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Adolescenza, Educazione e sport

L’attenzione educativa al mondo dello sport

Quando oggi parliamo di "sport" o di "mondo dello sport" ci riferiamo a un fenomeno estremamente complesso. All’interno di questo fenomeno si possono evidenziare aspetti fra loro ovviamente collegati ma messi a fuoco diversamente per interessi, attenzioni, preoccupazioni, a seconda cioè del punto di vista particolare che assumiamo. In altre parole il fenomeno rimane lo stesso ma può cambiare il nostro modo di guardarlo e di interrogarci su di esso.

Per questo "sport", "mondo dello sport" risultano spesso espressioni equivoche e sulle quali non è facile intendersi. Se si ragiona sullo sport dal punto di vista psicologico, e cioè interrogandosi ad esempio sul rapporto sport-sviluppo della personalità, difficilmente ci si trova sulla stessa lunghezza d’onda di chi ragiona prevalentemente sugli aspetti economico-pubblicitari del fenomeno. In questa sede desideriamo assumere un punto di vista educativo. In particolare vogliamo privilegiare una attenzione al valore formativo dello sport praticato. Escludiamo quindi riflessioni sullo sport "guardato" o fruito come spettacolo (aspetto che esiste e che incide sicuramente sulla formazione delle persone. Tuttavia questo risvolto dello sport non è oggetto della nostra attenzione. Ne terremo conto solo per il fatto che alimenta l’immagine dello sport, le aspettative e gli stereotipi che fanno parte del vissuto dei nostri ragazzi e quindi anche del loro modo di accostare e vivere la pratica sportiva).

 

Una pluralità di significati

Vorremmo partire dalla assunzione che l’attività sportiva potenzialmente possiede uno straordinario valore educativo e che coloro che si occupano di tali attività, a vantaggio dei ragazzi e dei giovani, si assumono implicitamente compiti formativi molto più importanti e incisivi di quanto solitamente non si pensi. Queste riflessioni si vogliono collocare oltre alcuni luoghi comuni, oltre gli slogans del tipo "lo sport fa sempre bene", "lo sport è salute", oppure "lo sport è una faccenda di muscoli e non di testa", ecc. Spesso infatti questi slogans indicano modi di ragionare abbastanza sbrigativi e non di rado, dietro la pretesa evidenza delle affermazioni, nascondono finalità e intenti propagandistici e strumentali che poco o nulla hanno a che vedere con serie preoccupazioni educative.

La pratica sportiva, come è evidente, fa bene solo a certe condizioni. Ed è su queste condizioni che la riflessione pedagogica deve concentrarsi. Se infatti l’attività sportiva punta alla maturazione e alla crescita umana dei soggetti a cui si rivolge, essa dovrà essere "su misura".

Diversa perciò dovrà essere la proposta rivolta a bambini di 7 anni da quella rivolta a giovani di 18, o da quella offerta ad adulti o ad anziani, diversa ancora se prospettata come gioco oppure come gara agonistica. Si tratta di attività che, in qualche modo, hanno sempre a che vedere con attività sportive ma i concetti di sport e di attività che vi sono sottesi variano di significato anche profondamente.

Nel nostro caso la riflessione si rivolge in particolare a ragazzi adolescenti (dai 14 ai 18 anni), e cioè a persone che stanno vivendo uno dei più vistosi e delicati cambiamenti della propria esperienza umana.

Si tratta di elaborare un progetto educativo che faccia perno sull’attività sportiva in quanto portatrice di valori formativi in ordine a tali cambiamenti.

 

Sport e adolescenti

L’attività sportiva, come gioco strutturato secondo regole e convenzioni storicamente consolidate, impegna i soggetti in precise prestazioni singole e/o di squadra in cui la padronanza del corpo e del movimento propone e richiede un continuo sforzo di superamento dei propri limiti attraverso l’impiego e la padronanza delle proprie risorse (forza, resistenza, destrezza, costanza, impegno, intelligenza, sensibilità).

Da questo punto di vista lo sport è occasione "formativa" nel senso che il soggetto è posto nelle condizioni di mobilitare le proprie motivazioni e le proprie capacità in vista dell’ottenimento di determinati risultati. Lo sforzo per ottenere precisi risultati presuppone intenzionalità (e, dal punto di vista educativo, implica che i soggetti siano aiutati a diventarne consapevoli).

Intenzionalità e consapevolezza presuppongono intelligenza, sensibilità e capacità di scelta. Ora questo dare forma ed organizzazione ai movimenti è una possibile strada, non unica ovviamente, per vivere in pienezza, da parte dei praticanti, quella unità personale di mente e di corpo che è anche un dare forma e organizzazione a se stessi e alla propria personalità. Ciò non significa, chiaramente, che praticare lo sport sia l’unico modo per realizzarsi come persona, né significa che sempre e comunque ottenga questo risultato. Significa però che anche questa può essere, al pari di molte altre attività, una via percorribile a questo fine1.

Molto dipenderà dal modo in cui questa esperienza verrà vissuta e dal come essa verrà a far parte di quella ricerca di senso della vita che è tensione appartenente alle prospettive e agli orizzonti dell’intera vicenda umana.

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