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Russell Crowe
Io Donna
Supplemento Corriere della Sera
N. 26 - 24 giugno 2000
 
 
 
Russell Crowe, George Clooney, Tom Cruise
è il ritorno degli eroi, ma alle donne piacciono?
Dopo decenni di solitudine virile, selvaggeria e nevrosi, al cinema sono tornati gli eroi. E non sono affatto stanchi. Uomini veri, magari un pò all'antica, cha hanno la faccia del gladiatore Russell Crowe o dell'avventuriero  George Clooney, del Tom Cruise impegnato nell'ultima missione impossibile. Un trio da tenere d'occhio. Nella nuova voglia di sicurezza.
 
di Claudio Carabba
 
Per niente facili, duri a morire, un pò teneri e violenti, magari un pò mascalzoni, ma anche pronti a molto (tutto?) per portare sino in fondo la missione avuta, o inseguire, persino oltre l'ultimo respiro, la donna amata. Dopo 50 anni di solitudine virile, scandita da inaffidabili selvaggi (dal giovane Marlon Brando con la sua maglietta fino all'oscuro Brad Pitt) e da affascinanti nevrotici (la somma trinità De Niro-Hoffmann-Pacino), improvvisamente sono tornati gli eroi, i principi del sogno che ti scaldano e ti proteggono con un forte abbraccio e con un sorriso. Uomini veri, un pò all'antica. Quasi che, saltando un paio di generazioni, fossero riemersi come modelli assoluti lo strafottente e implacabile Clark Gable (non per niente lo chiamavano 'The King') o il Bogart dalla vena romantica, quello che non può ascoltare la vecchia canzone dei giorni felici ed è rimasto sempre nella nebbiosa notte di Casablanca. Tre sono al momento i volti (corpi) simbolo della ritrovata voglia di sicurezza: George Clooney l'elegantone, dottore e avventuriero; Russell Crowe il caldo, poliziotto e gladiatore; e (con più moderna ambiguità) il gelido Tom Cruise, uno capace di passare dai labirinti di Kubrick ai salti nel vuoto di Mission: Impossible senza scomporsi. E allora, guardiamole più da vicino le loro maniere, le loro storie intrecciate, per capire i segreti dei principi-seduttori del Duemila.
Con quella faccia da adolescente sveglio, Tom Cruise fu il primo a sfondare verso la metà del decennio Ottanta, volando a massima velocità nell'alto dei cieli (Top Gun). Ancora prima l'aveva notato quel volpone di Coppola che l'aveva incluso nel mucchio ruspante dei Ragazzi della 56a strada ('83). La sua carriera, sospesa tra storie romantiche e kolossal di movimentata azione, ha trovato quest'anno una stagione esemplare. E' uscito Eyes wide shut, l'estrema Odissea di Kubrick a cui Tom ha sacrificato, insieme alla stabile moglie Nicole Kidman, due anni di carriera; ha sfiorato l'Oscar grazie alla stravagante e 'volgare' partecipazione a Magnolia; e infine sta incassando miliardoni con Mission: Impossible 2, di cui è anche produttore (è stato lui a ingaggiare l'ardito regista, l'acrobata John Woo). Il futuro prossimo è zeppo di impegni: vari film e probabilmente un clamoroso ritorno a teatro con l'inquetante melodramma familiare La gatta sul tetto che scotta, di nuovo al fianco dell'altera Nicole. Più fulminati (ma con alle spalle una lunga gavetta) le carriere degli altri due seduttori del momento.
Clooney, dopo la militanza in corsia (E.R., naturalmente) sfondò nel cinema correndo fra assassini e vampiri insieme a Tarantino nel nerissimo Dal tramonto all'alba e da allora non si è più fermato (l'unico errore è stato un Batman, ruolo a lui non adatto e poi la maschera copriva l'irresistibile sorriso).
Infine c'e' Russell Crowe che, arrivato a Hollywood dall'aspra Nuova Zelanda (dopo un'importante fermata accanto a Sharon Stone e Leo DiCaprio nel West  funerario di Pronti a morire), è salito sulla vetta grazie alla straziante passione e ai mortali duelli del Gladiatore.  Ma, a parte il fatto che è stato finalista degli Oscar Duemila per un'interpretazione tormentata e introversa come quella di The Insider, gli esteti avranno già delirato per i suoi muscoli e il suo cuore selvaggio quando lo avevano visto, poliziotto spietato e inesorabile, nella giungla pericolosa della città corrotta (L.A. Confidential, '97, magistralmente tratto da Curtis Hanson da un nero romanzo del grande James Ellroy). Il detective Bud White entrava nella casa della squillo di lusso dai biondi capelli alla Veronica Lake, con la furia di un toro scatenato: ogni parola un'imprecazione. "Agente, ma lei usa di continuo la parola cazzo" sussurrava maliziosa la femmina assai fatale. "E lei conosce molto bene l'oggetto" replicava lui a muso durissimo. L'approccio era ruvido ma è anche così che scocca l'amore. Qualche giorno dopo, il poliziotto (Crowe ovviamente) e la puttana ben educata (Kim Basinger, bella come non mai) si ritrovavano teneramente abbracciati sul letto della passione. Molti tradimenti e parecchi morti ammazzati precederanno la fuga verso la (forse improbabile) felicità. In posizione centrale, tra i ragazzi del coro (poliziotti pericolosi e senza scupoli pronti a uccidere a sangue freddo e ad alterare le prove) di L.A. Confidential, Crowe si distingueva proprio per la disperata vitalità (anche amorosa) che riusciva a dare al suo personaggio. Uno che non sopporta gli uomini che maltrattano le donne e che è maledettamente pericoloso, quando è irritato. "Evita White, quando è incazzato" sussura il cinico capo della polizia ad un agentino ambizioso. E quando quello protesta: "Ma White è sempre incazzato" il capo replica: "E tu evitalo sempre". Un consiglio che va benissimo anche nel caso di Maximus, Il Gladiatore. Nel kolossal di Ridley Scott, fra battaglie in terre desolate e un affascinante Colosseo virtuale, Russell lotta nell'arena con l'anima oppressa dal dolore. In un altro posto, in un altro tempo, forse ha amato Lucilla, ambiziosa figlia del saggio imperatore Marco Aurelio. Ma non c'è più spazio per baci e languide carezze. Ora sono i giorni della vendetta. L'infame Commodo, pazzo e tiranno, deve morire. Soltanto allora Maximus potrà ritrovare il suo primo giorno di quiete e riabbracciare la moglie e il figlio (vittime innocenti) nel paradiso dei coraggiosi. Una fedeltà oltre il dolore e oltre la vita, accidenti: è proprio l'uomo giusto da amare.
Più affabili e vellutati sono gli approcci di George Clooney, un magnifico quarantenne, che con i suoi abiti neri e il sorriso strafottente ha mandato in estasi le più severe croniste dell'ultimo Festival di Cannes ('Elogio dell'uomo canaglia' è stato il titolo più moderato). Se i duetti con la leggiadra Michelle Pfeiffer facevano palpitare le anime romantiche in Un giorno per caso, erano da fremiti caldi i corpo a corpo con Jennifer Lopez in Out of sight. Ma George, ladro e gentiluomo, era seduttivo  persino durante i colpi, era capace di mormorare alla giovane cassiera di banca sotto tiro: "E' la prima volta? Brava, te la stai cavando bene". Del resto anche nel deserto di guerra, ufficiale non proprio irreprensibile alla ricerca dell'oro di Saddam in Three kings, Clooney non perdeva una certa capacità di affascinamento e ammorbidiva una giornalista d'assalto. Al suo fianco, nella sabbia, c'era un altro seduttore in erba, il biondo Mark Wahlberg, che si fece notare qualche anno fa nel ruolo del pornodivo gentile e superdotato (i dettagli contano) in Boogie nights. Ora i due, George e Mark, navigheranno insieme nel tempestoso mare di The Perfect Storm, uno dei successi annunciati della prossima stagione. Ma con i baffetti alla Gable e la divisa da carcerato, Clooney piacerà parecchio anche in O Brother, Where Art Thou?, ballata omerica nelle strade dell'America depressa ("Questo Omero lo conosco di nome però non l'ho mai letto; comunque mi dicono che abbia copiato dai fratelli Coen" ha detto agli intervistatori con l'aria dell'insegnante che prende in giro gli allievi), il nuovo viaggio di un moderno Ulisse in cerca di Penelope.
Insomma, nonostante gli atteggiamenti da intoccabile, il soave George cede spesso alle sirene dell'amore. E allora, forse il vero irraggiungibile è Tom Cruise, che non per niente predilige le parti da uomo freddo, parecchio interessato al colore dei soldi o capace di resistere per un intero film al pressante corteggiamento di Demi Moore (Codice d'onore). In fondo anche in Eyes wide shut Cruise in versione borghese si perdeva nelle sue allucinazioni, costringendo la povera Nicole Kidman a sparargli in faccia nel finale un invito piuttosto esplicito ("Fuck"). E in Magnolia, nei panni di uno sconsacrato predicatore del libero sesso, tutto preso da un narciso amore per se medesimo, delle donne non si curava affatto. Ora in Mission: Impossible 2 tornato nei panni dell'agente rigorosamente speciale Ethan Hunt, fra un volteggio sul precipizio e un'esplosione mortale (tutto senza controfigure, assicurano i pubblicitari), Tom trova il tempo di innamorarsi della bella spia Thandie Newton, ma poi per necessità professionali è costretto a spingerla tra le braccia di un infame trafficante di virus letali. Qualcosa di simile era già capitato in Notorius, quello che fra un intrigo e l'altro si esibiva nel bacio più lungo della storia del cinema. Perchè la regola vale per i seduttori di ieri e di oggi: il tradimento è l'altra faccia dell'amore.
 

Ma alle donne piace Tom

Morbido come Clooney, imprevedibile come Cruise, ruvido come Crowe? Tre sex symbol allo sbaraglio nell'arena: in palio il titolo di maschio vero. Arbitri assoluti, dodici tifose.

Facile battersi nel chiuso di un'arena con una coppia di leoni come fa Russell Crowe ne Il gladiatore. O meritarsi la palma di eroe per aver superato da redivivo, come Tom Cruise, la seconda Mission: impossible. O, ancora, affrontare una tempesta killer nell'oceano (The perfect storm) nelle vesti del comandante del peschereccio Billy Tyne, alias George Clooney. Ma tutt'altra sfida è affrontare l'impietoso, per nulla incruento esame ai raggi X di una platea di ammiratrici-vip chiamate da Io donna a scegliere tra i tre nuovi eroi del grande schermo il maschi di riferimento, l'azionista principe del desiderio femminile, in questa stagione. Russell e George, fatti a pezzi dalla pattuglia delle irriducibili Cruisiane, si rivalgono conquistando una parte della platea con il fascino dello sguardo canaglia e dei muscoli compatti. chi vince la sfida? Sorpresa! Cruise conquista la cima della torre. Russell è in buona posizione. Mentre il dottor Ross, incredibilmente arranca.

CROWIANE

Alba Parietti, show woman.
"Fisicamente nessuno dei tre mi attira. Bè, però, George Clooney è molto carino, disponibile, oltre che affabile. però è il classico tipo cialtrone. Insomma, il playboy dallo sguardo avvolgente. Mi piace, ma non ci casco più. Oggi preferisco il gladiatore: pulito, fiero, coraggioso, capace di grandi passioni e di grandi sentimenti. Un uomo che sa anche riconoscere le sue sconfitte. Con molta lucidità però, per carità che non sia un piagnone: ne ho abbastanza di uomini in crisi di identità, quelli che confondono il letto con il lettino dello psicanalista. Mi piacciono quelli all'antica: per me sono loro i veri maschi. Come mio padre, che è stato un partigiano e ha combattuto per i suoi ideali".

Simona Ventura, soubrette.
"Voto Russell Crowe, senza alcun dubbio. perchè è spartano come me, che vado orgogliosa delle mia caratteristiche un pò maschili. Con ciò non voglio dire che la sensibilità, la comprensione e la cultura non abbiano significato. però...mi identifico più con Sparta che con Atene e quindi con un personaggio solido, a rischio di qualunque rudezza. Fisicamente amo la sua possenza, anche se è piuttosto distante da mio marito Stefano Bettarini. E' bello il messaggio che trasmette il Gladiatore: curare lo spirito curando il corpo. Se ho incontrato persone così? Certo: mio marito per esempio.  Anche se, fisicamente, non gli somiglia. Ma ci sono altre affinità".

Lia Celi, scrittrice.
"Mi piace Russell Crowe e in particolare mi attira quella sua aria da contadino così lontana dagli attuali stereotipi maschili. Oggi vanno di moda due estremi: il palestrato o l'intellettuale. Il contadino non ha 'mercato' forse perchè con la sua forza fisica non 'addomesticata' dalla palestra ci ricorda troppo l'Italia di una volta. L'antico romano poi, il personaggio che Crowe interpreta sul grande schermo, a mio avviso è il simbolo dell'uomo che ha saputo unire forza fisica e senso dello Stato, un'abilità piuttosto difficile da trovare al giorno d'oggi. In più per me conta il suo forte senso di fedeltà. Odio i bugiardi e i contorti. Tipi alla Crowe esistono davvero? Perchè no? Magari facendo un pò di sport pure mio marito potrebbe somigliargli".
 

CRUISIANE

Gaia De Laurentiis, attrice.
"Il tipo gladiatore mi spaventa. Non amo chi risolve le cose esibendo la forza fisica. Non c'é niente da fare: per me lo stereotipo tutto muscoli niente cervello è vero. Dal punto di vista fisico mi attira Clooney. Però è troppo chiaro per i miei gusti, preferisco colori più scuri. E poi i tipi 'sciupafemmine'  mi mettono in agitazione, non hanno solidità, sono meterore sfuggenti. L'uomo che preferisco ha più facce: è forte e coraggioso, protagonista di missioni impossibili. Ma è anche vulnerabile, capace di nascondere un profondo dolore come come Frank Mackey nel film Magnolia. Ebbene sì, è inutile che continui a girarci intorno. devo confessare anche a me stessa. Sono una Cruisiana convinta".

Francesca Reggiani, attrice comica.
"Clooney proprio no, antipatico, troppo narcisista, semmai Cruise. Sì lui, soprattutto per quel suo atto di coraggio: lavorare in una posizione di inferiorità (non soltanto fisica) rispetto alla moglie Nicole Kidman nel film di Kubrick. Non dev'essere stato facile. Uomini così ne ho incontrati tanti. Sarò presuntuosa, ma ritengo di essere piuttosto fortunata in amore".

Irene Grandi, cantante.
"Scelgo Tom Cruise. Mi piace fisicamente, lo trovo più maschile degli altri. Russell Crowe mi sembra una caricatura, con tutti quei muscoli in evidenza. Cruise è più un uomo perchè riesce ad esprimere se stesso con tutti i suoi difetti e le sue debolezze: per esempio la gelosia, in Eyes wide shut. Meglio conoscere un maschio così, a tutto tondo, con i suoi lati oscuri, ma anche capace di ironia. All'inizio, quando anche lui proponeva un modello di eroe 'tutto d'un pezzo' non mi ci appassionavo: mi ha conquistata da Rain Man in poi".

Anna Falchi, soubrette.
"E' discreto, nonostante il suo grande successo. Ama la moglie e i figli. E' bello, ma non ha mai giocato sul fatto di essere un sex symbol. Insomma è il tipo d'uomo che fa per me. Ispira solidità e rigore, ma allo stesso tempo dolcezza e capacità di amare. Tutto il contrario del personaggio di Clooney, un giuggiolone bugiardo che butterei volentieri giù dalla torre".

CLOONIANE

Anna Valle, attrice.
"Clooney, Clooney e ancora Clooney. Ha uno sguardo che potrebbe sciogliere l'intero Polo Nord. E poi è ironico, di sicuro con lui ci si diverte. Ha un maiale in casa? Bè, che c'è di male, fa parte del suo personaggio. Conosco gente che in casa ha di peggio. Certo, con uno così non andrei mai all'altare. Con i tipi come lui sembra azzardato anche il progetto di una convivenza settimanale. Per fare coppia fissa, ripiego sul genere Crowe".

Cristina Parodi, giornalista.
"George Clooney senza la minima incertezza, perchè tra l'uomo solido e quello un pò canaglia, sì, io voglio quello un pò canaglia. C'è sempre la speranza di redimerlo, no? E poi regala grande soddisfazione far cadere nella propria rete d'amore un gran seduttore. Quale donna non si sentirebbe gratificata? Peccato che trovare uomini così tra gli italiani non sia facile, anche se ne ho incontrato qualcuno. I nostri connazionali sono seduttori e maestri d'amore soltanto nel luogo comune. In realtà sono molto tormentati: per intenderci, più vicini al modello di Cruise".

MA A NOI NON PIACCIONO

Carmen Llera Moravia, scrittrice.
"Sa cosa le dico? Se la scelta è tra questi tre modelli maschili allora io preferisco le donne. Non trovo nulla di eccitante in nessuno di loro. Non voglio dire che il mio uomo non debba essere bello come Clooney o fedele come Crowe, ma prima di tutto deve essere intelligente e sensibile. E poi il punto è che io non cerco l'eroe. Al contrario voglio una persona reale con tutti i suoi difetti, insomma una persona vera".

Martina Colombari, modella.
"Potrei prendere un pezzetto di tutti e tre? Il mio ideale sarebbe l'uomo che ne risulta. Anche se non ne sono sicura: in queste operazioni alla Frankenstein non si sa mai come va a finire. Una si aspetta un tipo bello come Cruise con l'ironia di Clooney e il coraggio di Crowe. Poi magari viene fuori un disastro: infedelo come Clooney e grasso come un gladiatore in là con gli anni".

Patrizia Valduga, poetessa.
"Vorrei un uomo che fosse la sintesi di qusti tre, ma che avesse le caratteristiche di almeno dieci altri. Insomma nessuno di loro soddisfa il mio ideale maschile. Quello tutto d'un pezzo mi fa pensare che abbia anche il cervello sclerotizzato in un blocco solo. Quello intellettuale, bè ne ho davvero abbastanza dei tormentati. Il mio uomo ideale lo voglio un pò fragile e un pò solido, un pò fedele e un pò infedele. Insomma voglio tutto.

A cura di Maria Grazia Ligato, Ermanno Lucchini, Enrica Roddolo.
 
 

Elenco articoli

 

Russell Crowe
Donna Moderna
n. 27 - Anno XIII
05.07.2000
 
 
 
Il gladiatore si confessa
di Elisa Lionelli
 
Da un pò di tempo avevamo perso di vista il vero maschio. Quello che affronta la vita a muso duro e non disdegna le cazzottate. L'attesa è finita: adesso c'è Russell Crowe.
 
 

E' un duro capace di abbandonare un giornalista nel mezzo della foresta australiana, perchè gli aveva rivolto domande 'da impicciona'. O di prendere a cazzotti il cliente di un bar che l'aveva insultato (anche se, nella foga, ha avuto la peggio suo fratello, colpito involontariamente da un diretto al naso). A Hollywood di simili bulldozer non se ne vedevano da tempo. E infatti lui, Russell Crowe, non è americano. Viene dalla campagna della Nuova Zelanda, dove la vita, tra guerrieri maori e villaggi rubati alla foresta a colpi di machete, può ancora essere selvaggia. In America l'hanno capito subito, e hanno affidato all'attore tante parti da duro, una dopo l'altra: dal pistolero pentito di Pronti a morire al poliziotto di L.A. Confidential. Fino al trionfo de Il gladiatore, il film campione di incassi firmato da Ridley Scott, in cui Crowe interpreta un generale romano caduto in disgrazia e costretto a lottare contro le belve del Colosseo.

- Signor Crowe, cosa le è piaciuto di più nell'esperienza de Il gladiatore?

"Imparare a tirare di spada. O, per essere più precisi, di gladio. Mi piacciono le ricostruzioni precise: se sei un militare, devi conoscere a fondo le tue armi. Per Pronti a morire ho imparato a sparare con un revolver da cowboy, per L.A. Confidential con un fucile a pompa. Con la spada è stato più difficile. Ho dovuto farmi entrare in testa i pensieri del mio personaggio sulla guerra e sulla lotta. Sarà per il fatto che sono australiano e che nella mia vita ho partecipato a un sacco di barbecue, ma quando prendevo il gladio, le prime volte non riuscivo a immaginare qualcosa di diverso dal forchettone che si usa per cuocere la carne. Solo un pò più lungo".

- Anche la preparazione fisica, sembra, ha avuto la sua parte.

"Eccome. Innanzi tutto mi sono messo a dieta per perdere i 23 chili che avevo acquistato per Insider, il film precedente, in cui interpreto un cinquantacinquenne sedentario. E' stata davvero dura, ragazzi. Sono dimagrito al ritmo di cinque chili al mese. Forse per quello che pensavo tanto ai barbecue".

- E una volta dimagrito?

"E' cominciata la palestra. Cinque mesi di lavoro. Facevo pesi e correvo in ogni occasione, anche per andare al bar. La gente non capiva perchè diavolo avessi tanta fretta".

- Che cosa ha provato a combattere contro le tigri? Non ha mai temuto che potesse succederle qualcosa?

"Ci sono stati dei momenti in cui ho pensato che qualcosa potesse sfuggire al mio controllo, per esempio quando mi accorgevo che gli animali disubbidivano ai loro allenatori. Le tigri sono animali indisciplinati. A un certo punto ci siamo stufati e abbiamo deciso di usare un rinoceronte. E' davvero la scena migliore di tutto il film ".

- Dietro la forza di Massimo, il gladiatore, c'è l'amore per la moglie e il figlio assassinati dai pretoriani. Che cosa dà a lei, Russell Crowe, la forza per affronare la vita?

"Tornare a casa. Vede io sono da sempre un senza-patria. A 14 anni avevo già vissuto in due diversi paesi e in dieci diverse città, Non ho avuto una vera casa per tutta la mia infanzia. Adesso, grazie al mio lavoro, sono stato in grado di costruirne una, in Australia. Ci vivo con la famiglia: i miei genitori e mio fratello".

- Nessuna compagnia femminile?

"No. Per il momento non sono sposato e non ho bambini".

 - Però le hanno attribuito numerosi flirt. A Hollywood si vocifera che, sul set de Il gladiatore, tra lei e la coprotagonista Connie Nielsen c'era qualcosa di più di un puro rapporto professionale.

"Connie è una cara amica, ma niente di più. Sono molto legato anche a Jodie Foster: vado a spasso con lei quando sono a Los Angeles. Se siamo insieme parliamo spesso del mio prossimo film, in cui lei mi dirigerà come regista".

 - Storie di cuore?

"Non ne discuto con i giornalisti. E poi gliel'ho detto: in questo momento il mio unico amore è la mia casa un Australia. Anzi per essere precisi, la mia fattoria".

 - E allora ce ne parli.

"Oh! Adesso sì che questa intervista mi piace. La fattoria Crowe si trova a sette ore e mezzo di macchina da Sydney, in mezzo a una foresta pluviale. Il posto è isolato e incontaminato. Una cinta di alberi altissimi mi difende dai curiosi. E' una proprietà enorme, di 60 acri. Se per esempio devo andare a tagliare un albero in fondo alla fattoria, ci vuole mezza giornata di cammino solo per arrivare e tornare. lì vivo con 48 mucche, due cavalli, tre cani e cinque polli. Senza dimenticare i miei parenti".

 - Come se la cava da allevatore?

"Un disastro. Non riesco ad uccidere neppure una gallina. Mi commuovo. Con gli animali non so fare il duro. Da bambino coccolavo i cani, oggi le mucche".

 - Che tipo di bambino era lei?

"Un tipo molto strano. Per metà incredibilmente timido, per metà desideroso di mettere in mostra la mia capacità di recitare. Perchè da piccolo ero una piccola star, un figlio d'arte".

 - Vuol dire che ci sono altri Crowe nella storia del cinema?

"Bé, in un certo senso. Papà e mamma avevano un'attività di catering per i set. Fornivano cibo e bevande, insomma: ma non so se sono mai stati citati nei titoli di coda. Mio nonno, invece, era un produttore abbastanza stimato. Per il suo lavoro ottenne anche un prestigioso riconoscimento dal governo. Era un tipo un pò pazzo: cominciò a girare film in modo professionale negli anni Trenta, e poi si mise a fare il manager. Io invece, essendo il più stupido della famiglia, mi sono messo a recitare".

 - Perchè, è pentito?

"Certo che no. E' sempre stato il mio sogno fin da quando, a 8 anni, rompevo le scatole a papà e mamma perchè mi portassero sui set. Lì rubavo i costumi e stavo tra i piedi di registi e attori, finchè mi scacciavano".

 - E a scuola mai?

"Poco, ma è colpa dei professori. Ne ho conosciuto uno solo che si meritava di essere ascoltato. Io ho sempre cercato di educarmi da me, di cercare nel mondo esperienze e insegnamenti. La mia scuola sono stati i monti della Nuova Zelanda, le foreste australiane, i set di Hollywood".

 - Lei si sente più americano, australiano o neozelandese?

"Americano no di sicuro. In Nuova Zelanda ci sono nato, ma me ne sono andato all'età di 4 anni per trasferirmi in Australia. A 14 anni sono tornato in Nuova Zelanda e poi di nuovo in Australia a 21. Insomma, un ping pong. La mia vita è divisa tra questi due Paesi: sul passaporto risulto neozelandese ma come cultura, tutto sommato, mi considero australiano".

 - Fa differenza?

"Eccome. Provi a dare dell'australiano a un neozelandese, e  riceverà una buona dose di insulti. I neozelandesi sono tipi seriosi, caparbi, sgobboni, con un grande senso del dovere. Ha presente Sir Edmund Hillary, il primo uomo a scalare l'Everest? Ecco, i neozelandesi sono tipi così: amano le imprese faticose. Gli australiani sono più rilassati e ottimisti, e non se la prendono mai troppo. La loro frase preferita è 'Tranquilli, tutto andrà bene'. Bè, è anche la mia".

 - Oltre al cinema, cosa fa Russell Crowe nella vita?

"Come non lo sa? Suono la chitarra in un celebre gruppo rock, i 30 Odd Foot of Grunts, dal 1984. Ogni volta che registriamo un disco, i giornalisti ce lo affondano, con le loro critiche, nelle parti basse della classifica. Comunque per me fare musica è una passione senza fini commerciali. E' come scrivere poesie. E mi piacciono le tournée nei locali: ogni posto dove suoniamo è una nuova storia".

 - Lei non è il solo divo a fare musica. Ci sono anche Keanu Reeves, Bruce Willis, Johnny Depp. Perchè scatta questa passione in voi attori?

"A parte il fatto che, con la chitarra, io sono il più bravo, secondo me la ragione va cercata nella natura stessa della recitazione. Se sei un interprete, sei un interprete di tutto: è una questione di istinto. Devi avere orecchio, senso del ritmo e voglia di apparire. L'altra sera ho visto Kevin Spacey cantare delle canzoni in tv, al Saturday Night Live Show, ed era davvero niente male. Le grandi star hanno sempre più di una freccia al loro arco. E' una cosa che nel nostro ambiente si impara fin dall'inizio. Ed è quello che io dico sempre ai giovani alle prime armi".

 - Che consigli dà loro?

"Di provare tutti i generi, dal teatro classico al varietà, alla canzone, per scoprire qual' è quello in cui riescono meglio. In fondo anche il grande Brando ha cominciato cantando".

 - Marlon Brando è il suo idolo?

"Diciamo che è uno dei miei modelli. Gli ho dedicato anche una canzone, dove parlo di un tipo che si veste come Brando e guida una Cadillac degli anni Cinquanta. Ma se proprio lo vuole sapere, il mio film di culto non è un film di Marlon Brando".

 - Fuori il titolo.

"Papillon. Quando l'ho visto ero ancora un bambino e sono dovuto entrare nel cinema di nascosto, perchè c'era un divieto per i minori di 14 anni. Fui sedotto dalla bravura dei due protagonisti: Dustin Hoffman, con il suo metodo di immersione totale nel personaggio, e Steve McQueen, con la sua personalità dirompente. Rimasi impressionato, anzi di più, scioccato dalla storia. Ha presente la scena dell'acquitrino? Bè, ormai credo di non avere paura di niente, ma mi è rimasto il sacro terrore delle acque paludose. Quando giro per la mia fattoria, ho sempre il terrore di finirci dentro con la jeep. Ah, quello sì che era un film".
 
 

Crowe con il regista Ridley Scott
 
 
Dicono di lui
 
Ecco cosa pensa di Russell Crowe chi lo conosce bene.
Sharon Stone, attrice: "Un tipo così macho poteva essere solo australiano".
Ridley Scott, regista: "Ha coraggio da vendere. Nell'arena de Il gladiatore le tigri avevano paura di lui".
Jodie Foster, attrice e regista: "Mi piace perchè mette passione nel lavoro".
 
 
Russell Crowe sullo schermo
 
I suoi successi
Ecco come è apparso Russell Crowe nei film che lo hanno reso famoso.
Il Gladiatore (2000): coraggioso
Insider(1999): riflessivo
Mistery, Alaska (1999): esuberante
L.A. Confidential: impulsivo
Pronti a morire (1995): tormentato
Skinheads(1992): aggressivo
 
 


 
 

Crowe giovanissimo con Rebecca Rigg in The Efficiency Expert ('91)
 

Determinato giocatore di hockey in  Mistery, Alaska ('99)
 

Spietato serial killer in  Virtuality ('95)
 

Agente con Kevin Spacey e Guy Pierce in  L.A. Confidential ('97)
 

Eroe in tribunale insieme ad Al Pacino in  Insider ('99)
 

Donna Moderna
05 luglio 2000 - n. 27
 
 

 

 
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