SENECA

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Busto bronzeo di Lucio Anneo Seneca

VITA

Lucio Anneo Seneca nacque all’inizio dell’età cristiana a Cordova, in Spagna. Quand’era ancora fanciullo fu condotto a Roma dal padre e lì ebbe un’accurata educazione retorica e filosofica (di tipo pitagorico e soprattutto stoico).

Di salute malferma, avrebbe voluto suicidarsi, ma lo distolse il padre anziano che lo convinse a recarsi da una zia in Egitto. Durante il suo soggiorno in Egitto scrisse De situ et sacris Aegyptiorum, che però non c’è pervenuta.

Tornato a Roma iniziò la sua carriera politica, dalla quale derivarono tutte le sue inimicizie e anche il rischio di essere condannato a morte da Caligola, per la fama che egli si era fatto come avvocato. Per questo motivo Seneca nutrì per Caligola anche in seguito un particolare odio.

Scampato alla morte, nel 41 d.C., sotto Claudio, scrisse le sue prime opere la Consolatio ad Marciam e parte del De Ira, in cui molti e forti sono gli echi della tirannide di Caligola. Poco dopo fu accusato di adulterio con Giulia Livilla, sorella di Claudio, e fu esiliato in Corsica. In questo periodo scrisse le Consolationes, un’opera di adulazione e servilismo finalizzata a far cessare l’esilio. Il ritorno a Roma gli fu concesso tramite la seconda moglie di Claudio, Agrippina, che lo nomina precettore del figlio Nerone. In questo periodo scrisse il De tranquillitate animi, nel quale esamina le due forme di vita contrapposte, quella attiva (cioè politica) e quella contemplativa, proponendo una forma equilibrata di partecipazione alla gestione pubblica del potere, volta al bene dello Stato.

Nel 54 d.C., dopo la morte di Claudio, Seneca scrisse una satira violenta contro di lui, l’Apocolocynthosis, nella quale mostrava anche il suo sostegno per Nerone, nel quale lo ritrae come il perfetto imperatore.

Il primo periodo del governo di Nerone fu definito come periodo di aurea moderazione del governo, in questi anni Seneca componeva il De Clementia, nel quale propone il suo ideale dell’amministrazione tollerante e pacifica del potere imperiale. Il compito di Seneca, come precettore dell’imperatore, si complicò quando Nerone incominciò a macchiarsi di efferati crimini come l’assassinio del fratellastro Britannico e ancor peggio quello della madre. Seneca si assunse le proprie responsabilità consigliando Nerone e successivamente mettendo per iscritto le accuse contro Agrippina, di cui l’imperatore si servì per giustificarsi di fronte al Senato.

Uccisa Agrippina l’influenza di Seneca alla corte di Nerone divenne sempre minore, quindi il poeta decise di ritirarsi alla vita privata dove poté dedicarsi agli studi sia scientifici sia etici. Ma fu periodo breve, perché Seneca, implicato nella congiura dei Pisoni contro Nerone nell’anno 65, fu costretto a uccidersi insieme agli altri congiurati.

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