Seduti su una panchina vicino
all’Hotel.
Lo guardai stringere la mano
all’interno del suo giubbotto di pelle.
Le sue labbra erano serrate e
dolenti.
Percepivo la sua voglia di
parlarmi, ma l’imbarazzo gli chiudeva la gola e lo rendeva immobile.
Abbassai lo sguardo verso
l’orologio…
Mancava meno di un’ora alla mia partenza.
“Lisa, non so da dove
incominciare…”mi disse ingoiando leggermente.
“Provaci..”
“Mi dispiace..di non essermi più
fatto sentire..”
“Capisco la tua rabbia nei miei
confronti..”
“Non è rabbia, Russell….è solo
dispiacere…”gli risposi, toccandomi le ginocchia.
“…ho pensato che era giusto che
ti lasciassi un modo per non pensarmi
più..”
“E da quando, decidi anche per
me?”
“Non ho deciso per te…..”
“Ho semplicemente ritenuto che
fosse meglio non vederci più..
“Perché sei qui a dirmi tutte
queste cose…” gli dissi con la mente confusa.
“Perché non me lo hai detto,
prima di partire..”
“Perché, non volevo ferirti…”
“Lo hai fatto lo stesso”
“Mi dispiace…mi rendo conto
che,non sono coerente con i miei sentimenti..”
“Hai bisogno di crescere…” gli
dissi alzandomi di scatto dalla panchina
“Lisa…”
“Devo andare Russell..”
“No, aspetta” mi disse
afferrandomi forte per un braccio.
Rimasi atterrita.
“Sono cambiato..adesso, dico,
sono cambiato..o almeno ci provo!”
“Non c’è più tempo per le
parole..”
“E poi adesso c’è Danielle al
tuo fianco..”
“Vorrei spiegarti anche questo…”
“Cosa c’è da spiegare..è
evidente”
“Non è come tu pensi”
“No, Russell? e come la penso
io, avanti dimmelo..”
“Lo so ci hai visti insieme…ma
le cose tra di noi non stanno così…”
“Dammi modo di parlarti…” mi
disse avvicinandosi a me.
La scena si ferma.
Eravamo tutte e due vicini..
Mi persi nei suoi occhi
trapuntati di luce..così piccoli e incapaci di contenerla.
Sentii le mie lacrime scendere
lente sul suo viso, appoggiato al mio.
Uniti, da una tempesta di emozioni…da un fluido di parole non dette..
Volevo parlare..ancora.
Ma non ne avevo la forza..i miei
pensieri sbattevano come pugni sul suo torace possente.
Non mi preoccupai più del tempo
che passava…adesso avevo tutto il tempo del mondo.
“Lasciami andare” gli dissi
tirando indietro la testa..mentre lo sentivo stringermi forte a se.
“Lisa, ti amo, dammi il tempo di dimostrartelo”
“No” gli risposi ansimando di
dolore.
“Ti prego, possiamo
ricominciare”
“Lasciami…” gli dissi cercando
di divincolarmi dalle le sue mani, che mi stringevano i vestiti.
Un bacio…ossessivo, prepotente
ci congiunse.
Sentivo la sua lingua, esplorare
e indugiare sulle mie ultime resistenze.
Lo guardai stordita, incapace di parlare.
La sua voce calma e e profonda
scandiva il ritmo del mio cuore.
Rotolammo, tra le braccia.
Stazione di Milano Centrale.
Il treno era partito..
Perfetto orario.
Sospirai.
Mi ero staccata da Russell, con
tutta la forza che avevo.
Adesso, lui era lontano…
Pensai a casa…il cuore mi faceva
male..percepivo il mio respiro diminuire di intensità, dopo la lunga e faticosa
corsa per arrivare alla stazione.
Guardai il paesaggio scorrermi
negli occhi velati di lacrime…
Non piangere Lisa…non piangere.
Stazione Termini.
Scesi dal treno, con una
completa assenza di forze nelle mie gambe…
Guardai la gente camminarmi di
fronte…
Chiamai un taxi…mi avrebbe
riportata a casa, senza dover incrociare altri visi.
Casa.
“Lisa?”
“Ci sono Laura” le risposi entrando
e posando con mani stanche la valigia per terra.
Laura mi venne incontro….
“Ehy, finalmente…”
mi disse con un sorrisetto, stampato sulle labbra.
“Ho fatto tardi, hai ragione,
sono scesa alla stazione di Bologna, avevo bisogno di fermarmi per pensare…ho
iniziato a camminare e non mi sono resa conto del tempo che scorreva..sono
riuscita a prendere il primo treno che andava a Napoli” le dissi con minuziosa
precisione.
“Ti perdono, ti perdono..dai
racconta”
“Come è andata?”
“Cosa?”
“Che vuol dire cosa?! Ti faccio
una domanda e mi rispondi con un’altra domanda?”
“Scusami, tutto bene..”
“Tutto bene..”
“Non puoi sforzarti di più? è un
po’ pochino come reso conto di due giorni a Milano!”
“Il cielo era grigio…”
“Oh! Bè…adesso è prefetto..non
aggiungere altro, potrei rovinarmi l’immagine che mi hai appena dato di Milano”
Laura sospirò, rumorosamente.
“Che c’è?”
“Cosa?”
“Lisa? Pronto? Ci sei?…pianeta
terra, chiama pianeta extraterrestre..rispondete!”mi disse Laura venendomi più
vicino..
“Sono stanca Laura.. ti dispiace
se rimandiamo a domani il racconto?”le dissi prendendo alcuni indumenti dalla
valiggia aperta.
“Come vuoi…”
“Ti faccio un tè?”
“No..grazie! ho solo bisogno di
una doccia e di dormire..”
Laura inclinò la sua testa
vicino al mio viso.
“D’accordo..notte!”mi disse
dandomi un sonoro bacio sulla guancia.
Le sorrisi.
La notte era scesa su di me con
il suo manto nero….
La sentivo avvolgersi intorno al
mio corpo disteso…e drappeggiarmi il cuore.
Guardai la luna assente.
Alcune nuvole la
nascondevano..ma la sua luce bianca, riusciva lo stesso a fare capolino.
Ripensai a Russell…
E poi al bacio di Andrea.
Due momenti così lontani tra di
loro..
Rielaborai ancora una volta le
parole di Russell…
Era così estremamente importante
per lui…farmi capire.
Ma la presenza di Danielle al
suo fianco era molto più plausibile, di tante e tante spiegazioni.
Quante volte ho sentito il
desiderio di conoscere di più, di quanto potessi vedere ad occhio nudo.
E credo di essermi sentita
spesso un dettaglio, minuscolo
In un disegno più perfetto…
E credo di aver desiderato
spesso di…
Perché non sapevo.
Ma la via lattea in fondo che
cos’è?
Paragonata al senso di stelle che ho dentro.
Paragonata al senso di stelle che ho dentro.
Paragonata al senso di stelle che ho dentro.
Paragonata al senso di stelle
che ho dentro.
Paragonata al senso di stelle che ho dentro.
Venere è ancora in cima ai miei
pensieri
Gravità di gioia…
Sollevami.
Sollevami.
Sollevami.
Sollevami.[1]
Il sole stava piano, piano
facendo la sua entrata, nella scena dei miei sogni….
Aprì lentamente gli occhi alla
luce.
Un altra mattina da affrontare.
Girai gli occhi verso i miei
vestiti distesi sulla poltroncina, accanto al letto.
Sentii il profumo del caffè,
spandersi nel mio risveglio.
“Buongiorno”mi disse Laura sottovoce,
entrando silenziosa nella mia camera, in penombra.
“Buongiorno” le risposi,
tirandomi su dal letto.
“Ho pensato che una tazza di
caffè, ti avrebbe fatto piacere..”
Sbadigliai.
“Grazie Laura, effettivamente, è
proprio quello di cui ho bisogno” le dissi passandomi la tazza bollente tra le
mani.
Tirai su gli occhi dal caffe
nero, e guardai Laura fissarmi, in attesa delle mie parole..
“A cosa stai pensando?” le
domandai, buttando giù un sorso.
“A nulla, ti vedo strana…vuoi
parlarne?” mi disse, sospirando.
“Ho incontrato Russell a
Milano…” le risposi, ingoiando velocemente un sorso di caffè.
Laura rimase in silenzio, per
alcuni secondi.
“Incontro con dolore….immagino”
“Ha una fidanzata” le dissi
fissando la tazza tra le mani.
Laura fece ancora una pausa di
silenzio…
Respirai forte, davanti hai suoi
occhi che lanciavano parole di domande.
“Lisa non voglio forzarti,
capisco se non ne vuoi parlare” mi disse improvvisamente.
“Potrei parlartene all’infinito
invece…”
Laura sorrise insicura delle sue
emozioni.
“Ho davvero creduto di morire
quando l’ho visto!”
“Averlo vicino con lo sguardo e
lontano con il cuore mi faceva sentire male..”
“Mi dispiace Lisa, non è giusto
quello, che ti sta capitando”
“Non sono immune alla
sofferenza, sono come tante altre persone…”
Laura abbassò lo sguardo.
“Devo farmene una ragione…”le
dissi cercando di dissolvere, pensieri.
“Ti ha parlato?”
“Si tante parole…ma ne ricordo
solo una…ASCOLTAMI”
“Non faceva altro che dirmi
ascoltami, lascia che io ti spieghi, non è come pensi tu” le dissi stringendo
tra le mani i lembi del lenzuolo di lino bianco.
“ E poi c’era questa donna
vicino a lui, e lo stringeva forte…quasi a non farlo respirare”
Sospirai.
“Ti stai ulteriomente facendo
del male così, se hai deciso di fartene una ragione, chiudi il tuo cuore
davanti al suo nome”mi disse Laura accarezzandomi una mano.
La guardai fissa negli occhi.
“Hai ragione…devo girare pagina,
devo continuare a vivere.”
“Ma non riesco a vivere senza
lui accanto..ho paura Laura…l’ho perso per sempre.” Le dissi lasciando scorrere
le lacrime sul viso.
Laura mi abbracciò forte.
Non c’erano più parole da dire…ed anche i pensieri erano
superflui.
Lasciai nascosto il mio pensiero
su Andrea..e del bacio.
Sentivo solo l’abbraccio di
Laura..e il suo respiro che mi tranquillizzava.
La mattina era iniziata…
Mi feci una doccia
veloce..cercando di non pensare a nulla, mi abbandonai al rumore continuo
dell’acqua, sulla mia pelle.
Salutai Laura e il suo sorriso
consolatore.
Montai in macchina.
Ufficio…dovevo pensare a
creare….
Ma, dov’era la mia mente?
Me ne sarebbe bastata, anche
solo una minima parte…
Un pezzettino.
Ferma ad un semaforo.
Mi accarezzai il viso con una
mano…
Ferma ad un semaforo.
Il colore rosso del piccolo
vetro, fermava i miei pensieri, pronti a scattare al via.
Pensai, tante cose…
Tutte messe insieme, in una
domanda.
Ma ero assolutamente arida di
risposte…
E faticavo a guardare l’azzurro
del cielo…
Avrei dovuto staccare il piede
dal freno..
Ma Rimasi ferma, come il
semaforo che avevo davanti.
Ferma a vedermi, non parlare…
A non sentirmi respirare.
Ferma e muta…a guardare le
macchine che mi superavano una ed una.
Ed ho sentito solo il suono dei
clacson…
Che mi parlavano tutti insieme…
Senza, scandire le parole, senza
sapere il loro significato.
Abbandonata, ad un semaforo…
“Buongiorno a tutte” dissi,
entrando nello studio.
Paola si voltò di scatto, e mi
guardò con occhi assenti.
La guardai a mia volta…
“Ciao Lisa”mi disse Michela,
scarabbocchiando, con una penna sul foglio.
Le sorrisi.
“Bè come è andata la tua trasferta a Milano”mi disse Michela curiosa.
Cercai di eclissare il
discorso…ma non era facile mentire.
“Tutto bene…i bozzetti sono
piaciuti” le dissi breve.
“Tutto qui?”
“Non ho fatto, nulla di
interessante a Milano..”
“Qualcuno ci ha detto che sei
stata, alla festa di benificenza di Armani”
Guardai Michela, con occhi
sgranati.
“C’è una spia…”
“Niente spia, Il capo stilisti
di Armani, ha telefonato a Carla, per i bozzetti, e glielo ho detto!”
“Andrea…” esclamai.
“Ah, ecco la spia…”
Ridemmo.
“Paola, ma vuoi parlare, questa
mattina?”
Mi voltai verso Paola, che
continuava a rimanere in silenzio.
“Va tutto bene ragazze, ho solo
bisogno di una pausa…”
“Tu lavori troppo…”
“Ehhhh, tenere la matita in mano
stanca, terribilmente”
Paola si voltò verso Michela, e
la fulminò con lo sguardo.
“Aspettavo la tua battuta”le
disse Paola, corrucciando la fronte.
La giornata lavorativa, era
passata indolore.
Ritornai a casa, con il cuore
appeso al collo, come una collanina.
Casa!!
Entrai silenziosa…Laura era
appena uscita!
Sfiorai con le mani, alcuni suoi
appunti lasciati disordinatamente sul tavolo della cucina.
Guardai Tecla, giocare con la
sua coda arricciata.
Tutto normale al mio rietro.
O almeno in apparenza!
Scostai le tendine dalla
finestra…
Giardino!
Erba su erba…difronte hai miei
occhi.
Completamente circondata da un
paesaggio assolutamente reale.
Non potevo sfuggire…
Le lancette dell’orologio
appeso al muro contavano i minuti.
Mi sdraiai sul divano, lasciando
ciondolare, le gambe di fuori..
Priva di forze…il dolore stanca,
pensai.
Cercai di non parlare…ma era
facile.
Nessuno era lì ad ascoltarmi.
Fissai, con la testa obliqua,
uno dei tanti quadri, stesi sul muro.
“L’arlecchino sul baule…”[2]
Un malandato riflettore, sputa
flebile luce sull’arlecchino piegato su se stesso…
E’ abbandonato su un misero baule..invecchiato dal tempo e sapiente
di tanti viaggi per il mondo.
I colori del suo costume sono
sbiaditi…ed ogni piega, nasconde vecchi gesti che furono giovani.
La testa piegata sul bacino… e
il viso nascosto a regalare l’ultimo, soffocato sorriso, al buio del suo corpo.
Piange l’arlecchino, ma i suoi
occhi sono sprofondati tra i capelli neri…
E le lacrime cadono, ma solo
sulla superfice dei suoi ricordi.
Il rumore è silenzioso…pensa
all’ombra dell’ultimo applauso.
Una mano cade, lungo il suo
corpo rannicchiato…
E lascia scivolare, una maschera
un tempo felice.
E’ finalmente libero,
l’arlecchino…
L’uomo che è in lui, si
allontana verso una cascata di luce..
Ha finito la sua recita
l’arlecchino…
E il suo corpo di artista, cade
esausto, sommerso di risate.
Mi addormentai…piano, piano
scolorendo pensieri.
Il risveglio.
Erano passati ormai due anni da
l’ultima volta che avevo incontrato Russell.
Il tempo mi era scivolato in
fretta, sulla pelle…
Avevo, improvvisamente cambiato
molte cose nella mia vita, il lavoro, una nuova casa.
Tante novità, di cui una
abbastanza importante, almeno credo.
Andrea.
Ritrovai il suo biglietto con il
numero del telefono…in una tasca dei pantaloni.
Abbiamo incominciato a vederci
piano, piano…
Quasi per gioco…
E poi l’amore…
L’amore…
Se il bene si misura, in quanti
treni ho preso per andare da lui a Milano.
Credo che allora sia amore…
Ma ne ho anche persi…
E forse, adesso che ci penso
bene, ho passato anche molto tempo, ferma alla stazione, con le gambe bloccate,
per non partire e pensando a nuove scuse da dirgli.
Russell lui è sempre maledettamente, presente nei miei giorni.
E mi assorbe come una spugna…
La sua assenza non mi fa vivere.
E mi rendo conto, che sto
mentendo ad Andrea.
Ma non riesco a trovare
parole…per spiegargli.
Sono nascoste molto bene.
“Lisa che ne dici se questo week
and cè ne andiamo a Firenze?” mi disse Andrea alzandosi dalla poltrona, su cui
era sprofondato.
Ruotai gli occhi verso il suo
viso, mentre continuavo a piegare i panni da stirare.
“Avrei del lavoro da brigare
questo fine settimana…”
Andrea sbuffò rumorosamente.
“Anch’io avrei da fare…ma sono
settimane che non ci vediamo Lisa”mi disse con voce ferma.
Sospirai.
“Lo sai com’è il mio lavoro..ho
delle illustrazioni da fare..e non posso permettermi di rallentare”gli dissi
aprendo un mobiletto.
“Ho un lavoro che mi prende
anch’io, ma cerco di trovare il modo di stare con te”
“Tu invece non ti sforzi mai..”
“E’ solo un momento
difficile..passerà” gli dissi con voce supplichevole e andandogli vicino.
Andrea mi guardò di traverso.
“Non è obbligatorio che stiamo
insieme” mi disse scostando la mia mano tra i suoi capelli neri.
Lo guardai a disagio.
“Cosa c’entra adesso questo?”
gli domandai smuovendo nervosamente le mani sui pantaloni.
“Che non devi stare con me per
forza”
“Non sto con te per forza…ti
voglio bene…e”
“Ecco qual è il problema..il tuo
ti voglio bene…un ti amo mai..non me lo hai mai detto” mi disse interrompendomi
nel parlare.
Rimasi in silenzio…
“Scusami..” gli dissi con un
filo di voce.
Andrea rimase a guardarmi.
“Forse è meglio che lasciamo
stare Lisa” mi disse inclinando la testa verso il mio viso.
“Ti prometto che le cose
cambieranno, dammi solo un po di tempo” gli risposi andandogli vicino.
Andrea si tirò indietro con il
corpo.
“Abbiamo bisogno di capire cosa
proviamo, veramente…l’uno per l’altra”
Sospirai
“Lo sai cosa provo per te…”gli
dissi con la voce che mi tremava.
“Lisa, non prendiamoci in
giro…lo so dove hai lasciato il tuo cuore” mi disse con il viso contratto.
Ingoiai a fatica.
“Hai bisogno di stare sola, e
capire…per fare una scelta”
“Non voglio fare nessuna
scelta…”
“Non puoi stare con me e pensare
continuamente a Russell”
Sorrisi nervosamente.
“Russell è una storia chiusa..”
gli dissi mentendo a me stessa.
“Finchè non liberi il tuo cuore,
non potrai mai amare veramente, e adesso tu stai con me, ma hai il cuore
occupato, ed io non riesco a sopportarlo, non ti voglio dividere con nessuno
Lisa” mi disse prendendomi le mani.
“Cosa vuol dire questo, che te
ne andrai di nuovo a Milano?” gli domandai con gli occhi velati di lacrime.
“Si, credo che sia la cosa
migliore”
Abbassai lo sguardo.
“Fai chiarezza dentro di te, e
quando avrai preso una scelta, qualunque essa sia, io l’accetterò”mi disse
abbracciandomi forte.
“Ti amo Lisa, non dimenticarlo
mai…”
Un bacio, forse l’ultimo
prima della sua partenza.
Accompagnai Andrea alla
stazione…
Poche parole…
Nessun sorriso sulle labbra.
Era difficile..
Ma lo lasciai andare.
Libera.
Guardai il treno partire
lentamente.
E il viso di Andrea sfumare
piano hai miei occhi.
Una mano fuori dal finestrino mi
lanciava, l’ultimo saluto.
Il mio tiepido sorriso,
sventolava come un fazzoletto bianco.
Partire è un po morire.
L’ultime parole di Andrea, sulla
mia bocca.
“Lisa, sei un ottima
illustratrice..il tuo lavoro è eccezionale” mi disse il capo dello studio
Engignering, per cui lavoravo.
“La ringrazio” gli dissi
sorridendogli soddisfatta.
“Che ne dici di illustrarmi
anche questi due cd rom di prossima, publicazione?” mi disse porgendomi dei
fogli.
“Dagli un’occhiata…ci servono
delle illustrazioni stilizzate…vorrei che i personaggi di queste storie, non
avessero forma piena..”
“Ok! Me li porto a casa e butto
giù, qualche schizzo.”
“Benissimo Lisa..fai pure con calma…il
proggetto non è urgente”mi disse porgendomi la mano.
“D’accordo, allora appena avrò
qualcosa di concreto, le telefono”gli risposi strinegndogli forte la mano.
Il lavoro era l’unica cosa che
in questi mesi mi aveva assorbito completamente.
Laura si era lamentata con me
molte volte, sostenava che ormai, io avessi perso l’uso della parola.
Il fatto è che mi ero chiusa in
me stessa..mi ignoravo, e speravo che lo facessero anche gli altri.
Non avevo nulla da dire, da
raccontare…parlavo solo attraverso la mia matita, sul foglio.
Le illustrazioni mi
assomigliavano.
Stilizzate come me, senza corpo,
ma con un anima sottile come un foglio di carta velina.
“Che ne dici di un cinema?” mi
domandò Laura, lanciandomi un depliant di anteprime cinematografiche.
Tirai su gli occhi dai miei
disegni.
“Ho da fare..”
“Classica risposta”mi rispose
Laura, raccogliendo il depliant sul tavolo.
“Ma ci sarà, qualcosa che ti
faccia uscire da casa?”
“Ho del lavoro Laura..”
“Ah!!! certo il tuo
lavoro…ultimamente vivi solo per lui..”mi disse in tono serioso.
Sospirai.
“Perché non fai uno forzo?”
“In nome dei vecchi tempi…”mi
disse accarezzandomi i capelli.
La guardai, stirandomi sulla
sedia.
“Va bene, in nome dei vecchi
tempi” gli dissi alzandomi di scatto.
Laura sbattè le mani ad
applauso, e saltò di gioia verso il bagno.
Le sorrisi, in fondo era ora che
riprendessi a vivere..
“E dai non spingere” mi disse
Laura, alzando le mani con i due biglietti del film.
“Non sto spingendo” le risposi
guardandomi indietro.
“Sei impaziente eh?”
“Per cosa?”
“Per l’attore…no dico ne
vogliamo parlare?..”
Ruotai gli occhi al soffitto,
pieno di luci.
“Non qui…c’è gente”
“Sacrilegio…dovesse sentirci
qualcuno…tranquilla, sono qui tutte per lui”
“L’argomento è in comune..”mi
disse ridendo.
“Dai entra..” le risposi,
sospirando.
“Vuoi dire che non lo trovi
affascinante?”mi domandò Laura esterefatta, nel bel mezzo della proiezione.
“Assomiglia al nano del mio
giardino”le risposi arricciando il
naso..
“Ma sei fuori…cosa c’entra il
tuo nano..”
“Sono bassi uguali”
Ridemmo.
“Ma che gusti hai? Come fa a non
piacerti Tom Cruise?” mi disse scandalizzata.
“A me piace un altro genere di
uomo..”
“Ah! si ho capito genere
allevatore, tu sei troppo esigente”mi rispose ironica.
“Decisamente…sarà che amo la
natura………io!”
“Senti, parlando seriamente, ma
non hai saputo più nulla di lui?”mi domandò seria.
“No, ma credo che sia nella sua
fattoria a Nana Glen” le risposi lanciano uno sguardo al film.
“Perché non ci facciamo un
viaggetto in Australia, io te?” mi disse Laura, sgranocchiando pop corn.
Rimasi in silenzio.
“Non sarebbe una buona idea…”le
risposi improvvisamente.
“Ma perché? Andiamo ci
divertiamo, e magari io rimorchio anche un bel Australiano…ultimamente sono
stata decretata zona desessualizata…”
“Dico fallo almeno per me..”mi
disse con voce lamentosa.
“Dovrei fare un viaggio con te
in Australia, solo per farti fare del sesso?” le risposi inclinando la testa.
“Che c’è di male?”
“Che hai da ridere?” mi disse
Laura, guardandomi ridere a crepapelle.
“Nulla, nulla…”le risposi
continuando a ridere.
“Cosa c’è?”le dissi
improvvisamente mentre mi guardava seria.
“Finalmente ti vedo di nuovo
ridere..mi sono mancate le tue risate”
“Ti ringrazio Laura, per avermi
fatta uscire..per starmi vicina..”le risposi tornando seria.
“ti voglio bene”
“Anch’io”
“Ehy, adesso finiscila dai, sto
per piangere, e poi mi hai fatto perdere quasi la metà del film…”mi disse
abbozzando un sorriso.
Rimasi a guardarla nel buio
della sala, i suoi occhi illuminati dalle luci improvvise del film, i suoi capelli
castani e lunghi, fino alle spalle, il suo sorriso che tante volte, mi aveva
salvato dal silenzio.
Laura era davvero un
amica….l’unica che riusciva a capirmi veramente.
Il pomeriggio lo avevo passato a
casa…
Stesa sul divano con gli occhi
fissi alla finestra socchiusa.
Il vento rallentava la caduta di
alcune foglie, dell’albero della magnolia.
Le rose arrugginite
dall’autunno, sembravano avvolte da un giro di lacca per capelli.
Cercai di guardare attraverso le
trame della tende a fiori, dei piccoli
puntini di cielo la decoravano.
Ripensai a tutte le cose che mi
erano successe in questi mesi…
Al giorno in cui Andrea era
partito..
A Russell e Danielle a Milano.
Alla mia vita…
Non avevo cambiato poi tante
cose…
La confusione era parte
integrante di me.
Afferrai il quadernone ad anelli
abbandonato sul tavolo, accanto al divano.
Lo sfogliai piano, cercando di
dare un senso a tutto quello, che avevo scritto in questi giorni.
Poesie che si rincorrevano da
sole..e frasi mozzate all’improvviso, dal suono del telefono.
E a quelle sbiadite dalle
lacrime che scendevano.
Non era un buon pomeriggio, per
tirare fuori cose passate, la pioggia bagnava inesorabile l’erba del piccolo
giardino..
Mancava il sole a consolarmi.
Mi alzai dal divano, posando il
quadernone per terra.
All’improvviso il trillo del
telefono, fece cambiare la direzione dei miei pensieri.
“Pronto”
“Lisa!!”
“Elena, che sorpresa”esclamai di
gioia, sentendo la sua voce.
“Come stai?” mi domandò
“Sto bene, ma tu, Dio, sono mesi
che non ci sentiamo”le dissi scuotendo la testa.
“Hai ragione Lisa, mi sei
mancata tanto..”
“E Fabrizio? Sta bene?”
“Benone…è qui vicino a me e
scalpita per salutarti!”
“Non vedo l’ora di parlargli
anch’io!”
“Lisa, io e Fabrizio abbiamo
pensato di invitarti, nel nostro Agriturismo questo fine settimana..ci farebbe
tanto piacere che venissi, abbiamo tanta voglia di vederti”
“Ma è un idea splendida!, vengo
molto volentieri…”
“Fantastico…abbiamo anche una
sorpresa per te”mi disse Elena con voce piena di entusiasmo.
“Una sorpresa?Oddio anticipami
qualcosa, non resisto!”le dissi con voce impaziente.
“Non posso rivelarti
nulla…Fabrizio mi sta minacciando con un rotolo di scoch”
“Ok! Faccio la brava..e
aspetterò sabato!”
“Ti passo Fabrizio Lisa, ti
abbraccio forte…”
“Ti abbraccio anch’io, a sabato”
“Ciao Lisa”
“Fabrizio!!!”esclamai
“Senti già che vieni, renditi
utile porta qualcosa…”mi disse scherzando
“Sei sempre il solito…che ne
dici della mia favolosa bavarese al caffè?”
“Ottima, ti aspettiamo…e non
portarti cose eleganti, andremo a funghi”
“Ah!! era questa la sorpresa?”
“No, la sorpresa..è
un’altra…vedrai..”
“Uhmmmmm, come farò a resistere
fino a sabato, lo sai quanto sono curiosa…”
“Resisti, bacio”
“Bacio grande..”gli dissi
riagganciando la cornetta del telefono.
Una sorpresa…chissà di cosa si
trattava..
Un week and immersa nella natura
mi ci voleva proprio…
Avrei riacquistato almeno un po
di colore…
La settimana era trascorsa
tranquillamente..
Le mie illustrazioni erano quasi
finite..
Il lavoro era carino…i colori
vivaci ed allegri.
Pensai a Roberto il capo dello
studio engignering, per cui lavoravo.
Gli piaceranno? pensai, mettendo nella valigia distesa sul letto,
alcune magliette per il week and.
La curiosità per la famosa
sorpresa, cominciava a farsi sentire.
Forse avranno comprato qualche
cavallo nuovo..
Una ristrutturazione…
Una nuova pianta con fiori
eccezionali…
Un laghetto artificiale..
Ruotai la testa all’indietro.
Avrei dato qualsiasi cosa per
avere almeno un’indizio.
“Sei in partenza?” mi disse
improvvisamente Laura, sbucando con la testa dalla porta socchiusa.
“Si, un week and
nell’agriturismo di Elena e Fabrizio” le risposi, continuando a riempire la
valiggia.
“Bellissimo…finalmente ti
rilasserai un po’..”
“ Lo spero, ne ho proprio
bisogno”
“Solo natura, natura e ancora
natura..” le dissi prendendo una gonna dall’armadio.
“Bè goditela..”
“Tu invece?” le domandai
curiosa.
“Casa, casa rigorosamente
casa..”mi rispose provandosi un mio top, sopra la maglietta.
“Massimo?”
“Impegni con il lavoro..”
“Vieni con me..”
“Ma dai..mi ci vedi a me immersa
nella natura?”
“Per due giorni non morirai..”
“No guarda…il solo pensiero di
imbattermi in api, e calabroni mi fa venire i brividi”mi rispose facendo
smorfie con la bocca.
“Fai come vuoi, non ti prego” le
risposi affondando i vestiti nella valiggia.
Sabato.
La mattinata era splendida…
Il sole brillava, diffondendo
luce nella cucina.
Avevo il cuore sotto sopra..
Ero emozionata sia per il fatto
di rivedere Elena e Fabrizio, sia per la sorpresa..non avevo nessuna idea in
proposito e la cosa mi eccitava e inquietava allo stesso tempo.
Non persi tempo a vestirmi…
Indossai un vestitino rosso di
lana, e un paio di stivaletti con il
tacco alto in tinta, con l’abito.
I capelli li avevo lasciati
sciolti sulle spalle..ero pronta.
Afferrai la valiggia accanto
alla porta e scesi veloce le scale, verso la macchina.
Guardai il paesaggio scorrermi
accanto…
La strada da percorrere, per
arrivare all’Agriturismo non era lunga.
Cercai di canticchiare
qualcosa…per spezzare l’emozione.
L’ingresso dell’Agriturismo si
affacciava hai miei occhi…
Lunghi pini mi davano il
benvenuto ondeggiando tra le braccia del vento.
Scesi dalla macchina, e respirai
a pieni polmoni.
“Lisa” esclamò Elena, venendomi
incontro.
Ci abbracciammo forte.
“Sei bellissima, come sempre”mi
disse allungando le sue braccia verso le mie.
“Anche tu non scherzi, il
matrimonio ti fa bene..”le risposi sorridendogli.
“Devi vedere Fabrizio…è già
ingrassato di due chili”
“Non ci posso credere…”
Ridemmo.
“Dai vieni…”mi disse prendendomi
la valiggia dalle mani.
“Ma è bellissimo qui…avete
sistemato davvero bene..”le dissi guardandomi attorno.
“Si, abbiamo ristrutturato un
po’…ne aveva bisogno”mi rispose, dirigendosi in cucina.
“Allora dov’è i due chili in
più..scommetto in cucina” le dissi affacciandomi.
Elena rise.
“No, è andato a fare una
passeggiata a cavallo con un suo amico.” Mi rispose, mettendo dell’acqua sul
fuoco.
“Si fa desiderare…”
“Vedrai che quando sentono il
profumino, dell’arrosto nel forno..arrivano di corsa”mi disse, pungendolo con una forchetta.
Risi.
“Un amico di lunga data?”le
domandai curiosa.
Elena prese due bustine di tè e
schivò la mia domanda.
“Allora Lisa…che mi racconti?”mi
domandò con aria imbarazzata, appoggiando due tazze da tè sul tavolo.
“Uhmmm…tante cose”le risposi
sorridendo, e lasciando cadere il discorso.
“Dunque, da dove inizio…ho
cambiato casa, ma questo già lo sapevi..ho cambiato lavoro, ma questo già lo
sapevi..e sono mesi che non vedo Russell..”
“Sapevo anche questo”mi disse
allargando un sorriso.
“Si credo di averti accennato
qualcosa..”
“E’ stato doloroso
rivederlo..”le dissi abbassando gli occhi.
“Ti capisco Lisa..non è facile
vedere l’uomo che ami, appartenere ad un’altra donna”
Sospirai.
“Ma tu non hai saputo più niente
di lui?” le domandai spingendomi in avanti verso il tavolo.
“Diciamo che un contatto lo ho
avuto..e ti posso assicurare che le cose sono cambiate”mi rispose versando il
tè nelle due tazze di porcellana bianca.
“Cosa vuoi dire?”
“Che quella donna non fa più
parte della sua vita”
Non capivo…o meglio capivo ma,
non riuscivo a mettere a fuoco la cosa.
“Lisa, Russell è di nuovo
libero..”mi disse venendomi vicino con il viso.
Rimasi senza parole.
“Forse, invece del te era più
indicata una bottiglia di spumante”le dissi piena di gioia.
“Per lo spumante c’è tempo…”mi
rispose ridendo.
“Ricordi…c’è ancora una
sorpresa”
“Vuoi dire che non era questa?”
“No…questa è solo
un’anteprima..”
“Oddio…dimmi qualcosa
altrimenti..credo di non farcela”le dissi in piena agitazione.
“Non posso anticipare nulla…ma
vedrai”
Le sorrisi..sparendo con il viso
nella tazza.
Elena ed io, passammo tutta la
mattinata a raccontarci, di noi.
Era molto tempo che non ci
vedevamo..e sentivamo proprio il bisogno, di parlare.
Durante le nostre pause…
Ci perdevamo a guardare l’agriturismo…era incantevole.
I grandi alberi di magnolia,
sfiniti dal’autunno, perdevano le loro foglie color ebano…
Mentre tutto intorno, cespugli
di rose arrugginite, lo coloravano.
E ancora più incantevole era il
suo interno.
La porta di entrata era impreziosita
da tendine di pizzo san gallo.
Il colore bianco predominava su
tutto..
Le delicate tazze da tè di fine
porcellana, erano disposte in bella vista su mensoline di un piccolo, delizioso
ètagère.
Da per tutto brocche di vetro
azzurro, davano l’impressione di aver sempre a portata di mano, il cielo.
E poi le camere…
Letti a baldacchino d’atmosfera
vagamente “Giulietta e Romeo”…
Rigorosamente ricoperti di
organza bianca, che drappeggiava morbidamente i sogni, di chi ci dormiva.
E per finire i bagni..
Grandi e con “vasche alcove”
spugnate di azzurro e circondate da piastrelle trompe-l’oelil.
“Ma non c’è nussuno in questa
casa?”
Riconobbi la voce acuta di
Fabrizio.
“E’ tornato due chili”disse
Elena alzandosi dai gradini della scala, che divideva le stanze.
Mi precipitai verso
Fabrizio..per salutarlo con un grosso abbraccio.
La scena si ferma
improvvisamente.
Due visi davanti hai miei occhi.
Quello fine e sorridente di
Fabrizio, e quello forte e serio di Russell.
Il mio cuore fece,
improvvisamente una capriola all’indietro.
“Ciao Lisa”mi disse Fabrizio
posando dei piccoli bastoni di legna per terra.
“Mi sei mancata tanto” mi disse
abbracciandomi forte.
“Anche tu…”gli risposi
continuando a guardare Russell.
“Bè, Russell te lo ricordi
no?”mi disse Fabrizio dandogli una grossa pacca, sulla spalla.
Cercai di stemperare l’imbarazzo
sorridendo nervosamente.
Russell si avvicinò a me
lentamente e mi prese la mano.
“Ciao Lisa..è un po che non ci
vediamo..”mi disse con voce calma e guardandomi fissa negli occhi.
“Si è un po..”gli risposi,
mordendomi le labbra.
“Sorpresa”disse Elena venendo
fuori dalla cucina con un vassoio pieno di bicchieri di cristallo, e una
bottiglia di pregiato champagne francese.
Ci voltammo di scatto verso di
lei.
Rimasi senza parole.
“Lisa, Russell era la tua
sorpresa…”mi disse Elena porgendomi un bicchiere.
“E Russell, Lisa era la tua
sorpresa”disse Fabrizio a Russell, stappando rumorosamente lo shampagne.
La scena si ferma nuovamente.
Il silenzio scese velocemente
tra di noi…
Il vento aveva cessato di
soffiare prepotentemente sulle finestre chiuse.
Guardai da prima Elena e il suo
persistente sorriso, sulle labbra.
Fabrizio e i suoi occhiali che
ricadevano continuamente sul suo naso.
E in fine Russell e i suoi occhi
illuminati da una strana luce, che filtrava da uno dei tanti vasi azzurrati.
Occhi di vetro…
In cui potevo vedere la mia
immagine riflessa..
Come sempre rimasi in completa
apnea di parole.
Ero felice…
Russell mi stava di fronte,
sorpreso quanto me.
Continuavamo a guardarci come se
fosse l’ultima cosa al mondo da fare.
Il bisogno e la voglia che
avevamo, l’uno dell’altra, si poteva toccare con le dita.
Era reale.
Il suo profumo..era reale.
E mi arrivava prepotentemente
addosso, facendomi oscillare.
Ecco dove era finito il vento…
Era lui, Russell…
Tutta la sua furia e il suo
temperamento stava a poco a poco, venendo fuori.
Incominciai a intravedere il suo
sorriso che piano, piano prendeva forma sulla sua bocca.
Guardai i suoi capelli come
sempre lunghi e castani che gli circondavano il viso…
E la sua barba lunga e soffice,
dove poter affondare le mie labbra socchiuse.
E ancora le sue mani, forti e
delicate allo stesso tempo…
Le avevo desiderate tanto..e
adesso erano di nuovo a pochi centimentri dal mio corpo, che al solo, pensiero,
che lo potessero sfiorare, vibrava come una corda di violino.
“Brindiamo a queste due
sorprese..”disse Fabrizio tirando su il bicchiere pieno di champagne.
Afferrai il mio bicchiere ed
Elena e Russell fecero altrettando.
Un veloce tintinnio mi riportò
alla realtà…
Guardai lo champagne rovesciarsi
dai bicchieri uniti..
Mi persi nella risata di Russell.
“Allora adesso che vi siete
ritrovati, che ne dite di una bella passeggiata in aperta campagna?”ci disse
Fabrizio finendo di bere l’ultimo goccio di cshampagne.
“Perché no..Lisa ti va?”mi
domandò Russell venendomi più vicino.
“Certo..ma forse Elena ha
bisogno di una mano per cucinare..”dissi ancora stordita.
Elena mi fulminò con lo
sguardo..
“Non ci pensare proprio…Fabrizio
sarà ben contento di darmi una mano…”mi disse sorridendomi.
Fabrizio cercò di mormorare
qualcosa, ma Elena lo azzittì prontamente con un pezzetto di patata in bocca.
Li guardai divertita, mentre
sentivo Russell trascinarmi via per la mano.
“Non fate tardi, tra un oretta
si mangia..” ci disse Elena, armeggiando con l’arrosto nel forno.
Gli strizzai un occhio, in segno
di ok…
Soli…
Nessun rumore disturbava i
nostri passi sull’erba.
L’aria era frizzante..
Il sole d’autunno scaldava di
meno, ma era lo stesso carico di energia.
Guardai Russell, chinarsi per
terra e raccogliere alcuni petali di rose”
“Il vento li ha portati fino a qui…e tu ne hai gli stessi
colori”mi disse porgendomeli.
Li presi tra le mani e li
guardai in silenzio.
“Non sei cambiata…hai sempre la
capacità di assorbire i colori delle stagioni”mi disse, inclinando la testa
verso il mio viso.
“Ho paura di parlare…rovinerei
tutto”gli risposi sorridendo.
“Continua tu..stai andando bene”
Russell rise.
“Sono contento di
rivederti..l’ultma volta, ci siamo lasciati con parole sospese.”
Abbassai lo sguardo.
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