Caro
diario, sono un po’ di giorni che ti ho lasciato chiuso.
In questo frattempo ho avuto modo di conoscere nuovi luoghi e
nuove persone. Poco alla volta, sto iniziando a capire come questa
gente ragiona. Mi meraviglio continuamente di come rimangono
stupefatti davanti alle più banali tecnologie del mio mondo. A
volte rimango imbarazzato nel sentirmi così osservato,
d’altronde, in tutta la zona circostante (parlo di tutta una
regione) siamo solo in quattro ad avere la pelle bianca. Quindi
siamo gli unici fortunati ad avere la macchina, bei vestiti,
orologi e tutti quegli altri optionals che per loro sono
proibitivi. Il tenore di vita locale, è così povero che a volte
non credo ai miei occhi. I bambini già a tre o quattro anni
iniziano a lavorare per un equilibrio famigliare di necessità. Li
vedo vestiti di stracci o con abiti ricavati dai sacchi di tela,
vedi
foto
tanto
sporchi e malconci da diventare tutt’uno col fango o col terreno
circostante. I mezzi di trasporto sono così impossibili, che
quando si passa in macchina è d’obbligo caricare quante più
persone stanno nell’abitacolo o nel cassone aperto all’aria. E
bambini o vecchi che siano, anche sotto una pioggia torrenziale ed
un notevole freddo, stanno lì pazientosi quasi come animali. Da
notare che sono quasi tutti scalzi e con quel velo di vestito a
brandelli, con il quale io avrei freddo anche in casa. Comunque, a
parte questa nota apparentemente così squallida, per loro la vita
è allegria e divertimento, perché non vogliono pensare ad un
domani se non a quello immediato. Le giornate vanno vissute col
massimo godimento a disposizione nel momento. Per tutto ciò che
ho visto di crudele esiste una ben funzionale spiegazione. Forse a
volte non li condivido, ma per quel che mi è concesso di recepire
li capisco. Intanto la mia convivenza con Claudio
scorre fluida. E’ un ragazzo in gamba e dinamico, fortunatamente
mi dice le cose schiettamente senza aspettare che io possa
arrivare a capirle. D’altro canto, certe attenzioni per la
salvaguardia anche dei più banali oggetti sono d’obbligo in
questi luoghi. Non c’è, nell’arco di circa sessanta km, un
negozio dove si possa trovare anche un semplice foglio di carta
(non stò esagerando), figurarsi un ricambio per l’auto. Quindi
non c’è tempo per capire, in alcuni casi potrebbe essere già
troppo tardi.
Per i prossimi giorni si sta vedendo di organizzare i lavori per
due microprogetti. Uno è l’ultimazione del centro sociale qui
in Matembwe, l’altro è la costruzione della
casa
vedi
foto
per
i futuri volontari in un villaggio a cinquanta km di distanza
(villaggio Ikondo). Non stò ad elencare quali
molteplici problemi comportino le strade poco agevoli
vedi
foto,
la
carestia della disponibilità dei materiali od un banalissimo
contrattempo.
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