LA
PROPAGANDA FASCISTA
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La propaganda del
regime fascista attraverso le immagini
L’intera ideologia
fascista non presenta particolare originalità nei contenuti, ma fa derivare
le proprie basi teoriche da interpretazioni più o meno faziose delle dottrine
filosofiche del recente passato, prima fra tutti l’esaltazione del Superuomo di
Nietzsche, al solo scopo di rendere accattivante e convincente la rivoluzione
fascista attraverso immagini e mezzi pubblici di comunicazione. Centrale diventa
la figura del capo carismatico, il duce del fascismo Benito Mussolini, che
fonda il suo potere sulle sue presunte doti eccezionali che ne fanno una
figura infallibile. Gli ideali principali
che permisero al fascismo di presentarsi come interprete dell’interesse
generale, furono la pretesa eticità dello stato, cioè un’immagine dello stato
quale interprete del diritto e della moralità, e l’espansione fra il popolo
del mito dell’autarchia. L’ideologia fascista si identificava infatti nella
fede cieca nella nazione, sintetizzata dal motto <<Credere, Obbedire, Combattere>>. Mussolini sottolineava
l’importanza, sul piano della suggestione collettiva, di sfruttare l’idea che
il nuovo ordine nascesse dalla rivoluzione fascista: <<A noi occorre questa parola, perché fa
un’impressione mistica sulle masse, dà all’uomo comune l’impressione di
prendere parte ad un movimento eccezionale>>. Le tecniche di
condizionamento con le quali si raggiungeva il consenso furono: la
pubblicità, i giornalini a fumetti, la radio e il cinema, le celebrazioni, le
manifestazioni di massa e i dialoghi dal balcone del duce con il popolo
italiano radunato in piazza. Fin dal 1931 il regime
impartì alla stampa direttive molto precise, ordinando di improntare ogni
giornale a ottimismo, fiducia e sicurezza nell’avvenire, eliminando le
notizie allarmistiche, pessimistiche, catastrofiche e deprimenti. Nel 1933 l’Istituto
Luce (L’Unione Cinematografica Educatrice) venne posto alle dipendenze del Ministero della Cultura Popolare, con
il compito di documentare le opere del regime e diffondere le immagini
ufficiali attraverso servizi fotografici, film, documentari propagandistici e
cinegiornali distribuiti nelle sale cinematografiche di ogni parte d’Italia.
Tutti gli argomenti trattati svolgevano una funzione politica, tutte le
immagini e le parole che Mussolini e i suoi gerarchi decidevano di
trasmettere avevano lo scopo di plagiare le masse all’ideale radioso della
dittatura. L’immagine diffusa di
Mussolini era quella dell’uomo di governo, brillante, sportivo, elegante,
super-attivo; il suo volto isolato era ingigantito o moltiplicato
ossessivamente all’infinito dai fotomontaggi. La sua immagine era ormai onnipresente e
onnipotente allo scopo di comprovare il rapporto di forte legame e di
identificazione con il popolo. La sua gestualità teatrale, lo sguardo duro e
truce, l’impennarsi del mento, le pose atteggiate e le mani sui fianchi
venivano magnificate per far conoscere i molteplici aspetti del suo carattere
impulsivo, esuberante, passionale. |
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