IL FASCISMO

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Il "Governo di Coalizione" composizione del primo governo Mussolini

L'ultimo discorso alla camera di Giacomo Matteotti

Il governo fascista

 La <<marcia su Roma>> non segnò l’inizio della dittatura fascista, Mussolini infatti formò un governo di coalizione. Mussolini chiese alla Camera i pieni poteri per un anno e li ottenne, perché molti parlamentari moderati erano convinti che, risolti i più gravi problemi finanziari e sociali, egli avrebbe lasciato il governo. Nel 1923 Mussolini istituzionalizzò la Milizia volontaria per la sicurezza nazionale: il provvedimento sembro rispondere all’esigenza di tenere a freno le squadre fasciste, inserendole in un’organizzazione istituzionale. In realtà, con la formazione di una milizia di parte posta agli ordini diretti del presidente del consiglio fu compiuta una violazione dell’ordinamento costituzionale.

Mussolini si servì dei pieni poteri per adottare una serie di misure dirette a ridurre l’intervento dello stato nella vita economica e a ottenere il sostegno al suo governo sia da parte del mondo degli affari sia da parte dei lavoratori.

Sul piano politico Mussolini pose limitazione all’attività degli oppositori e alla libertà di stampa. Con la giustificazione di voler rafforzare la stabilità dell’esecutivo, fece approvare una legge che assegnava i due terzi dei seggi alla lista che avesse riportato la maggioranza relativa dei voti.

Grazie alla nuova legge elettorale la lista sostenuta dai fascisti, definita <<listone>>, perché in essa entrarono anche uomini di9 altri partiti vinse le elezioni che si svolsero nel 1924.

L’opposizione denunciò brogli e violenze, questa denuncia fu portata avanti principalmente da Giacomo Matteotti, che fu rapito da un gruppo di fascisti e ucciso.

Gli oppositori contavano soprattutto sull’apertura di una <<questione morale>> e sul richiamo alla legalità. Questo richiamo però avrebbe potuto avere un peso politico soltanto se fosse stato accolto dal re. Vittorio Emanuele III temendo di restare isolato dalle forze conservatrici, forti in Senato e favorevoli a Mussolini, non si mosse.

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