòn? ; it lo fas? lo hai finito? glielo hai dato?= l'has-to finìlo? l'has-to dajlo? Coniugazione negativa Segue una costruzione diversa rispetto all'italiano. La negazione nen oppure pa viene messa dopo il verbo (per i tempi semplici) o dopo l'ausiliare e prima del participio (per i tempi composti): Lor a bèivo nen = Loro non bevono ; Lor a l'han nen beivù = Loro non hanno bevuto. Ti it vade pa = Tu non vai, tu non vai mica. I son pa fòl = non sono mica fesso. La negazione con pà ha spesso un valore rafforzato rispetto alla negazione con nen, sebbene come uso locale le due negazioni possano essere anche del tutto intercambiabili. Si nota che il meccanismo di costruzione della negazione è diverso tanto dall'italiano quanto dal francese. Il pà piemontese non equivale al pà francese. Notiamo che la locuzione italiana non ... mica ... in piemontese suppone la negazione con l'uso del solo pà, senza il nen. Torneremo su questo in Sintassi. Notiamo la seconda persona singolare dell'imperativo, che in italiano è particolare: va, non andare. In piemontese anche questa persona si comporta in modo regolare: va, va nen. Nell'infinito e nel gerundio la negazione nen può assumere lo stesso posto che ha in italiano. nen fè, nen fasend = non fare, non facendo, ma può anche rimanere, in modo più corretto, dopo il verbo (in questo caso il gerundio usa la forma terminante in -a). Qualche esempio: A non fare storie hai solo da guadagnare = a fé nen ëd lande it l'has mach da vagnéje (per le altre particolarità della frase vedere la Sintassi) A non andare ci rimetti = a nen andé it i-i gionte Non facendo la spesa resti senza = fasenda nen la spèisa it reste sensa ma anche fasenda nen la spèisa it reste sensa Non bevendo avrai sete = nen beivend it l'avras sèj ma anche beivend nen it l'avras sèj Nulla cambia per la presenza di particelle pronominali o locative. Esempi: Non te lo dico = i tlo diso nen Non te lo ho detto = i l'hai nen ditlo Non c'é = a-i é nen Coniugazione interrogativo-negativa Anche in questo caso vi sono due possibilità: negazione con tono di voce interrogativo, oppure l'associazione della forma interrogativa alla negazione. In questo caso la negazione viene dopo l'interrogazione. La particella negativa assume sempre la posizione dopo il verbo oppure dopo l'ausiliare: it fas-to nen? = non fai? it l'has-to nen fait? = non hai fatto? j'erës-to pa andàit? = non eri andato? introm-ne nen? = non entriamo? Nel caso in cui non sia usata la forma interrogativa piemontese, la forma negativa è ancora quella vista sopra, e si ha: i veule nen andé? = non volete andare? i l'eve nen vorsù andé = non avete voluto andare? Quindi si fà la solita negazione, pronunciata con voce interrogativa. Nella forma interrogativo-negativa le differenze tra nen e pà diventano ancora più labili, o scompaiono del tutto. "non sei andato? = ses-to pà andàit? = ses-to nen andàit?". Anche in questo caso la presenza di particelle pronominali non facilita l'uso della coniugazione interrogativa piemontese, che risulterebbe macchinosa, nei tempi semplici (senza ausiliare), mentre questo è possibile nei tempi composti (con ausiliare): Esempio: it lo fas nen? = non lo fai? (la forma "lo fas-to nen?" sarebbe, come minimo, inusuale). l'has-to nen dajlo? = non glelo hai dato? Forma passiva e forma riflessiva (e reciproca) Non sono molto diverse dalle costruzioni italiana e francese. Per la forma passiva (verbi transitivi) viene utilizzato l'ausiliare esse. La costruzione è come quella italiana, facendo attenzione, come al solito, all'interrogazione e la negazione. Diamo qualche esempio: mi i son fërmà dai civich, ti it ses fërmà dai civich, chiel a l'é fërmà dai civich, ... e così via (traduz.: io sono fermato dai vigili, ... etc. ....) mi i bèivo ël nebieul, ël nebieul a l'é beivù da mi. = Io bevo il nebiolo, il nebiolo è bevuto da me mi i bèivo nen ël nebieul, ël nebieul a l'é nen beivù da mi. = Io non bevo il nebiolo, il nebiolo non è bevuto da me Quindi ancora la negazione nen (oppure pà) nella tipica posizione piemontese. mi i bèivo ël nebieul? ël nebieul l'é-lo beivù da mi? = Io bevo il nebiolo?, il nebiolo è bevuto da me? l'é-lo pà beivù da ti 'l nebieul? = non è bevuto da te il nebbiolo? Non vi sono, dunque, particolarità di rilievo da segnalare. Facciamo i seguenti esempi di frase positiva, interrogativa, negativa ed interrogativo-negativa per la forma attiva e la forma passiva di un imperfetto indicativo:
Anche Per la forma riflessiva (verbi transitivi) viene utilizzato l'ausiliare esse. Si è già indicato quali possono essere le differenze, essenzialmente legate al modo d'uso dei pronomi, rispetto all'italiano ed al francese. chiel a grata = lui gratta. -> chiel a (ë)s grata = chiel as grata = lui si gratta. L'unico punto critico è la forma riflessiva della seconda persona singolare, che può far fare qualche confusione: ti it grate = tu gratti. -> ti it ët grate = ti it-t grate = tu ti gratti, Con i tempi composti le cose si semplificano: ti it ses gratàte = tu ti sei grattato. Dunque nei tempi semplici il pronome personale riflessivo precede il verbo e collassa di solito in particella pronominale con il pronome verbale, mentre nei tempi composti il pronome personale riflessivo segue il participio passato e vi si unisce (la "s" del pronome "se" di solito raddoppia, per mantenere il suono sordo). Rimandiamo comunque anche agli esempi fatti a proposito dei pronomi riflessivi. Nella forma riflessiva interrogativa valgono le osservazioni fatte prima circa la presenza di particelle pronominali, in quanto ora è, naturalmente, sempre presente la particella riflessiva. La coniugazione interrogativa è dunque usabile solo con i tempi composti. Questo vale anche per la forma riflessiva interrogativo-negativa. Facciamo alcuni esempi con il verbo dësvijésse = svegliarsi:
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Argentera invernale.
Ecco un'altra inquadratura della bella montagna