La Storia dell'Eritrea
Dall'Amministrazione militare britannica alla federazione con l'Etiopia (1941/ 1961)
Tra l’aprile e il giugno 1941 l’Eritrea viene "liberata" dall’esercito britannico, favorito anche dal cambiato atteggiamento degli eritrei e soprattutto degli ascari nei confronti dell’Italia. Stefano Poscia individua due principali motivazioni di questo cambiamento (tra l’altro confermate da più fonti): «Da una parte, il peso maggiore della guerra, come già in Libia, dove hanno combattuto in sessantamila, è ricaduto principalmente sulle loro spalle, visto che i primi a morire, come d’abitudine, sono stati gli "indigeni"; dall’altra, la propaganda inglese si è rivelata particolarmente efficace». Durante la guerra italo - britannica l’aviazione inglese lanciò, infatti, migliaia di volantini con la seguente dicitura: «Soldati eritrei, ascoltate! Disertate dagli italiani e unitevi a noi! Sappiamo che se non avete combattuto gli inglesi è perché non volete più essere governati dagli italiani: riceverete la vostra piena ricompensa. A voi, il popolo che desidera vivere sotto la bandiera di Sua Maestà imperiale e avere la sua propria bandiera, diamo la nostra parola che vi sarà permesso di scegliere il governo che desiderate». Purtroppo, però, la realtà sarà ben diversa per il popolo eritreo ed il primo segnale fu la decisione di mantenere pressoché intatta l’Amministrazione italiana. Negli undici anni di Amministrazione britannica l’Eritrea verrà spogliata della quasi totalità delle infrastrutture (per esempio fu messa fuori uso la funicolare Massawa - Asmara e i grandi motori furono portati a Ceylon) ed il suo futuro sarà deciso esclusivamente al di fuori dei confini. Le quattro potenze vincitrici della Seconda Guerra Mondiale (Stati Uniti d’America, Unione Sovietica, Francia e Gran Bretagna), infatti, se non hanno dubbi nel riconsegnare l’Etiopia ad Hailé Selassié, per le restanti tre colonie italiane (Eritrea, Somalia e Libia) i diversi interessi faranno cadere tutte le proposte. Nel 1948 una commissione d’inchiesta visita l’Eritrea e la sensazione finale è che il Paese sia pervaso da profonde divisioni, aprendo così la strada alla proposta inglese di spartizione del Paese tra il Sudan e l’Etiopia. Le divisioni riscontrate dalla delegazione sono principalmente dovute ai diversi partiti e movimenti sorti già a partire dal 1946. I più importanti di essi si possono dividere in tre gruppi: quelli che aspirano all’indipendenza dell’Eritrea ("Eritrea agli eritrei" e "Lega musulmana"), quelli che spingono per l’annessione all’Etiopia ("Partito unionista", appoggiato dal clero copto dell’altopiano) e quelli che appoggiavano un protettorato italiano ("Associazione veterani" ed in seguito "Partito pro - Italia", finanziati dall’Italia). Un movimento, quest’ultimo, osteggiato da Addis Abeba fino al punto di mettere in campo, con il tacito consenso dell’Amministrazione britannica, gli scifta.
Alla fine non si trovò nessun accordo e nel settembre del ’48 l’intera questione verrà affidata alle Nazioni Unite. La discussione però non avverrà che nell’aprile dell’anno seguente (senza comunque nessun sostanziale passo avanti) e così l’Italia si muove per altri canali: il 6 maggio 1949 nasce il «piano Bevin - Sforza» (dal nome dei ministri agli esteri italiano e britannico), che prevede la spartizione della Libia in attesa dell’indipendenza, il protettorato italiano in Somalia e il via libera al progetto inglese di dividere l’Eritrea tra Sudan ed Etiopia. Le reazioni non si fanno attendere, né nell’ex "Colonia primogenita" né tra le potenze mondiali, e porteranno, soprattutto per l’opposizione di Francia e Unione Sovietica, al naufragio del piano. Ma la situazione non è migliore nelle file delle Nazioni Unite: anche la commissione inviata dall’Onu in Eritrea nel 1950, come quella del 1948, non riuscirà a prospettare un’unica soluzione. Alla fine le tre possibilità presentate saranno: annessione all’Etiopia, federazione con l’Etiopia ed indipendenza. Il 2 dicembre 1950 con la Risoluzione 390/A (V), l’Assemblea generale delle Nazioni Unite si pronuncia per la federazione con 46 voti favorevoli, 10 contrari (quelli dei Paesi del blocco sovietico che si pronunciarono per l’indipendenza) e 4 astensioni. L’Eritrea sarebbe divenuta così «un’unità autonoma federata all’Etiopia sotto la sovranità della corona etiopica», mentre per le restanti ex colonie italiane la decisione fu di indipendenza per la Libia e di protettorato decennale italiano in Somalia. La proclamazione ufficiale della federazione avverrà però quasi due anni dopo, il 15 settembre 1952. Prima, infatti, si tennero le elezioni per il Parlamento eritreo (25 marzo). Dalla tornata elettorale le forze indipendiste ed unioniste si equivalgono, dando non pochi problemi al Governo etiopico che mira ancora all’unione definitiva dei due Paesi. Il problema, comunque, sarà risolto con lo scioglimento dei partiti (ad esclusione di quello unionista) dopo le successive consultazioni, quando cioè il partito unionista avrà una maggioranza schiacciante in Parlamento.
La Costituzione eritrea, stilata con il concorso di un commissario delle Nazioni Unite, sarà già minacciata nel 1953 dalle autorità etiopiche nel tentativo di svuotare l’autonomia eritrea all’interno della federazione. Questi atteggiamenti porteranno i partiti eritrei alla decisione di rivolgersi ufficialmente all’Onu per protestare; proteste che però non serviranno a nulla. Il malcontento in Eritrea cresce di mese in mese fino a sfociare, dopo la decisione del governo eritreo (ormai nelle piene mani dell’imperatore Hailé Selassié) di sciogliere i sindacati, nello sciopero generale che paralizzerà le principali città eritree dal 10 al 14 maggio 1958. La repressione sarà durissima, si conteranno nove morti ed oltre cinquecento feriti. Trascorrono poche settimane ed i nuclei indipendentisti clandestini iniziano ad organizzarsi nel Movimento di Liberazione dell’Eritrea (Mle).
L’ingerenza etiope, nel frattempo, aumenta sempre di più e sempre più velocemente: nel 1959 la bandiera eritrea è rimossa dai palazzi pubblici, nel 1960 viene abolito l’uso del sigillo e dello stemma ufficiali eritrei ed il Governo sarà semplicemente chiamato «Amministrazione eritrea». Nello stesso anno viene introdotta come lingua ufficiale nelle scuole l’amarico, la lingua abissina. Gli animi sono sempre più caldi ed un’altra organizzazione clandestina nasce nel 1961 ad Il Cairo: il Fronte di Liberazione dell’Eritrea (Fle). A differenza del Mle, il nuovo movimento ha come scopo principale la guerriglia ed il 1° settembre dello stesso anno 13 uomini del Fle mettono a segno la loro prima azione attaccando un posto di polizia nel bassopiano occidentale.
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