AGGETTIVI ED AVVERBI





AGGETTIVI
Gli aggettivi hanno due generi (machile e femminile) e due numeri (singolare e plurale). Le desinenze ricalcano quelle dei sostantivi: per singolare -u, -a, -i per il plurale una forma unica in -i.
Esempio: 'un cristianu curtu' (uns ignore basso), 'una cristiana pacchiuna' (una signora grassa), 'un cani ranni' (un cane grande), 'una picciridda ranni' (una bambina grande). Al plurale fanno tutti -i: i cristiani curti, i cristiani pacchiuni, i cani ranni, i picciriddi ranni.
I gradi di comparazione: 'chiu bùonu ri' (più buono di), 'menu bùonu ri' (meno buono di), 'bùonu cùomu' (buono come). Le ultime due forme vengono spesso sostituite da frasi alternative: invece di dire 'A è meno buono di B' si preferisce 'B è più buono di A'; invece di 'chistu è bùonu cùomu chiddu ' si può dire ad esempio 'chistu è puru bùonu' (anche questo è buono; ovviamente l'altro termine di paragone rimane implicito).
Per il superlativo assoluto si preferisce 'trùoppu' anziché il suffisso -issimo, ritenuto un italianismo (infatti è pronunciato all'italiana). Es: 'è troppu bìeddu', è bellissimo. Per il superlativo relativo si usa la forma 'u chiu + aggettivo + ri': u chiu fuorti r'a casa, il più forte della casa.
Laddove in italiano si hanno delle forme lessicalizzate di comparativi e superlativi (migliore, peggiore, superiore, ottimo, celeberrimo...) il siciliano opta per una versione regolare: chiu mìegghiu, chiu peggiu, chiu ggiàvutu...
Gli aggettivi non presentano altre grandi peculiarità.

GLI AVVERBI
Gli avverbi meritano un discorso più approfondito. Essendo le frasi tendenzialmente brevi, semplici e paratattiche, l'uso di avverbi (specialmente di modo) è limitato allo stretto necessario. In particolare gli avverbi di modo si discostano dall'italiano: gli avverbi in -mente sono pochissimi, e al loro posto si usa l'aggettivo con valore avverbiale, dove possibile.
In italiano si può dire indifferentemente 'io cammino veloce' e 'io cammino velocemente'; in siciliano si dice solo 'iu camminu vilòce'. Gli avverbi in -mente, quando vengono usati, vengono trattati quasi come parole straniere, senza cioè aggiustamenti fonetici. Si dice: 'un pigghiavi nìenti completamente'; da notare 'completamente' e non un'ipotetica forma *'cumplitamìenti'.
Ovviamente non sempre è possibile sostituire l'avverbio in -mente con l'aggettivo d'origine: in questi casi o non si mette l'avverbio (per la già citata parsimonia), oppure si fa una frase in cui si ha un sostantivo a cui poter applicare l'aggettivo. 'Parlò intelligentemente' si potrebbe tradurre con 'fici un discorso intelliggìenti'.
NOTA
Qui è bene aprire una parentesi sul concetto di traduzione. La parola 'tradurre' è in realtà fuorviante, perché sottindende che la frase nasca in italiano e poi venga adattata al siciliano. Ovviamente non è così: ad un parlante nativo tutto ciò è perfettamente naturale, e non si accorge spesso della struttura delle frasi che produce, semplicemente è guidato dalla sua abilità linguistica a formulare frasi corrette ed eleganti (per il dialetto). Quindi una persona che dica 'fici un discorso intelliggìenti' non sta evitando di dire 'parlò intelliggentemente', perché la frase in dialetto nasce come 'fici un discosco intelliggìenti'. Per un parlante italiano può apparire macchinoso dover 'semplificare' le frasi, ma solo perché non è addentro alla lingua e si vede costretto a tradurre partendo dall'italiano (un po' come quando si imparano certe regole di grammatica di altre lingue che dopo un po' ci appaiono del tutto  naturali).

Gli altri tipi d'avverbi si discostano poco dall'italiano, e quindi basta imparare i vocaboli per poterli usare sufficientemente bene.

Alcune curiosità riguardo agli avverbi. In siciliano non esiste una parola per 'bene', al suo posto si usa 'bùonu' (ovviamente in questo caso non si ha né femminile né plurale, in quanto l'avverbio è parte invariante del discorso). Per esempio, 'ho mangiato bene' si dice 'manciavi bùonu.'
Anche l'avverbio 'molto' non si usa, al suo posto il celeberrimo 'assai'. 'Ho mangiato molto' si dice 'manciavi assai'. 'Di più' si dice 'chiu assai', mentre per il superlativo assoluto (molto bello) si può usare ancora 'assai', ma è preferibile aggiungere all'aggettivo la parola 'trùoppu' o 'vìeru': 'beddu vìeru' (molto bello), 'veru bùonu' (molto buono).

 


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