Se fosse (parte prima)
di Maddalena
Era una calda e tranquilla
mattinata di primavera. Durante l’intervallo tra una lezione e l’altra
gli studenti affollavano il cortile della scuola. Solo una studentessa
preferiva al tepore del sole la fresca ma monotona penombra della sala
computer. Daisy Reynolds se ne stava tutta sola a scrivere ad un
terminale. Scrivere era la sua grande passione, era una autrice provetta,
oltre ad essere una delle redattrici più operose del giornale della
scuola, si dilettava a scrivere su tutto e tutti, saggi, racconti e una
miriade di bozze di romanzi che aveva iniziato ma ahimè anche
abbandonato, non per nulla era stata scherzosamente soprannominata
“Shakespeare” da compagni e compagne di scuola. Un giovane la
raggiunse e le sventagliò davanti al viso dei fogli.
“Eccoti le soluzioni che volevi”
“Ssss. Vuoi proprio farti sentire da tutti !”
lo zitti Daisy.
“Ma se non c’è nessuno” replico stizzito il
ragazzo
“Bè, non si sa mai”
“Allora ti interessano ancora questi oppure
no?”
“Naturale che mi interessano. Che domande !!”
“E tu mi hai portato quello che mi serve?”
“Certamente” replicò la ragazza porgendogli
una cartellina plastificata
“C’è tutto?”
“Si, tutta quanta la relazione”
“Sei un genio !” le urlò il giovane
abbracciandola
“Steve smettila”
“Sai non credevo che saresti riuscita a
terminarla per tempo”
“Vuoi scherzare? Io sono una vera maga quando si
tratta di creare qualcosa di superbo e fantastico”
“Bè, ora non esagerare, in fondo si trattava
solo di una relazione su Edgar Allan Poe”.
“Solo ?? Solo una relazione? E no caro mio …
questa è Arte”
“Qualunque cosa sia ti ringrazio …. Ancora un
voto negativo del prof. Crowe e posso dire addio all’università e
soprattutto ai miei sogni di gloria nella squadra di football. Questo per
me sarà il trampolino di lancio … ti ho detto quanto guadagnano i
giocatori professionisti? Quelli bravi voglio dire?”
“Almeno un milione di volte !!” sospirò Daisy
“OK. Va bene …. Non te lo ripeterò … ma
sappi che per me è tutto !!”
“Anche per me. Se voglio poter contare su una
borsa di studio devo tenere una media dignitosa ma la matematica non mi
entrerà mai in testa”
“Questo non è un problema. I compiti te li passo
io”
“Certo ma non oso pensare cosa potrebbe accadere
se uno dei due prof. lo venisse a sapere”
“Ma non lo sapranno mai. Questo sarà il nostro
piccolo segreto” e così dicendo Steve Michaels uscì di corsa della
sala.
* * *
Nell’aula regnava un solenne silenzio ed era
sempre così quando a tenere la lezione era il Prof. Russell Crowe.
Giovane, avrebbe compiuto di lì a poche settimane trentasette anni, era
considerato uno dei migliori insegnanti del Corpo Accademico. Egli
riusciva a conquistare indifferentemente tutti i suoi allievi: i ragazzi
apprezzavano quella sua aria di eterno studente, così simile a loro,
l’abbigliamento sobrio ma casual e soprattutto il suo modo di illustrare
la materia con grande semplicità, mentre le ragazze lo amavano per il suo
straordinario fascino, il fisico possente, la voce maschia e virile, i
folti capelli castano chiari, gli occhi verdi dolcissimi ed espressivi:
non era bello di una bellezza perfetta, ma i tratti irregolari del viso lo
facevano apparire ancora più interessante.
Era insegnate di lettere in quella scuola solo da 5
anni, certo aveva fornito delle ottime credenziali ma il suo passato era
rappresentato da un alone di mistero. Non era sposato e non aveva legami
sentimentali ufficiali sebbene molte sue colleghe non ‘escludevano’ un
notevole interesse nei suoi confronti.
“Io lo trovo stupendo” esclamò Paula al
termine della lezione rivolgendosi a Daisy.
“Chi?” rispose sbadatamente la ragazza mentre
scribacchiava qualcosa su un foglio
“Il Prof. Crowe. Non trovi anche tu che sia
stupendo?”
“E’ un ottimo insegnate” disse fermandosi un
attimo a riflettere
“Io mi riferivo al suo aspetto fisico”
“Ah, si certo. E’ carino”
“No, è incredibilmente fantastico”
“Se lo dici tu”
“Ma non vedi che corpo, che fascino, wow!!”
“E’ un nostro insegnante ! Come puoi dire certe
cose?”
“E’ un atteggiamento del tutto naturale, per
una ragazza naturale!”
“Che intendi dire?”
“Se tu passassi meno tempo sui libri di
letteratura e ti guardassi un tantino di più in gito, una volta tanto
…”
“Non ne ho il tempo. C’è il giornale, le mie
storie, il Pulitzer che mi aspetta e ….. che desidero tanto vincere
…”
“Ho capito …. E’ meglio lasciare perdere”
“Che ti devo dire … è la mia fissazione quel
premio. Deve essere mio”
“Certo ma ricorda che quando lo vincerai non
avrai nessuno di importante nella tua vita a cui poterlo dedicare”
“Un passo per volta ….”
“Quando ti guarderai attorno …. Non ci sarà più
nessuno”
“Allora, pazienza. Vorrà dire che passerò alla
caccia del … Nobel !!”.
* * *
Due giorni dopo Daisy ricevette da Miss Nolan, una
delle impiegate della segreteria della scuola, un messaggio da parte del
Prof. Crowe: l’insegnante le chiedeva di presentarsi in aula quindici
minuti prima della lezione. Sebbene sorpresa Daisy non si preoccupò più
di tanto dell’insolita richiesta, pensò semplicemente che il professore
voleva complimentarsi con lei per l’ottimo lavoro svolto a proposito
della ricerca a lei assegnata. Quando però la ragazza entrò in classe
vide seduto in prima fila Steve con un’aria decisamente agitata. Daisy
entrò e andò a sedersi accanto a lui.
Il Prof. Crowe squadrò i due e disse: “Pensavate
davvero di non essere scoperti?”
Daisy, la più coraggiosa dei due iniziò a dire:
“A che proposito? Io proprio non so ….”
“Ma davvero non sa di che si tratta?” replicò
seccamente il professore
“No, decisamente” insistette Daisy
“Credeva davvero che non avrei capito che il
testo, seppur rimaneggiato, era stato scritto da lei e non da Micheals?
E’ difficile contraffare il proprio stile, soprattutto se si scrive
bene. E questo è il suo caso”
“Oh, oh !!” esclamò la ragazza dando una
fugace occhiata all’amico che se ne restava rannicchiato in un angolo
senza osare dire nulla.
“Mi meraviglio molto che lei, la mia allieva
migliore, sia arrivata a fare una cosa del genere”
“Professore, io le posso spiegare” iniziò a
dire Daisy che oramai aveva capito che negare tutto non sarebbe servito più
a nulla.
“Io ho ….. entrambi …. abbiamo delle valide
ragioni”
“Non esistono motivazioni tali da giustificare la
vostra condotta”
“La mia media in matematica è troppo bassa,
rischio di non ottenere la borsa di studio e quindi mi è sembrato logico
…”
“Logico ?” ribattè Crowe
“No, volevo dire, corretto, cioè … sa come si
dice – Il fine giustifica i mezzi”
“Non certo in questo caso”
“Perché non cerca di capire, di venirci incontro
…”
“Ma io vi sto venendo incontro. Non ne ho parlato
con il preside, né lo farò …. Siete dei validi studenti e non voglio
che una cosa del genere rovini il vostro curriculum scolastico ma questa
cosa non dovrà ripetersi. Mai più ! Mi avete capito?”
“Oh, non si ripeterà …. glielo garantisco”
esclamò Steve
“Ma io volevo solo spiegare ….”
“Questa conversazione è finita sig.na Reynolds”
e così dicendo il professore se ne andò.
Michaels rimase seduto, attonito “Quando mi ha
fatto chiamare ho subito capito che si trattava di qualcosa di terribile e
quando ha parlato del compito …. Bè … sono subito crollato”.
“Steve, sei un idiota. Avresti dovuto negare.
Anche l’evidenza. Ma lo scandalo Watergate non ti ha insegnato nulla?
Pensi che Nixon abbia confessato tutto e subito?”
Daisy uscì dall’aula,
rincorse il professore nel cortile e quando lo ebbe raggiunto lo
fermò:
“Scusi, professore vorrei chiederle se questo
‘avvenimento’ influirà in qualche maniera sui miei voti, insomma,
nella sua materia intendo dire ….”
“Lei che cosa ne pensa?”
“Non ne ho idea, è per questo che glielo
chiedo”
“Non ne voglio parlare ora”
“Allora quando?”
“Glielo farò sapere”
“Non ne parlerà con la Prof.ssa Jordan, vero?
“Come?”
“Voglio dire … Lei non farebbe mai la spia,
vero? Sarebbe un gesto da .. da infame. E lei non un mafioso, vero?”
“Sig.na Reynolds si rende conto di quanto sta
dicendo?
“Sono disperata. Per me è essenziale ottenere
quella borsa di studio e la mia media deve essere
….”
“Non ho intenzione di continuare questa
conversazione …”
“Sa, in giro dicono che lei è la prof.ssa avete
una storia ed io non vorrei che lei … nell’impeto della passione ….
Inavvertitamente glielo dicesse ….. ”
“Buon giorno Sig.na”
“Ma perché non vuole ascoltarmi, in fondo mica
mi sono offerta di farle un pompino !”.
“Adesso basta” il professore era decisamente
adirato, fissò la ragazza con uno sguardo terribile
“Mi scusi …. Non volevo dirlo …”
“Facciamo così: ora io conterò fino a cinque e
al cinque lei farà in modo di non essere più qui davanti a me.
Dimenticherò questi ultimi dieci minuti. L’intera conversazione. Non so
se ha capito ma io ho deciso di graziarla”.
“Ma professore ….”
“1, 2, 3 , 4 …”
Daisy capì che era meglio allontanarsi. Arrivò
dall’altra parte del cortile e rimase lì immobile, parlottava tra sé:
“Stupida, stupida, stupida !! Devo farmi venire un’altra idea”.
Poco lontano un uomo aveva seguito con attenzione i
dialoghi tra i due ….. ed ora stava seguendo Crowe.
Il professore si era diretto al parcheggio, era
salito in auto ed ora stava andando a casa sua. Si accorse subito di
essere seguito. Di proposito svoltò in una strada senza uscita, fermò
l’auto ed attese. Pochi minuti dopo arrivò il suo pedinatore, si fermò,
scese dall’auto e raggiunse Crowe. I due si scambiarono un cenno col
capo, l’uomo allungò la mano ma Crowe non rispose al saluto, rimase
immobile.
“Ehi, Rick come stai?” gli disse l’uomo
“Benissimo, prima di vedere te !” rispose
seccamente Crowe
“E’ questo il modo di accogliere un vecchio
amico?”
“Che cosa vuoi Randy?” tagliò corto Crowe
“Devery vuole vederti”
“Non lavoro più per l’Agenzia”
“Se è per questo neppure noi. Sai ci siamo
“separati”, ora siamo in proprio, mi riferisco alla nostra squadra”
“Non mi interessa. Io sono fuori da tutto,
ormai”
“Quando si fa un lavoro come il nostro non si
esce mai del tutto”
“Questo è quello che pensi tu”
“Certo che qui ti sei sistemato bene. Un lavoro
rispettabile, un sacco di belle ragazze a disposizione. Quella di prima
era davvero carina. Sarebbe un peccato se tutto dovesse finire”
“Che vuoi dire?”
“Ti conviene collaborare con i tuoi vecchi
amici”
“No”
“Non voglio forzarti la mano”
“Meglio così”
“Che cosa devo riferire a Devery?”
“Digli la verità, che non sono interessato a
rivederlo”
“Non ne sarà felice”
“Questo è un suo problema”
“OK, ma solo per il momento”
“OK, per sempre”
“Ci vediamo!” e così l’uomo tornò alla sua
auto, salì e sfrecciò via.
* * *
Quella stessa sera Daisy aveva deciso di tornare
all’attacco. Doveva assolutamente sapere quali erano le intenzioni del
professore.
Arrivò davanti alla sua casa. La luce era accesa,
lei si avvicinò alla porta ma prima di riuscire a suonare il campanello,
d’un trattò, qualcuno, con forza, la afferrò alle spalle.
* * *
Daisy si risvegliò tempo dopo. Si trovava sul
sedile posteriore di un auto in movimento, la testa appoggiata alla spalla
di qualcuno e quando si accorse di chi si trattava si sollevò di scatto.
“Oh, mi scusi professore” Crowe era al suo
fianco e la fissava con aria pensierosa.
“Ma dove siamo?” chiede allarmata Daisy
“Silenzio voi due” la zittì Randy
“E questi chi sono?” chiese Daisy indicando i
due uomini che si trovavano sui sedili anteriori dell’auto.
“Rimanga calma. Non succederà nulla” cercò di
tranquillizzarla Crowe
“E’ un po’ difficile. Non crede? Insomma sono
stata praticamente rapita, no, anzi, siamo stati praticamente rapiti. Come
faccio a restare calma?”
“Sai, Rick. Adesso che la vedo meglio devo dire
che è ancora più carina di quando l’ho vista stamane. Peccato che
parli un po’ troppo”
“Chi è Rick?”
“Su Rick. Diglielo”
“Ci sono parecchie cose che lei non sa di me”
rispose freddamente Crowe
“E fra queste c’è anche
…. un altro nome?”
“E’ una lunga storia”
“Bè, dato che non abbiamo altro da fare …
potrebbe raccontare tutto dall’inizio. E’ la sua specialità,
raccontare”.
“Ti ho detto di stare zitta” e così dicendo
Randy allungò una mano, ma Crowe fu più pronto e riuscì a bloccargliela
prima che riuscisse a colpire la ragazza.
Daisy rimase sorpresa e sconcertata …. guardò
Crowe e lui le fece segno di restare in silenzio.
Mezz’ora dopo arrivarono a destinazione. L’auto
si fermò, i due vennero fatti scendere ed invitati ad entrare in una casa
lì vicino.
“Avanti Rick, Devery ti aspetta” Randy indicò
a Crowe di entrare nello studio.
“Non ti preoccupare. Rimango io a tenere
compagnia alla tua amica”
“No, tu o lei entrate con me. Non la lascio sola
con te”
“Davvero?” sorrise Randy
Una voce proveniente dallo studio ordinò: “Randy
entra anche tu, resterà Tom con la ragazza”
“Come vuoi tu, capo”
I due uomini entrarono. La stanza era poco
illuminata ma il professore riconobbe subito l’amico e compagno di
lavoro di un tempo.
“Ti avevo detto di portare qui lui … che ci fa
qui la ragazza?”
“E’ arrivata mentre stavamo entrando a casa di
Rick. Non abbiamo avuto scelta. Altrimenti ci avrebbe comunque visti e
questo poteva essere un problema”
Devery lanciò una severa occhiata a Randy, la sua
impulsività aveva generato diversi guai in passato. Quindi si rivolse a
Crowe:
“Finalmente ci rincontriamo. Rick”
“Non mi chiamo più così. Da molto tempo”
“Sicuro. Ora non sei più Richard ‘Rick’
Collins, agente speciale della CIA. Sei il professor Russell Crowe”
“Esatto. Mi sono rifatto una vita. Sono un uomo
rispettabile, ora”
“Eri il migliore nel tuo genere”
“E’ storia passata”
“Il passato più sempre tornare”
“E’ escluso”
“E che direbbero i tuoi ex capi se sapessero di
quel bel gruzzolo che hai nascosto in Svizzera. Se sapessero come te lo
sei procurato passeresti dei guai. Non credi?”
“Che cosa intendi dire?”
“Non fingere di non capire. Mi riferisco a quel
colpo che hai fatto cinque anni fa. Dovevi solo sbarazzarti di quel tipo
ed invece ti sei appropriato di una considerevole somma che hai
opportunamente nascosto. Poi hai lasciato il servizio e cambiato vita”
“Hai fatto lo stesso anche tu. In svariate
occasioni”
“Io non ti sto criticando. E comunque non ti sto
criticando. Dico solo che la cosa potrebbe metterti nei guai. Qualcuno
potrebbe informare le autorità e tu finiresti in galera per parecchio
tempo. Quello che hai commesso è in reato federale”.
“Che cosa vuoi da me?”
“Solo che tu riprenda il tuo lavoro di un
tempo”
“Questo no”
“Solo un piccolo favore e poi potrai tornare alla
tua vita di professore”
“Di chi si tratta?”
“C’è una persona che dovrai eliminare. Saprai
tutto a tempo debito. Intanto domani partirai per San Diego, ho già fatto
la prenotazione aerea. Scenderai all’Hayatt Hotel. Le altre indicazioni
ti verranno comunicate in seguito. Per il momento non ti serve sapere
altro”
“Una mia partenza improvvisa potrebbe suscitare
dei sospetti”
“Ma domani iniziano le vacanze pasquali …
professore e la questione verrà risolta nel giro di pochi giorni. Allora,
che mi rispondi? Accetti?”
“Ho forse qualche alternativa?
“No, certo. Dicevo così per dire”
“D’accordo. Ma dopo questo lavoro non voglio più
rivedere te e neppure i tuoi amici”.
“Certamente. Ah, un’ultima cosa: la ragazza,
quella che sta di là, resterà qui con Randy. Non vorremmo che andasse a
spifferare tutto alla polizia. Vero? Verrà rilasciata solo quando
tornerai qui”
“Assolutamente no”
“Cosa?”
“Non penserai che io la lasci qui nelle grinfie
di quel maniaco sessuale”
“Ehi, bada a come parli, Rick” intervenne Randy
“Lei viene con me. Altrimenti dovrai trovare
qualcun altro che faccia il lavoro ”
“Se la porti con te, ci sarà un rischio in più”
replicò Devery “Chi mi garantisce che non corra alla Polizia o peggio
ancora dai Federali”
“No, capo. Si vede lontano un miglio che la
‘ragazzina’ ha un debole per lui. Non lo tradirà mai. E poi il bel
professore ha dei validi argomenti per convincere le sue allieve”
intervenne sogghignando Randy
“Bè, in tal caso …. Va bene portala con te. Ma
ricorda, sarà sotto la tua responsabilità. Se qualcosa dovesse andare
storto, ne pagherete le conseguenze entrambi. Tu e lei, alla stessa
maniera”
Crowe non rispose.
“Riportali a casa sua” ordinò Devery a Randy
Durante il tragitto di ritorno Daisy e Crowe non
parlarono. Furono lasciati in prossimità della casa del professore, poi
l’auto ripartì a grande velocità.
Una volta rimasti soli fu Daisy a parlare per
prima: “Adesso andiamo alla polizia, vero?”
“Come?” chiese Crowe che era ancora una volta
assorto nei propri pensieri
“Siamo stati rapiti, dobbiamo denunciare quella
gente. Io credo di ricordare il percorso che abbiamo fatto. Per fortuna
non hanno pensato a bendarci gli occhi. Che ingenui ! Io ho una buona
memoria. Riuscirò a portare gli investigatori a quella casa e …”
“Non faremo nulla di tutto ciò” la interruppe
Crowe
“Ma perché?” chiese sorpresa la ragazza
“Possiamo farli arrestare!”
“Ho detto di no” replicò secco Crowe mentre
erano arrivati davanti alla sua abitazione
“Entra per favore. Devo parlarti” aveva aperto
la porta ed acceso la luce dell’anticamera.
Daisy, ancora stupita per quel comportamento, entrò
senza parlare.
Crowe, che l’aveva preceduta nel salotto,
l’aveva invitata a sedersi.
“Per il tuo bene devi dimenticare quello che è
avvenuto questa sera”
“Mi sta minacciando?”
“No, affatto. Voglio solo evitare che ti accada
qualcosa di sgradevole. Tu non conosci quella gente ma io si. So che cosa
sono capaci di fare. La sola ragione per la quale non siamo statibendati
durante il tragitto è perché si sentono molto sicuri di sè”.
“Sono suoi amici?”
“Non li definirei amici. Diciamo che sono degli
ex colleghi di lavoro”
“Ah, scusi. E che differenza fa?”
“Credimi. Io non sono pericoloso ma loro si”
“Non ne sono sicura !”
“Devi fidarti di me. Non hai scelta. Ormai sei
coinvolta”
“Che cosa vuole esattamente da me?”
“Voglio che tu mi stia ad ascoltare”
“OK, ha la mia più completa attenzione”
“Bene. Che tipi sono i tuoi genitori?”
“Come?”
“Sono aperti e permissivi oppure sono
all’antica? Conservatori”
“Perché?”
“Che cosa direbbero se tu raccontassi loro che
vai a passare queste vacanze a San Diego?”
“Sarebbero
felicissimi di liberarsi di me per un po’. Perché me lo chiede?”
“Perfetto. Ti offro una bella vacanza in
California”
“Ah si e chi dovremo uccidere per ricambiare
questo favore?” replicò ridendo la ragazza
“Tu ….
nessuno!” rispose telegraficamente l’uomo
“Ma insomma che significa?”
“Dirai che parti con una amica, una compagna di
scuola oppure il tuo ragazzo …”
“Non c’è l’ho il ragazzo!” lo interruppe
Daisy a fil di voce
“Non
importa, dì pure quello che vuoi”
“Ma …”
“Ora ti accompagno a casa, domani mattina ti
aspetto qui, andremo all’aeroporto e poi partiremo. OK?”
“Non saprei, mi sembra una cosa così assurda”
“Ti fidi di me?”
“Lo ha detto anche lei, non ho molta scelta. Però
ho molti dubbi !”
“Quelli lasciali a casa, non ti servono”
“Dovremo stare via per molto?”
“Meno di una settimana”
“Ah, …. lo chiedevo giusto per sapere quanto
vestiario portare”
“Ora lo sai”
Crowe accompagnò Daisy a casa, era sicuro di poter
contare su di lei: era una ragazza intelligente ed aveva capito la
situazione. Non voleva certo che corresse dei rischi ma ormai anche lei
era coinvolta, suo malgrado e spettava a lui evitarle il peggio.
* * *
Il giorno seguente, di buon mattino, Daisy arrivò
a casa di Crowe. Caricarono le valige in macchina e si recarono al Denver
Airport International.
“Sei mattiniera !” aveva commentato il giovane
vedendola arrivare così presto
“Bè, lei non mi aveva detto l’ora precisa ed
io non volevo arrivare in ritardo” si giustificò Daisy
“Che precisina!” commentò sarcasticamente
Crowe
“E si, io sono un tipo preciso, normale …. Non
ho amici che mi vengono a rapire la sera, quando sto per andare a
dormire” ribattè indispettita
“A proposito, non mi hai detto perché ieri sei
venuta a casa mia”
“Volevo tornare alla carica con lei, si insomma
cercare di sistemare il malinteso che avevo fatto nel pomeriggio e invece
mi sono ritrovata in questo pasticcio!”
“Non avrai intenzione di ricominciare. Quello che
tu e Steve avete fatto è molto grave. Possibile che tu non te ne renda
conto?”
“Mi scusi”
“Piuttosto, dimmi come è andata con i tuoi
genitori”
“Ah, benone”
“Volevano passare queste vacanze con te? Erano
dispiaciuti per la tua partenza? ”
“Oh, si, si sono dispiaciuti, ma solo per il
fatto che io non sia andata più spesso in vacanza con amici”
“Che intendi dire?”
“Loro non sono molto interessati a me. O meglio
lo sono stati in passato ma ora ..”
“Spiegati meglio”
“Il fatto è che io sono stata adottata, quando
ero molto piccola. Loro non avevano figli. Poi però ne hanno avuto uno
tutto loro e … bè, le cose sono cambiate … io sono passata in secondo
piano … in tutti i sensi.
E’ per questo che ci tenevo ad ottenere la borsa di studio. Mi serviva
proprio altrimenti niente università”
“Mi dispiace. Non ne sapevo nulla”
“Non è colpa sua. Tutti abbiamo i nostri
problemi. Io …. non posso contare sulla mia famiglia …. Non sono al
centro dell’attenzione. E’ per questo che non hanno fatto domande
circa la vacanza. In realtà non hanno voluto sapere nulla”.
“E’ una cosa ingiusta”
“Ma è la verità”
“E’ un comportamento che non ci si aspetterebbe
dai propri genitori. Ti hanno adottata ed ora sei loro figlia a tutti gli
effetti …”
“E tu che mi racconti, Russell?” lo interruppe
Daisy che voleva assolutamente cambiare discorso
“Cosa intendi dire?”
“Insomma, mi spieghi di che si tratta? Che ci
andiamo a fare a San Diego? Non certo a vedere l’acquario con i delfini
e le orche. Sebbene la cosa mi attira molto”
“Non ti devi preoccupare. Meno cose sai e meglio
sarà per te”
“In realtà qualcosa so già. Russell ! O
preferisci che ti chiami Rick?
“Ah, già che siamo in argomento …. Dimmi un
po’ … chi ti ha dato il permesso di darmi del tu?”
“E’ una cosa che fai anche tu”
“Già, ma io sono più vecchio di te e sono il
tuo insegnante. E’ normale un certo tipo di confidenza da parte mia. Non
trovi?”
“Proprio così. Rick !”
“Io mi chiamo Russell e gradirei che tu mi
chiamassi così”
“Rick è il diminutivo di cosa?” continuò
Daisy
“Richard. Soddisfatta?”
“Richard .. e il cognome?”
“Collins”
“Richard Collins. RC. Come Russell Crowe.
Tipico”
“Spiegati meglio”
“La maggior parte delle persone che cambiano nome
e cognome mantengono le stesse iniziali”
“Ma davvero! E perché lo farebbero?”
“E’ ovvio. Per abitudine, per le sigle sui
documenti e…. per poter sfruttare le cifre”
“Quali cifre?”
“Quelle sui gemelli delle camicie, sui
fazzoletti, sulla biancheria intima …”
“Spiacente di deluderti, ma non uso gemelli per
le camicie, li trovo un tantino antiquati, quindi preferisco i bottoni …
e non ci sono cifre sui miei fazzoletti e neppure sulla mia biancheria
intima”
“Oppure sull’accendino” aggiunse Daisy mentre
osservava Crowe che si accendeva una sigaretta.
“Teoria interessante” sbottò Crowe
“Sai Russ, non sapevo che tu fumassi !”
“Te l’ho già detto. Ci sono molte cose che non
sai su di me”
“Già. Me ne sto rendendo conto. Ci sarebbe il
materiale per scrivere un romanzo. Già vedo il titolo: < I segreti del
professore: vizi e virtù di un solerte docente
> Magari lo potrei scrivere io !”
“Adesso basta” disse Crowe bloccando
improvvisamente l’auto
“Vorrei che tu capissi che questo non è un
gioco. Io dovrò uccidere una persona a San Diego e mi sono dovuto portare
appresso te per evitare che quel maiale di Randy non ti facesse qualcosa
di male, come ad esempio stuprarti. Glielo già visto fare altre volte.
E’ un tipo privo di scrupoli”.
Daisy rimase in silenzio, gli occhi sbarrati.
Quelle frasi l’avevano lasciata senza parole e l’avevano spaventata.
Crowe riaccese l’auto e continuarono il viaggio.
Arrivarono ben presto all’aeroporto, ritirarono i biglietti (a quello di
Crowe era stato aggiunto anche quello per Daisy) e un’ora dopo si
imbarcarono.
Per tutto il viaggio i due non scambiarono una
parola: Daisy si sentiva a disagio e Crowe non sapeva come riprendere un
normale discorso con la ragazza. Forse era stato troppo sincero ed aveva
finito con l’impressionarla drammaticamente.
(segue)
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