Russell Crowe sulle riviste italiane... e non

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C'era una volta un sito... dalle pagine di crowie, "MAX", maggio 2000

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Russell Crowe
MAX
Maggio 2000
 
 
 
Russell Crowe
Nella vita ha fatto di tutto. Si è rotto un dente giocando a Rugby.
Ha percorso 8.000 chilometri in moto. Ha ottenuto una nomination all'Oscar (per Insider). Adesso, per Ridley Scott, scende nell'arena...
Anzi nel Colosseo del Gladiatore
di Carlo Bizio
 
Foto di Colin Belle e Timothy Rue
 
La giacca di pelle nera lo fa ancora più tozzo di quello che è: lui la tiene abbottonata come una spia di Berlino Est. Durante il nosrto incontro, per la presentazione Usa del suo nuovo film Il Gladiatore (tipo Spartacus, ma 40 anni dopo), non se la toglie mai, nonostante il tepore di Los Angeles. La barba incolta gli indurisce i lineamenti tutto-sommato delicati. Russell Crowe è duro come un neozelandese doc, incline al nero come Black Magic, All Blacks...: meglio non scherzare con lui. Nel suo eloquio deciso e articolato (la sicurezza non gli manca), si distinguono sonori 'fucking' di grande immediatezza semantica: è una via di mezzo tra Lawrence Olivier e un carismatico regolatore di conti. La voce è tonante, ma la fa franca con il suo colorito accento australiano e aggiungendo il colloquiale 'mate' (amico mio) alla fine di ogni affermazione forte. Sbrigativamente, si autoanalizza : "Sono nato in Nuova Zelanda, ma cresciuto in Australia, e ho vizi e virtù di entrambe le culture: l'ostinata perseveranza dei neozelandesi e la scanzonata allegria degli australiani".
 
     
Russell Crowe è nato il 7 aprile 1964 in Nuova Zelanda ma, ancora bambino, si è strasferito in Australia.  I genitori si occupavano di catering (cioè la cucina) sui set dei film, e lui, a 6 anni, ha esordito come attore in una soap TV. E' appassionato di musica e rugby
 
 
Se Russell Crowe non facesse l'attore si sarebbe sicuramente ficcato nei guai. "C'è un fuoco dentro i lui", dice Burt Reynolds, suo partner in Mistery, Alaska. "E' un fuoco che brucia sempre. Non tutti capiscono la bellezza di questa fiamma, e a volte questo lo ferisce", conclude Reynolds. 
C'è chi lo paragona al giovane Marlon Brando per intensità e talento naturale, e chi, dopo averlo visto in toga in Il gladiatore, nota una somiglianza fisica con il Richard Burton di Cleopatra. Crowe, 36 anni, candidato all'Oscar per Insider - Dietro la verità nel ruolo di Jeffrey Wigand, il pentito che 'spiffera' i danni dell'industria del tabacco, può evocare ben altri paragoni: è un trasformista (in Insider è irriconoscibile, ingrassato di 20 chili), cambia  
di volta in volta, e lo fa con uno slancio che ha conquistato Hollywood. Dice Michael Mann, regista di Insider: "E' perfezionista e intuitivo: doti favolose in un attore. E' un camaleonte  
di tale virtuosismo che non ti fa capire quanto sia stato difficile per lui Insider. E' riuscito a conferire pathos e poesia a tutta quella rabbia contenuta. Esprime l'essenza del personaggio in un singolo gesto: questo è l'artista. Russell ti fa lavorare di più e meglio, perchè ha una Ferrari da 20 mila cavalli dentro che non smette mai di ruggire". 
"Ci ho messo più di 20 anni per imparare a recitare decentemente. Solo ora comincio a sentire di saperci fare", dice lui con la sua schiettezza tutta 'down under'. Il suo debutto è stato in una serie tv australiana, a 6 anni: è cresciuto nello show business, anche se non proprio come figlio d'arte. I genitori si dedicavano al 'catering' (la cucina) sui set dei film.  
E' poi passato al teatro musicale (Grease, Rocky Horror Picture Show), quindi al cinema.  
Nel frattempo si era industriato come cameriere, meccanico, DJ, agente assicurativo, telefonista, raccoglitore di frutta, addestratore di cavalli. A 10 anni si spacco il dente  
davanti giocando a rugby, e il buco se lo mantenne stoicamente fino ai 25, quando il  
regista George Ogilive, sul set del suo primo film The Crossing, gli pagò l'intervento dal dentista. La sua carriera di attore a quel punto scattò: negli ultimi 10 anni, ha fatto 21 film. 
Nel 1995, quando era già famoso in madrepatria, Sharon Stone si impuntò per averlo  nel
 
    cast del rétro-western Pronti a morire, il film che lo introdusse a Hollywood (sono seguiti, fra gli altri, Virtuosity e L.A. Confidential). 
    "Il mio segreto? Seguo il mio istinto. Se leggo una cosa che mi fa venire la pelle d'oca, mi ci butto a capofitto. Ed esigo che tutti facciano altrettanto. Guai a chi rimane fuori a guardare. Mi piace lavorare con chi ci sa fare: non sopporto i damerini insicuri", dice. Ha la reputazione di essere difficile sui set: "E sia: chi se ne frega", risponde. Il fatto è che non si fida facilmente dei registi. Si è fidato però di Mann e di Ridley Scott, regista de Il gladiatore: "Sono megalomani: ma hanno 2 'cojones' così... Non sopporto sentirmi più preparato e sicuro di chi dovrebbe guidarmi: quando succede che la persona al comando della barca (e qui si invola in una metafora velistica di puro stampo kiwi, riferendosi al regista senza una visione, ndr) si ostina a voler issare lo spinnaker sulla barriera corallina". 
    Hollywood lo vuole. Lui se la gode. Ma avverte: "Più outsider di così non potrei essere! Vivo in una fattoria nel mezzo del nulla a 300 chilometri da Sydney, e a Hollywood ci vengo solo di passaggio. Passo 9 mesi all'anno sui set, in giro per il mondo: per Il gladiatore sono stato in Inghilterra, Marocco e Malta. Adesso sono appena tornato dalla Polonia, dove ho passato una settimana appeso a un elicottero per il thriller Proof of life. Continueremo le riprese in Equador", dice del nuovo film d'azione di Taylor Hackford, in cui è un negoziatore di ostaggi che si innamora della moglie di un prigioniero (Meg Ryan). Poi reciterà nel film di Jodie Foster Flora Plum, sul mondo del circo: "Siamo grandi amici, sarà una collaborazione meravigliosa". 
    Nonostante il successo, Crowe diffida di Hollywood. "C'è troppa ipocrisia, troppi leccaculo", dice senza peli sulla lingua ma nemmeno supponenza. Ciò non significa che abbia snobbato gli Oscar: "Una nomination è molto importante per un attore. E che importa se la statuetta l'ha vinta Kevin Spacey, che rispetto moltissimo? Qualsiasi cosa succederà, sono e rimango un attore 'nominato', e a me va benissimo".
 
Tra un film e l'altro si gode la vita nella sua fattoria di 600 acri, dove alleva bestiame: "A parte cani, cavalli, polli e conigli, possiedo 129 fra le mucche più belle mai viste: delle vere signore". Animalista convinto, giura che non le manderà mai al macello: "Sono l'allevatore più negato al mondo: penso solo al benessere delle mie bestie". Crowe non è sposato e non ha figli: la sua attuale fidanzata, dopo la rottura con l'attrice americana Danielle Spencer ("è finita quando ha cominciato a chiedermi dov'ero stato la notte prima"), è una musicista australiana. E' il perfetto 'maschio alfa': leader del branco, sicuro di sè, uomo di successo, bramoso di vita (e di sesso?), un seducente predatore. Una delle sue passioni extra cinematografiche è la moto: con alcuni amici si è fatto in sella tutti gli 8.000 chilometri dell'Outback australiano ("quasi finiva come Easy Rider"). Canta e suona la chitarra elettrica in una rock band da lui formata anni fa la 30 Odd Foot of Grunts, con cui sta per registrare un nuovo disco. La natura, la moto, la musica, l'esercizio fisico, come dimostrano i pettorali mostrati ne Il gladiatore (studia karate): "E' il contatto con la vita reale, che mi consente di iniettare linfa vitale in quello che faccio come attore. Lo studio teorico lo lascio agli altri". Ma partecipa attivamente allo sviluppo della storia e del personaggio: per Il gladiatore si è trasformato di nuovo nel fisico ("Sei mesi di esercizio costante, con un preparatore atletico"), e insieme a Ridley Scott ha rivisto la storia del suo personaggio, il valoroso generale romano Maximus, tradito da Commodo, il figlio depravato dell'imperatore Marco Aurelio, quindi fatto schiavo e addestrato come gladiatore: finirà per conquistare la folla delirante del Colosseo e vendicarsi. 
Ma perchè tanto impegno? "Perchè sono un fesso...", risponde. "Come dicevo prima, se c'è qualcosa che mi eccita in un copione accetto subito, senza pensare alle conseguenze: "Devi buttarti in mutande nel mare antartico", penso. Dopo magari mi pento e mi dico: "Fuck! mi era sfuggito questo dettaglio...". E non crediate che non mi piacciano i riflettori: divento una 'puttana' quando arriva il momento di essere protagonista. Ma non mi riferisco ai riflettori dei media: intendo quelli veri, del set. E' il lavoro in sé che mi eccita da matti".
 

MAX ARRETRATI - A.S.E. Tel 02 99049970 - Fax 02 99049987
 
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