c i n e m a         S a r d o

 

d' a u t o r e

VENERDI   22  MAGGIO  ORE  21,00

 

ABBIAMO PROIETTATO QUESTO  FILM 

 

 

 

 

LA  DESTINAZIONE

 

 

Scritto e diretto da Piero Sanna

 

 

 Piero Sanna

                                 

Saranno nostri graditi ospiti della serata:

Piero Sanna - Regista

Stefano Soddu - interprete

 

Trama:

 

E’ la storia di due ragazzi, un emiliano ed un sardo, entrambi per motivi diversi decidono di arruolarsi nell’arma dei carabinieri. Si conoscono a Roma durante il corso di addestramento.Al termine del corso  vengono destinati in regioni lontane dalla propria. Emilio parte per la Sardegna, destinato presso la stazione dei carabinieri di Coloras, un piccolo paese immaginario della Barbagia. Il suo primo incarico è quello di indagare sull’omicidio di un pastore ucciso davanti al figlioletto Efisio che, nascosto da un cespuglio, ha potuto vedere in faccia l’assassino. Poco alla volta, fra indagini difficoltose ed una contrastata storia d’amore con Giacomina, ragazza locale, Emilio si rende conto di essere sbarcato in un mondo radicalmente diverso da quello cui è abituato, in cui la giustizia viene “interpretata” attraverso la complessa cultura locale e spesso ostacolata nel suo svolgersi dalla diffidenza e dalla paura della gente.

Luoghi e interpreti

Il film è stato girato nei paesi di Mamoiada e Benettutti, gli attori sono in gran parte  i cittadini dei due comuni quindi, in gran parte, attori non professionisti.

Il regista

Piero Sanna,  nativo di Benettutti, per oltre quarant’anni nell’arma dei carabinieri e amante da sempre del cinema, si è diplomato nel 1975 alla Scuola Civica di Cinema di Milano, suo maestro è stato Ermanno Olmi. Dal 1976 fa parte del progetto “Ipotesi Cinema” la scuola, appunto, di Ermanno Olmi con cui ha collaborato.

Autore di documentari, si fa conoscere al grande pubblico nel 2003 con il film “La destinazione”, da lui scritta, diretta e di cui ha curato anche il montaggio ed  attualmente unica sua opera per il grande pubblico.

Una domanda al regista:

Perché ha fatto “La destinazione”, un film su una cultura osservata da un occhio esterno?

……….”Avevo la necessità di far vedere, a quelli che hanno una falsa immagine della Sardegna, quali sono i valori di questa cultura, di questa terra e di questo ambiente.

Perciò mi serviva avere uno sguardo esterno che mostrasse l’impatto culturale tra un mondo più chiuso ed uno più aperto e gaudente. Nel film questo occhio è rappresentato da Emilio, il giovane carabiniere che viene da Rimini. Volevo far vedere a chi non lo sapesse che la Sardegna non è soltanto la Costa Smeralda e così ho pensato di prendere per mano lo spettatore e di portarlo in giro per mostrargli una cultura sconosciuta……. ……………………………………………………………………………….”

Premi

-         2004 “ David di Donatello” nomination per il Miglior regista esordiente

-         2004 “ Nastro d’Argento” nomination per il Miglior registra esoridiente – Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani.

-         2006 “ Migliore opera straniera” 39° Worldfest-Huston International film festival

-         Film dichiarato di interesse culturale nazionale – Rai Cinema – Regione Autonoma della Sardegna – Fasi

 

S O N O  I N V I T A T I   A   P A R T E C I P A R E  A L L A   P R O I E Z I O N E

T U T T I  I  S O C I  E  L A   L A  C I T T A D I N A N Z A

 Vi aspettiamo numerosi...

 

 

Biografia

Nato a Benetutti (Sassari), per oltre 40 anni nell'arma dei carabinieri e amante da sempre del cinema, si è diplomato nel 1975 alla Scuola Civica di Cinema di Milano. Dal 1976 fa parte di "Ipotesi cinema", la scuola di Ermanno Olmi, con cui ha collaborato.

Autore di documentari, si fa conoscere al grande pubblico nel 2003 con il film  attualmente unica sua opera prodotta per il grande pubblico, da lui scritta e di cui ha curato anche il montaggio. Il film ha ricevuto vari premi, tra i quali il premio della sezione "Ippocampo" al festival internazione Maremetraggio.

    

INTERVISTA A PIERO SANNA
lunedì 5 marzo 2007 di Edoardo Zaccagnini
 

Piero Sanna è per noi e per tanti il regista di La destinazione : film appartenente al gruppo di quelli che hanno dato una nuova dimensione al cinema sardo. Ma Piero Sanna è anche un signore che di mestiere fa il carabiniere e che tanti anni fa ha iniziato a sentire un grande amore per il cinema. Abbiamo ritenuto prezioso incontrarlo in questo nostro piccolo viaggio dentro il cinema sardo contemporaneo. La sua gentilezza, per la verità uguale a quella degli altri intervenuti, è stata costante e le sue parole motlo utili a capire un po’ meglio le radici, le motivazioni e le caratteristiche di questa manciata di film pensati, girati ed ambientati in Sardegna. Con lui abbiamo iniziato a ragionare su alcuni aspetti secondo noi comuni a questa generazione. Uno dei quali è sicuramente l’uso massiccio del dialetto :

P.S : Io credo di essere stato uno dei primi ad usare il dialetto. Quando ho fatto La destinazione, gli altri non avevano ancora cominciato a scrivere. Li consigliai in questa direzione e loro accolsero il mio invito. Il fatto è che ho sempre considerato la lingua sarda intraducibile in italiano. Per me è preferibile far recitare gli attori nella loro lingua e poi sottotitolare in italiano. E’ molto difficile, secondo la mia opinione che non vuole essere un teorema, far interpretare un personaggio che non possa parlare nella sua lingua. Perchè diventa complicato fare affiorare le emozioni necessarie per dare spessore al personaggio. Io, e parlo naturalmente per me, faccio una fatica tremenda. Ho bisogno di pensare in sardo. Non sono mai stato favorevole a fare il cinema in senso ‘classico’ col doppiaggio e tutte quelle cose che si fanno in post-produzione. Al contrario, credo nella presa diretta per fare in modo che ogni interprete possa entrare nella parte nel modo più incisivo possibile. Anche sul set abbiamo sempre parlato in lingua sarda. Persino il linguaggio del corpo è stato usato in dialetto sardo.

Un film in sardo…

P.S : Si ma non l’ho fatto per raccontare una storia esclusivamente sarda. Nè tantomeno ho preteso di raccontare la Sardegna. Mi sono servito degli strumenti che conoscevo meglio per raccontare, senza presunzione, un storia che fosse universale.

Ha usato il dialetto perché le sembrava il modo più opportuno per arrivare a tutti…

P.S : Ho raccontato questo, ed in questo modo, perché questo è ciò che conosco meglio.

Naitza ci ha citato Tolstoj : ‘parla di ciò che conosci meglio e sarai universale’. Qual’ è il suo rapporto con gli altri cineasti sardi…

P.S : Prima di fare il film non mi sono confrontato ne consigliato con nessuno. Credo che la comunanza di temi sia una coincidenza. Va però precisata una differenza tra me e gli altri cineasti sardi : loro hanno voluto fare del cinema. Io non ho mai voluto entrare nel mondo del cinema e forse non ne sono neanche molto capace. Credo che nei loro film ci siano più agganci ad un cinema tradizionale. Io volevo solo fare un film e lo ho fatto.

E perché ha fatto La destinazione, un film su una cultura osservata da un occhio esterno ?

P.S : Avevo la necessità di far vedere, a quelli che hanno una falsa immagine della Sardegna, quali sono i valori di questa cultura, di questa terra e di questo ambiente. Perciò mi serviva avere uno sguardo esterno che mostrasse l’impatto culturale tra un mondo più chiuso ed uno più aperto e gaudente. Nel film questo occhio è rappresentato da Emilio, il giovane carabiniere che viene da Rimini. Volevo far vedere a chi non lo sapesse che la Sardegna non è soltanto la costa smeralda e così ho pensato di prendere per mano lo spettatore e di portarlo in giro per mostrargli una cultura sconosciuta, mantenendogli la possibilità di giudicare successivamente e liberamente. Costantino era alla ricerca di una sua identità, di un posto al mondo e lo trova allontanandosi dalla sua cultura e incontrandone un’altra. A lui serve estrapolarsi dalla sua realtà ed entrare dentro un’altra così lontana. (Costantino è un ragazzo sardo che attraverso l’arma dei carabinieri lascia la Sardegna, ndr). Noi sardi, attraverso la figura di Emilio, abbiamo la possibilità di guardarci per come ci vedono gli altri. Grazie all’esempio di Costantino, invece, abbiamo la possibilità di migliorare noi stessi. Guardate come la vedono la nostra Sardegna ? Ci rendiamo conto ? Capendo ciò abbiamo la possibilità di farci un esame di coscienza e diventare meno diffidenti. Prudenti si, diffidenti no.

Il rapporto con lo stato...

P.S : Noi viviamo in maniera un po’ avversa i rapporti con l’ordine costituito ma questo fatto viene un po’ da lontano.

Il passato della Sardegna…

P.S : La destinzione è la ricerca della propia identità. Stiamo perdendo alcune cose che abbiamo ma che non sappiamo come valorizzare. Siamo attratti da cose che non riusciamo a gestire. Amiamo cose estetiche e che appaiono luccicanti ma non sappiamo comprendere i piccoli valori semplici. Questa è una storia sospesa nel tempo, non vuole essere la Sardegna di ieri ma una vicenda che va bene oggi come ieri, come domani. Mi andava di lavorare sull’animo umano e per poterlo fare al meglio dovevo lavorare su ciò che conoscevo meglio. Anche l’arma dei carabinieri rappresenta l’isitituzione e non solo i carabinieri. Un film sospeso nel tempo in cui tutte le parti in causa possono mettersi in gioco !

Come nasce un film in Sardegna ?

P.S : Non so quanto senso abbia parlare di cinema sardo solo perché una serie di autori hanno realizzato alcuni film. Forse avrebbe più senso parlare di cinema italiano. Mi sembra troppo azzardato, io non me la sento. Va detto, però, che sulla scia di questa onda sono spuntati molti furbacchioni che hanno intuito la possibilità di una speculazione personale. Gente a cui non fregava nulla del cinema in Sardegna e che all’improvviso si è risvegliata con idee e propositi. Quando Tornatore vinse l’Oscar con Nuovo cinema Paradiso si parlò di cinema siciliano e poi di cinema Toscano, quando iniziarono a vedersi sfondi tipici di quella regione italiana. Nanni Loy, ad esempio, era sardo ma a lui non è mai stata data la possibilità di fare qualcosa sulla Sardegna. Oggi è diverso, la gente ci chiede : ‘E’ vero che in Sardenga si può fare un cinema sardo ?’ Certo gli strumenti sono utili ma poi bisogna vedere come uno li usa. So che da poco è stata creata una legge ma credo che non esistano i presupposti per applicarla nel modo opportuno.

Cioè ?

P.S : Senza intrallazzi, raccomandazioni, con molta trasparenza. Ci vorrebbe una commissione valida che di fronte ai progetti potesse chiedersi con serenità a che cosa servirebbe un progetto piuttosto che un altro. ‘Sarebbe qualcosa di buono per tanti oppure stiamo facendo un favore a qualcuno ?’

Come è nato La destinazione ?

P.S : Anche se non ho mai pensato di fare del cinema, il cinema mi è sempre piaciuto. Negli anni ’70 ho cercato di imparare ad usare la cinepresa ed ho frequentato una scuola di Cinema di Ermanno Olmi. La macchina da presa mi è piaciuta molto e così ho iniziato a raccontare piccole storie e a girare qualche documentario. Ho avuto la grandissima fortuna di conoscere Ermanno non solo come regista ma soprattutto come uomo. Lui è stato un grande insegnamento, un grande punto di riferimento per me. Morale, spirituale, culturale. Un grande esempio di correttezza. Parlando con lui di cinema, gli ho chiesto di poter andare a seguire qualche volta il set del suo film. La Destinazione è nato un po’ per caso e non in Sardegna. Nasce dalla mia espierienza di vita e del mio mestiere che mi ha dato modo di incontrare il disagio ambientale e sociale dei giovani. Poi mi era più semplice ambientarlo in Sardegna. Ho lavorato in maniera molto libera. Ci ho messo tre anni per girarlo, in tutti i momenti liberi che avevo dal lavoro, ferie comprese. Me lo sono montato addirittura in caserma.

Il film è stato accolto con grande favore…

P.S : Non me lo sarei aspettato. Quando hanno annuciato la presenza del regista mi sono sentito anche male perchè sono solo un carabieniere che ha fatto un film e non un regista. Non ero per nulla cosciente del lavoro fatto ma ho iniziato un po’ a ricredermi quando ho avuto riscontri favorevoli da critici come Maurizio Porro e Maria Pia Fusco.

Grazie Signor Sanna, grazie davvero…

Febbraio 2007

 

    APPROFONDIMENTO

 

un film di Piero Sanna

IL FILM  La Destinazione

Tra i molti giovani in cerca di occupazione che si arruolano nei carabinieri, c'è Emilio, un ragazzo di diciannove anni proveniente da Rimini.
A Roma, dopo la visita medica e il giuramento, inizia il corso di addestramento durante il quale Emilio viene istruito, con rigore militare, per affrontare il "mestiere" del carabiniere. Il periodo di formazione, imperniato sul senso di responsabilità e della disciplina, dura un anno, nel corso del quale Emilio diventa amico di Costantino, un giovane originario della Sardegna, molto più maturo e riflessivo di quanto i suoi anni lascerebbero supporre.
Per un caso o per uno scherzo del destino, al termine del corso, Emilio viene "destinato" proprio in Sardegna, in un paese della Barbagia. Un po' per l'amicizia di Costantino, un po' per l'idea turistica che ha della terra sarda, il ragazzo crede quasi di partire per una vacanza.
In realtà già il viaggio per arrivare al luogo della "destinazione", con i continui cambi dei mezzi di trasporto e le lunghe attese, lo introducono in un mondo ben diverso da quello che aveva immaginato.
Una volta arrivato nella caserma del paese di Coloras, Emilio viene assegnato alla squadriglia che ha compiti di ricognizione a scopo preventivo, soprattutto nei confronti del reato di abigeato, assai diffuso in quelle zone.
Ben presto Emilio si rende conto che l'interno della Sardegna è un paesaggio umano e naturale tremendo ed affascinante, un mondo a parte ancorato a valori e riti arcaici, a consuetudini e vizi atavici e caratterizzato da un'asprezza, talora una crudeltà, molto forti, come ha modo di constatare in seguito all'omicidio di un uomo, ucciso da due delinquenti durante un tentativo di furto di bestiame. Il delitto è avvenuto sotto gli occhi del figlioletto Efisio che non è stato visto dai due omicida ma che ha potuto notare particolari ed accessori dell'abbigliamento di uno degli assassini.
Il bambino riconosce in un giovane di nome Francesco Cortes, presente al funerale, l'assassino del padre, ma non confida nulla a nessuno, finché la madre riesce a carpirgli il suo terribile segreto. Anche i sospetti dei carabinieri si appuntano sull'uomo che il bambino ha riconosciuto.
I carabinieri cercano il Cortes ma si rende irreperibile nel paese, finché si rifugia definitivamente sui monti, in una grotta, vivendo di espedienti e di rapine. Nello stesso tempo, il maresciallo Ledda, comandante della Stazione C/C di Coloras e i suoi superiori cercano di convincere la madre di Efisio a confidare quello che sa alla magistratura, facendo leva sulla sua sete di giustizia.
Emilio, dal canto suo, essendo anche lui orfano di padre, stabilisce un particolare rapporto di protezione affettuosa e discreta nei confronti del bambino testimone del delitto.
In quello stesso periodo Emilio conosce Giacomina, una ragazza del paese, con la quale, dopo non poche difficoltà dovute alla diffidenza locale verso i forestieri (tanto più se carabinieri), instaura una relazione. Sono costretti a vedersi di nascosto, lontano dagli occhi indiscreti ma, nonostante tutti i problemi che incontrano, questo è, per tutti e due, un momento molto felice.
Anche sul piano professionale, Emilio è soddisfatto perché ha una parte decisiva nella cattura del bandito.
La madre di Efisio, nonostante le minacce trasversali e l'isolamento in cui si viene a trovare, è determinata a rompere il muro secolare dell'omertà pur di far condannare l'assassino del marito.
Le cose, purtroppo, si mettono male dopo il processo. Cortes e il suo complice vengono assolti perché il bambino non viene ritenuto un teste affidabile. Emilio vede il suo lavoro vanificato e cade in una stato d'animo di profondo avvilimento, tanto più che anche con Giacomina la situazione è diventata insostenibile. I due, infatti, frequentandosi senza pensare troppo alle conseguenze, si sono trovati intimiditi da balordi. Ed è a questo punto che la famiglia di Giacomina scoraggia il loro rapporto. Come se non bastasse, Efisio e la sua famiglia vengono isolati dal paese intero, dal momento che si sono "esposti" contro un paesano.
Cortes, sentendosi intoccabile, non esita a minacciare direttamente il bambino e la famiglia, lasciando intuire propositi di vendetta.
Per timore che gli possa capitare qualcosa, la madre prostrata da tutta la vicenda, quasi costringe Efisio a vivere segregato tra le mura domestiche.
Il giorno del Venerdì Santo la madre di Efisio assiste con crescente inquietudine alla cerimonia della deposizione di Gesù (S'Iscavamentu). Le toccanti parole del parroco che commenta il Cristo morto in croce risuonano terribili e premonitrici per lei.
A seguito del tragico epilogo Emilio lascia il paese per una nuova "destinazione". Ma questo, per il giovane, non corrisponde a una rinuncia per la ricerca della giustizia.
Forse Emilio ha fallito, ma ha capito che il suo essere "carabiniere" è una missione più che un mestiere.

 

INTERVISTE

intervista al regista PIERO SANNA

Piero Sanna cosa vuole raccontare in questo suo film?
Tenterò di chiarire le intenzioni e le esigenze sottese a questo progetto cinematografico che è stato La Destinazione…. il film nasce dalla mia esperienza personale del mondo militare dell'Arma dei Carabinieri e dalla conoscenza approfondita della cultura e della realtà barbaricina. Ma non si tratta di un film "sui Carabinieri" o "sulla Sardegna", bensì attraverso la storia di un percorso di formazione, quello del giovane protagonista, un carabiniere destinato in uno sperduto paese della Barbagia, mi interessa tratteggiare una realtà di disagio, soprattutto per quanto riguarda l'affermazione della giustizia.
Questo il tema principale al quale se ne innestano molti altri: la ricerca di identità; la condizione giovanile caratterizzata dalle difficoltà di inserimento lavorativo e dalla mancanza di impegno; la necessità di una educazione rigorosa (nel caso specifico esemplificata dalla disciplina militare ma più in generale si allude a una disciplina interiore, al bisogno di "formarsi"); il fenomeno del banditismo in Sardegna; la difficoltà, se non l'impossibilità, di liberarsi da vizi atavici (l'omertà, la diffidenza…), la violenza e la crudeltà degli uomini scritte nella terra, nella natura.
Altri temi ancora si possono trovare e lo spettatore può trovarne contribuendo da parte sua a quella costruzione di senso che ogni opera dovrebbe consentire.
Vuol dire che le tematiche toccate dal racconto hanno un carattere di universalità?
Certamente, sono radicate nel profondo della natura umana; questo mi ha fatto pensare a collocare la storia in una dimensione archetipica: il viaggio che Emilio (il protagonista) intraprende dal continente alla Sardegna è un viaggio all'indietro nel tempo, alle radici della storia dell'uomo. Chiaramente ciò non è da intendersi in senso cronologico-evoluzionistico, ma simbolicamente: ritrovando cioè nelle situazioni, negli atteggiamenti della gente, nei paesaggi qualcosa che ci appartiene originariamente e antropologicamente. E la Barbagia è un luogo magico ed inquietante, che attrae e spaventa, sicuramente è il posto più vicino "fuori dal mondo".
Per questo dal momento in cui Emilio pone piede in terra sarda il tempo si sospende. Ho voluto eliminare dalle scene qualsiasi riferimento troppo moderno o contemporaneo sottolineando, nel contempo, aspetti più arcaici ed antichi (nei paesaggi, nei costumi, nei volti….) presenti nella cultura barbaricina proprio per creare una dimensione atemporale finalizzata all'accentuazione del carattere di universalità della vicenda. In questa dimensione è collocato Coloras il paese dove si svolge la storia, paese che in realtà non esiste, è immaginario: è un luogo dell'anima, il luogo dove Emilio (ma non solo lui) realizza la presa di coscienza di sé. Per "costruire" cinematograficamente Coloras bisogna attingere da altri paesi: Orgosolo, Mamoiada, Benetutti, Nule, Gavoi, Ovodda e Lollove.
Quasi tutti i personaggi sono stati interpretati da attori non professionisti, gente del posto, come ha reagito? Che ruolo ha avuto l'Arma dei Carabinieri?… c'è ne vuole parlare?
E' stato importante coinvolgere la gente del posto non solo come comparse e interpreti dei ruoli principali, non solo come attori ma anche come collaboratori, perché il loro contributo per approfondire aspetti della storia e dei personaggi è stato determinante e irrinunciabile. Questo però ha comportato un lungo lavoro per conquistare la fiducia delle persone che tanto sono ospitali quanto diffidenti se non addirittura ostili.
L'ambiente quindi è di fondamentale importanza, la natura è uno dei protagonisti, il film non è fatto di parole, i dialoghi sono ridotti e le battute quasi di circostanza, ma è fatto dalle immagini, dalle atmosfere, dalla musica e dai silenzi, dalle storie incise nei paesaggi e nei volti. Di qui la necessità di girare durante tutte e quattro le stagioni, cercando di modificare il meno possibile la luce naturale, perché il passare del tempo, visibile attraverso le variazioni stagionali, testimoni la crescita di Emilio: il naturale passaggio dall'adolescenza all'età adulta. Inoltre la pioggia, il vento, i colori sono funzionali alla drammaticità o alla poesia delle situazioni: la relazione tra i tre elementi natura-ambiente-uomo deve risultare strettissima.
Per quanto riguarda l'altra componente essenziale del film, e cioè il coinvolgimento dell'Arma dei Carabinieri, mi preme fare alcune precisazioni. Non c'è alcun intento celebrativo o trionfalistico dell'Arma, neppure nelle scene della formazione girate nella caserma-scuola di Roma e dell'addestramento militare, però sono consapevole e fiero del fatto che l'Arma dei Carabinieri sia un punto di riferimento istituzionale. Si tratta comunque ancora di un pretesto per sottolineare le problematiche che incontrano i giovani sia nella ricerca di un lavoro che nell'affrontare la vita sociale. Non posso, inoltre, negare che l'opera voglia costituire un appello rivolto in particolare ai giovani perché comprendano la necessità di farsi carico del bisogno di giustizia e di verità, tutto ciò senza cadere nella facile retorica e senza sia esplicitamente dichiarato. Ma non vorrei si pensasse che il film abbia un'impronta documentaristica; piuttosto la mia ricerca di veridicità negli ambienti, nelle ricostruzioni o nelle riprese di situazioni reali è un'eredità della mia formazione presso la scuola cinematografica di Ermanno Olmi e la scelta di lavorare soprattutto con attori non professionisti si situa in questa ricerca di autenticità, di verità, pur se mediata, ed ha come referente il grande cinema neorealista.

intervista a RAFFAELE BALLORE

Raffaele Ballore, mamoiadino, nel film La Destinazione possiamo definirlo il n° 2, è il più stretto collaboratore del regista Piero Sanna di cui è amico di vecchia data. Impiegato all'Enel di Nuoro, grande appassionato di cinema, realizza per la sua Pro-Loco e per gli amici documentari e vari lavori in video. Anche per lui è un'opera prima in pellicola 35 mm.

- Raffaele Ballore sei soddisfatto?
Certamente. Sono grato a Piero Sanna per l'opportunità che mi ha dato, la mia felicità è pari alle enormi soddisfazioni, l'elenco è lungo, va dalle gratificazioni personali a tutta una serie di coinvolgimenti di persone che hanno fatto bella figura, la mia gente… che ho voluto coinvolgere e volentieri ci ha dato la massima collaborazione.
Forte anche della responsabilità del casting in Sardegna riconosco di aver forzato un po' la mano, ho fatto le orecchie da mercante quando Piero mi rimproverava la maggiore scelta degli interpreti e comparse, miei paesani appunto, ma credo che mi abbia perdonato proprio perché li ha provati "su strada".
Grazie veramente a lui ho potuto finalmente vedere il mondo del vero cinema e praticarlo, anche se mi ha dato fortissime delusioni sotto certi aspetti.

- Oltre ad una fattiva collaborazione al film dal punto di vista tecnico, nei titoli ti vedi un po' dappertutto, hai anche interpretato una parte importante….
-…Si… e grazie a Piero anche per questo. La scelta di interpretare la figura del maresciallo Ledda è stata molto ponderata da Piero conoscendo la mia natura goliardica, ma alla fine è stato lui stesso ad incoraggiarmi e così sono riuscito a trasformare il mio carattere e adattarlo all'interpretazione del maresciallo. Finora per coinvolgere e divertire il mio paese con gli amici della Pro-Loco mi dilettavo in rappresentazioni leggere, comiche. Uno dei grandi meriti di Piero Sanna è stato quello di essere riuscito a far "recitare", o meglio, a far interpretare ruoli a gente comune, gente vera. In questo film gli attori professionisti sono rarissimi e con mio immenso orgoglio e soddisfazione, un buon 90% sono, appunto, miei compaesani.
Proprio perché in quanto gente vera, genuina, si può dire che hanno interpretato se stessi, capendo le esigenze narrative del film e quelle del regista, nonostante la soggezione che incute una macchina da presa con tutte quelle persone intorno. Da questo punto di vista, credo che Piero sia rimasto soddisfatto. Lui dedica molto tempo al lato umano. Per Piero prima c'è l'individuo, l'essere umano, poi l'attore e tutto il resto. Ha un profondo concetto dell'amicizia, uno smisurato rispetto, attenzione e generosità verso le persone che fanno qualcosa sentendone il significato, verso la gente che si dedica agli altri senza contropartita. E' un regista anacronistico, se vogliamo, di altri tempi. Oggi tutti fanno un discorso venale: costi-benefici, ascolto, botteghino ecc… Lui ha sempre detto che non gli interessa "fare del cinema" ma fare dei film veri, film profondi che, pur nella finzione cinematografica, dicano qualcosa, che facciano riflettere insomma…
- Cosa ti aspetti da questo film e quali sono le cose che ti hanno colpito maggiormente?
- Rimanendo con i piedi per terra credo che La Destinazione, se viene capito, se viene letto con la giusta chiave, abbia buone possibilità di entrare nel cuore della gente, che abbia insomma un discreto successo.
Non voglio ripensare a tutti i sacrifici e preoccupazioni, quasi cinque anni di lavoro, anni senza ferie con la mia famiglia, (a proposito voglio ringraziare e dedico personalmente il film alla mia gente e ai miei cari, in modo particolare a mia moglie che ha condiviso con me ogni cosa. E' lei che mi ha sostenuto ed incoraggiato nei momenti difficili, e ne abbiamo avuto, caspita se ne abbiamo avuto!).
Dicevo….. attraverso questo film poeticamente Piero Sanna difende e valorizza la Sardegna, anche se qualcuno lo potrebbe interpretare diversamente visti i toni forti di provocazione; non è un film di parte politica ma sottilmente attacca chi ha le responsabilità sociali, economiche e politiche. Soprattutto da delle frustate a noi stessi, al carattere di noi sardi, atavico, granitico che spesso nuoce nei rapporti sociali.
Non potrebbe essere altrimenti in un uomo che ama svisceratamente la sua terra e che non ha mai rotto il cordone ombelicale con essa. Questo film è un pretesto per parlarne cinematograficamente. Il cinema è un mezzo espressivo come un altro e lui se ne è servito per la sua "destinazione", la destinazione di un messaggio, una destinazione interiore, non geografica ama ripetere lui. Quasi ogni scena ha un significato parallelo, più profondo che possiamo estendere, ed è validissimo, in tante altre realtà del mondo; molti sono gli accostamenti che lui fa con le Sacre Scritture.
Devo dire che la narrazione, una bella parte del film, è stata molto sacrificata. Per esigenze di distribuzione o che so io sono state tagliate una miriade di scene. Pazienza, sopportiamo anche questo. Una cosa è certa, un oscar questo film lo merita pienamente: l'oscar "del miracolo". Guardate il film, analizzatelo, e poi informatevi come e con quanti soldi è stato realizzato. In America una cifra del genere l'avrebbero impiegata solo per le pulizie delle locazioni di una piccola realizzazione. Ciò si è potuto, ripeto, grazie alla gente meravigliosa che ci ha dato una mano nonché all'essenziale supporto dell'Arma dei Carabinieri.

SALVATORE MELE (Efisio) traduzione dalla lingua Sarda

Salvatore, tu sei studente, cosa fai nel tempo libero?
- Vado in campagna, aiuto mio zio e mio padre con il bestiame.
Hai interpretato Efisio nel film La Destinazione di P. Sanna, le tue impressioni, raccontami un po'.
- Inizialmente quando mi hanno provinato ho preso tutto come un gioco ma ne ero un po' affascinato, certe cose io le vedevo al cinema e alla TV. Poi quando sono stato scelto, ho letto la sceneggiatura, mi è parso un bel libro, l'ho letta tutta d'un fiato, mi ha commosso.
Mi son detto qui la cosa è seria e mi sono spaventato per la responsabilità e la parte che dovevo interpretare. Piero mi ha aiutato molto. Mi son detto qui devo fare bella figura: per me stesso, per il mio paese e per la fiducia che avevate riposto in me.
Ho cercato di immedesimarmi nella triste situazione di Efisio…. Non so se ci sono riuscito, non spetta a me giudicare. Spero solo che i sacrifici fatti siano serviti a qualcosa.

ANTONIO DEIANA (Padre di Baldassarre) traduzione dalla lingua Sarda

Cosa fai nella vita?
- Ho fatto un po' di tutto, ora un po' l'agricoltore e un po' l'ortolano, preferisco la campagna.
Come ti sei trovato nei panni del padre di Baldassare un giovane che ha agito da fuorilegge?.
Ah! Non parlarmi del film…. credevo fosse una cosa più facile.
Ora capisco quanto lavoro ci vuole. Sembra facile quando lo si vede proiettato ma a farlo…. Mamma mia!
Io vi auguro che le cose vadano bene, ve lo meritate, è tanti anni che ci state lavorando e penso che c'è lo meritiamo tutti a Mamoiada, perché il paese ha dato volentieri un valido aiuto.
Per la parte che ho fatto io? Beh! Mi son fatto una chiacchierata con Piero, sembravamo due vecchi amici, ho capito la figura di questo padre e mi sono comportato come farei veramente nella realtà, in quella situazione.
Anche se non esce in giro con lui un genitore deve "sapere" deve accorgersi di cosa fa un figlio. L'onestà, il rispetto degli altri e delle regole della società sono le principali cose da impartire nell'educazione di un figlio e se questo sbaglia, nonostante la buona educazione … non deve essere spalleggiato, tantomeno dai genitori.
Quindi non hai avuto problemi sul set?
… E no!… li ho avuti eccome, mi sentivo ribollire dentro, era un misto di rifiuto, di emozione, di pudore anche se li ho mascherati bene, almeno credo… sai tutta quella gente attorno e la macchina da presa che sai ti sta' riprendendo. Mai fatto prima. Però mi son detto, questo è un film vero, un film che vuole dire qualcosa, spero sia utile per noi.... beh! Basta ora… dai beviamoci su…. e auguri.

MINO GUNGUI (carabiniere De Martis) traduzione dalla lingua Sarda

Mino Gungui, Che lavoro fai?
- Solitamente lavoro nel campo dell'edilizia. Mi butto in quello che trovo anche in campagna: bestiame, vigne, insomma un po' di tutto.
Tu hai interpretato il carabiniere De Martis. Le tue impressioni, raccontami un po'.
Avrei giurato che mai sarei riuscito a interpretare nessuna parte in un film. Non ho la stoffa per un mestiere simile. Il carabiniere poi…bah!. Non ho mai avuto grande simpatia per loro.
Perché?
Non lo so nemmeno io… così… ma ad essere sincero con questo film ho capito diverse cose, sia dal loro punto di vista che per quello che riguarda il carattere di noi sardi, bellissimo da un lato ma dall'altro non piace neppure a me. Siamo molto chiusi, credo sia una cosa che ci trasciniamo da tempi remoti. Forse perché in molti si sono approfittati di noi, della parte migliore e una certa diffidenza, il non aprirsi più di tanto…. è una conseguenza.
- Rifaresti la parte di un carabiniere?
Perché no? … mi sarebbe piaciuto farlo anche come mestiere, ma mi accorgo che questo non è un mestiere come tutti gli altri…. E' come fare il prete, devi sentire la vocazione… è una missione vera e propria se vuoi farlo con coscienza e responsabilità. Oltre alla preparazione "tecnica" diciamo, occorre una predisposizione e preparazione… spirituale diciamo, cosa che io non sento.

MARIANTONIA MUGGITTU (Donna Anziana) traduzione dalla lingua Sarda

Zia Mariantonia Muggittu, quanti anni ha?
Novanta…. Sono vecchia…
Le è piaciuto partecipare al film?
Certamente…. Quando non ci sarò più i miei figli avranno un ricordo in più, nel vedere il film diranno a tutti: vedete… quella è nostra madre….
Chi l'ha convinta?
Ho sentito in paese che molta gente partecipava alle riprese così mi sono unita a loro…
La sua partecipazione non è stata una semplice comparsata, avete parlato. Vi siete emozionata?
… Ho parlato a delle ragazze, non mi sono emozionata per niente.
Sa di cosa parla il film?
Non so di preciso…. qualche paesana mi ha detto che non era il caso che una persona anziana come me facesse certe cose… alcune sono state contente, altre invece no, sai la "critica" c'è sempre.
Se le proponessero di fare una parte molto più ampia in un film accetterebbe?
Se mi ritrovo così sana e in forze perché no… Sai ho novant'anni, alla mia età si vive giorno per giorno, si pensa all'oggi e non al domani.
Ci sono altri motivi per cui ha partecipato volentieri alle riprese?
L'ho fatto per il mio paese, per Raffaele che si interessa sempre per il bene del paese, perché non avrei dovuto collaborare visto che volevano la mia figura? E poi te l'ho detto un domani i miei figli e nipoti avranno anche un ricordo filmato.
Isuoi figli sono stati contenti della Sua partecipazione? Lei ha provato pudore, vergogna?
Nessun pudore o altro, i miei figli sono venuti a vedermi (sul set)…
Speriamo che tutto vada bene, per voi che avete lavorato e per quelli che ci saranno e vedranno il film un domani… io ormai la mia vita l'ho trascorsa….

ANTONIO MORO (Pietro Tanda) traduzione dalla lingua Sarda

Abbiamo trovato Antonio Moro in campagna, stava accudendo le sue pecore e alla visione della telecamera…..
….Senti… cosa c'è…. Non avrete intenzione di girare un altro film?…. Lasciatemi in pace… il mio film sono loro, le bestie e non devo abbandonarle…. Cosa c'è, cosa vuoi? Guarda che per quel film ci avete fatto diventare matti…
Perché non lo rifaresti un altro?
No… lasciami in pace … io campo dal mio lavoro, le pecore sono il mio lavoro e non vogliono trascurate… per i film ci sono gli attori di professione, rivolgetevi a loro.
Dimmi in po' che ruolo hai fatto nel film di P. Sanna?
(ridendo)… ruolo?…. Ho fatto la parte dell'ucciso…
Parliamo seriamente, ti ruberò poco tempo… ti è piaciuto lavorare per un film vero?
…E come no?!, E' stata una bella esperienza… proprio perché è un buon film…. ora non se ne vedono di questo tipo. Questo parla di noi, della Sardegna, però a gente come me ruba troppo tempo al proprio lavoro. E' stato girato maggiormente lontano dal nostro paese. Bisognava partire presto e si rientrava molto tardi, mi toccava accudire le bestie di notte purtroppo… l'ho fatto per amicizia, non per soldi, un favore agli amici…. Tutto sommato è stato bello.
Ho visto che hai interpretato il ruolo con vera passione
…Si d'altronde è la mia vita diciamo ma il cinema è diverso, io ho fatto il possibile….Se Piero è contento non lo so, io ho cercato di mettercela tutta.
Cosa mi puoi dire di Piero?
E' una bravissima persona, un uomo educato, a modo. Ho visto che lui ci tiene tanto a questo film, le cose le sente veramente. Non ho la sua cultura del cinema ma vedevo la sua passione, il suo impegno nel raccontare certe cose della nostra Sardegna. Con il suo modo di fare, la sua serietà è riuscito a convincermi e mi sono convinto. Se sono riuscito a fare qualcosa di bello è perché era sicuro che avrei fatto ciò che lui desiderava.
Da quello che ho capito, lui vuole sottolineare com'è la nostra terra, la realtà, lo stato di abbandono…. perché sai noi siamo veramente… un popolo di servi.
Mah!… speriamo che il film vada bene, mi farebbe molto piacere, per noi, per la Sardegna, per lui e per Raffaele e tutte le persone che hanno collaborato. Il paese di Mamoiada ha collaborato, li ha aiutati… guarda che si sono recati in tanti, vecchi e giovani, so che diverse persone hanno recitato molto bene pur non essendo professionisti.
Quindi rifaresti una esperienza del genere?
Lascia passare del tempo, non lo so… vediamo… mah!… se è per un film di questo tipo potrei anche partecipare a patto che venga girato nel nostro paese, nelle nostre campagne….che non mi crei disagio nel lavoro insomma.

SEBASTIANA CADINU (vecchia) traduzione dalla lingua Sarda

Zia Tattana, cosa mi dice, mi parli del film
… Ma te ne vuoi andare?
Rifarebbe una esperienza del genere?
Per carità… guarda… mi ha convinto mio figlio e mio genero, mi hanno commosso dicendomi che servivano donne anziane, che stavate lavorando da molto tempo e che anch'io, nel mio piccolo, dovevo fare la mia parte, insomma che bisognava aiutarvi….
Sapete di cosa parla il film?
No… non lo so, son cose vostre a me non piace tanto la TV… ma speriamo che vada bene, così quando mi vedo dirò: vedi un po' quella scema di Sebastiana!….
Quanti anni ha?
Sono del '18… ne ho 18… ragazzina non ti pare?… Sono carente solamente in quanto a denti e udito…
Nella scena del lutto ho notato che Lei, come altre, stava piangendo sul serio, avete commosso tutti
Certamente…. Quando piango, piango di cuore, erano lacrime vere…. Il giorno della scena mi sono ricordata di…. un funerale… una persona cara scomparsa da poco che conoscevo…
Lo rifarebbe?
No, no… mi avete convinta una volta, basta così
Perché
Perché sono una povera vecchia
Cosa c'entra?… Non l'hanno trattata bene?
Per carità!…. mi hanno coccolato e trattato molto bene, però… lascia perdere sono una donna vecchia, non è lavoro per me….

PINA MORO (Edicolante) traduzione dalla lingua Sarda

Ti è piaciuto lavorare nel film?
Ti dico la verità mi è piaciuto molto… l'ho fatto anche per vedere da vicino come si lavora in un film: le attrezzature, il personale ecc… mai visto prima, vedevo questo mondo nella televisione, ero curiosa di vedere, toccare per mano…
Hai avuto suggestione della macchina da presa?
No, assolutamente, ero tranquilla e serena
Lo rifaresti? Ci sono altri motivi oltre al piacere di farlo e di vedere quel mondo?
Si, lo rifarei volentieri.
Nel film ho fatto la parte dell'edicolante del paese, poi è entrato un giovane carabiniere a chiedermi qualcosa…. A me piace la figura del carabiniere, ho sempre visto in loro una protezione della gente. Ma ho nostalgia del ricordo, del carabiniere di prima… quello che era più a contatto con il popolo e con le varie situazioni. Ora però non è più come prima, sono come dire…. per conto loro. Sembra come tanti uffici pubblici, ci sono solo a quegli orari e basta, poi chiudono. Prima i carabinieri, il maresciallo uscivano di più, anche di notte. C'era più controllo. La gente si sentiva più tranquilla, protetta. I ragazzacci erano sorvegliati e all'occasione tolti dalla circolazione. Il maresciallo parlava di più con la gente…. Ora non è più così… sembra un lavoro normale… danno l'impressione che attendano il 27 come tanti altri che non amano e non s'impegnano nel lavoro. La figura del carabiniere mi piaceva quella di tanti anni fa.
Se te lo chiedessero parteciperesti ad altri films?
Oh si!… ma mi pare di non essere all'altezza dai… a me è sempre piaciuto…da ragazzina mi chiamavano spesso per le rappresentazioni teatrali in parrocchia, organizzate dalle suore…. Ora non si fanno più nemmeno quelle boh! Forse sono troppo impegnate anche loro.

TOTO MELE (Costantino)

Che parte hai fatto nel film di P. Sanna?
Costantino… è un giovane pastore che parte per il Continente, vuole fare il carabiniere. Nella scuola militare conosce un altro ragazzo della sua età, anche lui in cerca di un avvenire migliore. Fra i due nasce un'amicizia che si conserverà nel tempo.
Parlami di questa avventura cinematografica
Una bella esperienza, è stata una cosa nuova… l'ho fatto più per favore che per vocazione diciamo
Pensi di aver lavorato bene?
Mah! Non saprei, bisogna vedere il film, da quel che dicono credo di essere andato bene. E' un bel film, mi sono trovato a mio agio grazie a Piero. E' riuscito a coinvolgermi in una cosa a cui lui teneva tanto, non è un semplice film questo, è una storia toccante, coinvolgente.
Cosa ti aspetti?
Spero che il film venga capito, Piero ha cercato di raccontare tante verità all'interno, tante piccole storie importanti che fanno parte della nostra vita e condizione in Sardegna.

CARMELO GUNGUI (carabiniere "invisibile") traduzione dalla lingua Sarda

Che mestiere fai?
Il muratore
Parlami del film, anche tu hai partecipato
Bello… e bella l'esperienza. Si credo proprio che sia un bel film
Quindi rifaresti un'esperienza del genere?
Certamente.
Qual è stata la molla che ti ha spinto a partecipare?
Non lo so nemmeno io, mi son trovato coinvolto quasi senza accorgermene, probabilmente perché ho visto gli altri, poi dopo le prime scene che ho girato la cosa mi ha coinvolto in pieno.
Che parte hai fatto?
Ero un "invisibile" cioè un carabiniere in incognito diciamo, travestito da pastore.
Sapevi che esistevano figure del genere?
No, l'ho saputo durante la lavorazione del film.
Sono persone utili?
Certamente, credo lo siano.
Ti sarebbe piaciuto di più interpretare il bandito?
Non saprei…. Probabilmente avrei preferito la parte del bandito…
Perché?
Forse perché si trascorre molto tempo in campagna…
Ma "l'invisibile" lo vediamo solo in campagna
Infatti, la parte mi è piaciuta molto.
Hai avuto difficoltà come attore diciamo?
Per niente, mi aspettavo di peggio…. Mi son trovato bene, è stato facile.
Questo carabiniere travestito è una figura utile, positiva secondo te?
Sicuramente è una figura utile, positiva… non saprei. A primo impatto mi sembrava una "spia" poi mi sono reso conto che è una figura molto utile, serve per raggiungere uno scopo, uno scopo di giustizia. Inizialmente ero diffidente per questa parte, da noi non è ben vista "la spia" ma poi ho capito, si trattava di un carabiniere. Solo mettendomi nei panni del carabiniere, di chi è preposto a far rispettare la legge, di chi cerca la giustizia….ho capito quel meccanismo di investigazione. Però l'importante che non si danneggi mai chi non c'entra, che non si tocchi minimamente un innocente.
Difficoltà con il regista?
No, assolutamente, lui ci chiedeva di essere naturali, spontanei…. Tutto è filato liscio.

GONARIO LADU (carabiniere "invisibile") traduzione dalla lingua Sarda

Che lavoro fai?
In questo momento poca roba…. Faccio quello che trovo, un po' di tutto… in paese o in campagna
Che parte hai fatto nel film di P. Sanna?
All'inizio non capivo bene quel ruolo, cosa significava il mio personaggio, poi pian piano ho capito che era una parte non molto… simpatica dal mio punto di vista…. Insomma ho capito che era un carabiniere-pastore, un carabiniere travestito da pastore, come si usava un tempo. Questi andavano in giro per le campagne in cerca di bestiame rubato o per semplice prevenzione, un controllo del territorio insomma, spesso anche per la ricerca di persone.
Ti è piaciuta la storia?
Da un certo punto di vista si, e credo sia un bel film, parla dei problemi della Sardegna.
Lo rifaresti?
Per un film del genere credo di si. Il regista è una persona seria, si è impegnato molto, per un film così parteciperei volentieri.
Hai avuto difficoltà in quel ruolo?
Bah! Assolutamente no, sembrava che lo facessi di mestiere… stare in campagna mi piace.
Come ti hanno reclutato?
C'è da ridere… è capitato così, parlavo con Raffaele e Piero del più e del meno, una bicchierata fra amici, mentre loro mi osservavano già per fare quella parte; inizialmente non credevo fosse una cosa così seria, …poi man mano… mi son trovato dentro…. non ho dovuto fare tante prove. Speriamo che il film venga bene e soprattutto che piaccia alla gente.
Quindi rifaresti la parte del carabiniere travestito?
No, proprio quella parte no, non sapevo che parte era, mi son trovato in mezzo alle scene senza afferrare bene il ruolo. Per carità non ho niente in contrario… se quelle figure ci sono vuol dire che servono a qualcosa, ma non rifarei quel ruolo. Se capita…per altri ruoli sono disponibile.
L'ambiente, il lavoro del cinema te lo immaginavi così?
Credevo fosse più semplice girare un film… devi aspettare , prova, riprova, aspetta la luce giusta…. Uhh!… C'è molto lavoro, soprattutto devi avere tanta pazienza perché se perdi quella…..
Il paese di Mamoiada, secondo te come ha reagito?
Ho visto che ha collaborato. Sono rimasto impressionato, meravigliato per la pazienza di tutte quelle persone anziane. Durante il funerale piangevano sul serio, veramente coinvolti… Se la gente è venuta vuol dire che ha ritenuto la cosa molto seria, un film di profondi significati, diversamente non sarebbero partiti per recarsi lontano dal nostro paese. Vuol dire che erano pienamente convinti e contenti di farlo.

ELISABETTA BALIA (Giacomina)

Elisabetta tu sei Giacomina nel film La Destinazione, com'è questo personaggio?
E' una giovane ragazza che incarna i valori, la tradizione sarda, la tipica ragazza sarda, quella della realtà dell'entroterra perché già nelle città più grandi le ragazze sono un po' diverse. Lei è più introversa, diffidente, molto profonda e radicata nelle sua realtà anche se, come lo si vede nel film, riesce ad "evadere", in un certo modo, per amore. Lei si innamora, appunto, l'amore è il motivo portante della sua avventura ma lei rimane comunque all'interno della sua società, che non riesce ad abbandonare definitivamente. E' testarda come la maggior parte di noi sardi, è molto caparbia, va anche contro la famiglia, contro il pensiero generale del paese innamorandosi di un carabiniere. Da noi spesso i carabinieri non sono visti di buon occhio per motivi direi storici, molto antichi che abbiamo nella nostra memoria di sardi.
Tu hai dei punti in comune con Giacomina?
Beh! Si, sicuramente. In realtà abbiamo una vita diversa: Giacomina a 18 anni non è mai uscita dalla Sardegna è molto legata ai vincoli familiari, mentre io studio fuori all'Università e quindi sono più indipendente. Però dal profondo dell'animo siamo molto simili. Anch'io come Giacomina per l'amore sarei andata contro la società e la mia famiglia, per scelta individuale sentimentale anche se, come lei, sono molto legata alla mia terra, agli odori della mia terra, alle sue feste, alle sue tradizioni, alla mia famiglia e a quello che si aspettano da me. Quindi in un certo senso siamo simili seppur cresciute in due mondi differenti.
E' stato facile lavorare per il cinema?
Per certi aspetti si. Io faccio teatro, il cinema ha dei meccanismi completamente differenti: i tempi, la velocità, il fatto che tutto deve essere fatto con minimo dispendio di tempo; quindi per questo è stato un po' difficile ma allo stesso tempo ho avuto una buona guida. Piero si è sempre preoccupato di farci capire veramente la profondità di questi suoi personaggi, queste sue creature e quindi di spiegarci, di sviscerare gli stati d'animo dei personaggi. In un certo senso Piero mi ha regalato il personaggio di Giacomina in un vassoio d'argento, mi è stato molto, molto d'aiuto. In ogni momento lui è sempre stato disponibile a rispondere ad ogni mia domanda, ad ogni mio quesito sul modo di pensare di Giacomina, su come muovere anche una mano…. Era sempre disponibile, da questo punto di vista è stato semplice, facile lavorare diciamo. Giacomina è entrata dentro di me, faceva parte di me. Ovvio che i ritmi del cinema sono diversi dal teatro quindi è stato faticoso da quest'altro punto di vista. Un'esperienza bellissima che mi ha arricchito molto, non solo dal punto di vista professionale ma soprattutto da quello umano. Il toccare i sentimenti di questa ragazza ha aggiunto al mio bagaglio di attrice e personale molte cose che altrimenti non avrei conosciuto. Poi sono stata a contatto di collaboratori molto validi che mi hanno insegnato tanto: mi hanno insegnato la pazienza, l'essere versatile, l'essere eclettica, l'essere forte ad affrontare la stanchezza e la stessa difficoltà ad entrare in un personaggio. Per me è stato molto costruttivo. Una cosa che rifarei sicuramente anche perché credevo e credo nel progetto, la sceneggiatura, i personaggi, nel messaggio che il film vuole dare anche se magari può sembrare un po' forte (come messaggio) cioè che voglia mettere in cattiva luce la Sardegna ma in realtà è più che altro per non dimenticare quelle che sono le restrizioni sociali che ancora noi sardi subiamo. Credo che il film, per quanto a volte sia forte, sia una provocazione, non tanto per far piacere a chi si aspetta il solito cliché del sardo ma più che altro per far aprire gli occhi a noi stessi, che è arrivato il momento di aprirci verso l'esterno ma allo stesso tempo mantenere il nostro essere isolani, una cosa bellissima, nel momento in cui noi preserviamo le nostre tradizioni, il nostro modo di vivere, la nostra identità. Meno bello quando dobbiamo spostarci, per esempio, siamo decisamente svantaggiati, spendiamo tantissimo e comunque siamo molto chiusi in quanto a comunicazione con il resto del mondo. Credo che quella di Piero sia proprio una provocazione per cercare di capire quelle che sono ancora, ripeto, le restrizioni sociali alle quali noi sardi dobbiamo ribellarci per diventare cittadini del mondo trattenendo però le nostre tradizioni, il nostro genuino modo di vivere.

BASTIANO BROTZU (Francesco Cortes intervista non filmata)

Tu sei Geometra…. Hai un carattere dolce e sensibile, come mai hai voluto fare il bandito?
Beh!…. questo lo devo chiedere a Piero e a Raffaele….io non ho voluto fare il bandito, sono stato scelto per farlo…
Avresti voluto fare il carabiniere o il pastore?
No… trattandosi di un film… mi andava bene fare il bandito, o meglio il giovane che per una serie di circostanze si trova, suo malgrado, in una situazione come quella del Cortes, non è una scelta di vita la sua come non è la mia. Quindi come a carnevale che l'uomo si veste da donna, il povero da ricco e viceversa ho interpretato Cortes per la finzione cinematografica, un ruolo che non è il mio…. Oddio! che grande parola…. interpretare, quella si usa con i grandi attori, … mi pare di essere stato molto impacciato, specialmente agli inizi, poi con l'aiuto di Piero, prima ancora con Raffaele… mi sono trovato a mio agio.
Cosa ti ha fatto capire questo film?
Leggendo la sceneggiatura, discutendone con Piero ho capito diverse cose della mia Sardegna, non le avevo mai analizzate così profondamente, forse perché sono stato sempre occupato nel senso che prima c'era la scuola, poi…. per fortuna ho sempre lavorato sin da quando ho concluso gli studi. Mi ritengo fortunato…. Ma la realtà è molto diversa per tanti giovani.
In questo film ho capito quanto è facile cadere "in tentazione" diciamo, cioè quanto è facile diventare involontariamente un fuorilegge. Non solo per i malesseri, le contraddizioni della nostra società, la disoccupazione cronica ecc.. … è che queste cose, unite al nostro carattere… ne fanno una miscela micidiale…. Non che voglia giustificare i tristi fatti per carità.

Ripeteresti una esperienza del genere?
E' stata una bella avventura, senz'altro costruttiva per me…. Ma non credo sia il mio mestiere, non so' non saprei…. Come in tutti i campi anche in questo devi professionalizzarti… devi studiare…. Ma per un film come questo, un film dove ti fa riflettere…. ma si… collaborerei volentieri…..

STEFANO SODDU (Baldassarre Pilisu Intervista non filmata)

Stefano tu hai fatto il pastore e da poco ti sei trasferito in continente per trovare un altro lavoro, in questo film cosa hai fatto?
Ho interpretato il ruolo di un giovane che poi diventa un … "bandito" diciamo. In un personaggio del genere un ragazzo si può riconoscere in molti punti, rispecchia la vita di tanti giovani come me, come vedi io sono un emigrato per necessità, per lavoro. Nella nostra realtà, parlo della zona interna sarda, suo malgrado il giovane si può trovare coinvolto in fatti che non vorrebbe che succedano.

Un ragazzo, un giovane è un soggetto che può essere plagiato, è facilmente influenzabile e questo accade sia nelle nostre piccole comunità che in quelle grandi. Il ragazzo perde la sua "verginità" troppo spesso perché è vulnerabile per via dell'età, è onesto, si fida troppo delle persone più grandi che approfittano della sua buona fede, magari è disoccupato ed ha bisogno di un qualsiasi sostegno finanziario e morale. In una realtà come la nostra, con poche possibilità di lavoro, un giovane è a rischio…
Rifaresti la parte del bandito?
Se me lo chiede una persona come Piero farei anche il carabiniere, che non mi sono mai piaciuti, farei anche il cavallo o che so io …. Sono riconoscente a Piero, sia per l'opportunità che mi ha dato ma soprattutto come amico e persona sensibile. Mi ha dato una mano nei momenti che ne ho avuto bisogno. Sono stato felice di aver collaborato al suo bel film, l'incontro con lui mi ha arricchito, mi ha fatto capire molte cose e tramite questo film ho capito anche la figura del carabiniere come la intende lui. Fossero così tutti quelli che amministrano la giustizia sarebbe un mondo migliore. E' una bella persona, pulita, onesta, leale, un vero amico, gli auguro ogni bene.

DOROTY CANCELLU (sorella di F. Cortes) traduzione dalla lingua Sarda

Parlami un po' del film…. che parte hai fatto?
Non è che abbia interpretato un grande ruolo…. sono la sorella di Francesco Cortes, il giovane che commette un omicidio e poi viene ricercato, catturato, processato ma poi viene assolto.
Sono una sorella molto più piccola di lui ma capisco cosa sta succedendo intorno…
Ti è piaciuto l'ambiente del cinema?
Non è che mi interessi fare l'attrice….inizialmente non volevo assolutamente partecipare…. Avevo paura, vergogna, non so?…
Cosa o chi ti ha convinto?
Ho visto che tutti o quasi erano persone come me, cioè che non avevano mai recitato, per lo meno la maggior parte….la cosa mi ha un po' non dico consolato ma… per lo meno incoraggiato…. Poi l'ho fatto per Piero… è un mio parente… sapevo che era un film fatto in Sardegna e che parlava di tante problematiche… ci ho provato…. Ma quanta paura…
Quanti anni avevi quando hai partecipato al film?
Non avevo ancora compiuto i 14 anni, ora ne ho 15.


CHRISTIANE GREGU (sorellina di Efisio video)

Ti sei divertita nel girare il film?
In questo film non c'era tanto da divertirsi, è un film triste, serio… a dire il vero nella scena del funerale per poco non mi veniva da ridere quando il mio vero padre mi ha fatto le condoglianze….
Da grande farai l'attrice?
Da grande è meglio studiare… non so….
Per quale motivo hai voluto partecipare al film?
L'ho voluto fare perché c'erano tutti i miei parenti, gli amici del mio paese, cioè Mamoiada, c'era anche mio padre… per cui ho voluto esserci anch'io…
Quanti anni hai?
Ora quasi dieci, ma quando ho iniziato a fare il film ne avevo 6, 6 e mezzo.

AMATA PODDA (Cugina di Giacomina) traduzione dalla lingua Sarda

Amata Podda di Orgosolo, che fai nella vita?
Momentaneamente sono disoccupata, mi accontento di fare quello che trovo.
Nel film di Sanna cosa hai fatto?
Sono una cugina di Giacomina, la cugina grande, le davo consigli e cercavo di frenare i suoi impulsi.
Soddisfatta?
Molto, è stata una bella esperienza, una cosa nuova per me, ho accettato volentieri e sarei ben lieta di rifarlo… sai prima ero curiosa di vedere, poi … poi ti piace. Conoscevo Piero, sono rimasta felice della sua proposta.
In questo film cosa vuole dire Piero Sanna, cosa vuole raccontare secondo te?
Spero solo che la gente lo capisca, vuol dire molte cose, va molto in profondità nei significati e sono cose che non riguardano solo noi sardi.

GIAMPIERO SINI (carabiniere Arru) traduzione dalla lingua Sarda

Giampiero Sini di Benetutti, compaesano di Piero Sanna, tu sei il carabiniere Arru nel film, raccontami
Intanto è stata una esperienza nuova, fare un film non è una cosa che ti capita tutti i giorni. Il fatto di aver interpretato la parte di un carabiniere è stata una vera prova per me perché non mi piacciono i carabinieri ne quello che fanno. Però leggendo la sceneggiatura ed interpretando poi il ruolo mi sono reso conto che è un lavoro, cioè sono anch'essi dei lavoratori ma con una sostanziale differenza che loro rischiano anche la vita per mantenere l'ordine e la pace nei nostri paesi. Specialmente da giovinetto non li vedevo di buon occhio, li vedevo e li vedevamo quasi come una "controparte" anziché vederli come custodi della nostra tranquillità. Vedevamo quasi dei nemici e quindi inizialmente questa parte non volevo farla. Poi mi son reso conto che in effetti anche loro sono vittime di un sistema male impostato, un sistema che spesso fa soffrire la gente e anche loro, proprio perché loro vivono fra la gente.
Comunque, vista la tua disinvoltura, il ruolo è stato facile?
Beh! Inizialmente non molto facile perché, come ti ho detto, non mi piacevano tanto, ma poi ho cercato di dare il massimo soprattutto per Piero, il regista, se lo merita. Quando mi son trovato in difficoltà ed ho avuto bisogno del suo aiuto me lo ha dato volentieri. Per fare delle parti del genere non ci vuole mica una laurea o chi sa quale preparazione, sono convinto che abbiamo dato una buona prova di quello che siamo capaci di fare. Abbiamo cercato di fare del nostro meglio per il film, grazie e per Piero, a tutti quelli che hanno collaborato, a Raffaele Ballore il suo paese… credo che abbiamo fatto bella figura.


ELISA MEREU (Madre di Giacomina) traduzione dalla lingua Sarda

Elisa Mereu, complimeti per la bella casa, so che è stata ideata, realizzata ed arredata da te personalmente. La vena artistica c'è l'hai nel sangue dunque, senz'altro per te sarà stato facile interpretare la madre di Giacomina nel film?
Beh!… insomma fare un film non è facile. E' stato Piero che ha saputo caricarmi ben bene, ha saputo insegnarmi una parte così seria… io in paese mi dilettavo con il teatro amatoriale, molto leggero. Spero abbia fatto una buona cosa, Piero pare contento, te l'ho detto mi ha caricato… pensa che non ero nemmeno emozionata….
Quindi parteciperesti ad altri film?
Si, sono stata entusiasta di questo e a film del genere parteciperei alla grande.
Che tipo di film è questo di Sanna?
E' un film molto profondo, che ti dice veramente qualcosa, non è di quei soliti film di cassetta… qui c'è da riflettere veramente… una bella esperienza….

 

L'autore e Regista, "Piero Sanna" merita un grande plauso, oltre che ai vari riconoscimenti ottenuti, per il coraggio di avere descritto una realtà di alcuni paesi interni della Sardegna, "un mondo che oramai è in declino e quasi totalmente scomparso".

 

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