Paragrafo 8
 

Matembwe

Caro diario, sono un po’ di giorni che ti ho lasciato chiuso.
In questo frattempo ho avuto modo di conoscere nuovi luoghi e nuove persone. Poco alla volta, sto iniziando a capire come questa gente ragiona. Mi meraviglio continuamente di come rimangono stupefatti davanti alle più banali tecnologie del mio mondo. A volte rimango imbarazzato nel sentirmi così osservato, d’altronde, in tutta la zona circostante (parlo di tutta una regione) siamo solo in quattro ad avere la pelle bianca. Quindi siamo gli unici fortunati ad avere la macchina, bei vestiti, orologi e tutti quegli altri optionals che per loro sono proibitivi. Il tenore di vita locale, è così povero che a volte non credo ai miei occhi. I bambini già a tre o quattro anni iniziano a lavorare per un equilibrio famigliare di necessità. Li vedo vestiti di stracci o con abiti ricavati dai sacchi di tela,
vedi foto tanto sporchi e malconci da diventare tutt’uno col fango o col terreno circostante. I mezzi di trasporto sono così impossibili, che quando si passa in macchina è d’obbligo caricare quante più persone stanno nell’abitacolo o nel cassone aperto all’aria. E bambini o vecchi che siano, anche sotto una pioggia torrenziale ed un notevole freddo, stanno lì pazientosi quasi come animali. Da notare che sono quasi tutti scalzi e con quel velo di vestito a brandelli, con il quale io avrei freddo anche in casa. Comunque, a parte questa nota apparentemente così squallida, per loro la vita è allegria e divertimento, perché non vogliono pensare ad un domani se non a quello immediato. Le giornate vanno vissute col massimo godimento a disposizione nel momento. Per tutto ciò che ho visto di crudele esiste una ben funzionale spiegazione. Forse a volte non li condivido, ma per quel che mi è concesso di recepire li capisco. Intanto la mia convivenza con Claudio scorre fluida. E’ un ragazzo in gamba e dinamico, fortunatamente mi dice le cose schiettamente senza aspettare che io possa arrivare a capirle. D’altro canto, certe attenzioni per la salvaguardia anche dei più banali oggetti sono d’obbligo in questi luoghi. Non c’è, nell’arco di circa sessanta km, un negozio dove si possa trovare anche un semplice foglio di carta (non stò esagerando), figurarsi un ricambio per l’auto. Quindi non c’è tempo per capire, in alcuni casi potrebbe essere già troppo tardi.
Per i prossimi giorni si sta vedendo di organizzare i lavori per due microprogetti. Uno è l’ultimazione del centro sociale qui in Matembwe, l’altro è la costruzione della casa
vedi foto per i futuri volontari in un villaggio a cinquanta km di distanza (villaggio Ikondo). Non stò ad elencare quali molteplici problemi comportino le strade poco agevoli vedi foto, la carestia della disponibilità dei materiali od un banalissimo contrattempo.

 
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Ultima modifica: martedì 09 ottobre 2007 19.44

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