un film di
Piero Sanna
IL FILM
La
Destinazione
Tra i molti giovani in cerca di occupazione che si arruolano nei
carabinieri, c'è Emilio, un ragazzo di diciannove anni proveniente da
Rimini.
A Roma, dopo la visita medica e il giuramento, inizia il corso di
addestramento durante il quale Emilio viene istruito, con rigore
militare, per affrontare il "mestiere" del carabiniere. Il periodo di
formazione, imperniato sul senso di responsabilità e della disciplina,
dura un anno, nel corso del quale Emilio diventa amico di Costantino, un
giovane originario della Sardegna, molto più maturo e riflessivo di
quanto i suoi anni lascerebbero supporre.
Per un caso o per uno scherzo del destino, al termine del corso, Emilio
viene "destinato" proprio in Sardegna, in un paese della Barbagia. Un
po' per l'amicizia di Costantino, un po' per l'idea turistica che ha
della terra sarda, il ragazzo crede quasi di partire per una vacanza.
In realtà già il viaggio per arrivare al luogo della "destinazione", con
i continui cambi dei mezzi di trasporto e le lunghe attese, lo
introducono in un mondo ben diverso da quello che aveva immaginato.
Una volta arrivato nella caserma del paese di Coloras, Emilio viene
assegnato alla squadriglia che ha compiti di ricognizione a scopo
preventivo, soprattutto nei confronti del reato di abigeato, assai
diffuso in quelle zone.
Ben presto Emilio si rende conto che l'interno della Sardegna è un
paesaggio umano e naturale tremendo ed affascinante, un mondo a parte
ancorato a valori e riti arcaici, a consuetudini e vizi atavici e
caratterizzato da un'asprezza, talora una crudeltà, molto forti, come ha
modo di constatare in seguito all'omicidio di un uomo, ucciso da due
delinquenti durante un tentativo di furto di bestiame. Il delitto è
avvenuto sotto gli occhi del figlioletto Efisio che non è stato visto
dai due omicida ma che ha potuto notare particolari ed accessori
dell'abbigliamento di uno degli assassini.
Il bambino riconosce in un giovane di nome Francesco Cortes, presente al
funerale, l'assassino del padre, ma non confida nulla a nessuno, finché
la madre riesce a carpirgli il suo terribile segreto. Anche i sospetti
dei carabinieri si appuntano sull'uomo che il bambino ha riconosciuto.
I carabinieri cercano il Cortes ma si rende irreperibile nel paese,
finché si rifugia definitivamente sui monti, in una grotta, vivendo di
espedienti e di rapine. Nello stesso tempo, il maresciallo Ledda,
comandante della Stazione C/C di Coloras e i suoi superiori cercano di
convincere la madre di Efisio a confidare quello che sa alla
magistratura, facendo leva sulla sua sete di giustizia.
Emilio, dal canto suo, essendo anche lui orfano di padre, stabilisce un
particolare rapporto di protezione affettuosa e discreta nei confronti
del bambino testimone del delitto.
In quello stesso periodo Emilio conosce Giacomina, una ragazza del
paese, con la quale, dopo non poche difficoltà dovute alla diffidenza
locale verso i forestieri (tanto più se carabinieri), instaura una
relazione. Sono costretti a vedersi di nascosto, lontano dagli occhi
indiscreti ma, nonostante tutti i problemi che incontrano, questo è, per
tutti e due, un momento molto felice.
Anche sul piano professionale, Emilio è soddisfatto perché ha una parte
decisiva nella cattura del bandito.
La madre di Efisio, nonostante le minacce trasversali e l'isolamento in
cui si viene a trovare, è determinata a rompere il muro secolare
dell'omertà pur di far condannare l'assassino del marito.
Le cose, purtroppo, si mettono male dopo il processo. Cortes e il suo
complice vengono assolti perché il bambino non viene ritenuto un teste
affidabile. Emilio vede il suo lavoro vanificato e cade in una stato
d'animo di profondo avvilimento, tanto più che anche con Giacomina la
situazione è diventata insostenibile. I due, infatti, frequentandosi
senza pensare troppo alle conseguenze, si sono trovati intimiditi da
balordi. Ed è a questo punto che la famiglia di Giacomina scoraggia il
loro rapporto. Come se non bastasse, Efisio e la sua famiglia vengono
isolati dal paese intero, dal momento che si sono "esposti" contro un
paesano.
Cortes, sentendosi intoccabile, non esita a minacciare direttamente il
bambino e la famiglia, lasciando intuire propositi di vendetta.
Per timore che gli possa capitare qualcosa, la madre prostrata da tutta
la vicenda, quasi costringe Efisio a vivere segregato tra le mura
domestiche.
Il giorno del Venerdì Santo la madre di Efisio assiste con crescente
inquietudine alla cerimonia della deposizione di Gesù (S'Iscavamentu).
Le toccanti parole del parroco che commenta il Cristo morto in croce
risuonano terribili e premonitrici per lei.
A seguito del tragico epilogo Emilio lascia il paese per una nuova
"destinazione". Ma questo, per il giovane, non corrisponde a una
rinuncia per la ricerca della giustizia.
Forse Emilio ha fallito, ma ha
capito che il suo essere "carabiniere"
è una missione più che un mestiere.
INTERVISTE
intervista al regista PIERO SANNA
Piero Sanna cosa vuole raccontare in questo suo film?
Tenterò di chiarire le intenzioni e le esigenze sottese a questo progetto
cinematografico che è stato La Destinazione…. il film nasce dalla mia
esperienza personale del mondo militare dell'Arma dei Carabinieri e dalla
conoscenza approfondita della cultura e della realtà barbaricina. Ma non
si tratta di un film "sui Carabinieri" o "sulla Sardegna", bensì
attraverso la storia di un percorso di formazione, quello del giovane
protagonista, un carabiniere destinato in uno sperduto paese della
Barbagia, mi interessa tratteggiare una realtà di disagio, soprattutto per
quanto riguarda l'affermazione della giustizia.
Questo il tema principale al quale se ne innestano molti altri: la ricerca
di identità; la condizione giovanile caratterizzata dalle difficoltà di
inserimento lavorativo e dalla mancanza di impegno; la necessità di una
educazione rigorosa (nel caso specifico esemplificata dalla disciplina
militare ma più in generale si allude a una disciplina interiore, al
bisogno di "formarsi"); il fenomeno del banditismo in Sardegna; la
difficoltà, se non l'impossibilità, di liberarsi da vizi atavici
(l'omertà, la diffidenza…), la violenza e la crudeltà degli uomini scritte
nella terra, nella natura.
Altri temi ancora si possono trovare e lo spettatore può trovarne
contribuendo da parte sua a quella costruzione di senso che ogni opera
dovrebbe consentire.
Vuol dire che le tematiche toccate dal racconto hanno un carattere di
universalità?
Certamente, sono radicate nel profondo della natura umana; questo mi ha
fatto pensare a collocare la storia in una dimensione archetipica: il
viaggio che Emilio (il protagonista) intraprende dal continente alla
Sardegna è un viaggio all'indietro nel tempo, alle radici della storia
dell'uomo. Chiaramente ciò non è da intendersi in senso
cronologico-evoluzionistico, ma simbolicamente: ritrovando cioè nelle
situazioni, negli atteggiamenti della gente, nei paesaggi qualcosa che ci
appartiene originariamente e antropologicamente. E la Barbagia è un luogo
magico ed inquietante, che attrae e spaventa, sicuramente è il posto più
vicino "fuori dal mondo".
Per questo dal momento in cui Emilio pone piede in terra sarda il tempo si
sospende. Ho voluto eliminare dalle scene qualsiasi riferimento troppo
moderno o contemporaneo sottolineando, nel contempo, aspetti più arcaici
ed antichi (nei paesaggi, nei costumi, nei volti….) presenti nella cultura
barbaricina proprio per creare una dimensione atemporale finalizzata
all'accentuazione del carattere di universalità della vicenda. In questa
dimensione è collocato Coloras il paese dove si svolge la storia, paese
che in realtà non esiste, è immaginario: è un luogo dell'anima, il luogo
dove Emilio (ma non solo lui) realizza la presa di coscienza di sé. Per
"costruire" cinematograficamente Coloras bisogna attingere da altri paesi:
Orgosolo, Mamoiada, Benetutti, Nule, Gavoi, Ovodda e Lollove.
Quasi tutti i personaggi sono stati interpretati da attori non
professionisti, gente del posto, come ha reagito? Che ruolo ha avuto
l'Arma dei Carabinieri?… c'è ne vuole parlare?
E' stato importante coinvolgere la gente del posto non solo come comparse
e interpreti dei ruoli principali, non solo come attori ma anche come
collaboratori, perché il loro contributo per approfondire aspetti della
storia e dei personaggi è stato determinante e irrinunciabile. Questo però
ha comportato un lungo lavoro per conquistare la fiducia delle persone che
tanto sono ospitali quanto diffidenti se non addirittura ostili.
L'ambiente quindi è di fondamentale importanza, la natura è uno dei
protagonisti, il film non è fatto di parole, i dialoghi sono ridotti e le
battute quasi di circostanza, ma è fatto dalle immagini, dalle atmosfere,
dalla musica e dai silenzi, dalle storie incise nei paesaggi e nei volti.
Di qui la necessità di girare durante tutte e quattro le stagioni,
cercando di modificare il meno possibile la luce naturale, perché il
passare del tempo, visibile attraverso le variazioni stagionali, testimoni
la crescita di Emilio: il naturale passaggio dall'adolescenza all'età
adulta. Inoltre la pioggia, il vento, i colori sono funzionali alla
drammaticità o alla poesia delle situazioni: la relazione tra i tre
elementi natura-ambiente-uomo deve risultare strettissima.
Per quanto riguarda l'altra componente essenziale del film, e cioè il
coinvolgimento dell'Arma dei Carabinieri, mi preme fare alcune
precisazioni. Non c'è alcun intento celebrativo o trionfalistico
dell'Arma, neppure nelle scene della formazione girate nella
caserma-scuola di Roma e dell'addestramento militare, però sono
consapevole e fiero del fatto che l'Arma dei Carabinieri sia un punto di
riferimento istituzionale. Si tratta comunque ancora di un pretesto per
sottolineare le problematiche che incontrano i giovani sia nella ricerca
di un lavoro che nell'affrontare la vita sociale. Non posso, inoltre,
negare che l'opera voglia costituire un appello rivolto in particolare ai
giovani perché comprendano la necessità di farsi carico del bisogno di
giustizia e di verità, tutto ciò senza cadere nella facile retorica e
senza sia esplicitamente dichiarato. Ma non vorrei si pensasse che il film
abbia un'impronta documentaristica; piuttosto la mia ricerca di veridicità
negli ambienti, nelle ricostruzioni o nelle riprese di situazioni reali è
un'eredità della mia formazione presso la scuola cinematografica di
Ermanno Olmi e la scelta di lavorare soprattutto con attori non
professionisti si situa in questa ricerca di autenticità, di verità, pur
se mediata, ed ha come referente il grande cinema neorealista.
intervista a RAFFAELE BALLORE
Raffaele Ballore, mamoiadino, nel film La Destinazione
possiamo definirlo il n° 2, è il più stretto collaboratore del regista
Piero Sanna di cui è amico di vecchia data. Impiegato all'Enel di Nuoro,
grande appassionato di cinema, realizza per la sua Pro-Loco e per gli
amici documentari e vari lavori in video. Anche per lui è un'opera prima
in pellicola 35 mm.
- Raffaele Ballore sei soddisfatto?
Certamente. Sono grato a Piero Sanna per l'opportunità che mi ha dato, la
mia felicità è pari alle enormi soddisfazioni, l'elenco è lungo, va dalle
gratificazioni personali a tutta una serie di coinvolgimenti di persone
che hanno fatto bella figura, la mia gente… che ho voluto coinvolgere e
volentieri ci ha dato la massima collaborazione.
Forte anche della responsabilità del casting in Sardegna riconosco di aver
forzato un po' la mano, ho fatto le orecchie da mercante quando Piero mi
rimproverava la maggiore scelta degli interpreti e comparse, miei paesani
appunto, ma credo che mi abbia perdonato proprio perché li ha provati "su
strada".
Grazie veramente a lui ho potuto finalmente vedere il mondo del vero
cinema e praticarlo, anche se mi ha dato fortissime delusioni sotto certi
aspetti.
- Oltre ad una fattiva collaborazione al film dal punto
di vista tecnico, nei titoli ti vedi un po' dappertutto, hai anche
interpretato una parte importante….
-…Si… e grazie a Piero anche per questo. La scelta di interpretare la
figura del maresciallo Ledda è stata molto ponderata da Piero conoscendo
la mia natura goliardica, ma alla fine è stato lui stesso ad incoraggiarmi
e così sono riuscito a trasformare il mio carattere e adattarlo
all'interpretazione del maresciallo. Finora per coinvolgere e divertire il
mio paese con gli amici della Pro-Loco mi dilettavo in rappresentazioni
leggere, comiche. Uno dei grandi meriti di Piero Sanna è stato quello di
essere riuscito a far "recitare", o meglio, a far interpretare ruoli a
gente comune, gente vera. In questo film gli attori professionisti sono
rarissimi e con mio immenso orgoglio e soddisfazione, un buon 90% sono,
appunto, miei compaesani.
Proprio perché in quanto gente vera, genuina, si può dire che hanno
interpretato se stessi, capendo le esigenze narrative del film e quelle
del regista, nonostante la soggezione che incute una macchina da presa con
tutte quelle persone intorno. Da questo punto di vista, credo che Piero
sia rimasto soddisfatto. Lui dedica molto tempo al lato umano. Per Piero
prima c'è l'individuo, l'essere umano, poi l'attore e tutto il resto. Ha
un profondo concetto dell'amicizia, uno smisurato rispetto, attenzione e
generosità verso le persone che fanno qualcosa sentendone il significato,
verso la gente che si dedica agli altri senza contropartita. E' un regista
anacronistico, se vogliamo, di altri tempi. Oggi tutti fanno un discorso
venale: costi-benefici, ascolto, botteghino ecc… Lui ha sempre detto che
non gli interessa "fare del cinema" ma fare dei film veri, film profondi
che, pur nella finzione cinematografica, dicano qualcosa, che facciano
riflettere insomma…
- Cosa ti aspetti da questo film e quali sono le cose che ti hanno colpito
maggiormente?
- Rimanendo con i piedi per terra credo che La Destinazione, se viene
capito, se viene letto con la giusta chiave, abbia buone possibilità di
entrare nel cuore della gente, che abbia insomma un discreto successo.
Non voglio ripensare a tutti i sacrifici e preoccupazioni, quasi cinque
anni di lavoro, anni senza ferie con la mia famiglia, (a proposito voglio
ringraziare e dedico personalmente il film alla mia gente e ai miei cari,
in modo particolare a mia moglie che ha condiviso con me ogni cosa. E' lei
che mi ha sostenuto ed incoraggiato nei momenti difficili, e ne abbiamo
avuto, caspita se ne abbiamo avuto!).
Dicevo….. attraverso questo film poeticamente Piero Sanna difende e
valorizza la Sardegna, anche se qualcuno lo potrebbe interpretare
diversamente visti i toni forti di provocazione; non è un film di parte
politica ma sottilmente attacca chi ha le responsabilità sociali,
economiche e politiche. Soprattutto da delle frustate a noi stessi, al
carattere di noi sardi, atavico, granitico che spesso nuoce nei rapporti
sociali.
Non potrebbe essere altrimenti in un uomo che ama svisceratamente la sua
terra e che non ha mai rotto il cordone ombelicale con essa. Questo film è
un pretesto per parlarne cinematograficamente. Il cinema è un mezzo
espressivo come un altro e lui se ne è servito per la sua "destinazione",
la destinazione di un messaggio, una destinazione interiore, non
geografica ama ripetere lui. Quasi ogni scena ha un significato parallelo,
più profondo che possiamo estendere, ed è validissimo, in tante altre
realtà del mondo; molti sono gli accostamenti che lui fa con le Sacre
Scritture.
Devo dire che la narrazione, una bella parte del film, è stata molto
sacrificata. Per esigenze di distribuzione o che so io sono state tagliate
una miriade di scene. Pazienza, sopportiamo anche questo. Una cosa è
certa, un oscar questo film lo merita pienamente: l'oscar "del miracolo".
Guardate il film, analizzatelo, e poi informatevi come e con quanti soldi
è stato realizzato. In America una cifra del genere l'avrebbero impiegata
solo per le pulizie delle locazioni di una piccola realizzazione. Ciò si è
potuto, ripeto, grazie alla gente meravigliosa che ci ha dato una mano
nonché all'essenziale supporto dell'Arma dei Carabinieri.
SALVATORE MELE (Efisio) traduzione dalla lingua Sarda
Salvatore, tu sei studente, cosa fai nel tempo libero?
- Vado in campagna, aiuto mio zio e mio padre con il bestiame.
Hai interpretato Efisio nel film La Destinazione di P. Sanna, le tue
impressioni, raccontami un po'.
- Inizialmente quando mi hanno provinato ho preso tutto come un gioco ma
ne ero un po' affascinato, certe cose io le vedevo al cinema e alla TV.
Poi quando sono stato scelto, ho letto la sceneggiatura, mi è parso un bel
libro, l'ho letta tutta d'un fiato, mi ha commosso.
Mi son detto qui la cosa è seria e mi sono spaventato per la
responsabilità e la parte che dovevo interpretare. Piero mi ha aiutato
molto. Mi son detto qui devo fare bella figura: per me stesso, per il mio
paese e per la fiducia che avevate riposto in me.
Ho cercato di immedesimarmi nella triste situazione di Efisio…. Non so se
ci sono riuscito, non spetta a me giudicare. Spero solo che i sacrifici
fatti siano serviti a qualcosa.
ANTONIO DEIANA (Padre di Baldassarre) traduzione dalla
lingua Sarda
Cosa fai nella vita?
- Ho fatto un po' di tutto, ora un po' l'agricoltore e un po' l'ortolano,
preferisco la campagna.
Come ti sei trovato nei panni del padre di Baldassare un giovane che ha
agito da fuorilegge?.
Ah! Non parlarmi del film…. credevo fosse una cosa più facile.
Ora capisco quanto lavoro ci vuole. Sembra facile quando lo si vede
proiettato ma a farlo…. Mamma mia!
Io vi auguro che le cose vadano bene, ve lo meritate, è tanti anni che ci
state lavorando e penso che c'è lo meritiamo tutti a Mamoiada, perché il
paese ha dato volentieri un valido aiuto.
Per la parte che ho fatto io? Beh! Mi son fatto una chiacchierata con
Piero, sembravamo due vecchi amici, ho capito la figura di questo padre e
mi sono comportato come farei veramente nella realtà, in quella
situazione.
Anche se non esce in giro con lui un genitore deve "sapere" deve
accorgersi di cosa fa un figlio. L'onestà, il rispetto degli altri e delle
regole della società sono le principali cose da impartire nell'educazione
di un figlio e se questo sbaglia, nonostante la buona educazione … non
deve essere spalleggiato, tantomeno dai genitori.
Quindi non hai avuto problemi sul set?
… E no!… li ho avuti eccome, mi sentivo ribollire dentro, era un misto di
rifiuto, di emozione, di pudore anche se li ho mascherati bene, almeno
credo… sai tutta quella gente attorno e la macchina da presa che sai ti
sta' riprendendo. Mai fatto prima. Però mi son detto, questo è un film
vero, un film che vuole dire qualcosa, spero sia utile per noi.... beh!
Basta ora… dai beviamoci su…. e auguri.
MINO GUNGUI (carabiniere De Martis) traduzione dalla
lingua Sarda
Mino Gungui, Che lavoro fai?
- Solitamente lavoro nel campo dell'edilizia. Mi butto in quello che trovo
anche in campagna: bestiame, vigne, insomma un po' di tutto.
Tu hai interpretato il carabiniere De Martis. Le tue impressioni,
raccontami un po'.
Avrei giurato che mai sarei riuscito a interpretare nessuna parte in un
film. Non ho la stoffa per un mestiere simile. Il carabiniere poi…bah!.
Non ho mai avuto grande simpatia per loro.
Perché?
Non lo so nemmeno io… così… ma ad essere sincero con questo film ho capito
diverse cose, sia dal loro punto di vista che per quello che riguarda il
carattere di noi sardi, bellissimo da un lato ma dall'altro non piace
neppure a me. Siamo molto chiusi, credo sia una cosa che ci trasciniamo da
tempi remoti. Forse perché in molti si sono approfittati di noi, della
parte migliore e una certa diffidenza, il non aprirsi più di tanto…. è una
conseguenza.
- Rifaresti la parte di un carabiniere?
Perché no? … mi sarebbe piaciuto farlo anche come mestiere, ma mi accorgo
che questo non è un mestiere come tutti gli altri…. E' come fare il prete,
devi sentire la vocazione… è una missione vera e propria se vuoi farlo con
coscienza e responsabilità. Oltre alla preparazione "tecnica" diciamo,
occorre una predisposizione e preparazione… spirituale diciamo, cosa che
io non sento.
MARIANTONIA MUGGITTU (Donna Anziana) traduzione dalla
lingua Sarda
Zia Mariantonia Muggittu, quanti anni ha?
Novanta…. Sono vecchia…
Le è piaciuto partecipare al film?
Certamente…. Quando non ci sarò più i miei figli avranno un ricordo in
più, nel vedere il film diranno a tutti: vedete… quella è nostra madre….
Chi l'ha convinta?
Ho sentito in paese che molta gente partecipava alle riprese così mi sono
unita a loro…
La sua partecipazione non è stata una semplice comparsata, avete parlato.
Vi siete emozionata?
… Ho parlato a delle ragazze, non mi sono emozionata per niente.
Sa di cosa parla il film?
Non so di preciso…. qualche paesana mi ha detto che non era il caso che
una persona anziana come me facesse certe cose… alcune sono state
contente, altre invece no, sai la "critica" c'è sempre.
Se le proponessero di fare una parte molto più ampia in un film
accetterebbe?
Se mi ritrovo così sana e in forze perché no… Sai ho novant'anni, alla mia
età si vive giorno per giorno, si pensa all'oggi e non al domani.
Ci sono altri motivi per cui ha partecipato volentieri alle riprese?
L'ho fatto per il mio paese, per Raffaele che si interessa sempre per il
bene del paese, perché non avrei dovuto collaborare visto che volevano la
mia figura? E poi te l'ho detto un domani i miei figli e nipoti avranno
anche un ricordo filmato.
Isuoi figli sono stati contenti della Sua partecipazione? Lei ha provato
pudore, vergogna?
Nessun pudore o altro, i miei figli sono venuti a vedermi (sul set)…
Speriamo che tutto vada bene, per voi che avete lavorato e per quelli che
ci saranno e vedranno il film un domani… io ormai la mia vita l'ho
trascorsa….
ANTONIO MORO (Pietro Tanda) traduzione dalla lingua
Sarda
Abbiamo trovato Antonio Moro in campagna, stava
accudendo le sue pecore e alla visione della telecamera…..
….Senti… cosa c'è…. Non avrete intenzione di girare un altro film?….
Lasciatemi in pace… il mio film sono loro, le bestie e non devo
abbandonarle…. Cosa c'è, cosa vuoi? Guarda che per quel film ci avete
fatto diventare matti…
Perché non lo rifaresti un altro?
No… lasciami in pace … io campo dal mio lavoro, le pecore sono il mio
lavoro e non vogliono trascurate… per i film ci sono gli attori di
professione, rivolgetevi a loro.
Dimmi in po' che ruolo hai fatto nel film di P. Sanna?
(ridendo)… ruolo?…. Ho fatto la parte dell'ucciso…
Parliamo seriamente, ti ruberò poco tempo… ti è piaciuto lavorare per un
film vero?
…E come no?!, E' stata una bella esperienza… proprio perché è un buon
film…. ora non se ne vedono di questo tipo. Questo parla di noi, della
Sardegna, però a gente come me ruba troppo tempo al proprio lavoro. E'
stato girato maggiormente lontano dal nostro paese. Bisognava partire
presto e si rientrava molto tardi, mi toccava accudire le bestie di notte
purtroppo… l'ho fatto per amicizia, non per soldi, un favore agli amici….
Tutto sommato è stato bello.
Ho visto che hai interpretato il ruolo con vera passione
…Si d'altronde è la mia vita diciamo ma il cinema è diverso, io ho fatto
il possibile….Se Piero è contento non lo so, io ho cercato di mettercela
tutta.
Cosa mi puoi dire di Piero?
E' una bravissima persona, un uomo educato, a modo. Ho visto che lui ci
tiene tanto a questo film, le cose le sente veramente. Non ho la sua
cultura del cinema ma vedevo la sua passione, il suo impegno nel
raccontare certe cose della nostra Sardegna. Con il suo modo di fare, la
sua serietà è riuscito a convincermi e mi sono convinto. Se sono riuscito
a fare qualcosa di bello è perché era sicuro che avrei fatto ciò che lui
desiderava.
Da quello che ho capito, lui vuole sottolineare com'è la nostra terra, la
realtà, lo stato di abbandono…. perché sai noi siamo veramente… un popolo
di servi.
Mah!… speriamo che il film vada bene, mi farebbe molto piacere, per noi,
per la Sardegna, per lui e per Raffaele e tutte le persone che hanno
collaborato. Il paese di Mamoiada ha collaborato, li ha aiutati… guarda
che si sono recati in tanti, vecchi e giovani, so che diverse persone
hanno recitato molto bene pur non essendo professionisti.
Quindi rifaresti una esperienza del genere?
Lascia passare del tempo, non lo so… vediamo… mah!… se è per un film di
questo tipo potrei anche partecipare a patto che venga girato nel nostro
paese, nelle nostre campagne….che non mi crei disagio nel lavoro insomma.
SEBASTIANA CADINU (vecchia) traduzione dalla lingua
Sarda
Zia Tattana, cosa mi dice, mi parli del film
… Ma te ne vuoi andare?
Rifarebbe una esperienza del genere?
Per carità… guarda… mi ha convinto mio figlio e mio genero, mi hanno
commosso dicendomi che servivano donne anziane, che stavate lavorando da
molto tempo e che anch'io, nel mio piccolo, dovevo fare la mia parte,
insomma che bisognava aiutarvi….
Sapete di cosa parla il film?
No… non lo so, son cose vostre a me non piace tanto la TV… ma speriamo che
vada bene, così quando mi vedo dirò: vedi un po' quella scema di
Sebastiana!….
Quanti anni ha?
Sono del '18… ne ho 18… ragazzina non ti pare?… Sono carente solamente in
quanto a denti e udito…
Nella scena del lutto ho notato che Lei, come altre, stava piangendo sul
serio, avete commosso tutti
Certamente…. Quando piango, piango di cuore, erano lacrime vere…. Il
giorno della scena mi sono ricordata di…. un funerale… una persona cara
scomparsa da poco che conoscevo…
Lo rifarebbe?
No, no… mi avete convinta una volta, basta così
Perché
Perché sono una povera vecchia
Cosa c'entra?… Non l'hanno trattata bene?
Per carità!…. mi hanno coccolato e trattato molto bene, però… lascia
perdere sono una donna vecchia, non è lavoro per me….
PINA MORO (Edicolante) traduzione dalla lingua Sarda
Ti è piaciuto lavorare nel film?
Ti dico la verità mi è piaciuto molto… l'ho fatto anche per vedere da
vicino come si lavora in un film: le attrezzature, il personale ecc… mai
visto prima, vedevo questo mondo nella televisione, ero curiosa di vedere,
toccare per mano…
Hai avuto suggestione della macchina da presa?
No, assolutamente, ero tranquilla e serena
Lo rifaresti? Ci sono altri motivi oltre al piacere di farlo e di vedere
quel mondo?
Si, lo rifarei volentieri.
Nel film ho fatto la parte dell'edicolante del paese, poi è entrato un
giovane carabiniere a chiedermi qualcosa…. A me piace la figura del
carabiniere, ho sempre visto in loro una protezione della gente. Ma ho
nostalgia del ricordo, del carabiniere di prima… quello che era più a
contatto con il popolo e con le varie situazioni. Ora però non è più come
prima, sono come dire…. per conto loro. Sembra come tanti uffici pubblici,
ci sono solo a quegli orari e basta, poi chiudono. Prima i carabinieri, il
maresciallo uscivano di più, anche di notte. C'era più controllo. La gente
si sentiva più tranquilla, protetta. I ragazzacci erano sorvegliati e
all'occasione tolti dalla circolazione. Il maresciallo parlava di più con
la gente…. Ora non è più così… sembra un lavoro normale… danno
l'impressione che attendano il 27 come tanti altri che non amano e non
s'impegnano nel lavoro. La figura del carabiniere mi piaceva quella di
tanti anni fa.
Se te lo chiedessero parteciperesti ad altri films?
Oh si!… ma mi pare di non essere all'altezza dai… a me è sempre
piaciuto…da ragazzina mi chiamavano spesso per le rappresentazioni
teatrali in parrocchia, organizzate dalle suore…. Ora non si fanno più
nemmeno quelle boh! Forse sono troppo impegnate anche loro.
TOTO MELE (Costantino)
Che parte hai fatto nel film di P. Sanna?
Costantino… è un giovane pastore che parte per il Continente, vuole fare
il carabiniere. Nella scuola militare conosce un altro ragazzo della sua
età, anche lui in cerca di un avvenire migliore. Fra i due nasce
un'amicizia che si conserverà nel tempo.
Parlami di questa avventura cinematografica
Una bella esperienza, è stata una cosa nuova… l'ho fatto più per favore
che per vocazione diciamo
Pensi di aver lavorato bene?
Mah! Non saprei, bisogna vedere il film, da quel che dicono credo di
essere andato bene. E' un bel film, mi sono trovato a mio agio grazie a
Piero. E' riuscito a coinvolgermi in una cosa a cui lui teneva tanto, non
è un semplice film questo, è una storia toccante, coinvolgente.
Cosa ti aspetti?
Spero che il film venga capito, Piero ha cercato di raccontare tante
verità all'interno, tante piccole storie importanti che fanno parte della
nostra vita e condizione in Sardegna.
CARMELO GUNGUI (carabiniere "invisibile") traduzione
dalla lingua Sarda
Che mestiere fai?
Il muratore
Parlami del film, anche tu hai partecipato
Bello… e bella l'esperienza. Si credo proprio che sia un bel film
Quindi rifaresti un'esperienza del genere?
Certamente.
Qual è stata la molla che ti ha spinto a partecipare?
Non lo so nemmeno io, mi son trovato coinvolto quasi senza accorgermene,
probabilmente perché ho visto gli altri, poi dopo le prime scene che ho
girato la cosa mi ha coinvolto in pieno.
Che parte hai fatto?
Ero un "invisibile" cioè un carabiniere in incognito diciamo, travestito
da pastore.
Sapevi che esistevano figure del genere?
No, l'ho saputo durante la lavorazione del film.
Sono persone utili?
Certamente, credo lo siano.
Ti sarebbe piaciuto di più interpretare il bandito?
Non saprei…. Probabilmente avrei preferito la parte del bandito…
Perché?
Forse perché si trascorre molto tempo in campagna…
Ma "l'invisibile" lo vediamo solo in campagna
Infatti, la parte mi è piaciuta molto.
Hai avuto difficoltà come attore diciamo?
Per niente, mi aspettavo di peggio…. Mi son trovato bene, è stato facile.
Questo carabiniere travestito è una figura utile, positiva secondo te?
Sicuramente è una figura utile, positiva… non saprei. A primo impatto mi
sembrava una "spia" poi mi sono reso conto che è una figura molto utile,
serve per raggiungere uno scopo, uno scopo di giustizia. Inizialmente ero
diffidente per questa parte, da noi non è ben vista "la spia" ma poi ho
capito, si trattava di un carabiniere. Solo mettendomi nei panni del
carabiniere, di chi è preposto a far rispettare la legge, di chi cerca la
giustizia….ho capito quel meccanismo di investigazione. Però l'importante
che non si danneggi mai chi non c'entra, che non si tocchi minimamente un
innocente.
Difficoltà con il regista?
No, assolutamente, lui ci chiedeva di essere naturali, spontanei…. Tutto è
filato liscio.
GONARIO LADU (carabiniere "invisibile") traduzione
dalla lingua Sarda
Che lavoro fai?
In questo momento poca roba…. Faccio quello che trovo, un po' di tutto… in
paese o in campagna
Che parte hai fatto nel film di P. Sanna?
All'inizio non capivo bene quel ruolo, cosa significava il mio
personaggio, poi pian piano ho capito che era una parte non molto…
simpatica dal mio punto di vista…. Insomma ho capito che era un
carabiniere-pastore, un carabiniere travestito da pastore, come si usava
un tempo. Questi andavano in giro per le campagne in cerca di bestiame
rubato o per semplice prevenzione, un controllo del territorio insomma,
spesso anche per la ricerca di persone.
Ti è piaciuta la storia?
Da un certo punto di vista si, e credo sia un bel film, parla dei problemi
della Sardegna.
Lo rifaresti?
Per un film del genere credo di si. Il regista è una persona seria, si è
impegnato molto, per un film così parteciperei volentieri.
Hai avuto difficoltà in quel ruolo?
Bah! Assolutamente no, sembrava che lo facessi di mestiere… stare in
campagna mi piace.
Come ti hanno reclutato?
C'è da ridere… è capitato così, parlavo con Raffaele e Piero del più e del
meno, una bicchierata fra amici, mentre loro mi osservavano già per fare
quella parte; inizialmente non credevo fosse una cosa così seria, …poi man
mano… mi son trovato dentro…. non ho dovuto fare tante prove. Speriamo che
il film venga bene e soprattutto che piaccia alla gente.
Quindi rifaresti la parte del carabiniere travestito?
No, proprio quella parte no, non sapevo che parte era, mi son trovato in
mezzo alle scene senza afferrare bene il ruolo. Per carità non ho niente
in contrario… se quelle figure ci sono vuol dire che servono a qualcosa,
ma non rifarei quel ruolo. Se capita…per altri ruoli sono disponibile.
L'ambiente, il lavoro del cinema te lo immaginavi così?
Credevo fosse più semplice girare un film… devi aspettare , prova,
riprova, aspetta la luce giusta…. Uhh!… C'è molto lavoro, soprattutto devi
avere tanta pazienza perché se perdi quella…..
Il paese di Mamoiada, secondo te come ha reagito?
Ho visto che ha collaborato. Sono rimasto impressionato, meravigliato per
la pazienza di tutte quelle persone anziane. Durante il funerale
piangevano sul serio, veramente coinvolti… Se la gente è venuta vuol dire
che ha ritenuto la cosa molto seria, un film di profondi significati,
diversamente non sarebbero partiti per recarsi lontano dal nostro paese.
Vuol dire che erano pienamente convinti e contenti di farlo.
ELISABETTA BALIA (Giacomina)
Elisabetta tu sei Giacomina nel film La Destinazione,
com'è questo personaggio?
E' una giovane ragazza che incarna i valori, la tradizione sarda, la
tipica ragazza sarda, quella della realtà dell'entroterra perché già nelle
città più grandi le ragazze sono un po' diverse. Lei è più introversa,
diffidente, molto profonda e radicata nelle sua realtà anche se, come lo
si vede nel film, riesce ad "evadere", in un certo modo, per amore. Lei si
innamora, appunto, l'amore è il motivo portante della sua avventura ma lei
rimane comunque all'interno della sua società, che non riesce ad
abbandonare definitivamente. E' testarda come la maggior parte di noi
sardi, è molto caparbia, va anche contro la famiglia, contro il pensiero
generale del paese innamorandosi di un carabiniere. Da noi spesso i
carabinieri non sono visti di buon occhio per motivi direi storici, molto
antichi che abbiamo nella nostra memoria di sardi.
Tu hai dei punti in comune con Giacomina?
Beh! Si, sicuramente. In realtà abbiamo una vita diversa: Giacomina a 18
anni non è mai uscita dalla Sardegna è molto legata ai vincoli familiari,
mentre io studio fuori all'Università e quindi sono più indipendente. Però
dal profondo dell'animo siamo molto simili. Anch'io come Giacomina per
l'amore sarei andata contro la società e la mia famiglia, per scelta
individuale sentimentale anche se, come lei, sono molto legata alla mia
terra, agli odori della mia terra, alle sue feste, alle sue tradizioni,
alla mia famiglia e a quello che si aspettano da me. Quindi in un certo
senso siamo simili seppur cresciute in due mondi differenti.
E' stato facile lavorare per il cinema?
Per certi aspetti si. Io faccio teatro, il cinema ha dei meccanismi
completamente differenti: i tempi, la velocità, il fatto che tutto deve
essere fatto con minimo dispendio di tempo; quindi per questo è stato un
po' difficile ma allo stesso tempo ho avuto una buona guida. Piero si è
sempre preoccupato di farci capire veramente la profondità di questi suoi
personaggi, queste sue creature e quindi di spiegarci, di sviscerare gli
stati d'animo dei personaggi. In un certo senso Piero mi ha regalato il
personaggio di Giacomina in un vassoio d'argento, mi è stato molto, molto
d'aiuto. In ogni momento lui è sempre stato disponibile a rispondere ad
ogni mia domanda, ad ogni mio quesito sul modo di pensare di Giacomina, su
come muovere anche una mano…. Era sempre disponibile, da questo punto di
vista è stato semplice, facile lavorare diciamo. Giacomina è entrata
dentro di me, faceva parte di me. Ovvio che i ritmi del cinema sono
diversi dal teatro quindi è stato faticoso da quest'altro punto di vista.
Un'esperienza bellissima che mi ha arricchito molto, non solo dal punto di
vista professionale ma soprattutto da quello umano. Il toccare i
sentimenti di questa ragazza ha aggiunto al mio bagaglio di attrice e
personale molte cose che altrimenti non avrei conosciuto. Poi sono stata a
contatto di collaboratori molto validi che mi hanno insegnato tanto: mi
hanno insegnato la pazienza, l'essere versatile, l'essere eclettica,
l'essere forte ad affrontare la stanchezza e la stessa difficoltà ad
entrare in un personaggio. Per me è stato molto costruttivo. Una cosa che
rifarei sicuramente anche perché credevo e credo nel progetto, la
sceneggiatura, i personaggi, nel messaggio che il film vuole dare anche se
magari può sembrare un po' forte (come messaggio) cioè che voglia mettere
in cattiva luce la Sardegna ma in realtà è più che altro per non
dimenticare quelle che sono le restrizioni sociali che ancora noi sardi
subiamo. Credo che il film, per quanto a volte sia forte, sia una
provocazione, non tanto per far piacere a chi si aspetta il solito cliché
del sardo ma più che altro per far aprire gli occhi a noi stessi, che è
arrivato il momento di aprirci verso l'esterno ma allo stesso tempo
mantenere il nostro essere isolani, una cosa bellissima, nel momento in
cui noi preserviamo le nostre tradizioni, il nostro modo di vivere, la
nostra identità. Meno bello quando dobbiamo spostarci, per esempio, siamo
decisamente svantaggiati, spendiamo tantissimo e comunque siamo molto
chiusi in quanto a comunicazione con il resto del mondo. Credo che quella
di Piero sia proprio una provocazione per cercare di capire quelle che
sono ancora, ripeto, le restrizioni sociali alle quali noi sardi dobbiamo
ribellarci per diventare cittadini del mondo trattenendo però le nostre
tradizioni, il nostro genuino modo di vivere.
BASTIANO BROTZU (Francesco Cortes intervista non
filmata)
Tu sei Geometra…. Hai un carattere dolce e sensibile,
come mai hai voluto fare il bandito?
Beh!…. questo lo devo chiedere a Piero e a Raffaele….io non ho voluto fare
il bandito, sono stato scelto per farlo…
Avresti voluto fare il carabiniere o il pastore?
No… trattandosi di un film… mi andava bene fare il bandito, o meglio il
giovane che per una serie di circostanze si trova, suo malgrado, in una
situazione come quella del Cortes, non è una scelta di vita la sua come
non è la mia. Quindi come a carnevale che l'uomo si veste da donna, il
povero da ricco e viceversa ho interpretato Cortes per la finzione
cinematografica, un ruolo che non è il mio…. Oddio! che grande parola….
interpretare, quella si usa con i grandi attori, … mi pare di essere stato
molto impacciato, specialmente agli inizi, poi con l'aiuto di Piero, prima
ancora con Raffaele… mi sono trovato a mio agio.
Cosa ti ha fatto capire questo film?
Leggendo la sceneggiatura, discutendone con Piero ho capito diverse cose
della mia Sardegna, non le avevo mai analizzate così profondamente, forse
perché sono stato sempre occupato nel senso che prima c'era la scuola,
poi…. per fortuna ho sempre lavorato sin da quando ho concluso gli studi.
Mi ritengo fortunato…. Ma la realtà è molto diversa per tanti giovani.
In questo film ho capito quanto è facile cadere "in tentazione" diciamo,
cioè quanto è facile diventare involontariamente un fuorilegge. Non solo
per i malesseri, le contraddizioni della nostra società, la disoccupazione
cronica ecc.. … è che queste cose, unite al nostro carattere… ne fanno una
miscela micidiale…. Non che voglia giustificare i tristi fatti per carità.
Ripeteresti una esperienza del genere?
E' stata una bella avventura, senz'altro costruttiva per me…. Ma non credo
sia il mio mestiere, non so' non saprei…. Come in tutti i campi anche in
questo devi professionalizzarti… devi studiare…. Ma per un film come
questo, un film dove ti fa riflettere…. ma si… collaborerei volentieri…..
STEFANO SODDU (Baldassarre Pilisu Intervista non
filmata)
Stefano tu hai fatto il pastore e da poco ti sei
trasferito in continente per trovare un altro lavoro, in questo film cosa
hai fatto?
Ho interpretato il ruolo di un giovane che poi diventa un … "bandito"
diciamo. In un personaggio del genere un ragazzo si può riconoscere in
molti punti, rispecchia la vita di tanti giovani come me, come vedi io
sono un emigrato per necessità, per lavoro. Nella nostra realtà, parlo
della zona interna sarda, suo malgrado il giovane si può trovare coinvolto
in fatti che non vorrebbe che succedano.
Un ragazzo, un giovane è un soggetto che può essere
plagiato, è facilmente influenzabile e questo accade sia nelle nostre
piccole comunità che in quelle grandi. Il ragazzo perde la sua "verginità"
troppo spesso perché è vulnerabile per via dell'età, è onesto, si fida
troppo delle persone più grandi che approfittano della sua buona fede,
magari è disoccupato ed ha bisogno di un qualsiasi sostegno finanziario e
morale. In una realtà come la nostra, con poche possibilità di lavoro, un
giovane è a rischio…
Rifaresti la parte del bandito?
Se me lo chiede una persona come Piero farei anche il carabiniere, che non
mi sono mai piaciuti, farei anche il cavallo o che so io …. Sono
riconoscente a Piero, sia per l'opportunità che mi ha dato ma soprattutto
come amico e persona sensibile. Mi ha dato una mano nei momenti che ne ho
avuto bisogno. Sono stato felice di aver collaborato al suo bel film,
l'incontro con lui mi ha arricchito, mi ha fatto capire molte cose e
tramite questo film ho capito anche la figura del carabiniere come la
intende lui. Fossero così tutti quelli che amministrano la giustizia
sarebbe un mondo migliore. E' una bella persona, pulita, onesta, leale, un
vero amico, gli auguro ogni bene.
DOROTY CANCELLU (sorella di F. Cortes) traduzione dalla
lingua Sarda
Parlami un po' del film…. che parte hai fatto?
Non è che abbia interpretato un grande ruolo…. sono la sorella di
Francesco Cortes, il giovane che commette un omicidio e poi viene
ricercato, catturato, processato ma poi viene assolto.
Sono una sorella molto più piccola di lui ma capisco cosa sta succedendo
intorno…
Ti è piaciuto l'ambiente del cinema?
Non è che mi interessi fare l'attrice….inizialmente non volevo
assolutamente partecipare…. Avevo paura, vergogna, non so?…
Cosa o chi ti ha convinto?
Ho visto che tutti o quasi erano persone come me, cioè che non avevano mai
recitato, per lo meno la maggior parte….la cosa mi ha un po' non dico
consolato ma… per lo meno incoraggiato…. Poi l'ho fatto per Piero… è un
mio parente… sapevo che era un film fatto in Sardegna e che parlava di
tante problematiche… ci ho provato…. Ma quanta paura…
Quanti anni avevi quando hai partecipato al film?
Non avevo ancora compiuto i 14 anni, ora ne ho 15.
CHRISTIANE GREGU (sorellina di Efisio video)
Ti sei divertita nel girare il film?
In questo film non c'era tanto da divertirsi, è un film triste, serio… a
dire il vero nella scena del funerale per poco non mi veniva da ridere
quando il mio vero padre mi ha fatto le condoglianze….
Da grande farai l'attrice?
Da grande è meglio studiare… non so….
Per quale motivo hai voluto partecipare al film?
L'ho voluto fare perché c'erano tutti i miei parenti, gli amici del mio
paese, cioè Mamoiada, c'era anche mio padre… per cui ho voluto esserci
anch'io…
Quanti anni hai?
Ora quasi dieci, ma quando ho iniziato a fare il film ne avevo 6, 6 e
mezzo.
AMATA PODDA (Cugina di Giacomina) traduzione dalla
lingua Sarda
Amata Podda di Orgosolo, che fai nella vita?
Momentaneamente sono disoccupata, mi accontento di fare quello che trovo.
Nel film di Sanna cosa hai fatto?
Sono una cugina di Giacomina, la cugina grande, le davo consigli e cercavo
di frenare i suoi impulsi.
Soddisfatta?
Molto, è stata una bella esperienza, una cosa nuova per me, ho accettato
volentieri e sarei ben lieta di rifarlo… sai prima ero curiosa di vedere,
poi … poi ti piace. Conoscevo Piero, sono rimasta felice della sua
proposta.
In questo film cosa vuole dire Piero Sanna, cosa vuole raccontare secondo
te?
Spero solo che la gente lo capisca, vuol dire molte cose, va molto in
profondità nei significati e sono cose che non riguardano solo noi sardi.
GIAMPIERO SINI (carabiniere Arru) traduzione dalla
lingua Sarda
Giampiero Sini di Benetutti, compaesano di Piero Sanna,
tu sei il carabiniere Arru nel film, raccontami
Intanto è stata una esperienza nuova, fare un film non è una cosa che ti
capita tutti i giorni. Il fatto di aver interpretato la parte di un
carabiniere è stata una vera prova per me perché non mi piacciono i
carabinieri ne quello che fanno. Però leggendo la sceneggiatura ed
interpretando poi il ruolo mi sono reso conto che è un lavoro, cioè sono
anch'essi dei lavoratori ma con una sostanziale differenza che loro
rischiano anche la vita per mantenere l'ordine e la pace nei nostri paesi.
Specialmente da giovinetto non li vedevo di buon occhio, li vedevo e li
vedevamo quasi come una "controparte" anziché vederli come custodi della
nostra tranquillità. Vedevamo quasi dei nemici e quindi inizialmente
questa parte non volevo farla. Poi mi son reso conto che in effetti anche
loro sono vittime di un sistema male impostato, un sistema che spesso fa
soffrire la gente e anche loro, proprio perché loro vivono fra la gente.
Comunque, vista la tua disinvoltura, il ruolo è stato facile?
Beh! Inizialmente non molto facile perché, come ti ho detto, non mi
piacevano tanto, ma poi ho cercato di dare il massimo soprattutto per
Piero, il regista, se lo merita. Quando mi son trovato in difficoltà ed ho
avuto bisogno del suo aiuto me lo ha dato volentieri. Per fare delle parti
del genere non ci vuole mica una laurea o chi sa quale preparazione, sono
convinto che abbiamo dato una buona prova di quello che siamo capaci di
fare. Abbiamo cercato di fare del nostro meglio per il film, grazie e per
Piero, a tutti quelli che hanno collaborato, a Raffaele Ballore il suo
paese… credo che abbiamo fatto bella figura.
ELISA MEREU (Madre di Giacomina) traduzione dalla lingua Sarda
Elisa Mereu, complimeti per la bella casa, so che è
stata ideata, realizzata ed arredata da te personalmente. La vena
artistica c'è l'hai nel sangue dunque, senz'altro per te sarà stato facile
interpretare la madre di Giacomina nel film?
Beh!… insomma fare un film non è facile. E' stato Piero che ha saputo
caricarmi ben bene, ha saputo insegnarmi una parte così seria… io in paese
mi dilettavo con il teatro amatoriale, molto leggero. Spero abbia fatto
una buona cosa, Piero pare contento, te l'ho detto mi ha caricato… pensa
che non ero nemmeno emozionata….
Quindi parteciperesti ad altri film?
Si, sono stata entusiasta di questo e a film del genere parteciperei alla
grande.
Che tipo di film è questo di Sanna?
E' un film molto profondo, che ti dice veramente qualcosa, non è di quei
soliti film di cassetta… qui c'è da riflettere veramente… una bella
esperienza….
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