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KOIBITO PLAY
TAMAOKI BENKYO
STAR COMICS
Annuale, 208 pagine, b/n, 6.000
lire
Formato 13 x 18, brossurato
Numero 1 di 2 (UP n° 8),
Dicembre 1999
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Un manga decisamente strano, questo
di Tamaoki Benkyo, che ti spiazza fin dal primo capitolo, sotto diversi
punti di vista. Tanto per cominciare, non sai mai di preciso dove e quando
ti trovi: il rapporto fra i personaggi si gioca molto tra silenzi imbarazzati,
sguardi che si evitano cercandosi, e semplici pensieri; le battute sono
spesso fuori campo, inserite in vignette che sembrano non c’entrare nulla
col contesto, salvo poi scoprire (ma più avanti!) che si tratta
di ricordi fondamentali nell’economia psicologica della protagonista. |
E, a proposito, i personaggi stessi
sono piuttosto ambigui, a partire da lei, Okuno, oscillante tra la timidezza
della sua vita universitaria e la sfrontatezza di un lavoro notturno decisamente
“estremo”, pur possedendo un’ingenuità e una spontaneità
di fondo che, paradossalmente, la rendono più vera. |
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Come se non bastasse, dal passato
di entrambi (il “lui” della situazione si chiama Saeki), riemergono con
forza personaggi che impongono un rinnovato faccia a faccia con situazioni
più o meno sepolte, in ogni caso difficili da affrontare e da gestire,
soprattutto nell’ottica, se non adulta certo non più adolescenziale,
dei protagonisti. Uno spaccato metropolitano insomma, con uno stile narrativo
a mio parere più filmico che fumettistico, che parte come se una
telecamera apparentemente distratta stesse “sorvolando” le vite degli attori,
per poi insinuarsi pian piano nelle loro relazioni, portandoti con sé,
al loro livello, ma sempre con un certo distacco… strano, appunto, come
se fra il lettore e le persone che si muovono sulla scena ci fosse una
cortina sonnolenta, come se lo stanco trascinarsi delle loro esistenze
si trasmettesse graficamente e influenzasse il ritmo della lettura. |
Il sesso ovviamente c’è,
molto ed esplicito, ma perfettamente calato nell’economia del racconto,
mai fine a se stesso, bensì necessario tanto all’intreccio quanto
alla definizione psicologica dei personaggi, che in fondo la fa da padrona. |
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Un’altra scelta coraggiosa dei KB,
dunque (anzi, del Kappa… diamo al verdognolo quel che gli spetta: non vorrei
ritrovarmi con la stanza trasformata in uno stagno!). L’unico rimpianto
è quello di dover aspettare un anno per il finale, anche se l’idea
delle testate con titoli a rotazione si conferma, a mio avviso, azzeccata:
è forse il modo migliore per leggere tante cose diverse senza spendere
un capitale!
Iuri Cavallero
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N.B. Questo scritto, così
come Una Ragazza
Alla Moda,
Poropmpompin e Kirara,
sono tratti dall'ultimo numero di SUSHI, rivista di Fumetti e Animazione
Giapponesi, che purtroppo non ha mai visto la luce in edicola e fumetteria.
Mi sono stati inviati dai redattori (ex redattori...) di SUSHI.
Peccato assai: era la migliore rivista "giapponese" in Italia, a insindacabile
giudizio di chi redige questa noticina. (Orlixx) |
Aprile 2001 |