Friedrich Nietzsche

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La dottrina di Zarathustra

In “Così parlò Zarathustra” Nietzsche immagina che l'antico riformatore persiano Zarathustra sia tornato sulla terra per annunciare una nuova dottrina all'umanità. I tre insegnamenti che Zarathustra vuole donare all'uomo sono: la dottrina del Superuomo, quella dell'Eterno ritorno dell'uguale e la Volontà di potenza.

Dice Zarathustra: “Io vi insegno il superuomo; l'uomo è qualcosa che deve essere superato...tutti gli esseri hanno creato qualcosa al di sopra di sé e voi volete retrocedere alla bestia piuttosto che superare l'uomo? L'uomo è un cavo teso tra la bestia e il superuomo”. Solo chi ha il coraggio di guardare in faccia la vita e di prendere atto della caoticità razionale del mondo, al di là di ogni illusione metafisica, è pronto per varcare l'abisso che separa l'uomo dal superuomo. Per cui il superuomo ha dietro di sé, come condizione necessaria del suo stesso essere, la morte di Dio e la vertigine da lei provocata ma ha davanti a sé il mare aperto delle possibilità scaturite da una libera progettazione della propria esistenza al di là di ogni struttura metafisica. La figura del superuomo presenta una tensione dionisiaca verso la vita che lo pone al centro del mondo e animato da un fatalismo gioioso e fiducioso, spinto da un'energia tumultuosa che tutto tramuta in affermazione.

La concezione del superuomo trova nella dottrina dell'Eterno ritorno dell'uguale il suo orizzonte definitivo di comprensione. Questo concetto viene presentato come il risultato di una intuizione improvvisa: il tempo non ha fine, il divenire non ha scopo. Il tempo non procede in modo rettilineo né verso un fine trascendente (come sostiene la tradizione ebraico - cristiana) né verso un fine immanente (come crede lo storicismo). L'uomo occidentale è prigioniero di un’errata concezione lineare del tempo, secondo cui ogni cosa ha un inizio e una fine, un principio e uno scopo. A questa concezione ebraico - cristiana che scandisce il tempo in istanti irripetibili - creazione, peccato, redenzione, fine dei tempi - Nietzsche oppone invece una concezione ciclica, secondo la quale gli eventi sono destinati eternamente a ripetersi in un tempo circolare. In questa visione il mondo risulta dominato dalla ripetizione: “tutte le cose eternamente ritornano a noi e noi con esse, e noi già fummo eterne volte e tutte le cose con noi”. Ogni istante vissuto, ogni piacere e ogni dolore sono già esistiti infinite volte e infinite volte, in eterno, esisteranno. Se tutto ritorna, ogni istante non è né un passo avanti né un passo indietro, in quanto non vi sono più direzioni prescritte: cade la possibilità di orientarsi nel tempo rispetto a scopi o principi assoluti; si svela così il fondamento ontologico fallace di ogni progetto etico, religioso o metafisico. Questa concezione circolare del tempo potrebbe essere interpretata in chiave fatalistica: se ogni istante è destinato a ripetersi, se il tempo non è che l'eterno rincorrersi degli eventi stessi, si deve concludere che nulla accade di nuovo, che la vita è inutile, come gli atti di volontà dell'uomo? Nietzsche risponde negativamente. L'amor fati non è l'accettazione rassegnata delle cose così come esse accadono: il superuomo è proprio colui che volontariamente vuole per sé quella legge universale che gli altri esseri si limitano a seguire ciecamente. Così facendo trasforma il caso in una necessità consapevolmente assunta e voluta: “Così io volli che fu, così io voglio che sia , così io vorrò che sia”. Nella visione lineare del tempo ogni istante acquista significato solo se legato agli altri che lo precedono e lo seguono: il corso del tempo muove verso un fine che trascende i singoli momenti di cui è costituito. Nella visione di Nietzsche, invece, ogni momento del tempo e dunque ogni esistenza singola in ogni suo attimo di vita, possiede tutto intero il suo senso. L'attimo presente perciò merita di essere vissuto per se stesso, come se fosse eterno.

Da questa concezione Nietzsche trae le sue massime: “Muovi sempre dall'attimo, dal presente vissuto pienamente, in quanto affidato né al destino, né alla casualità, ma alla decisione, al coraggio, alla volontà; - vivi questo attimo in modo tale da desiderare di riviverlo”. E' chiaro che solo un uomo perfettamente felice potrebbe volere l'eterna ripetizione di ogni attimo della propria vita, così come è chiaro che solo in un mondo pensato nella cornice di una temporalità ciclica è possibile una tale piena felicità. Infatti in una struttura del tempo rettilinea nessun istante vissuto può realmente avere in sé una pienezza di senso, in quanto tale istante ha senso solo in funzione di altri istanti che lo precedono e lo seguono. Questi attimi così intensi da desiderare che ritornino eternamente, sono possibili solo se l'uomo felice che ne è il protagonista, il superuomo, aderisce alla legge suprema dell'eterno ritorno dell'uguale. L'eterno ritorno può essere voluto solo dal superuomo, ma il superuomo può darsi solo in un mondo ordinato secondo l'eterno ritorno. In questo modo diventa possibile l'avvento di una nuova e felice umanità, libera di dispiegare la propria creativa volontà di potenza sul mondo.

Di fronte alla nullità dei valori, all'assurdità del mondo, alla realtà della sofferenza, la volontà di potenza è la volontà dell'individuo di affermarsi come volontà. La morte di Dio diventa la risurrezione dell'uomo responsabile e padrone del proprio destino, la cui volontà è ora libera di affermare sé stessa. Soggetto di volontà di potenza è, di conseguenza, colui che ha la forza per affermare la propria prospettiva del mondo.

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