GABRIELE
D’ANNUNZIO
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“Il Piacere” (l’estetismo) Il primo romanzo, “Il
Piacere” è del 1889. In quest’opera l’autore esalta vistosamente il
mito della sua vita voluttuosa e materiale, rendendo vastissima fin
dall’inizio la sua grande fama. La vicenda presenta un esteta aristocratico e
colto, Andrea Sperelli, in una Roma splendidamente evocata, diviso tra la
passione per l’inafferrabile amante di un tempo, Elena Muti, e il fascino di
una donna pura e fedele, Maria Ferres. La vicenda è incentrata
sull’attrazione verso le due donne, che tormenta Andrea, giungendo infine ad
una conclusione tragica, cioè la costrizione di Maria ad abbandonare la città
dopo un ultimo drammatico incontro con Andrea il quale, ormai ossessionato
dalle proprie fantasie, si lascia sfuggire il nome della rivale. La chiara
rarefazione dell’intreccio e della trama è presentata in quest’opera con uno
stile ricco e prezioso, con una predilezione per i termini rari e un accurato
studio sintattico che spinge la poesia verso risultati quasi lirici. "Il verso è tutto […]; può definire l'indefinibile e
dire l'ineffabile; "Bisogna fare la propria vita, come si fa
un'opera d'arte" "Avido d'amore e di piacere, non aveva
ancora interamente amato né aveva ancor mai goduto ingenuamente". da “Il
Piacere” L’estetismo è la corrente letteraria e filosofica che
esprime l’atteggiamento tipico dell’artista decadente, che è un soggetto che
vive una crisi, un’estraneità al mondo che lo circonda e ai suoi valori. Egli prova un odio ed un disgusto per i
valori, li considera mediocri e rispetto ai quali si sente superiore. Il
poeta fugge dalla realtà verso un mondo di bellezza raffinata, insolita,
preziosa. Tutto questo non solo nell’arte, ma anche nella vita. La vita
stessa, cioè, è un’opera d’arte da costruire con raffinatezza e ricercatezza.
L’esteta ha il culto del bello fine a se stesso, ritiene i valori estetici
primari e riduce in subordine tutti gli altri: “un’azione non dev’essere giusta, ma bella!”. L’eroe decadente si
considera eccezionale, speciale, disprezza l’uomo comune e la massa mediocre,
costruisce la sua vita come un’opera d’arte attraverso l’artificio,
sprezzando la spontaneità. Egli giunge ad un fallimento finale inevitabile. |
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