GABRIELE
D’ANNUNZIO
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LA POETICA D'Annunzio interpreta il gusto decadente e
intende il poeta come soggetto inimitabile dotato di acuta sensibilità.
L'arte è attività suprema, fortemente soggettiva ed esaltante. Alla
base del pensiero dannunziano è possibile riscontrare queste tre componenti:
estetismo, panismo, superomismo. Composta nell’estate del 1902, è forse la lirica
più nota del D’Annunzio, quella in cui con la sua raffinata sensibilità egli
ha saputo percepire ed esprimere i moti più impalpabili della vita naturale.
La trama narrativa è esile e favolosa. La pioggia sorprende il poeta e la
compagna, Ermione, sul margine di una pineta del litorale toscano. Nel
silenzio di voci e rumori umani emerge la grandiosa sinfonia della pioggia
che cade sulle fronde degli alberi, a cui si accorda il canto delle cicale e
poi quelle delle rane, in lontananza. Il poeta ed Ermione vagano liberi nel
bosco, quasi ebbri di gioia panica, trasformati in creature vegetali e
assimilati alla vita stessa della natura. Motivo dominante della poesia è la musica che vi
regna sovrana. Il poeta vuole imitare la musica della pioggia e, più in
generale, del bosco e della natura tutta; ma è soprattutto un discorso
poetico, nei suoi valori materici, eufonici e ritmici, a farsi musica, a
trasformarsi in puro canto musicale. La prima strofa propone il Leitmotiv: la musica della pioggia
nella pineta armoniosa; la seconda strofa si sofferma sugli strumenti
naturali gli alberi) e sui diversi suoni prodotti, mentre comincia a
distinguersi il canto delle cicale; la terza strofa rimarca il duetto fra
cicale e rane, l’affievolirsi della voce delle prime e l’affermarsi del canto
<<roco>> delle seconde, mentre va crescendo il gioioso corale
della pioggia scrosciante. All’interno di questa partita musicale si sviluppa
il motivo della metamorfosi: all’umanizzazione della natura, viva e
palpitante di piacere nel lavacro della pioggia, corrisponde la naturalizzazione
delle creature umane, seguita in particolare nella rinascita di Ermione come
<<creatura terrestre>>. L’ultima strofa celebra il ben noto tema
del panismo nella felice identificazione del poeta e della compagna nella
vita primigenea della natura. “La pioggia nel pineto” fa parte delle Laudi, che sono
formate da “Maia”, “Elettra” e “Alcyone” pubblicate nel 1903. D’Annunzio esprime in queste opere
il suo totale e gioioso abbandono alla vita, la parola perde di artificiosità
per trovare una propria musicalità, in un’atmosfera dolce e sensuale in
stretto contatto con la natura (panismo). |
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